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[...] ballava tanto che non riuscivo [...] leggere. Il cielo era pulito, [...]. Non si vedeva una nuvola. Ma proprio questa [...] opera di fortissimi venti che [...] aria e poi lo spingevano in basso [...]. Poco prima la hostess [...]. [...] a portare alle labbra il [...] senza [...] sulle dita. Per vincere il disagio [...] ed io ci siamo messi a parlare. Ma soprattutto è [...] anzi del suo ritorno poiché [...] la prima volta in [...] che rivede-va Bilbao. Avevano molto mercanteg-giato i [...] per [...] al prezzo più alto. Poi quan-do sembrava che [...] monte, gli avevano detto improvvi-samente che era [...] si preparasse a partire. E lui, che non [...] aveva dovuto fare in fretta le valigie [...] Bilbao, la [...]. Era la prima volta [...] Spagna e tutto gli sembrava estraneo e [...]. Verso Natale quando già pensava [...] piantare tutto in asso e [...] alle sue ve-rande di [...] una sera era stato trascinato [...] che era [...]. Figuriamoci, lui non era mai [...] in teatro in vita [...]. Il cinema gli pia-ceva [...] quello [...] con molte sparatorie e [...]. [...] gli dava ai nervi con [...] voci troppo acute. Il cabaret [...] visto una volta e non [...] convin-to. In quanto al teatro [...] un mondo assolutamente sconosciuto. Ma una volta in [...] spro-fondato in una pol-troncina di vecchio velluto [...] era avvenuto quello che meno si aspettava [...] stato af-fascinato, incantato dalle parole del testo. Mai la lingua spagnola [...] così musicale, così vicina ai movimenti [...] quasi uno sprizzare di [...] cascate che gli deliziavano [...]. Si trattava di Calderòn [...] Barca [...] qualche volta sentito nominare [...]. [...] non [...]. Stava-mo slittando a muso [...] su una carriola delle montagne russe. Gli dico che qualche [...]. La parte di Rosaura era [...] da una attrice che subito aveva colpi-to la [...] fantasia. Il perché non lo [...]. Non era bella, per lo [...] nel senso a cui era abituato [...] suo mondo: aveva occhi [...] e lon-tani [...] il che dava al suo [...] una curiosa espressione di disorientamento. Era piccola e nera [...] di pelle, quasi una india, [...]. [...] la voce quieta, profonda e [...] suo [...] per la scena come fosse [...] casa, con la perfetta naturalez-za [...] più grande artificio. Aveva se-guito parola per [...] trage-dia. Aveva sofferto con Sigismondo, [...] Rosaura, era sta-to re e pellegrino, prigioniero [...]. Ne era uscito sconvolto. E qualche sera dopo, senza [...] niente [...] era tornato in teatro da [...] a rivedere «La vida es [...]. Si era se-duto al [...] che non avrebbe più provato le emozioni [...]. [...] due minuti era stato ripreso [...]. Come se non conoscesse [...] aveva di nuovo sofferto per Sigi-smondo, aveva [...] per Rosaura e se ne era tornato [...] carico di voci ami-che. La sera dopo, stanco [...] allenamenti, si era seduto di nuovo nella [...] lisi del teatro [...] a bersi le parole [...]. E così ogni sera, [...] era durato lo spettacolo a Bilbao, per [...] dovesse alzare la mattina dopo, [...] dopo i salti, le [...]. Voleva fare qualcosa per [...]. In [...] era accorto della [...] assiduità. E [...] Alvarez, la giovane prima attrice [...]. A furia di [...] in [...] a quegli occhi accesi che [...] seguivano per la sce-na, a quella testa attenta [...]. /// [...] /// E la sera, prima [...] spettacolo, an-dava a spiare da una fes-sura [...] ve-dere se lui era già arriva-to. Il giorno [...] replica [...] dalle lab-bra scure si sentì [...]