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Il segmento testuale Alfa Romeo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 37Entità Multimediali , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 706

Brano: Milano

legarsi con la classe operaia milanese e, per il Primo Maggio 1929, fece stampare presso la tipografia Antelami un opuscolo che invitava i lavoratori democratici a riprendere la lotta contro il fascismo. Grazie a questa opera di penetrazione, il comitato unitario giunse a creare all’Alfa Romeo (v.) una cellula di operai anarchici e repubblicani.

Presto l’azione dei giellisti si indirizzò tuttavia verso gesti spettacolari: l’11.7.1930 Giovanni Bassanesi (v.) volteggiò a lungo con un piccolo aereo su Milano, lanciò sul centro cittadino migliaia di manifestini antifascisti e volò poi rapidamente in Svizzera. La riuscita azione galvanizzò talmente i giellisti, da condizionarne le scelte successive: venne così progettata da Ernesto Rossi e dai suoi compagni una serie di attentati dimostrativi con bombe incendiarie da far esplodere in varie località italiane il 28 ottobre, nell’ottavo[...]

[...]mente i giellisti, da condizionarne le scelte successive: venne così progettata da Ernesto Rossi e dai suoi compagni una serie di attentati dimostrativi con bombe incendiarie da far esplodere in varie località italiane il 28 ottobre, nell’ottavo anniversario della marcia su Roma, ma questo piano fu stroncato sul nascere dalla polizia che, nell’ottobre 1930, arrestò il Bauer, il Rossi e altri, individuando per di più la cellula operaia creata all’Alfa Romeo.

Ricostituitosi ai primi del 1931, il comitato unitario si trovò a essere composto esclusivamente da socialisti (Faravelli, Veratti, R. Mondolfo, Bruno Matti, Vittorio Albasini Scrosati). La polizia, messa nuovamente sulla pista grazie a un’intercettazione di materiale propagandistico, arrestò Maffi e Albasini, mentre Faravelli riuscì a riparare in Svizzera.

Gli anni Trenta

Nonostante la repressione e gli arresti particolarmente massicci del 1928, che ne avevano sconvolto il sistema organizzativo, il P.C.d’I. riuscì a garantire la sopravvivenza di una forma di attività politica all’i[...]

[...]ne, arrestando lo stesso Secchia e altri dirigenti comunisti. L’organizzazione rimase tuttavia parzialmente in piedi e Vincenzo Angelino, inviato poco dopo da Parigi, potè riprendere i contatti, dando vita a una larga diffusione di materiale di propaganda antifascista nelle fabbriche milanesi. Quando la polizia riuscì a mettere le mani anche su questa organizzazione, risultavano funzionanti cellule nelle officine Radaelli, Motomeccanica Bianchi, Alfa Romeo, O.M., Pirelli, Marei li, Bori etti, Velox. Tra il materiale sequestrato vi erano anche tessere fasciste (in effetti il IV Congresso del P.C.d’I., svoltosi a Colonia, aveva impartito ai militanti comunisti in Italia direttive di infiltrazione nei sindacati fa

scisti e nelle altre organizzazioni del regime).

Esito negativo ebbero nuovi tentativi e, dopo l’arresto di Luigi Frausin (marzo 1932), il Partito decise di rinunciare ad avere un Centro interno milanese per non mettere a repentaglio l’intera organizzazione clandestina esistente nella capitale lombarda. Si andò invece rafforzando, [...]

[...]permettesse una fattiva collaborazione tra tutte le forze antifasciste operanti a Milano.

Nel gennaio 1932 Rodolfo Morandi, Lucio Luzzatto e altri si distaccarono da « Giustizia e Libertà » denunciandone la carenza di ogni contenuto ideologico socialista e operarono una scissione che rappresentò il primo passo di riavvicinamento dei socialisti alle posizioni comuniste. D’altra parte, in alcune fabbriche milanesi (Acciaierie Lombarde, Marelli, Alfa Romeo, Breda) gli operai comunisti già da tempo svolgevano la loro attività sindacale insieme ai socialisti.

