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La-conicamente Dario Fo, che [...] un fiume in piena, che con la [...] da affabula-tore nato, ha commentato la scoperta [...] un tentato rapimento, suo e di Franca Rame, [...] di un pregiudicato di Bellaria, Valerio Raimondi, [...] tempo di cui [...] gior-no hanno parlato tutti [...]. E pensare che Dario sui [...] ne aveva fatta, an-ni fa, una della sue ipotiz-zando, [...] la scom-parsa [...] in «Cla-cson, trombette, [...]. Ma oggi la realtà [...] an-che la [...]. E pensare che a Cesenatico Dario [...] Franca ci stavano tranquilli, lo pensa-vano un [...]. La reazione incredula si [...] riflessione più profonda: forse questa cosa assurda [...] due come Dario Fo e Franca Rame [...] si dice in gergo, perché sono un [...] di una cul-tura e di un teatro [...] non si fa addomesticare, che si è [...] la coscienza inquieta del nostro oggi. È dura però, per [...] che ne hanno viste tal-mente tante, che [...] strategia della tensione, la violenza fascista (soprattutto [...] pel-le), venire a co-noscenza di un tentativo [...] due mesi fa con [...] di fare man bassa [...] di quat-trini. Per fortu-na quello che voleva [...] sta in prigione anche se in questi casi il [...] è [...] e a qualcuno potrebbe venire [...] di [...] davvero. Anche se trove-rebbero qualche [...] o poco più» Insomma di questi tempi [...] perfino per un simbolo [...] come Dario, uno che [...] dovuto dire grazie a nessuno se non [...] che non ha mai avuto lo straccio [...] che ha recitato nella case del [...] nella mitica Palazzi-na Liberty di Milano, strap-pata [...] un eser-cito di volontari che lavora-vano nei [...] che gli lasciava la loro professio-ne, per Dario [...] Franca. Due che per avere [...] provare se la sono dovuta pagare di [...]. E che quando una [...] di [...] magari solo per un [...] in televisione, se la so-no vista scippare [...] così occhiuta nel nostro paese. Certo ognuno ha il [...]. Quello di Dario era [...] nascita fra un omnibus e un merci [...] di San Gia-no sul Lago Maggiore, con [...] simile a un segnale [...] più forte del fischio [...] e mezza, che transita-va, naturalmente in ritardo. Un destino sopra le [...] frequentazio-ne sul lago natio di un paese [...] Porto Val Travaglia fa-moso per la tradizione dei suoi [...] a uno di loro che si chiama-va [...] No, non [...] mi ha detto una [...]. E co-me attore, come [...] narratore dei poveri cristi o di angeli [...] al flipper, ma-gari con due pistole con [...] e neri, nella satira surreale e beffarda [...] universo politico dove un «piccoletto» famo-so appare [...] volo inspiegabile di una anarchico da una [...] padrone sa mol-te più parole del suo [...] questo è un padrone, dove la strage [...] stato, dove i papi volano nel cielo [...] scopa, dove si parla di esproprio proletario [...] droga si accompa-gna a emarginazione e dolo-re, Dario [...] stato [...] parte». In più, senza paternalismi, [...] che una gran fetta del teatro italiano, [...] proviene dal lavoro suo e di Franca. In un gesto, in [...] modo di at-teggiarsi di tanti attori e [...] che vanno per la maggiore può riconoscere [...] proprio stile, [...] di un ritmo che [...] modo di [...] di usare le mani, [...]. I giovani: la [...] ossessio-ne. Quando gli capitò alle [...] com-pleanno di sentirsi male, di avere la [...] sta recuperando, ci rac-conta Franca che gli [...] nuova mac-china da scrivere, perché fi-no ad [...] stata i suoi occhi, scrivendo anche sotto [...] ultima com-media già pro-vocatoria nel ti-tolo «Il [...] zinne»), è proprio dai gio-vani che ha [...] loro nelle scuole di teatro, [...] a spasso per la [...] vede-re cose che non erano abituati a [...]