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Questa intervista a Rober-to Benigni [...] realizzata per il mensile «Shalom», edito dalla [...]. Perché ti sei interessato [...] così differente rispetto ai prece-denti? [...] tremenda, queste film non [...]. Penso che il comico [...] di cose strepitose. Tutti i soggetti dei [...] comici nascono da cose tragiche. Si pensi a Chaplin, [...] sono [...]. /// [...] /// Volevo lasciarmi pigliare da una [...] che [...] tutto. Ciò che sento forte [...] impressiona di più, è [...]. Io non ho una famiglia [...] lavoro, non di concentramento. Nei suoi racconti non me [...] fatto rivivere come un trauma, me [...] sempre raccontato con leggerezza. Questa cosa [...] rimasta dentro. Quando ho cercato [...] venuto fuori [...] che il mio babbo non [...] fatto mai vede-re, ma che [...]. Tuttavia ne parlo a modo [...] che non è da giullare, anche perché io sono [...] sensibile. La cosa che mi fa [...] paura [...] è la [...]. Credi che Guido, il protagonista [...] te inter-pretato, si avvicini alla maschera [...]. [...] creare un ebreo che [...] da segni precisi, ma fosse uguale ame. Volevo che [...] si chiedesse: «perché prendono [...] anche lui. [...] la [...] vita, che non si occupa [...] politica, che fa il suo lavoro ed [...] che spacca la [...] vita, come è [...]. [...] ho voluto creare un [...] tutti potessero identificar-si». Guido, dunque, non ha [...] «No. Guido rappresenta la libertà [...] il luccichio della vita, è colui a [...] tutto, tranne che del male. È così che vedo [...] tutti gli uomini del mondo. Si sente che ci [...] ebraiche, soprattutto nella seconda parte del film, [...]. Chaplin in «Il grande [...] Lubitsch [...] «Vogliamo vive-re», Mel Brooks in «Essere o [...] situa-zioni di una comicità [...] di Hitler e del nazi-smo. Come sei riuscito a [...] con quello tragico, so-prattutto [...] parte del [...] «Questa è una domanda [...] posto spesso, da quando è na-to il [...]. E il soggetto è [...] di stare solo in un campo di [...] bambino di cinque anni. Questo bambino viene a sapere [...] gli ebrei sono uccisi e bruciati nei [...] a scherzare [...] di que-sta cosa, talmente incommensura-bile. Tuttavia questo film non [...] farsa o nella parodia, pur poetiche, di Chaplin, Lubitsch [...] Brooks: è realista, anche se non è [...]. La storia di questa famiglia [...] è vera, ma ho costruito un campo che è [...] di campo, [...] del male, e [...] che è tutta lucci-chio, tutta [...]. Per esempio, [...] fatto [...] tedeschi, anzi, ho usato attori [...]. Il terrore è sempre presente, [...] mai mostrato direttamente. /// [...] /// Non [...] niente di più po-tente e [...] del terrore evocato. Poi, da quello che [...] sentito dalle testimonianze dei de-portati, mi sono [...] non [...] niente che possa [...] al-la realtà di quello [...]. Non potevo fare niente [...] che è già stato fatto e mostras-se [...] non ho nemmeno il coraggio di dire. È me-glio [...] immaginare. Del resto, non ho voluto [...] spiegare [...] ho solo mo-strato le persone [...] indifese del [...]. Guido protegge il figlio Giosuè [...] del campo. Credi che [...] «Questo è avvenuto, ed è [...] in [...] bambino di [...]. Una storia straordinaria, anche [...] bambino è più piccolo (ha tre an-ni) [...] non è un campo di sterminio. Nel mio caso, il [...] cinque anni ed è in [...] dove si capisce e [...]. Guido, da quando si [...] del carro armato può [...] del bambino, non [...] più, anche quan-do è [...]. Quindi, in un certo [...] è vicina a quella [...]. Come ben sai, la [...] nel campo di sterminio [...]. Tu hai rappre-sentato un [...]. A quali modelli [...] hai fatto riferimento per [...] «Ho [...] quasi tutti i film [...]. Sapevo che gli ebrei [...] Fossoli ad Auschwitz e sapevo anche [...] della Risiera di San Sabba. Ho ricostruito un archetipo del [...] senza le [...]. Per la scenografia, mi sono [...] di Nedo [...]. Con Donati si è deciso [...] costruire una scenografia che desse [...] della favola e al tempo [...] del campo di concentra-mento. Però la potenza [...]. È per questo che non [...] introdotto [...] di un sidecar. Non [...] voluto perché è buffo. Dai fratelli Marx in poi, [...] sidecar è un [...]. Per la realizzazione della [...] gli ebrei si [...] di essere assassinati col [...] avvalso [...] di [...] italiano sopravvissu-to a un [...] di [...] impianti di messa a [...]