. Come avreb-be fatto senza Rosaura? Avrebbe [...] ma come fare? Non [...] successo niente di simile e non sapeva [...] in un mondo tanto diverso dal suo. E se poi mi [...] un calciatore rispetto ad [...] pa-role così fertili e profonde nel buio [...] Così pensava [...]. Ma fu lei stessa [...] prima mos-sa. Alla fine dello spettacolo, [...] lo guardò dritto ne-gli occhi e gli [...] tale dol-cezza che lui ne fu stordito. Poi, con un dito, gli [...] cenno di [...] lì [...]. Così lui fece, [...] le mani. E quando tutti se ne [...] andati, e le [...] che [...] preso per il collo e [...] fuori come un ladro, sentì il [...]. [...] scure e [...] camminarono per la città. Lei parlava, parlava. Si era messa [...] a [...] amare Bil-bao che lui detestava. Per questo lo portava [...] in certe strette stradine dove si vendeva [...] involtata in foglie di vite. E poi in piccoli [...] Campo [...] dove si mangiavano il [...] olive e il latte dentro delle [...]. [...] a [...] a vedere la festa dei [...] e al [...] al mercato [...] de la [...]. Erano [...] non avevano preso confidenza. La notte la passavano [...]. Non ci era voluto [...] labbra scure per innamorarsi di Bilbao. E alla fine non [...] piaceva la città per via di [...] o se [...]. [...] finiva le prove verso le [...]. E lui, dopo una rapida [...] che lo liberava del sudore degli allena-menti, correva a [...] coi [...]. Alla fine [...] sportivo il cal-ciatore era stato [...] venduto, con-tro la [...] volontà, a una squadra bra-siliana. Ed era dovuto tornare [...] dimenticate di [...]. Lì aveva cercato disperatamente [...] da [...] per [...]. Voleva fare dei figli [...]. Ma [...] era legata con un [...] compagnia e non poteva [...]. [...] per telefono. Delle lunghe conver-sazioni da una [...] che lo spossavano e lo [...] di buona parte dei [...]. Per sentirsi vicino a lei, [...]. [...] squadra amava la prosa. Anzi lo consideravano un [...] i suoi gusti e gli ridevano dietro. Ma lui non se [...]. Sperava sempre di assistere ad [...] rappresentazione di [...]. [...] anziché Caldéron si dava soprattutto Val-le Inclan. Quando aveva qual-che giorno di [...] e [...]. [...] lo aspettava paziente e innamorata. [...] per la città come [...] che lui abitava ancora a Bil-bao. Poi si coricavano insieme [...] dopo avere fatto [...] per tutta [...]. Un giorno, mentre [...] dalle labbra scure si recava [...] a Rio per [...] importante, fu rin-corso da un [...] che gli consegnò un te-legramma. /// [...] /// [...] rimase col foglio in mano, [...] di ogni pensiero. Poi, spinto dai compagni, [...] dove-va fare. Ma giocò malissimo e [...]. Appena ebbe due giorni [...] per Bilbao. Ma lì non trovò la [...]. Come a Rio? Il [...] un salto, colpito da un dubbio terribile: [...] fosse andata a [...] mentre lui stava [...] Prese di corsa un [...] tornò a Rio. Si chiuse in albergo aspettando [...] telefonata di lei. [...] non riusciva più né a [...] né a bere. Andava su e giù [...] nu-do, dando calci ai mobi-li. Ogni volta che squil-lava [...] preci-pitava e quando sentiva che non era [...] senza neanche ri-spondere. Da allora non ha mai [...] più niente di [...]. Sono passati gli anni. E lui si è [...]. Qua-si non ci ha [...]. Si è sposato con una [...]. Ha smesso di fare [...]. Ora dirige una palestra al [...] di [...]. /// [...] /// Si considera in pace [...]. Ma qualche mese fa [...] moglie è [...] lui ha deciso [...] a Bilbao per risolvere dopo [...]. Intanto il nostro aereo, [...] e piroette e scivolate, final-mente era arrivato [...]. /// [...] /// Ho salutato [...] dalle labbra scure. Me ne sono andata [...]