. Perché Dario, [...] non è solo maestro [...] è generoso del suo tempo e della [...] addirittura a farsi fagoci-tare dai ragazzi, lui [...] maestri [...] se li è scelti [...] lavo-rando con Franco Parenti, [...] dei si-lenzi di Eduardo al quale lo [...] fuori dalla norma. Perché Dario, che lanciando [...] ha rischiato di fare deragliare [...] delle sei e mezza [...] il pa-dre Felice era capostazione, ha sempre [...] che divide, un teatro che parla alla [...] ed emozionale in-sieme. E dunque ha amato anche Brecht alla [...] manie-ra [...] con uno sberleffo con uno [...] ma senza mai [...]. Così come ha fatto [...] del grande mestiere quali la Scala, la [...] dove gli è [...] di lavorare e dove [...] maestro, in nome di un teatro che [...] accanto alla vita. Anzi è proprio que-sto [...] qualità della [...] presenza, come quella di Franca. ARTE DA scarrozzanti, arte [...] strada di molti, ma di reggicoda di [...]. Dario che potrebbe «da-re gli [...] ma che non sa neppure lui dare una ri-sposta [...] inquietudini dei giovani «ma so che dovreb-be nascere una [...] culturale vera, autentica. Altro che [...]. [...] e, so-prattutto, quel modo [...] la vita, quel [...] smitizzare con un sorriso [...] sberlef-fo, che è lo stile suo e [...] Franca, [...] quelli nessun Valerio Raimondi li può ru-bare. [...] MELETTI Marocchino, 23 anni, [...] lunario «Ma di mandare risparmi a Casablanca [...] parla» Identikit degli automobilisti tra odio e [...] PISA. Siano maledetti, i vetri [...]. Si alzano in un attimo, [...] al semaforo. [...] che ha appe-na schiacciato il [...] se ne sta lì, [...] diventata un fortino, e nem-meno [...] guarda. Mano destra sulla [...] volante. Guarda fisso davanti a [...] nel cielo vuoto [...] fosse apparsa la Madonna. Capisci subito che per [...] nemmeno. Se ti avvicini alla [...]. Una mezza giornata ai [...] Pisa, a guardare le facce di chi si [...] scatta il ros-so, la faccia e la [...] lava-vetri. Abdoul ha ventitré anni, [...] fustagno e pantaloni rossi. Viene da Casablanca, e [...] migliore è il sorriso, che non entrerebbe [...] di dentifrici, ma fa tenerezza, perché [...]. Cammini e cam-mini, [...] ogni tan-to, solo ogni tanto, qualcuno dice [...]. È buono, [...] fra via G. [...] e via [...]. /// [...] /// Chi arriva da fuori città, [...] deve svoltare [...] di verde e poi [...] se-condi di rosso. Ogni [...] forma una coda di dieci [...] quindici mac-chine. È mezzogiorno, ed Abdoul [...]. Una donna [...] di Ms. /// [...] /// [...] viene il bello. Ci sono quelli che [...] altri che van-no a prendere i bambini [...]. /// [...] /// Sembra di essere dentro [...] degli anni [...] un film muto. [...] alla Coop, non si sente [...] parola. /// [...] /// Ford [...] rossa e lucida come [...] concessiona-rio. Uomo sui 50 anni, giacca [...] cra-vatta. [...] che oscilla. Panda quattro per quattro, [...] neri. Tutte e due le [...] dal volante, come se si ar-rendesse ad [...]. /// [...] /// Mercedes scura, vetri scuri. Sul sedile accanto [...] in camicia e cravatta, un [...] un giornale. Solo [...] si [...]. [...] migliori: si avvicina, tocca [...] con un dito -così non possono dire [...] visto -fa un inchino impercetti-bile, sorride, ed [...]. Sguardo fisso in [...]. Testa che si gira, [...] «No, non ho bisogno», ed Abdoul tenta [...]. Appog-gia delicatamente la spazzola [...] a non bagnare, e chie-de: «Allora, lavo?». La ragazza sulla R [...]. Dice sì con la [...] cerca nella borsetta. Venti secondi ed il [...]. La ragazza [...] finestrino [...]. /// [...] /// Ci vorrebbe uno psicologo, [...]. [...] che è costretto a fermarsi [...] vivere attimi di panico. [...] che non corre non è [...] una corazza, ma [...] occhi di tutti. Stare lì, sullo sparti-traffico, [...] estrema indiscre-zione: come se si spiasse [...] di una casa, o [...] durante il pranzo. Le facce che ti [...]. Una Punto nuova, metallizzata. Madre con due bambini, [...] grande è davanti. Madre e figlio agitano [...] doppio no, e sembrano ballare la [...]. Una vecchia Cinquecento, blu [...]. Un anziano tira su [...] guarda nel vuoto. Abdoul continua a fare [...]. [...] Romeo con padre, madre [...] nel suo sedi-le girato [...]