Mentre a Milano il gruppo giellista era in declino, tanto che Rosselli decise di spostare a Torino il Centro interno del movimento, l’iniziativa di Morandi vi rilanciò la presenza socialista senza però coinvolgere i socialdemocratici, che preferirono collaborare con i giellisti, e il movimento cattolico detto dei « guelfi » che comparve verso la fine del 1932 (v. Guelfo, Movimento). Questo nuovo gruppo, che si riallacciava alla tradizione di sinistra del disciolto Partito Popolare, ed era[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 30

Brano: [...]oni organizzate su larga scala Anche qui non si afferma, né per gli eserciti alleati né per le forze partigiane, che si deve cessare la battaglia; si dice soltanto che per gli eserciti alleati si avrà un rallentamento e che, per il momento, i partigiani devono cessare non ogni operazione ma solamente operazioni organizzate su larga scala, il cui successo cioè fosse necessariamente legato al rapido sviluppo della battaglia alleata ».

C.D.S.

Alfa Romeo

La Società Ing. Nicola Romeo & C. fu costituita a Milano il 3.2.1918 (solo nel marzo 1939 assumerà il nome e il marchio di « Alfa Romeo »), con un capitale di 30.000.000 di lire, pochi mesi dopo aumentato a 50.000.000. Sviluppatasi rapidamente con la produzione bellica, senza tener conto del fatto che il conflitto sarebbe terminato a breve scadenza, fin daH'inizio del 1919 venne a trovarsi, come altre industrie italiane, in una situazione delicata, per la crisi dovuta al passaggio dell’economia nazionale dalla

produzione di guerra a quella di pa* ce.

Gli stabilimenti, originariamente attrezzati per produzione di costruzioni meccaniche di alta qualità e di leghe leggere di grande resistenza, e rapidamente trasformati per[...]

[...]una controffensiva: la scintilla partì da Milano, e precisamente dalla « Officine Nicola Romeo & C. ». La Società, che allora occupava 2.000 operai, in risposta all’ostruzionismo proclamò la serrata. Il Comitato centrale della F.l. O.M. dispose l’immediata occupazione dello stabilimento e, contemporaneamente, quella di 300 altre officine metallurgiche di Milano, invitando gli operai di tutta Italia a estendere l’occupazione a ogni fabbrica.

L’Alfa Romeo e il fascismo

Dopo la fine dell’occupazione delle fabbriche, seguita dall’ascesa al potere del fascismo, gli operai dell’A.R., pur restando tra le avanguardie più combattive, seguirono la sorte degli altri lavoratori italiani; mentre l'azienda, generosamente sostenuta da finanziamenti statali, assunse dimensioni crescenti nella produzione di trattori, carri armati, automobili e aereoplani. All’inizio del 1933, con la creazione dell’I.R.I. (v.), l’A.R. entrò nel novero delle industrie controllate dallo Stato; allargò i suoi stabilimenti e ne creò dei nuovi, tra cui particolarmente important[...]

[...]i stabilimenti e ne creò dei nuovi, tra cui particolarmente importante quello di Pomigliano d’Arco, che sarà poi quasi completamente distrutto dai bombardamenti aerei nel corso della seconda guerra mondiale.

In concomitanza con le avventure militari del fascismo, l’azienda, che all’inizio del 1940 giunse a occupare

13.000 operai e 1.500 impiegati, fu adibita quasi esclusivamente alla produzione bellica, in particolare di

Partigiani dell'Alfa Romeo nei giorni della Liberazione

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 439

Brano: [...]931 fu arrestato e deferito con altri militanti di Casalpusterlengo al Tribunale speciale, che il 7.3. 1932 lo condannò a 7 anni di reclusione. Uscito dal carcere alla fine del 1934 per amnistia e vigilato speciale, riprese gli studi e l’attività clandestina, dirigendo con i compagni Giovanni Nicola e Antonio Sanna l’organizzazione clandestina del partito a Milano, lavorando specialmente fra gli operai della Pirelli, della Isotta Fraschini, dell’Alfa Romeo e della Santagostino.

Nel marzo 1936 sfuggì, con Nicola, a un secondo arresto e l’organizzazione del partito lo fece passare clandestinamente in Francia. Da qui accorse fra i primi in Spagna a combattere nelle file repubblicane; diventò commissario politico di divisione dell’Esercito repubblicano spagnolo, operando sui vari fronti sino alla fine del conflitto.