. Inoltre, hai voluto un [...] di Marcello Pez-zetti, storico del Cen-tro di Documentazio-ne Ebraica [...] Milano. Perché [...] di [...] «Per essere più libe-ro, più [...] evi-tando però grossi erro-ri. Non potevo non sa-pere. Sarebbe stato un errore terribile, [...] che una mancanza di rispetto. [...] mi premeva era [...] la ricostruzione filolo-gica, ma il [...] del tutto. Venezia, quan-do è venuto [...] sta facendo un film [...] bisogna [...]. Ma, di fronte alla [...] si è commosso. Io, [...] fare questo film perché [...] al confronto con una cosa così poten-te. Non dovremmo dimenticare e [...] che questo diventi uno slogan. Dovremmo [...] come se [...] fosse detto ora per la [...] volta. Bisogna ricordare so-prattutto le [...] portato alle deportazioni. [...] del film, due goliardi [...] allo zio di Guido e questo evento [...] stes-so tema musicale che troveremo di fronte [...]. Da quella goliardia, sottovalutata, [...] deporta-zione. Sono quelle sciocchezze che [...] alla barbarie. Come diceva Primo Levi, [...] non dovrebbe mai perdere la [...]. Che cosa hai provato [...] Venezia, quando è [...] «Non mi aspettavo di [...]. È stato come toccare Abramo. Ero molto emozionato. Mi ha colpito il [...] la maniera di parlare, come [...] fosse ancora in quella camera a gas. Lui non mi ha [...]. Conoscevo la [...] storia, perché ho visto quel [...] film, [...]. Hai mai avuto rapporti con [...] «Ho [...] Shalom [...] Singer, il mio preferito per [...] tempo, e poi [...] ebraico in genere, che è [...] più grande del mondo. Ho avuto sempre il desiderio [...] incontrare Singer e una volta [...] veramente incontrato a New York. Però sapevo dai suoi [...] amava essere disturbato. Era uguale a [...]. Sono stato [...] a [...] ma [...]. [...] «Due o tre volte. Mi sono successi anche [...]. Quando so-no arrivato [...] di Tel Aviv, mi [...] micro-fono. Mi hanno fatto salire [...] Mercedes con tre rabbini che parla-vano in ebraico. La macchina mi ha [...] meta del [...]. /// [...] /// [...] la notizia del mio arrivo. Alla fine credo di [...] capito [...] hanno voluto: quando a Roma [...] fu [...] in Sinagoga, manifestai la mia [...] a due giornali-sti. Ero [...] personaggio del mondo dello spettacolo [...] lo [...]. /// [...] /// Si può far ridere una [...] di ebrei davanti a scene ambien-tate in un campo [...] sterminio? È possibile [...] e [...] con le divise naziste, gli [...] nelle camere a gas? [...] grande at-tesa, grande tensione [...] sera al cinema Excelsior di Milano, dove per la prima volta -la manifestazio-ne [...] Do-cumentazione Ebraica Contempo-ranea -stava per [...] proiettato il film di Roberto Benigni «La vita è [...] una favola reale che parla di leggi razziali, di [...] di morte, ma anche di affetti più forti [...] -ha detto il comico tosca-no, [...] il microfono -lo consideri [...]. Maio credo che quando [...] non si possa ir-ritare. Il cinema è strapieno, [...] è arrampicata fin sulla seconda galle-ria. Benigni e [...] moglie Nicoletta Braschi sono [...] allo storico Marcello Pezzetti, responsa-bile del settore [...] (il centro di Milano [...] Benigni, nel corso della lavorazio-ne, un supporto [...]. Curiosamente, Pezzetti e Benigni [...] stessa aria stralunata, stessi ca-pelli ritti sul [...]. Benigni confer-ma: «Quando vado [...] mi chiedono sempre Jude? Jude? Forse sono un [...] un [...]. Anche Fiano, come del [...] Venezia -un altro degli [...] Benigni a ricostruire, sia pure in chiave [...] lager. Una collaborazione intensa ma [...] tra le esigenze [...] e la verità storica: «Roberto [...] dei compromessi, io pure. Questo è un film che [...] al [...] perciò si [...] qualche debolezza storica » -dice Pezzetti -«Io penso che [...] vita è [...] sia uno strumento utile per [...] quei ragazzi che non sanno nulla, che non andrebbero [...] sterminio». Durante la proiezione -racconterà [...] Marcello Pezzetti -lo storico e Fiano si lanciano lunghe [...]. Come [...] gli occhi lucidi, quando [...] riaccendono sulla gioia [...] -a campo liberato -tra [...] (Nicoletta Braschi) e il piccolo Gio-suè, portato a [...] carrar-mato americano, quel carrarmato che il bimbo [...] vinto per essersi comportato bene nel [...] gioco a punti che [...] Gui-do (Benigni) ha inventato per [...]. [...] poi una processione silen-ziosa verso Benigni e la moglie, sot-to le luci delle telecamere. Per una volta, il [...] am-mutolito, mentre il vecchio dottor Cantoni, uno [...] co-munità milanese, gli prende le ma-ni, [...] a bassa voce. Be-nigni e la Braschi [...] rappresentanti della Comu-nità e gente sconosciuta: chi [...] chiede un autografo, chi scatta foto ricordo, [...] com-mosso da non riuscire a dire o [...]