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La [...] «co-razza caratteriale ambulante senza nessuno [...] e la [...] maschera segaligna ce lo mostravano [...] circondava. Ora William [...] Burroughs è veramente altrove. Il suo vecchio cuore, [...] un triplo by-pass, ha deci-so [...]. Zio Billè morto [...] notte a Lawrence, Kansas, dove [...]. E sebbene avesse 83 an-ni, [...] morte ha [...] di una [...]. [...] dalle sue ceneri, nella [...] lunga e tormentata vita, ci [...] quasi abituati a [...] così tenace da non dover [...] uscire sconfitto [...] con la morte. Non so-lo perché ha passato [...] anni della [...] esistenza da eroinomane [...] vivo. È tutta la [...] vita ad essere stata selvaggia [...] pericolo-sa. Burroughs è un mito [...] soprattutto per le sue prime opere, La [...] Il pasto nudo, La morbida macchina. Le sue strabi-lianti e [...] dalle epidemie di malattie sessuali agli orrori [...] a rinverdire co-stantemente il suo mito: è [...] utopie lisergiche [...] hippie, inquietante Cas-sandra del [...] morale degli anni Ottanta, nume tutelare della [...] anni Novanta. Ha attraversato la [...] vita e il suo [...] ogni giorno fosse il solo a [...] disposizione, ha spe-rimentato tutto [...] ca-pitato a tiro, dalla droga al lin-guaggio, [...] suo tempo come un bambino curioso e [...]. Fino alla fine è [...] preso tra pittura (la [...] ulti-ma passione: sparava a [...] scrittura, musica e ci-nema, conteso tra vecchi [...] artisti per le più svariate collaborazioni. Perché a suo mo-do [...] spettacolare. Du-rante i reading, la [...] si dissolveva, la [...] fi-gura perennemente contenuta in [...] cravatta si trasfigu-rava: diventava consumato inter-prete, la [...] e asimme-trica si modulava in un canto [...]. [...] (nei di-schi che registrano alcune [...] let-ture o nella collezione della John Giorno [...] pare persi-no verosimile ciò che [...] di lui Brion [...] pittore e compagno di strada [...] quando raccontava che gli esperimenti [...] registratore di Zio Bill (tagli aleatori e manipolazio-ne subliminale [...] suoni e voci) producevano testi che erano esor-cismi, capaci [...] di far bru-ciare, per autocombustione, [...] e la vecchia antipatica che, [...] Parigi dei primi Sessanta, vendeva [...] Tribune. William Burroughs viene con-siderato [...] della Beat [...] e mai termine fu [...] allo stesso tempo più sbagliato: più anziano [...] altri, veniva conside-rato un vero maestro da Jack Ke-rouac, Allen Ginsberg, Michael [...] e Gregory Corso, e [...] il percor-so letterario ed esistenziale di molti [...]. Kerouac lo stimava più [...] Ginsberg [...] lo considerava, insieme a Jean Genet, il [...]. In Sulla strada, dove Burroughs [...] Bull Lee, scrive di [...] «Diciamo [...] che era un maestro, e si può [...] tutti i diritti di insegnare perchè aveva [...] vita a imparare». A [...] (1951) Kerouac aveva 29 anni, Burroughs 37. Ma il percorso letterario [...] Bur-roughs, [...] durante la Prima Guerra Mondiale e divenuto [...] Seconda (en-trambi periodi di svolta nella filo-sofia, [...] ha solo un rapporto esterno con [...] della Beat [...]. Lui stesso spiega, a [...] poco si senta un Beat: «Li frequentavo, [...] diversi. Ci univa il con-cetto [...] espansione della consapevolezza. Ma io non credo alla [...] violenza; le perso-ne al potere non si [...] nessuno manda fiori ai poli-ziotti [...] non [...] da una fi-nestra e dentro [...] un vaso». Se guardiamo oltre lo [...] e di trasgressione, oltre la dichiarata omosessualità, [...] Burroughs si colloca quasi agli antipodi con quella [...] Beat. La [...] scrittura affonda le radici negli [...] Trenta e [...] del New Deal. Ne fa fede proprio [...] romanzo, [...] (La scimmia sulla schiena), [...] con lo pseudonimo di William Lee, [...] quale, attraverso la storia del bambino e [...] famiglia puritana e borghese, ricostruisce [...] nel quale si maturano [...] la scelta lucidamente eversiva della droga. E procede tracciando una [...] da Tristan Tzara e arriva allo spazio [...] («Non [...] nessuna diffe-renza tra il proprio spazio interio-re [...] cosmico»). I suoi te-mi fondamentali sono, [...] la scienza, la morte, [...] nucleare. Del suo la-voro, sempre [...] e [...] linguistica, aveva detto: «Quando [...] da cartografo, come un esploratore di aree [...]