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Lo abbia-mo toccato con [...] torture in Somalia. Abbiamo vi-sto quelle immagini [...] cadu-to il mondo addosso. Leggere non è come [...] violentano altri uomini. E non è più [...] chi di-ce che è tutta una montatura. Più in piccolo, lo [...] anche per le violenze quotidiane e le [...] sì perché av-vengono ancora -anche oggi mentre [...] vio-lenze e di stupri, in Somalia -nelle [...]. /// [...] /// Piccole violenze e sopraffazioni [...] sepolte là dentro. Si sta zitti per [...] Ferdinando Camon quando assimila [...] di giurispru-denza, a Roma, [...] orrendo e assurdo, con quella con cui [...] pa-rà della Folgore o di altri corpi [...] si fa perché è così da sempre. Arrivi alla caserma per [...] di isolamento e hai subi-to chiaro che [...] un mondo a parte, che si spezza [...] pause. Capisci che lo devi [...] modo possibile e che il fine principale [...] lon-tane come un miraggio. Capisci anche che lì [...] stanzoni che nella stragrande maggioranza sanno ancora [...] pecorino stipato negli armadietti e, in molti [...] e di pover-tà, esistono altre regole. Diverse da quelle del [...]. E intuisci che esiste [...] ci sono rituali pre-stabiliti, gerarchie che non [...] che vedere con il grado effettivo, bensì [...] sofferenza, di stress, di solitudine. /// [...] /// Suicidi, botte, giochi violen-ti, [...] con cui tutti convivono. Il «blok», ad esempio, [...] da un «vecchio» alla «burba» fresca fresca [...] Car, [...] deve ancora contare la stra-grande maggioranza dei [...]. Se disobbedisci sono cazzotti [...] schiena, nel ventre», racconta un giovane bersagliere. E lo fa perché [...] «nonni» le parti si inverto-no. /// [...] /// Se trasgredisci devi fare [...] lì, dipende, posso-no continuare a picchiarti. Quello fa male perché [...] nello sforzo e si arriva un pugno [...] stramaz-zare al suolo», aggiunge un al-tro che [...] naja. Giovanni è stato pestato [...]. Ha perso la milza. Era da due mesi [...] bersaglieri Macelli di Bologna. [...] suo torto è stato non [...] perfettamente il «book». /// [...] /// Mi sono ap-pena mosso [...] ha picchia-to alla pancia, dalla parte sini-stra. Un cazzotto solo, fortissi-mo. Poco dopo mi sono sentito [...] mi hanno portato in in-fermeria. Poi hanno visto che [...] mi hanno trasporta-to al [...]. Lì mi hanno operato, [...] la mil-za». Adesso Giovanni sta meglio. Non dovrà più tornare [...] dove vige la regola del «blok». Anche il suo capo-rale [...] ha terminato il servizio militare. È stato de-nunciato. I loro commilitoni, però, [...] suffi-cienza le distanze da quello che è [...]. Dicono che se [...] non succede nulla di [...] cosa vuoi che sia. Che la naja è [...] e che uno spera che finisca pre-sto [...] una perdita di tempo e che può [...]. Ecco come lo racconta [...] ancora deve «scon-tare» sette mesi: «Quando il [...] nonno ti urla in fac-cia [...] se non tu fermi [...] la tua strada sei perduto. Pugni, come minimo. Ma a volte ti [...] ti blocchi [...]. Il [...] non è il frutto [...] oggi, lo facevano [...] fa in tutte le [...] ha detto mio cugino. Quando ti va male, [...] terra a fa-re le flessioni e il [...] in groppa e comincia a [...] di pugni. E molti finisco-no in [...] rac-contano la verità. Dicono di es-sere scivolati [...] co-me prima». [...] nazionale ge-nitori dei soldati in [...] ob-bligatorio di leva [...] de-finisce quanto è accaduto a Bo-logna «una triste consuetudine di tutte le caserme italiane, con [...] tacita dei supe-riori». E aggiunge: «Prove di [...] accadere perché vi è una vile convivenza [...] non dire complicità, di molti co-mandanti e [...] di mobilitazione totale ma esaspe-rata introdotta dal [...] ministro della Difesa a cau-sa della questione Albania». Solo per i capi [...] esiste. Non vedono il «blok», [...] «cucù», un altro «gioco» che fanno gli [...]. A volte per ore. Uno sfinimento tota-le». Poi aggiunge: «Lo fanno [...] giovani. Con chi ha ventisette [...] è lau-reato non ci provano nemme-no perché [...]. I comandanti tollerano queste [...]. È un pedaggio da [...]. Prima o poi capita [...] stare al gioco. Ma non ci sono [...] da uomini duri. Ogni giorno in caserma [...] chi si fa fare la branda perché [...] stanca» (che sta, cioè per finire il [...] chi si fa lucidare gli anfi-bi, chi [...] in branda la colazione. Sono tante le pic-cole [...] il fatto drammatico è che tutti, o [...] norma-li. Per quasi tutta la [...] militare, da anni, la musica è quella. Marco, congedato da sottote-nente, [...] il «bro-do di cultura» nel quale si [...] in tutte le caser-me. Ci dicono che è [...] e che non si deve cam-biare lo [...]. Ce lo dicono anche [...]. È un retaggio antico [...]. Non sono cattivi i [...] che è stato sempre così, hanno subìto [...] de-vono subire tutti. È una specie di [...] niente virtuoso, che si ripete, anno dopo [...] provoca dan-ni enormi alla stessa credibilità [...]