Brano: [...]dore: [...] in circostanze umilianti affranti dal dolore, sopraffatti [...] dal bisogno, spogliati del proprio vero colorito [...] averi e temendo ora di [...]. Così ho diradato i [...] Sarajevo, benché non le voglia meno bene, [...]. Sono andato in Cecenia, [...]. Non immaginavo che si [...] la trama dei luoghi e delle persone [...] propri luoghi, i propri cari. Era un viaggio fortuito, [...] pezzo, e guardare, quasi di straforo, i [...] Caucaso, e sentire il suono antico delle lingue. La Cecenia poi sembrava [...] bizzarra, fin nel nome. Andò diversamente: fui preso [...] quelle traversate estreme, dove il confine tra [...] la morte si fa minimo, e il [...]. Quando poco fa, per [...] alla fine fortunata dei volontari italiani, sono [...] Cecenia, quel legame si è fatto strano come [...]. La forza di un [...] Ora, [...] ogni giorno ascolto le notizie di stragi [...] di pace, mi figuro di tornare lì, [...] né rapimenti, come si va a riconoscere [...]. Questo giornale ha dedicato [...] attenzi[...]
[...]ascolto le notizie di stragi [...] di pace, mi figuro di tornare lì, [...] né rapimenti, come si va a riconoscere [...]. Questo giornale ha dedicato [...] attenzione a quel piccolo paese, come era [...] Bosnia. Ce [...] anche una buona ragione [...] Cecenia infatti si è giocata, e si gioca, [...] futuro della Russia. La dilazione, comunque lunga, che [...] chirurgia [...] ha concesso a [...] e ai suoi non toglie [...] sia già [...] più popolare della Russia: e [...] i conti tra lui e [...] si regolino [...]
[...]cata, e si gioca, [...] futuro della Russia. La dilazione, comunque lunga, che [...] chirurgia [...] ha concesso a [...] e ai suoi non toglie [...] sia già [...] più popolare della Russia: e [...] i conti tra lui e [...] si regolino largamente sulla Cecenia. Che questo avvenga largheggiando [...] risarcimenti finanziari come negli accordi con [...] che hanno fatto infuriare [...] Duma; o spingendo per il ritorno della [...] gruppi militari e servizi sporchi, non cambia [...]. Un [...] di alcune [...] d[...]
[...], alla [...] prima prova di Stato non [...] si è lasciata dominare da una ferocia ubriaca e [...]. Ho imparato parecchie cose [...] la storia di quel posto dal nome [...] resto, abusivo: i [...] chiamano se stessi [...] o [...]. Ma quando penso alla Cecenia, [...] a cose diverse. Penso a gesti comuni, [...]. Al modo in cui i [...] stanno seduti sui calcagni. Bisogna provare: i piedi [...] pianta, e il fondo [...] appoggiato [...] non in [...] così [...] e il [...] sono appoggiati sulle cosce, [...] ges[...]
[...] salutano cingendosi con [...] schiena, di fianco. Ogni volta che qualcuno [...] stanza, tutti i presenti si alzano. Se ci sono anziani, [...] in piedi. Le donne stanno altrove, [...] invisibili. Gli uomini si offrono [...]. Una melma copre le [...] Cecenia, e infanga le scarpe fino alla caviglia. Dovunque si aprono pozze, [...] cui zampilla [...] che non riesce più [...] case, buche di bombe tramutate in pozzanghere. Donne e uomini si [...] si chinano, e con le mani nude [...] il fango dalle calzature[...]
[...] Ieri ho [...] (ho visto) un bel sogno. Dopo la prima sorpresa [...] chiedono con entusiasmo qualcosa che significa certo: Che [...] sognato? Mi stringo nelle spalle, e ridiamo [...]. La prossima volta, voglio [...]. Il mio viaggio da Sarajevo [...] Cecenia ADRIANO [...] Dalla pacificazione [...] al ritorno dei profughi in Ruanda e Burundi una speranza per il futuro Ma in Africa la democrazia è in marcia MARCELLA EMILIANI [...] o [...] Sembra impossibile, ma tra i [...] guai che [...] deve sopportare [[...]