Brano: [...]oetici, ma labili e fluttuanti nei loro contorni sociali, aperte a un mondo in cui non sono saldamente radicate: il lisnij éelovek, il malen'kij éelovek, il novyj èelovek, il podpol'nyi celovek, il kájuséijsja dvorjanin, il kájuséijsja intelligent, i bednye ljudi, le mërtvye dusi 5. E si aggiunga quella figura storica (in Puskin, ad esempio, nel Boris Godunov
e nella Figlia del capitano) e quotidiana (in Gogol', nel suo Revisore, ma anche nelle Anime morte, e in Dostoevskij, nei Demòni) che è il samozvanec, l'usurpatore. A queste figure fa da degno sfondo per lo piú una città
Le espressioni in russo significano rispettivamente « uomo superfluo », che non si radica in un ambiente sociale e vive in un suo proprio mondo eticointellettuale, votandosi all'introspezione e negandosi all'azione (si pensi ai personaggi del romanzo russo, dall'Evgenij Onegin di Puskin al lermontoviano « eroe del nostro tempo », da tante figure turgeneviane agli stessi eroi di Dostoevskij); « piccolo uomo »
o « pover'uomo », l'oppresso e l'umiliato, come, per tutt[...]
[...]chmetov del Che fare? di Cernysevskij); « uomo del sottosuolo », dall'omonimo romanzo dostoevskiano; « nobile penitente » (l'aristocratico roso da un senso di colpa e oppresso dal peso di un « debito » verso il popolo, come in vari personaggi tolstojani); « intellettuale penitente », figura analoga alla precedente, ma di altra estrazione sociale (ricorre in vari romanzi populisti); « povera gente », secondo il tipo che si trova in Dostoevskij; « anime morte », simbolo generato dal romanzo di Gogol'.
256 VITTORIO STRADA
spettrale, russoeuropea, Pietroburgo, mito problematico che di continuo si ripresenta nel romanzo e nella cultura russa, oppure una Russia provinciale e contadina che trova la sua caratteristica in un illimitato spazio amorfo gravitante intorno al suo centrocapitale.
Sul piano delle forme narrative si è già detto di Karamzin, della sua Storia che apre lo spazio epico in cui si svolgeranno le prove epicoromanzesche « minori » dell'Ottocento (da Puskin a Gogol') e quella maggiore
e suprema che è Guerra e pace, e si è detto[...]
[...] mente russa al contatto formatore con la realtà europea (si pensi allo scritto di Dostoevskij Osservazioni invernali, pur con tutta la diversità di tempo e di spirito tra i due viaggiatori). Ma i primi due grandi romanzi russi già nella loro autodefinizione sono la testimonianza della commistione o contaminazione di generi che si crea sul terreno della « doppia ottica » russa: l'Evgenij Onegin è un « romanzo in versi » (non un poema), mentre le Anime morte sono un « poema » in prosa (non un romanzo). Messi a capostipite della genealogia « realistica » della narrativa russa, questi due « romanzi » (usiamo le virgolette per rispettare la loro voluta ambiguità strutturale) sono tra le opere piú sofisticate, « costruite », autoconsapevoli della narrativa ottocentesca. Non si tratta di rovesciare il luogo comune (di nobile origine belinskiana) e di negare che l'Onegin sia un'« enciclopedia » della società russa del suo tempo e che le Anime morte siano un verdetto sulla servitú della gleba: esse sono anche questo, ma l'Onegin è prima di tutto u[...]
[...]un romanzo). Messi a capostipite della genealogia « realistica » della narrativa russa, questi due « romanzi » (usiamo le virgolette per rispettare la loro voluta ambiguità strutturale) sono tra le opere piú sofisticate, « costruite », autoconsapevoli della narrativa ottocentesca. Non si tratta di rovesciare il luogo comune (di nobile origine belinskiana) e di negare che l'Onegin sia un'« enciclopedia » della società russa del suo tempo e che le Anime morte siano un verdetto sulla servitú della gleba: esse sono anche questo, ma l'Onegin è prima di tutto un romanzo ironico, con un'ironia rivolta dall'autore prima di tutto verso se stesso e il suo lavoro, il che non gli impedisce di prendere sul serio il suo protagonista
e il suo mondo; e le Anime morte, col loro progetto tripartito di caduta, purgazione e redenzione del protagonista, sono prima di tutto una sintesi senza pari di picarismo e lirismo, una perlustrazione dell'anima malata e fiduciosa di Gogol' e una visione fantastica della Russia da un « punto di vista » remoto (dalla « bellissima lontananza » dell'Europa occidentale). Si può dire che tutti i grandi romanzi russi hanno questa incertezza strutturale di « genere » e di oggetto narrativo: non sono quasi mai romanzi
« puri » (se prendiamo per campione quelli dell'Ottocento inglese, francese e tedesco) e non sono per lo piú[...]