. Ho venduto le stoffe [...] ero andata a Bilbao. E dopo tre giorni [...] aeroporto per [...] per Roma. In aereo, questa volta nella [...] di una giornata umida e afosa, senza vento, ho [...] dalle labbra scure. I capelli tagliati corti, [...] gli occhi azzurri malinconici. /// [...] /// [...] nel nulla», mi ha detto [...] voce spenta. /// [...] /// [...] le tazzine sui tavolinetti ribalta-bili [...] se [...] andata. Ho guardato [...] dalle labbra scure che strappava [...] della bustina dello zucche-ro, rovesciava la polvere nella tazza. Sembravamo tutti e due [...] dalla assoluta immobilità [...]. Dacia Maraini [...] 4. Mi ha rac-contato che [...] brasiliano, che giocava in Spagna, mi ha [...] storia [...]. Poi, ci ho ricamato [...]. Vediamo, allora, come «si [...] da un [...]. Il calciatore del racconto scopre [...] di se stesso assistendo [...] de oro», Calderòn de la Barca. Anzi, alla fine «entra» nel [...] e [...]. [...] ha regalato [...] davvero incontrato in aereo un [...] nuova. [...] attraverso [...] per [...] cioè [...] scopre il teatro. Resta [...] lei, prima che da Calderòn. [...] di lei, scopre poi il [...] meraviglioso, questo personaggio che entra ed [...]. Una sera «Rosaura» scende dal [...] e gli si avvicina: diventa [...] una ragazza con la quale [...] una vera storia [...]. Sa che, per come lo [...] assomiglia a quella scena del [...] di Woody Allen «La rosa purpurea del Cairo», nella [...] la protagonista [...] «Ma sì, non ci avevo [...]. Però in teatro è [...] succedere. È la particolare dialettica [...]. Al cinema, chi sta [...]. Rosaura «civilizza» Sigismondo, [...] fa lo stesso col [...] ai piaceri della civiltà, lui che è [...]. È una [...] idea del rapporto tra donne [...] uomini? «Sì. [...] gli fa scoprire che esistono [...] parole, prima lui le usava come linguaggio [...] non ne capiva [...]. Lo scopre lì, nel [...] amando quella ragazza che dice le parole [...]. Il calciatore è uno [...] due volte lei usa la [...]. [...] «Non in senso deteriore. Non [...] di calcio, ma que-sta parola [...] legge. Mi ha sempre colpito che [...] faccia di [...]. Maria Serena [...] Una piazza del centro [...] Bilbao e nella foto sotto [...] della Nazionale di calcio [...] Rosaura e il calciatore Vincitrice del premio Coni Con [...] racconto che pubblichiamo quasi integralmente in questa [...] Dacia Maraini ha vinto il Concorso Nazionale per il Racconto Sportivo, [...] rassegna del Coni giunta alla XX VI [...]. [...] ci ha poi spiegato come [...] nato [...] narrativo. La vita è sogno, come [...] partita Vinta, e poi persa. UN RACCONTO «sportivo» di Dacia Maraini [...] inedito. È la storia di [...] si innamora del teatro A BILBAO conobbe [...]. Si amarono perdutamente, complice Calderòn [...] Barca. Ma lei sparì per [...] Storie [...] di calcio giocato alla tv , di [...] bianco e nero e di tanti miti [...] Meglio figli del portiere che del semplice [...] ENRICO GHEZZI Pubblichiamo la parte iniziale di un racconto [...] integralmente dalla ri-vista «Panta», oggi in edicola [...] tutto dedicato al calcio. Cross ce ne furono [...] testa di Mustafà. E per quella di [...] di sicuro. Era un mondiale [...] più che del novanta. La partita, un der-by africano, [...] un [...] o il marocco [...] no, forse la nigeria. Dopo pochi minuti [...] telecronista cronico [...] scoccò: «Per la testa di Abdul». /// [...] /// Non più, da anni, [...] paesano (diver-so dalla traversa), pensava in-fante di [...] grandezza; una grande una stupenda tra-versa un [...] in-vece il traversone stava sempre una mossa [...] cro-nista del linguaggio del gioco. Del resto in casa [...] ingegneri professoresse fine anni cinquan-ta [...] televisione fino al [...] (e furono subito papa giovanni [...] kennedy morti; di marilyn il bambino lesse