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Pagina da Preview Biblioteca Digitale--Pagina de «l'Unità-Unità 2-Nazionale del 1998»--Id 615174436.

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Voci del «dopo Mostra». Dice Lino Miccichè: «È una [...] balla [...] che la Mo-stra sia un [...] culturalmente rilevante. [...] della Mostra sta altrove: nel [...]. ///
[...] ///
Pole-mizza Massimo Ghini: «Dobbiamo [...] Vene-zia [...] cara, anche se il gioco al massacro [...] cinema italiano che lì vi si consuma [...] e registi a cercare una chance al-trove». Precisa Bruno Torri: [...] smoda-ta dei [...] ha finito con il sacrificare [...] stesso della Mostra: i film. Che sono la realtà [...]. E invece sui giornali e [...] tv ci sono solo fantasmi. La chiacchiera prevale [...] il pettegolezzo [...] critica». Insi-ste Edoardo Bruno: [...] i premi sono un [...]. [...] direttore [...] a punto una selezione di [...] rigorosa e propositiva, senza preoccuparsi di soddisfare tutte le [...]. E infine Laudadio, curatore [...] «La [...] è che i critici a Venezia non [...] niente, e vale lo stesso discorso per [...] e Berlino. Se [...] crea [...] inutile andarci: perché poi i [...] pubblicheran-no [...]. Per questo io dico [...] il [...] solo così possiamo dare un [...]. A dieci giorni dalla [...] Mostra, giornali-sti, registi, curiosi e addetti ai lavori [...] come ogni anno alla libreria romana «Il Leuto» [...]. [...] i giudizi [...] testé conclusasi hanno evidenziato umori [...] schieramenti. Che Mostra è stata? Soddisfacente, [...] so-pravvalutata, isterica? Ognuno ha detto la [...] ma tutti si [...] la stampa, o meglio [...] cui i giornali (e anche la tv) [...] dal Lido. Troppa chiac-chiera [...]. ///
[...] ///
È vero che la Mostra [...] Venezia, e con essa [...] da qualche anno sono [...] specchi deformanti. Rispecchiano [...] di un cinema forte, [...] «gla-mour», sacrificando [...] (intesa in senso lato) [...] ricerca, della scoperta, della novità. Ma è giusto che un [...] faccia da cassa [...] in contemporanea? Forse ha ragione Miccichè quando suggerisce, ridimensionando la discussio-ne, che «la vera abilità [...] un direttore consiste nel rendere [...] importante un film [...]. Felice Laudadio IL DECLINO DELLE SCENE USA Langue la creatività sui grandi palcoscenici e [...] il formalismo che insidia anche i maestri [...] Judith Malina: «A [...] il teatro è morto» [...] Meredith Monk, [...] la grande onda è [...]. [...] si salva la danza Nella [...] grande, [...] di [...]. In alto a sinistra, Judith Malina; [...] Meredith Monk MARIA GRAZIA GREGORI [...] da quando, in un [...] al Festival di Avignone, Ju-lian Beck, fondatore [...] Judith Malina del mitico [...] aprì le porte della [...] cui si rappresenta-va [...] invitando pub-blico e attori [...] stra-da, luogo privilegiato degli scontri e della [...]. Di quel-la grande fiammata, [...] anni prima, di quel radicale rinnovamento che [...] si è propagato nella [...] la «ditta-tura» di [...] che cosa ri-mane oggi? Morto [...] si-lenzio uno dei «padri» [...] happening Michael [...] or-mai trasformato in un [...] di lusso del teatro del mondo Bob Wilson; [...] Meredith Monk (mentre il suo compagno di [...] Ping [...] lavora un [...] dappertutto facendo un teatro [...] così come il Tea-tro Campesino [...] dove non è riuscito [...] coreografica il genio di Lucinda [...] ; quasi atterra-to da [...] con difficoltà di parola Joseph [...] si può ricor-dare di [...] teatro durata circa [...] Qual-che spettacolo provocatorio di Peter [...] peraltro ormai catturato [...] del gran-de mestiere (e [...] come Salisburgo), [...] commovente rigore del [...] e poco più. Un noto agente e [...] Andres [...] è lapidario: «Non [...] più nulla. Le cose Usa interessanti [...]. Il nuovo teatro sembra [...] altrove. Incrollabile, inve-ce, Judith Malina, [...] New York e [...] difende le sorti di [...] di «ragionare politica-mente». Sostiene: «Ho visto della [...] fuori dai grandi teatri. A [...] al mio ritorno negli Stati Uniti, [...] ho proprio messo piede. Il teatro che mi [...] colpisce di più è quello che si [...] strada o nelle prigioni con grandi diffi-coltà [...]. È il teatro che [...]. Noi, per esempio, recitiamo [...] spettacolo Non in nome mio contro la [...] per la strada. Lo abbia-mo fatto anche [...] e non è certo [...] gente è favorevole a questa barbarie». Per comprendere come si [...] massima creativi-tà a quello che potremmo chiamare [...] in forte crisi, è necessario creare una [...] pri-ma ondata violentemente po-litica [...] Teatro Campesi-no, [...] si è ar-rivati a [...] con-centrata sulla ritualità, su se stessi (per [...] di Joseph [...] ri-cordate la scena [...] di gruppo nel deserto [...] di Michelangelo Anto-nioni?) e [...] uno spazio scenico emozionale (Ri-chard [...] del quale -spiega Bianchi [...] trasformazio-ne che si provocava sul pubbli-co». Poi ci sono stati Robert Wilson, Richard [...] re-gisti che [...] la pro-pria visione [...] a un gruppo. Pericolo capitale il for-malismo: Bob Wilson [...] met-te in scena Ibsen sia pure filtra-to [...] Susan Sontag ma anche Büchner e Saint Exupe-ry; [...] che firma [...] da tre soldi del [...]