. Il suo fine dichiarato, [...] che nella pittura, era «creare un mondo [...] che renda [...] con-sapevole delle proprie conoscen-ze. Di tutto quello che [...] di tutto quello che non sa». Famosissimo per le sue tecni-che [...] scrittura, il [...] e il [...] (usati dai dadaisti e dai [...] nella [...] opera traccia una mappa, per [...] di [...] violenza espressiva, del suo stesso [...] di fronte alla pre-monizione [...] del ma-nicomio cosmico, un lavaggio [...] operato su larga scala dai governi per controllare le [...]. E quando il manicomio [...] realizzato nella prassi quotidia-na della nostra società, Bur-roughs [...] ad essere considerato un classico, uno dei [...] con-temporanei. La vita di William Burroughs [...] il 5 febbraio del 1914 a [...]. /// [...] /// La [...] è una famiglia borghese e [...] William è il figlio ribelle di un imprenditore e [...] nipote scandaloso [...] della macchina calcolatrice. /// [...] /// Quella vita da buona [...] Sud non gli va a genio e dopo [...] inglese conseguito ad [...] Burroughs se ne va [...]. È an-cora Kerouac che [...] va-gabondaggio e le varie esperienze dello scrittore. A Parigi sedeva ai [...] a guardare le malinconiche facce dei francesi. Ad Atene guardava dal [...] che lui defi-niva il più brutto [...]. A Istanbul si faceva [...] ai capannelli degli oppiomani e dei venditori [...] cerca di avvenimenti. Ne-gli alberghi inglesi leggeva Spen-gler [...] Marchese De Sade. Ades-so lo studio decisivo [...] degli stupefacenti». Nel 1944 co-mincia a [...] eroina, e la droga gli resterà attaccata [...] «scimmia sulla schiena», per tredici anni. Nel [...] la tragedia bussa alla [...] porta: uccide Joan [...] la donna con la quale [...] dal [...] un colpo di pistola in [...] folle gioco alla Guglielmo Tell. Erava-mo entrambi ubriachi e [...]. Lei mi sfidò a [...] bicchiere che aveva appoggia-to sulla testa e, Dio [...] per quale motivo, io accettai la sfida. Per tutta la vita [...] maledire quel giorno». Viene accusato di omicidio [...] in Messi-co. [...] della scrittura nasce dopo [...]. È ancora lui a [...] «Sono [...] alla terrificante conclusione che sen-za la morte [...] Joan [...] sarei mai diventato uno scrittore e ho [...] ha avuto questo evento nello stimolare e [...] scrittura. Io vivo sotto una [...] possessione e con un continuo bisogno di [...]. La morte di Joan [...] in contatto con [...] lo spi-rito maligno, e [...] in una lotta eterna in cui io [...] altra scelta se non quel-la di esprimermi [...]. Arrivano, quindi, La scimmia [...] i suoi libri più fa-mosi, da Il [...] La mac-china morbida, da [...] a Ragazzi selvaggi. [...] affianca [...] di scrittore anche quella di [...]. Nello stesso an-no esce Terre [...] quale scrive: «Il vecchio scrittore non potè [...] aveva raggiunto la fine delle parole, la [...] che con le parole può essere fatto». Per fortuna non fu [...]. Burroughs ha continua-to a [...]. E ci ha regalato, [...] pagine più morbide. In particolare, vogliamo ricordare My [...] a book [...] uscito nel [...] nel quale Bur-roughs si racconta [...] i suoi sogni. Due i rimorsi che [...] nel sonno dello scrittore: quello per [...] di Joan e quello [...] morto per eroi-na [...]. [...] un sogno, nel qua-le Burroughs [...] un balcone e vola sopra New York [...] due angeli sedicenni. E chissà che ora [...] si sia avverato. Stefania Scateni Nei suoi [...] confine fra la vita e la letteratura [...]. E, ovviamente, scrittore con una [...] di libri nella [...] bibliografia. Già grande «vecchio» della [...] a Tangeri il pittore Brion [...] che gli insegnò la [...] applicato alla scrittura. Il primo libro di William S. Burroughs è del 1953 [...] «La scimmia sulla schiena», un romanzo che pesca [...] di eroinomane. [...] dalla droga, riprende a [...] e soltanto nel 1959, dopo molte difficoltà [...] censura, esce «Il pasto nudo», pubblicato dalla Olympia [...] di Parigi. Il romanzo, una vera [...] processato per oscenità), è il primo della [...] «La morbida macchina» (1961) e [...] (1964). Nel 1971 escono «I [...] «Porto dei santi» è del 1974. Ancora [...] trilogia, conclusa nel 1987 [...] «Terre [...] e che comprende «La città della morte [...] «Strade morte». Tra i suoi ultimi libri «Il gatto in noi», un libricino dedicato agli animali che [...] e che riempivano la [...] casa, e «My [...] a book [...] un libro in cui Burroughs [...] dei suoi sogni. E così ci ha [...] paure Onore al grande masticatore di parole TIZIANO SCARPA «Voi che amate i gatti, rammentate che i [...] che miagolano nelle stanze di questo mondo [...] speranza e fiducia in voi, così come [...] alla Casa di Pietra appoggiò la testa [...] e Calico Jane mise i gattini nella [...] saltò in braccio a James, [...] corse verso di me [...] gioia». [...] un aspetto poco noto [...] e «paranoico» William Burroughs. Il suo lato tenero [...]