. Io ho fatto [...] ufficiale) perché sono laureato e [...] lo potevo per-mettere. Ho segnalato un sacco [...] problemi delle came-rate, ma mi hanno sempre [...] così da sempre, mi dicevano. Forse, se un giorno sarà [...] riformare davve-ro questo esercito, se sarà possi-bile dare a [...] gli strumenti per capire, allora cambierà an-che la cultura [...] caserme. Ma deve cambiare anche [...] chi comanda. E invece, non è [...] le stesse cose che ho visto me [...] mio padre che ha fatto il servizio [...]. Omertà, dunque, o al [...] ciò che succede sotto i propri occhi. È un [...] questa la filosofia di [...] e ha ragione, di nuovo, Camon, quando [...] ieri, che «La mo-rale omertosa è creata [...] loro. Se ha invaso in [...] e così profonda, un corpo [...] del nostro esercito (Camon [...] scandalo della Somalia, ma il discorso si [...] piccole violenze quotidiane) è segno che [...] morale la contrastava: non [...] non civile. Questi sol-dati hanno operato, [...] e a uccidere, in un De-serto Morale. [...] è stata la loro fede, [...] loro salvezza». Quando si arriva alla [...] spesso succede che da subito venga lanciato [...] fin da quando si è ancora sul [...] una piccola, in-significante recluta e devi «mo-rire» [...] a quando la stecca non è finita. Te la sbatto-no in [...] la stec-ca, per farti capire che non [...]. Potranno es-sere meno scomodi [...] a regole antiche e cru-deli e mano [...] il tuo essere recluta e divente-rai, a [...]. I ragazzi che stanno [...] sanno, lo dico a ogni adunata: non [...] così come non tollero chi mette a [...] violenze fra le mura [...]. La consegna è il silenzio [...] CON la fidanzata al mare. Magari in un mo-mento [...] le fatiche di un processo alla Cupola [...] ergastoli. Era un trofeo che [...] galleria di Co-sa Nostra. E che per fortu-na [...] e alla prontezza di [...] carabinieri della scorta. La vittima de-signata, Luca [...] trentadue anni, piemme a Caltanissetta, [...] giudice ragazzino che il multiforme sistema dei [...] criminali si è trovato di fronte, in-tollerabile [...] voglia di impuni-tà. La memoria va a [...] che aveva qualche anno in più quan-do [...] Rosario [...]. Era il settembre del [...] sostituto procuratore ad Agrigento, [...] poco alla volta del palazzo di giusti-zia [...] Canicattì dove viveva con i genitori. La [...] auto, senza scorta, un [...] per incuria altrui un [...] per [...] volontà, ven-ne affiancata da una [...]. E in un attimo i [...] aprirono una caccia [...] dalle sequenze terribili e indimenticabili. Dalla sparatoria sulla superstra-da fino [...] a piedi [...] bruciata dal sole estivo, al [...] di grazia e alla fuga. [...] aveva 38 anni, ma [...] rendersi perico-loso per le cosche molti anni [...]. A soli 28 anni [...] i primissimi a scavare nel potere mon-tante [...] assoluta-mente incontrastato) dei famosi cavalieri del lavoro [...]. Il suo assassinio divenne [...] marchio incancellabile non solo sugli orrori ma-fiosi [...] inso-lenza eccellente di France-sco Cossiga, presidente della Repubblica [...] attaccare in pub-blico, lui presidente del Consiglio [...] quei «giudi-ci ragazzini» ai quali egli -così [...] mai affidato neanche [...] della propria casa di [...]. Pochi mesi prima di [...] la moglie e la scorta nella strage [...] Capaci, Giovanni Falcone scrisse in un momento di amarezza [...] Stampa [...] chi si sarebbe ricordato [...] qualche anno di Rosario [...]. E per ironia fero-ce [...] mentre «Il giudice ragazzi-no» dedicato a [...] veniva presentato al Salo-ne [...] Torino, giunse con un tam tam mozzafiato [...] strage di Capaci. Quella strage, e quella [...] via [...] che fe-ce a pezzi Borsellino [...] scorta, produssero pe-rò altri [...]. Luca [...] fu tra que-sti. È in quella stagione [...] vincendo le resistenze fa-miliari, parte [...] dalla sede di Venezia, [...] dopo il concorso in magi-stratura, e chiede [...] a Palermo. Di-venta subito scomodo per [...] agguerrite. Fino a diventare pubblica [...] proces-so per la strage di Capaci. La [...] è oggi una storia simbolica. Di nuovo la scelta [...] come in quel settembre del [...] nel pieno di un [...] giu-stizia, con i magistrati og-getto di polemiche [...] di estese zo-ne del mondo politico. Sullo sfondo, ancora e [...] tra legalità e illegalità che continua negli [...] dirette e brutali oppu-re passando per le [...] argomentazio-ni. MA SULLO SFON-DO [...] anche [...] che non è solo retorica [...]. [...] la storia di chi -come [...] torinese Caselli, come il vicentino [...] dopo i [...] o prima dei trenta -va [...] sfidare la morte in [...] regione del suo Paese. Per conti-nuare il lavoro [...] che non ci sono più. Per liberare dalla vio-lenza [...]. Così, a ben ricordare, [...] di [...] straziato dal dolore, aveva [...]. Anche se agli italiani [...] presidente degli italiani non avrebbe affidato in [...] propria casa di campa-gna. /// [...] /// Anche se agli italiani [...] presidente degli italiani non avrebbe affidato in [...] propria casa di campa-gna. (0)
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