. Già negli anni Ottanta, [...] fatto strada in teatro quello che, in [...] su di un quotidiano, Furio Colombo ha [...] dei mali della cultura americana: la stanca [...] che è già stato. Il teatro non fa [...]. Per trovare qualche spunto [...] di là delle eccentriche performance nei locali [...] gay, di quella delle donne e di [...] por-toricana), bisogna -secondo Barbara Lanati docente di Let-teratura [...] Torino -fare riferimento a un «ritorno alla [...] un modo analitico di guardare, sia pure [...] alla realtà». Oltre agli ormai [...] Sam [...] e Da-vid [...] continua a essere rappresentato, con [...] di pubblico, il vecchio Arthur Miller. Ma i casi come [...] Gray, attore e regista, [...] pubblicato anche in Italia [...] Garzanti, [...] prima con un tavolino, una sedia, una [...] mette di fronte a un pubblico e [...] e, poi, rielabora il tutto per [...] in narrazione, sono rari». E tutti gli altri, [...] sulle nostre sce-ne? «Approdano a università lontane [...] New York, in Colo-rado, in California o nel [...]. ///
[...] ///
Così [...] man show di ieri ora [...] il disagio [...] teatrale. ///
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[...]. E testi durissimi ma [...] NOSTRO SERVIZIO ALFIO BERNABEI LONDRA [...] del nuovo nel teatro [...] dalla ridefinizione post impe-rialista della cultura e [...]. Un gruppo di giovani [...] in campo aprendo degli squarci, con un [...] da dare [...] di violenza scatenata, vo-glia [...]. ///
[...] ///
Sono picco-nate di [...] verso [...] più vera e più ricca [...] piano sociale e ses-suale. Dicono: [...] veramente per ciò che siamo [...] che potremmo essere. ///
[...] ///
Le opere teatrali che scrivo-no [...] una forza ruvida, animale, una struttura tagliente che pur [...] come archetipo Look back in Anger di John Osborne [...] più da vicino Lord [...] the [...] (Il signore delle mosche), proprio [...] se [...] delle certezze britanniche si fosse [...] in qual-che parte di giungla e lì, per sopravvi-vere [...] vivi, si rendesse necessa-rio ferirsi [...] cercare nuovo nutrimen-to essenziale e far valere solo delle [...] di fondo. Una componente di otti-mismo [...] teatro febbri-citante [...]. Questi giovani autori, sfuggendo alla [...] nichilista del «no future» così di moda fino a [...] decina [...] fa insistono [...] di valori umani positivi. Contano i legami [...] i sentimenti della lealtà. Dopo spettacoli che sembrano [...] elettriche, il pub-blico generalmente lascia la sala [...]. Gli autori più affer-mati [...] leva sono Mark [...] Patrick [...] e Sarah Ka-ne. Rispetto ad un teatro [...] Harold Pinter ed Edward Bond) che a [...] in Germania o in Francia in ter-mini [...] è rimasto ancorato a [...] questi [...] autori presentano degli scostamenti importanti. [...] autore di Shop-ping and [...] è entrato in campo [...] con Faust, anche [...] in [...] mentre la Kane ha [...] dentro [...] allucinata dalle droghe, una [...] se i topi, il testo specifica, devono [...] devono perfino ballare). [...] ha appena messo in [...] ultimo lavoro al [...] di Londra intitolato [...] (borsetta) tratto da The [...] Earnest di Oscar Wilde. La Kane ha portato [...] Londra [...] Edimburgo il suo [...]. [...] tratta la questione dei genitori [...]. La famosa tazzina da thé, [...] della tranquillità inglese, viene usata per [...] desti-nata a dare un figlio [...] una coppia le-sbica. [...] mette in questione la [...] la quale solo dei genitori etero hanno [...] dei figli e batte sul fatto che [...] genitori a venire spes-so accusati di molestie [...]. La Kane, come già [...] dove una donna si [...] membro maschile per essere più vicina al [...] trattare il [...] sessuale, uno dei temi [...] autori. Il clima in cui [...] questo teatro è emerso gradualmente negli ul-timi [...] al con-cretizzarsi del fatto storico che [...] del comfort e della [...] in senso geopoliti-co, ma non [...] popo-lare, come pure [...] del [...] dove tutti potevano star [...] alla tomba», come diceva il motto -è [...]. Il conser-vatorismo [...] rivelato un fallimento sociale per [...] suoi aspetti di-visivi e per [...] della povertà. La cultura grintosa, venata [...] disgustato molti giovani che non si sono [...] es-sa. [...] fatto [...] il discorso [...] di identità con atti dimostra-tivi, [...] punk, [...] di intere strade per fer-mare [...] auto) sia come sfida alle con-venzioni dominanti, sia per [...] trionfa-re il diritto alla diversità di esperienze nel quadro [...] una più onesta dialettica sociale. È un discorso che ha [...] fortissima nel teatro. E nel pub-blico. ///
[...] ///
E nel pub-blico.

