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La necessità di tradurre alcuni [...] ha fatto slittare al 29 settembre [...] preliminare nel corso della quale, [...] conclusione [...] sui [...] il giudice Claudio [...] avrebbe dovuto decidere sulla richiesta [...] rinvio a giudizio di sette ufficiali e [...] argentini accusati di [...] ucciso [...] di origine italiana. Imputati sono il comandante Guillermo Mason Suarez, [...] dei fatti responsabile della [...] di Buenos Aires, Juan Carlos Girardi, capo [...] di Tigra, Omar Santiago Rivera, capo della IV [...] della capitale argentina e i sottufficiali Julio Roberto Rossin, Alejandro [...] Josè [...] Porchetto e Omar [...]. La documentazione (in inglese, [...] è stata depositata dalla parte civile a [...] prodotti dal [...] Antonio Marini. Intanto il vescovo argentino [...] il monsignor Miguel E. [...] ha smentito di essere [...] nella richiesta inviata al [...] Grazia e Giustizia italiano perché sia aperto nei [...] Pio Laghi (ex nunzio apostolico in Argentina) [...] per complicità nella morte di numerosi [...]. Lo afferma, in una [...] «Il Regno» dei Padri [...] di Bologna, lo stesso Laghi. Quando seppe delle violazioni [...] sostiene [...] era in corso la [...] Santa Sede tra Cile e Argentina per il Canale [...] Beagle e si chiede se valesse la pena [...] di farla fallire. Circa il fenomeno [...] Laghi afferma che «quello che [...] accaduto davvero [...] ho saputo quando in Argentina [...] ero più. Sul finire del 1979 [...] la violazione dei diritti umani fosse sistematica [...]. Per gli italiani rinviata [...] preliminare La testimonianza che segue [...] tratta dal libro «Ni el [...] de [...] di Juan [...] e Mara La Madrid, edi-zione Planeta. Mi chiamo Andrea Suárez Córi-ca. Sto per compiere 30 [...] aveva mia madre quando è stata sequestrata, [...] dalla Triple A. Sono spo-sata, non ho [...]. Per me, figlia di una [...] la maternità è un grosso problema. Un altro pro-blema è arrivare [...] età. Stu-dio psicologia, ma vado a [...] mi domando se posso vivere più a lungo di [...] madre, se posso [...] e restare in vita, se [...] fi-glia piò sfidare [...] madre. E poi [...] il nostro rapporto troncato [...] giorno [...]. Anche se conservo dei bei [...] di mia madre, la [...] morte continua a sconvolgermi. Da più di un [...] restare incin-ta ma non ci riesco, e [...] non sia perché ho paura di te-nere [...] le braccia e di sentir-mi di nuovo [...]. [...] per-ché avevo otto anni quando [...] successo. Stavo imparando a essere [...] donna, insieme a lei. Ma tutto questo si [...]. Mia madre lavora-va alla Camera [...] deputati e [...] della Plata. Il 6 aprile del 1975, [...] una domenica, uscì [...] alle 9 di sera e [...] dalla stazione. Stava an-dando a prendere [...] Ariel, che era stato a Bue-nos Aires a [...]. Secondo un testimone, sei [...] arma-ti, la intercettarono. La mamma si aggrap-pò a [...] colonna ma fu inutile. Il giorno dopo qualcu-no [...] spiaggia di Los [...]. Aveva le mani legate [...] e segni di tortura. I miei genitori erano [...] lunedì successivo mio padre venne da noi, [...] face-va mai e che mi fece felice. Ci dis-se che la [...] un incidente con il taxi e che [...]. Non molto tempo dopo [...] era morta. E non so bene [...] o dieci anni, frugando dentro una scatola [...] a casa di mia nonna, trovai un [...] dove si diceva che una giovane donna [...] e il cadavere ritrovato sulla spiaggia di Los [...]. La chiama-vano Lucia invece [...] Luisa, [...] ca-pii subito che era la mamma. [...] mio padre e mia non-na [...] diedero qualche spiegazio-ne, ma senza collegare la morte della [...] alla [...] militanza. Fino a poco tempo [...] a questa versione. Ricordo che una volta [...] tre seduti sul letto, io pian-gevo e [...] cosa [...]. Finì lì e in [...] parlammo più. Ci hanno cresciu-to i [...] non [...] stata una sola volta [...] di mamma, magari riuniti a pranzo. Questo silenzio divenne una cosa [...] accettata da noi figli. Ma litigavamo spesso e [...] odio tra le quattro pareti di casa [...]. La situazione politica era durissima, [...] governo [...] degli assassini. Ma questo [...] scoperto solo da un paio [...] perché nessuno mi ha spiegato mai niente finché non [...] comin-ciato a parlare con gente che face-va politica. Ho passato quasi [...] nella totale ignoranza, ma [...] da [...]. La colpa è di [...] voluto che sapessimo. È solo da un [...] com-pagno di mamma mi ha racconta-to che [...]. Faceva [...] e studiava teatro. Mio marito, che fa [...] ha contribuito moltissimo a sve-gliarmi. Una volta mi ha [...] chi fosse [...] di mia madre e [...] che, al ritorno dal suo funerale, qualcuno [...] muro con lo spray che un certo Gastón Ponce [...] aveva pagato per la [...]