Dal 1939 al 1943 fu uno dei dirigenti deH’emigrazione politica italiana e della Resistenza in Francia. Dal marzo 1942 al 20.8.1943 fu responsabile dei Francstireursetpartisans italiani del M.O.I. (Maind'oeuvreimmigrée) nella zona [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 298

Brano: [...]unite posizioni nemiche presso Nova Kapela (Majdan), prima di spegnersi trovò la forza di lanciare tutte le bombe a mano di cui era in possesso e di incitare i propri compagni alla lotta. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare.

L.fì.C.

Rutto, Bruno

N. a Omegna (Novara) nel 1921, ivi m. il 5.4.1986; perito chimico. Diplomato all’istituto tecnico industriale di Intra, nel giugno 1941 si impiegò presso l'Alfa Romeo di Milano. Chiamato alle armi nel dicembre di quello stesso anno, frequen

Bruno Rutto

tò la Scuola militare di alpinismo di Aosta e successivamente conseguì il grado di ufficiale. Sottotenente del 3° Reggimento Alpini di Pinerolo, fu inviato con il Battaglione “Fenestrelle” in Jugoslavia, dove

venne a trovarsi al momento dell’Armistizio dell'8.9.1943.

Rientrato in patria, fu tra quei militari che per primi nel Cusio raggiunsero i nuclei di partigiani costituitisi in Valstrona intorno all'architetto Filippo Beltrami. A Camasca dai primi di ottobre, nel gennaiofebbraio 1944, alla te[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 826

Brano: [...]inistratore delegato della Fiat Valletta, vennero praticamente sequestrati dalle Commissioni interne, gli stabilimenti presidiati, le linee telefoniche controllate, gli au

toveicoli requisiti, la polizia consegnata in caserma. Anche qui, in serata, si ebbe un grande comizio, nel quale gruppi di partigiani spinsero per un’azione più energica e per il presidio operaio sui centri nevralgici cittadini.

A Milano gli operai della Breda, del

l'Alfa Romeo, della Caproni, dissotterrarono le armi requisite durante la lotta partigiana ai tedeschi e ai fascisti, prepararono bombe molotov e presidiarono gli stabilimenti occupati. Anche qui, in prima fila erano i quadri della Resistenza e gli insorti del 25 aprile: il fatto che ai vertici del P.C.I. erano gli stessi dirigenti che avevano guidato il movimento partigiano faceva credere che sarebbe venuto il segnale di una svolta in senso insurrezionale.

Furono tirati fuori dalle carceri gli operai arrestati nel corso delle agitazioni e la polizia si ritirò dalle piazze, dopo aver provocato una tren[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 11

Brano: [...]io pesano gravemente sulla sua economia. Benché sia per estensione uno dei più estesi comuni italiani (oltre 117 kmq), la densità della sua popolazione è tra le più elevate in senso assoluto: 8.774 per kmq (Milano 6.981), ed è la terza città per numero di abitanti (1.223.659 nel 1975). La sua provincia annovera circa altrettanti abitanti e comprende centri industriali quali Castellammare di Stabia (cantieri navali, pastifici), Pomigliano d’Arco (Alfa Romeo, Remington), Torre Annunziata.

Cenni storici

Città d’origine greca, conquistata dai romani nel 326 a.C., passò attraverso varie dominazióni straniere. In mano degli Spagnoli fino al 1735 e poi possesso dei Borboni, nel 1799 fu occupata dalle truppe della Rivoluzione francese che vi fecero sorgere la Repubblica Partenopea. Quantunque di breve durata e conclusosi tragicamente, fu quello il primo e più serio tentativo operato dalla borghesia avanzata di realizzare in Italia gli insegnamenti rivoluzionari dell”89. Governata da Gioacchino Murai dal 1808, la repubblica durò fino al 1815, anno[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 832

