Brano: Lo chiama «il Presidente». Chicago (tradotto [...] da Bianca Longhi per Feltrinelli, [...] euro 17,50) racconta la vicenda polifonica di [...] egiziani professori e studenti di Istologia [...]. Nel campus, cioè, dove [...] stesso, di professione dentista, [...] master. Fino a pagina [...]
[...]se il più vicino, [...] ad [...] dentista scrittore e militante [...] il movimento di intellettuali [...] Egitto, chiede «democrazia ora»). Finché a pagina 283 [...] Presidente» [...] materializza: con una scena un [...] alla DeLillo arriva al [...] Chicago in Mercedes nera blindata e ne [...] corvo e cerone, mentre [...] lato della strada un [...] cerca di entrare in favore delle telecamere. Non spreco per lui [...] mi è costato cinque anni di fatica» [...]. Se i personaggi maschili [...] di continuo [...]
[...]i [...] femminili parlano soprattutto di sentimenti e sesso: [...] studentessa di famiglia musulmana [...] Chris, [...] americana insoddisfatta, Wendy, la ragazza ebrea che [...] felicità [...]. Perché è da lì [...] loro, la comprensione della vita. Chicago è un romanzo [...] fosco, che entra nel vivo dello straniamento [...] che, con più di una nota pop, [...] arabo. /// [...] /// Mi racconti la [...] esperienza personale a Chicago: [...] o impervia, o improntata alla nostalgia per [...] «Ho [...] lì dal 1984 al 1987, per sostenere [...] Odontoiatria. Poi, pure tornando negli Stati Uniti, [...] ci sono più passato finché, in occasione [...] romanzo, il Chicago Tribune mi ha intervistato [...] proprio lì, in città, [...] in cui avevo abitato, [...]. Una vera emozione. Per me quella a Chicago [...] molto ricca, un vero [...]. Dal primo giorno mi resi [...] che [...] America e mi dissi [...] tieni gli occhi bene aperti [...] registra [...]. Forse, mi dicevo, un [...] romanzo su questo. /// [...] /// [...] mi ha colpito in positivo [...] c[...]
[...]i [...] tappa dopo [...]. In negativo per la [...] capitalismo, per le vittime che, ogni giorno, [...]. [...] dovevo decidere se rimanerci o [...] nel mio Paese. Mi dissi che avrei [...] molti emigrati arabi, per decidere. Ecco da dove nascono [...] Chicago». Qual era [...] di America che coltivava [...] Aveva [...] «Si basava sulla tv, che ci fa [...] di gente ricca con ville e con [...]. E si basava sulla [...] persona di sinistra, sulla politica americana verso [...] verso [...] Latina. /// [...] //[...]
[...]trapotere economico preferisce che [...] macchina sia in mano a quelli che la teoria [...] chiama pochi big [...] potentissimi e invisibili. E più la massa [...] lontana dalla politica estera, con meno intralci [...] decisioni». Come «Palazzo [...] «Chicago» è un romanzo [...]. Ha deciso che questa [...] forma stilistica? «Il mio primo libro, Il [...] Abdel Atti, era il [...] persona di un giovane egiziano che ne [...] corruzione e del contrasto tra la realtà [...] propaganda basata sul mito del passat[...]
[...]...] e [...] di Stato mi bocciò per [...] volte. Dunque [...] pubblicato a [...] spese. Dopo Palazzo [...] è stato ripubblicato ed [...]. Uscirà in italiano nel [...]. Vede, ora la sorte [...] destino: Palazzo [...] è stato il [...] del mondo arabo. Chicago, appena pubblicato, ne [...] vendite, così ora io sono sia al [...] secondo posto in classifica. E sono diventato un [...] si chiedono pareri su tutto. Mi scrivono le donne, [...] scrittore, possa dare loro lumi sulla loro [...]. Questa è la respons[...]
[...]a al [...] secondo posto in classifica. E sono diventato un [...] si chiedono pareri su tutto. Mi scrivono le donne, [...] scrittore, possa dare loro lumi sulla loro [...]. Questa è la responsabilità [...] maggior timore e maggiore scrupolo». Anche «Chicago» è un [...] uno [...] senza mezzi termini per [...] lo stato della democrazia nel suo Paese. Quindi le rifaccio la [...] le feci a proposito di «Palazzo [...]. Che «dittatura» è così [...] governo di [...] quella che permette che [...] si esprima, s[...]
[...]un [...] articolo contro un ministro, il giorno dopo [...] non si aprirà [...] per appurare se quanto [...]. Ma capita anche che [...] chiacchiera venga ristretta. Ibrahim Issa è il [...] El [...] il giornale che ha [...] come feuilleton, a puntate, Chicago. Ora sta per andare [...] condanna a sei mesi di carcere perché [...] che il Presidente è malato. Il reato è crimine [...] Stato, perché avrebbe influito in modo negativo sulla Borsa. Se personalmente finora sono rimasto [...] non so [...] perché». [...]