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Il progetto è senza scopo di lucro, ma purtroppo le spese sono ingenti. Da alcuni anni IdMiS - Istituto della Memoria in Scena (ONLUS) -, anche grazie al Comitato promotore Fondazione Giovanni Frediani ed all'Associazione Culturale Controtempo, ha investito molte risorse sia monetarie che umane nella progettazione del sistema, nella traduzione digitale del proprio patrimonio archivistico, bibliografico - specialmente dell'emeroteca -, biblioteconomico, e museale; in assenza di un contributo pubblico minimamente adeguato ci vediamo costretti a chiedere alle biblioteche che vorranno aderirvi ed indirettamente agli utenti la condivisione dei costi e/o la partecipazione attiva all'elaborazione delle unità bibliografiche che ciascun ente vorrà inserire per il prestito digitale interbibliotecario.
Il sistema condivide già oltre settecentomila Entità Multimediali, di cui gran parte afferenti alla Biblioteca digitale.

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La digitalizzazione/elaborazione dal cartaceo alla Biblioteca Digitale, relativamente all'emeroteca riguarda (in parentesi quadra consistenza detenuta ed altre annotazioni; * ove lavorazione tuttora in corso):

Periodicità non quotidiana


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Cinema Nuovo [serie quindicinale 1952-1958]

(192)

Città & Regione [1975-1976*]

(190)

Civiltà cattolica [1850-2000*]

(144)


(198)

Interstampa [1981-1984*]

(198)

Marxismo Oggi [1988-1991*]

(197)

Nuovi Argomenti [1953-1965]

(183)

L'Orto [1937]

(161)

Paragone. Arte [le serie dirette da Roberto Longhi, 1950-1970]

(190)


(185)


(203)

Rinascita [1944-1962 mensile, 1962-1989* settimanale, marzo 1989 numero 0 direttore Franco Ottolenghi, 1990-1991* Nuova serie direttore Asor Rosa]

(86)

Teatro in Europa [1987-1997*]

(203)

Vita cecoslovacca [1978-1984*]


(203)

Quotidiani

Avanti! Quotidiano del Partito Socialista Italiano [1943-1990* edizioni di Milano e Roma]

(203)

Brescia Libera [1943-1945]

(159)

Granma. Organo oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba [1965-1971*, 1966-1992 riduzione del Resumen Semanal]

(192)


(205)

Ordine Nuovo [1919-1925]

(63)

Corriere della Sera [1948* annata completa «Nuovo Corriere della Sera»]

(195)

Umanità Nova [1919-1945]

(169)



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Eventuali segnalazioni dei propri interessi potranno influire sulle priorità di lavorazione. Per un elenco di tipologie differenti (monografie, enciclopedie, materiale discografico e non book material) o delle consistenze minori, oppure per informazioni sul prestito bibliotecario/interbibliotecario: .