Brano: [...]di garzone del fratello di «Pinéta» Rimola. Nel luglio 1922, durante la battaglia di Novara, fu tra i «fanciulli proletari » (in gran parte suoi compagni, apprendisti della Scotti Brioschi) che, a sassate, difesero la Camera del Lavoro dal primo assalto fascista. Nell’aprile 1925 organizzò, con uno stratagemma, lo sciopero degli apprendisti delle Officine Meccaniche Novaresi. Licenziatosi dallo stabilimento Rumi, insieme a Rimola trovò lavoro aW'Alfa Romeo di Milano, dove si era occupato anche « Pinin » Giarda, già dirigente dei metallurgici novaresi e, nel 1921, primo segretario della Sezione comunista di Novara. Poi, presi di mira dai fascisti in seguito a uno sciopero, Moscatelli e Rimola si trasferirono alla Cerutti di via Stelvio, in Milano.

Nel 1925, introdotto da Rimola, Moscatelli entrò a far parte dell'organizzazione giovanile comunista di Novara, venendone addetto all'attività di stampa e propaganda. In quel periodo l'organizzazione novarese svolse, soprattutto in direzione delle mondine, un proficuo lavoro politico che, sotto la g[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 712

Brano: [...].1943 alla Breda (v.) di Sesto San Giovanni, e ne seguì la lotta del dicembre, quando fra il 13 e il 20 le autorità naziste e fasciste si trovarono alle prese con uno sciopero che era una vera e propria rivolta. Iniziato, oltre che alla Breda, in altre aziende di punta (Innocenti, Magnaghi, Ercole Marelli, Magneti Marelli, Olap, Pirelli, Radaelli, Elettromeccanica Lombarda, Moto Garelli)

lo sciopero si estese poi alla Caproni, alla Falck, all’Alfa Romeo, alla Brown Boveri Tecnomasio Italiano e a una miriade di aziende minori. In sostanza si trattava della prima prova di forza contro l’occupazione tedesca, nel cui ambito i padroni svolgevano un ruolo di sfruttamento autonomo rispetto a quello dei fascisti e dei nazisti. Quando le delegazioni operaie si presentarono alle direzioni per porre le proprie rivendicazioni (raddoppiamento dei salari, indennità giornaliera da 10 a 18 lire, premio di 500 lire per i capifamiglia e di 350 per gli scapoli, liberazione dei detenuti politici, esonero dall’arruolamento nelle file dell’organizzazione tedesca [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 711

Brano: Milano

Le aziende più colpite dalle bombe furono la De Angeli Frua, la Vanzetti, l'Alfa Romeo, la Innocenti, la CGE. Dopo la prima sanguinosa incursione aerea, la lotta politica subì una svolta e la richiesta di pace e di immediata cessazione del conflitto passò in primo piano, in assoluto.

Dopo gli scioperi di Sesto San Giovanni la protesta si estese alle altre grandi aziende milanesi e della provincia. Secondo calcoli ufficiali delle autorità, sarebbero scesi in sciopero il 30 per cento dei lavoratori, ma si trattava di cifre evidentemente minimizzate per evitare maggiori allarmismi: solo intorno al 20 agosto !a situazione si normalizzò.

L’ondata di scioperi contribuì a smuove[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 698

Brano: [...]no

Provincia lombarda di circa 4.000.000 di abitanti, comprendente 249 comuni per l’estensione di 2.762 kmq. Il capoluogo (1.750.000 ab.) è la più importante città italiana sotto l’aspetto industriale, commerciale e finanziario, sede fin dal secolo scorso di gran numero delle principali aziende del paese (Pirelli, Breda, Marelli, Brown Boveri, Franco Tosi, Montecatini, Edison), cui si aggiunsero nei primi decenni del nostro secolo la Falck, l'Alfa Romeo, VI sotta Fraschini, la Bianchi, ecc.

Di fronte al giolittismo

Fin dagli inizi del secolo Milano aveva raggiunto nell'economia nazionale un peso e una rilevanza non eguagliati da nessuna altra città italiana. Favorita dalla posizione geografica che la poneva, attivissimo nodo di comunicazioni, al centro di una pianura eccezionalmente fertile, Milano si trovava a cogliere gli ultimi frutti della illuminata politica asburgica, avviandosi ormai speditamente verso lo sviluppo di una economia in senso capitalistico.

Da qui la forte presenza della classe operaia (sempre più numerosa per l’[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Alfa Romeo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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