. Giocattoli e biberon su una [...] bianca, stesa sul sedile posteriore. Una mamma in Panda, [...] che litigano dietro. La donna ha il [...] Abdoul riceve soltanto un «vai via» fatto [...] a dita unite, come quando si invita [...]. Le «case» a quattro [...] arrivare, sostare e riparti-re. Ogni tre o quattro [...] il servizio di Abdoul. Cinquecento o mille lire [...] del giaccone di fusta-gno. Golf rossa, con un uomo [...] che sembra Maurizio [...]. Finestrino aperto, ed una mano [...] chiama Abdoul. I vetri sono puliti, [...] è gradi-to. Il [...] paga con mille lire, [...]. /// [...] /// Appende la spazzola ad un [...] stradale, fu-ma una sigaretta. Ma le facce sì. [...] lire per me. [...] chi ti vuole bene, e [...] no. Ci sono quelli che [...] e quando corri per lavare, ti dicono: [...]. O anche peggio. Ma io non chiedo [...] pulisco i vetri. Non sono come quelli [...]. Con un cenno del capo [...] zingara [...] parte [...]. Le altre due strade [...] presidiate da un ragazzino e [...] bambina, i figli della [...]. La spazzola ormai è vecchia, [...]. /// [...] /// Nuvole nere in [...]. Si lavora bene [...] se in [...] la polvere». Sprizzano gioia gli [...] contenti di evitare la [...] o la seccatura di dovere di-re no, [...] serve. Un col-petto di clacson, [...] della fila, per attirare [...]. Mille lire già pronte, [...] un uomo sui sessanta, borsa in cuoio [...]. [...] bene? Ci vediamo». Abdoul incas-sa, ed accende [...] sigaretta. /// [...] /// I giovani no, quelli [...] niente. Soprattutto quando in macchina [...] o quattro, è meglio non avvicinarsi nemmeno». Poco lontano, nella superstrada [...] verso Firenze, [...] tre anni,e [...] so-rella [...] dilaniati da un pacco bomba [...] marzo di due anni fa. Anche que-sto è un [...] secondi di verde, per chi cerca di [...] delle Torri in [...] di rosso) ed è [...] che chiedono [...]. [...] che somiglia a [...] ed un [...] lunghi ed un vestito da [...] tutto rosso, lungo fino ai pie-di. La bambina -che non [...] perché in faccia non [...] della bom-ba -lo porta via subito. Si siedono [...] dello spartitraffico, a mangiare un [...] ed a bere suc-chi [...] rega-lato, assieme a vestiti e [...] che sono ammucchiati [...]. [...] una freccia gialla indica che [...] lontano [...] «Pollicino», servizio di baby [...] e asilo nido. [...] sono andate via, ed ora [...] dei pioppi portati dal vento. Pren-di da mangiare, questo [...]. Quando ho finito, vado [...] faccio la spesa. Ma i soldi per [...] Marocco, se continua così, dove li prendo?». Ancora no, con una o [...]. Ancorano con [...] con i finestrini tenuti ben [...]. Abdoul tocca una Brava, [...] viene azionato prima lo spruz-zatore poi il [...]. Acqua e [...] marocchino, che stavolta non si [...]. Il ragazzo che è [...] come avesse fatto tombola, e sgomma appena [...]. Dopo qualche ora, sembra di [...] dentro una giostra. Auto che arrivano, si [...] sini-stra. [...] lava i vetri a [...] Sotto [...] la piccola nomade vittima [...] La Scheda I [...] agli incroci di Pisa: [...] e le altre vittime I [...] Pisa non sono co-me tutti gli altri. È sotto un se-maforo [...] che si è consumata una delle più [...] questo paese. Era il 14 marzo [...]. La ragazza e il [...] restano gravemente feriti. Il pacco era stato [...] con diversi etti di polvere esplosiva mista [...] biglie di ferro. La bambi-na, [...] rischiò di morire. Ora è rimasta gravemente [...] braccio. Ha un oc-chio con [...] poco ed è stata completamente sfigura-ta. [...] se [...] cavata con fe-rite meno gravi. [...] scosse la coscienza di tutta Ita-lia. I due bambini chiedevano [...] a quel semaforo. /// [...] /// Una bambolina era depositata [...] esplosivo. Era uno dei tanti [...] bambini ri-cevevano dai pisani. Doni e pacchi che [...] il semaforo e che i bam-bini nomadi [...]. E proprio su questo [...] mente (o le menti) malata o la [...] chi ha fatto [...]. Nessuno fino ad oggi [...]. /// [...] /// Nessuno fino ad oggi [...]. (0)
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