sui giornali [...] eccitava turbava molto la storia più che lei) il [...] non entrava e non si parla-va. Prima partita in [...] a casa di amici nel [...] (ma lo aveva colpito troppo [...] allora, [...] arrampi-cato gli altri incrodati, [...] no-me più bello di un [...] e in più qualcuno disse «vedrete adesso che scherzetto [...] combina» (agli italiani; ma [...] era bellis-simo così già, pronunciato [...] come si scrive-va) e per anni gli ri-mase in [...] un truffatore sublime, come avesse preso una scorciatoia). Un pomeriggio [...] o si chiama [...] ospi-ti a casa di parenti [...] bologna, [...] an-che la motonautica in tv, [...] stu-pore per la tivvù, molto per [...] e per la motonautica -im-perversò [...] anni, il rumore era bello to-nitruante di panna [...] interrotta da ceffoni, la gara [...]. La tivvù era un [...] e di cartoni e pupazzi a casa [...] entrava dalla fi-nestra della camera dei loro [...] metri dal [...] dove su una tavola [...] il suo rifugio, un libro nel riquadro [...] ma sbordava, allora la penna e il [...] la signora lo sorprese a mettere un [...] sot-to il cuscino e [...] sembravi un ladro, cosa fai, gli altri [...] e lui era davvero [...] silen-zi di spazi di istanti possibili di [...] vuote e rifatte tutto a posto pochi [...] sei o sette o una sveglia [...] o la stra-na fuga [...] nel-lo specchio a generare storie in-croci o [...]. Ladro ladro di occhi [...] te-sta dei genitori leggendo tutti i libri [...] tra salgari e kafka sempre assot-tigliando [...] come un formaggio di [...] ininterrotti golosi sbucciando un bulbo oculare a [...] il cerchio era fra-stagliato con punte da [...] i palloni si [...] infatti allora prima o [...] a volte in diretta, sostituiti co-me quando [...] gradinate un ladro di voli). Quindi a bologna quel pomeriggio [...] per accidente, la macchina tampona-ta vicino a ostiglia sulla [...] toscana, sbalzato fuori lui, tutti stavano bene ma lui [...] litania [...] per [...] sicuro [...] vivo, per terra un lago [...] e un odore intenso non solo di vino di [...] rotte sul ca-mioncino cozzato ma di grandi pezzi di [...] sapore in bocca di sud non lo sapeva an-cora, [...] di sangue bianco dolce, poi in treno a casa [...] di bologna a aspettare due [...] il rabbercio [...] schiantata. Bianco e nero di [...] da colorare perché i film di disney [...] erano a colori, in mezzo il mondo [...] pieno di quadrati triangoli buchi asperità né [...] sintesi im-maginata o detrito [...] che manìa di leggere tutte le civiltà [...] fare [...] e anche lì che [...] colori i muri sempre scrostati già delle [...] e le mura megalitiche e ittiti e [...] ridi-pinta. Fuoco e [...] spen-to e acceso, queste le [...]. Poi venne il bianconero [...] odiato finché non vide tardelli secoli dopo [...] a como difendere come un dio e [...] con gra-zie e doveva essere stendhaliano rossonero [...] il mito ancora di [...] ma «alle buste» (quanto [...] lo prese la signora Si-gnora e allora [...] di un decennio a tifare bianconero per [...] amava an-che quel giocatore mai identifi-cato che [...] testa alta regista cieco a guardare il [...] lontano oltre) (. /// [...] /// Poi venne il bianconero [...] odiato finché non vide tardelli secoli dopo [...] a como difendere come un dio e [...] con gra-zie e doveva essere stendhaliano rossonero [...] il mito ancora di [...] ma «alle buste» (quanto [...] lo prese la signora Si-gnora e allora [...] di un decennio a tifare bianconero per [...] amava an-che quel giocatore mai identifi-cato che [...] testa alta regista cieco a guardare il [...] lontano oltre) (. (0)
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