. Benigni confessa: «È la [...] vedo il film così, da sedu-to. È commossa fino alle [...] Luisella Mortara, presiden-tessa del Centro di Documentazio-ne Ebraica: «Ringrazio Benigni [...] avuto il coraggio di affrontare con tanto [...]. Mi tornano alla mente [...] che in quei terribili anni [...] fecero di tutto affinché [...] che avevamo tanta fa-me e tanta paura, [...]. Anche loro, come fa Benigni [...] fecero finta che tutto fosse normale: ci [...] i compiti. Marina Morpurgo Domani esce il [...] «La vita è bella» [...] e regista ci racconta il [...] rapporto con la cultura ebraica «Ho raccontato [...] dei lager con [...] della comicità» «È stato come [...] Abramo» Benigni e gli ebrei [...] di Singer contro [...] Esce, pubblicata da Einaudi, [...] omnia dello scrittore. Curata da [...] la prefazione è di Del Giudice Primo Levi, il culto del dubbio contro il [...] Le [...] narrative, le poesie, i saggi, gli articoli. Emerge uno sguardo ironico [...] grottesco delle dinamiche dello sterminio. /// [...] /// Il suo assillo? Non essere [...] non essere capito, pensare che la [...] visione [...] fosse inascoltabile. Viaggio [...] an-data e ritorno. E poi? Primo Levi tor-nò [...] totale orga-nizzato con [...]. Vinse la scommessa narrando [...] e [...]. Oltre il suo mestiere [...] memoria e della tra-dizione narrativa, ecco Primo Levi [...]. Sino al 1975 impegnato [...] solo il sabato e la domenica e [...]. Avrebbe desiderato, forse, essere [...] pieno nel 1947 quando pubblicò presso [...] De Silva, con scarso [...] «Se questo è un uomo», ma poi [...] della convivenza di iden-tità conflittuali, di ibridazioni: [...] chimico e scrittore, scrittore [...]. A [...] piena dignità narrativa ha pensato [...] casa editrice Einaudi pub-blicando a dieci anni dalla tragica [...] e a [...] del suo primo romanzo una [...] Opera omnia in due volumi («Opere», pagine 3. [...] è divisa in tre [...] due le opere narrative e di poesia, [...] opere saggistiche e [...] di scritti apparsi su [...] libri introvabili (2 poesie, 13 racconti e [...] articoli). Marco [...] ha proposto una rilettura [...] Le-vi: scrittore [...] scrittore non scrittore, scrittore [...] scrittore saggista, scrittore fantastico e persino ironico. Daniele Del Giudice, che [...] scritto la prefazione, ha ag-giunto quella di [...] scia della definizione fornita da Claude [...] («Un grande etnografo»). Se la generazione anni [...] moderno nel vortice della grande [...] Levi si spinge [...] del [...] ordini naturali. Secondo Del Giu-dice, [...] della «Tregua» ci spiega due [...] fondamentali del seco-lo, il campo di annientamento e [...] della materia. E lo aiuta a [...] suo essere scrittore. Se avesse perduto la capacità [...] osservare sa-rebbe cominciato [...]. Levi, come si sa, [...] rien-trò a casa («Tornare, mangiare, rac-contare» erano [...] con [...] di non essere ascoltato. Nasce di [...] il narratore [...] che prima sperimenta a [...] riva il Po con gli amici, [...]. Il suo ruolo prioritario [...] svelato alla fine degli anni Ottanta da Cesare [...] Cesare Segre e Pier Vincenzo [...] delle opere in tre [...] Biblioteca [...]. La genera-zione che non [...] guerra -quella di [...] e Del Giudice, ap-punto [...] questa visione. [...] torinese sta proprio del dubbio [...] là dove [...] regala solo certezza. Auschwitz è quella parte [...] affrontata crea [...]. Si spiega così il [...] Primo Levi, molti di coloro che han-no [...] la drammati-ca esperienza poi hanno scelto il [...]. Levi ha dovuto sopportare [...] del secolo, ha attraversato [...] groviglio di antitesi», vivendo [...] razionale [...]. Di [...] la sco-perta di un Levi [...] ambiguo perché non esiste nulla di [...]. [...] ha insistito su questo concetto: «Aveva una capacità -ha sostenuto -di percepire [...] ridicolo delle cose senza un [...] diverti-to». E Del Giudice ha [...] del grottesco contenuti nella tecnica [...] totale organizzato: il rifacimento [...] la marcia con la musica, il la-voro [...] e disfare lo stesso mucchio di terra. Sino a poco tempo [...] Levi di «Se questo è un uo-mo» [...] «Tregua» non trovava continuità nello scrittore successivo (da «Il [...] ai racconti «Se non ora, quando?» sino [...] «I [...] e i salvati»). Ma adesso un solo filo [...] pare [...] nella continuità, un filo scientifico [...] parte da Galileo, tocca Leopardi, [...]. /// [...] /// Ma adesso un solo filo [...] pare [...] nella continuità, un filo scientifico [...] parte da Galileo, tocca Leopardi, [...]. (0)
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