. Tutto rivolto ai gatti. E lo troviamo in [...] Zio Bill scrisse [...] che venne inizialmente pubblicato [...] poi ristampato nel [...] e che Adelphi ha [...] Italia due anni dopo. E sono, spesso, parole [...]. Un amore senza contropartita [...]. Il gatto offre se [...]. Naturalmente vuole cura e [...]. Non si compra [...] con niente. Come tutte le creature [...] sono pratici». Una passione, esternata spesso, [...] («Cosa [...] di più comodo di [...] e una passione più intima per i [...] «Noi [...] il gatto che è in noi. Siamo i gatti che [...] da soli, e per noi [...] un posto soltanto». [...] UN ALTRO cadave-re di [...] pronto in tavola, questo [...] è fatto tutto di [...] dalla testa ai piedi, gomma americana impregna-ta [...]. Gusto lungo metà Novecento, [...] Beat [...] a Kurt [...] dalla [...] al [...]. Metto in bocca le [...] per prime le pu-pille. [...] funebre di Carduc-ci davanti [...] di Garibaldi, pensa un [...] citta-dini, sotto queste palpebre [...] putrefacendo un miliardo di immagini, ca-taste di [...] e [...] dentro questi bulbi oculari [...]. Che cosa ha visto William Burroughs? Cittadini, le palli-ne nere che sto masticando sanno [...] mor-to ha visto prima di tutto le [...] la visione delle parole. Missouri, Messi-co, Marocco, Inghilterra, New York, [...]. E almeno al-tri tre [...]. Ma prima di tutto [...]. La lettura è venuta [...]. [...] è venuto prima [...]. Incollate frantumi di frasi, [...] testi, appallottolate foto-copie, fate origami di manife-sti, [...] au-diocassette, sostituite colonne sonore, impastate i discorsi [...] discorso è sem-pre altrui. Il linguaggio è sempre [...] noi non lo scri-viamo, lo riscriviamo. /// [...] /// Non scriviamo, leggiamo. Non parliamo, ascoltiamo. [...] è uno di quegli [...] per leggere cosa viene fuori. Come altri geni a [...] Lewis [...] Andrè Breton, Tristan Tzara, Gertrude Stein. Altro che esprimersi, essere fedele [...] propria ispirazione, imprime-re [...] in uno stile: questi sono [...] obiettivi miseri di chi non si è mai stupefatto [...] sufficien-za [...] delle parole. È il linguaggio che [...] noi, perciò non avere paura di plagiare: [...] perché ogni volta che apri bocca stai [...]. Di originale pos-siedi soltanto [...]. Tutto il resto è [...] ricaduta a ogni an-golo di strada, migliaia [...] volantini pubblicitari piovuti dal cielo. Eccolo qua, [...] la realtà, la vita. [...] la realtà, la vita [...] questa [...] che vedi scritta sotto [...] adesso, metà Bibbia e me-tà Eva 3000, [...]. Tutto il lin-guaggio parla [...]. Non sta descrivendo quello [...] successo, sta prescrivendo quello che ti capiterà. Profe-zia, paranoia, complotto. Sta parlando di me, [...] sta dicendo la mia morte. VORREI sentire il sapore [...] di William Burroughs, quel nodulo cartesiano dove [...] si tocca-no, linguaggio e silenzio si combattono [...] uno [...] ma si possono continuare [...] le lettere [...] del nome di William Burroughs [...] placidi [...] in furibonda quie-te davanti [...] È che mi spaventa assaggiare anche le [...] non me la sento di masticare il [...] tirato il grilletto centrando la donna al [...] non ho coraggio, sta scrivendo di me, [...] me, mi sta facen-do leggere la mia [...]. /// [...] /// VORREI sentire il sapore [...] di William Burroughs, quel nodulo cartesiano dove [...] si tocca-no, linguaggio e silenzio si combattono [...] uno [...] ma si possono continuare [...] le lettere [...] del nome di William Burroughs [...] placidi [...] in furibonda quie-te davanti [...] È che mi spaventa assaggiare anche le [...] non me la sento di masticare il [...] tirato il grilletto centrando la donna al [...] non ho coraggio, sta scrivendo di me, [...] me, mi sta facen-do leggere la mia [...]. 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