Quel terribile destino è [...] che rimane, alla fine della vita. Nel 1977, scrivendo [...] una generazione dopo, Bettelheim sottoscrive [...] rassegnata diagnosi di Elie [...] «Quelli che non hanno vissuto [...] non sapranno mai che cosa sia stata; quelli che [...] vissuta non lo diranno mai; non veramente, non fino [...] fondo. [...] appartiene ai morti e il [...] non si riconosce nelle immagini e nelle idee che [...] di [...] . I sopravvissuti non contano, non [...] mai contato . Oggi la gente si [...] loro assassini». [...] reagisce così di fronte [...] di strumentalizzazione e banalizzazione della tragedia ebraica, [...] cultura di massa; ai quali se ne [...] appropriazione e di invadenza: [...] divenne [...] scrive ancora [...] la terra di nessuno [...]. Tutti ci attingevano a [...]. Quanto alle testimonianze, meglio [...] morti, frammenti recuperati, manoscritti dissepolti: archeologia dello [...]. I sopravvissuti non hanno più [...] «Tante volte ho provato [...] confessa Bettelheim [...] quello che prova Elie [...] che [...] cosa da fare sia rinchiudersi [...] silenzio». Ma nel 1990, [...] stesso della [...] morte, Bettelheim dà alle stampe [...] raccolta di saggi (che nello stesso anno appare anche [...] Italia) ed è, ancora una volta, una forma di [...] sui generis e comunque un tentativo di spezzare il [...] e far udire ancora una volta la propria voce. Se il titolo, La Vienna [...] Freud, ricollega la fine al principio tracciando un [...] alla vita di Bettelheim, la disposizione interna [...] un percorso rettilineo in cui [...] estrema non si colloca [...] iniziale della vita ma ne riempie [...] i lunghi anni dopo [...] quando la sindrome del [...] tutta la [...] drammaticità. Il brano intitolato Figli [...] sembra un pretesto per esprimere [...] ancora una volta attraverso esperienze e parole [...] la disfatta del prigioniero che [...] è mai uscito dal Campo. Non è diffìcile individuare fra [...] righe, che sono le ultime da lui redatte, le [...] di [...] confessione: «È [...] di dare un nome e [...] forma a ciò che ci opprime tanto crudelmente a [...] a seppellire questa cosa così in profondità da non [...] più raggiungere. ///
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Non è diffìcile individuare fra [...] righe, che sono le ultime da lui redatte, le [...] di [...] confessione: «È [...] di dare un nome e [...] forma a ciò che ci opprime tanto crudelmente a [...] a seppellire questa cosa così in profondità da non [...] più raggiungere.