. Nel 1989 incontrai per [...] di mamma che mi ha messo in [...] persone del suo giro, ma nessuno mi [...] potuto dire della [...] militanza. [...] mi raccontò soltanto che [...] erano incontrate al supermercato e mamma le [...] «Non farti vedere con me, mi stanno cercando». /// [...] /// È stato [...] insomma, che ho cominciato a [...]. Pri-ma pezzi della [...] vita quotidia-na, poi, recentemente, [...] Giornata della memoria che ab-biamo organizzato [...] ho incontrato i suoi [...]. E poco tempo fa [...] un testimone del suo rapimento, un ferroviere [...] fronte a noi e che, quella notte, [...] e ha assistito al seque-stro. Me ne ha parlato [...] mia madre. Mi chiedo perché [...] fatto solo ora. Con la non-na materna [...]. Parliamo spesso di [...] e cerchiamo di immaginarci [...] a 51 anni. La nonna non ha più [...] figlia che possa [...] ma un giorno, quando non [...] sarà più, prenderò io il suo posto. La sorella di mia [...] Buenos Aires. Quando ci fu la [...] fece la pratica per cambiare nome. Penso che [...] fatto per paura e non [...] giudico, ma non capisco perché non me ne abbia [...] parlato. Mi avrebbe fatto bene [...] mi aves-se detto che aveva paura ma [...] comunque [...] sorella e che vuole [...]. Invece così ha reso [...]. Si è chiusa nella [...] paura, paralizza-ta, e in qualche [...] persa. Il fratello di mamma [...] militante radicale, ma non parliamo mai di [...]. Quando gli ho portato [...] Gior-nata della memoria, ha detto che non [...] avessero ucciso la mamma. E mia zia ha [...] «Luisa era peronista ma portava i jeans americani». Quando sono uscita da [...] sono detta: «Mia madre sarà orfana dei [...] di [...] madre, se non la [...] Giornata, ma non dei suoi fi-gli». Da quel giorno non [...] visti. Mia nonna ha 76 [...] benissimo perché le hanno ucciso la figlia. Questo è il silenzio [...]. Poi [...] il silenzio della socie-tà, che [...] ancora di più. Non [...] mai stato un riconoscimento ufficiale. Ho frequentato sempre lo [...] alle su-periori, e mia madre la conosce-vano [...]. A scuola doveva-no sapere [...] successo, ma hanno sempre fatto finta di [...]. Al liceo non ho mai [...] parlare di [...] o della dittatura. Non ho mai incontrato un [...] di [...] a scuo-la, al corso di [...] o in palestra. Il solo modo che [...] abbiamo di elaborare quello [...] è [...]. Dei fatti -la sparizione, la [...] -non [...] traccia. Bisogna comin-ciare a parlare, [...] i vuoti, le lacune. Una volta ho sognato che [...] per [...] e [...] un incidente. Vedevo una bambina per [...] mamma che piangeva, poi la bambina e [...] confonde-vano, e non si sapeva più chi [...] avuto [...]. Ripenso spesso a questo [...] domando chi è morta, se lei o [...]. [...] dei figli di [...] ho imparato a non sentirmi [...] davanti [...] dei colpevoli. Davanti a [...] che parla alla tv, [...] Bussi, responsabile di 600 rapimenti a [...] davanti a [...] il gi-necologo torturatore. Con [...] cerchiamo di farci ascol-tare [...] della società che dice: «Perché rivangare il [...]. Per noi non è [...] restano, [...] re-sta, il dolore resta, [...]. Quello che è successo [...] non è solo un affare di fami-glia. È successo a trentamila [...]. Non posso lottare da [...] memoria della mia vecchia, ma devo impegnarmi [...] per me. Quando avrò dei figli, [...] nonna. Lo farò per la [...] memoria e per la mia [...]. Andrea Suárez Córica (traduzione di Cristiana Paternò) [...] de [...] Contrasto [...] «Ora ho [...] di mia madre quando è [...] assassinata. [...] le madri di plaza del [...] ostinate sostenitrici della memoria [...] cioè rapiti e uccisi dai [...]. Poi ci sono state [...] Pla-za de [...] donne che hanno de-dicato [...] alla ricerca dei nipoti, strappati alle madri [...] e spesso adottati dai [...] stessi uomi-ni cioè, che avevano ucciso i [...]. Ora in Argentina si è [...] di quei militanti e intellettuali [...] degli anni [...] che il regime ha fatto [...] impietosa-mente scomparire. E questi figli hanno [...] storia in un libro, ancora non tradotto [...] titolo suggestivo [...]. Lo hanno curato Juan [...] uno dei più importanti [...] Mara La Madrid, psicanalista. Luciana Castellina eurodeputa-ta, presidente [...] economiche esterne del Parlamento europeo, di recente [...] in Argentina, è entrata in contatto con [...] dei [...] e ha portato in Italia [...] dal quale abbiamo tratto la testimonianze pubblicata [...]. /// [...] /// Cominciamo dagli inizi. Come nasce [...] dei figli dei [...] «Le 30. Erano molte le donne [...]. [...] le hanno fatto partorire, [...] di loro, hanno tolto i bambi-ni che [...] da alcune famiglie degli stessi militari. Pare che quei militari abbiano [...] la [...]. Sono questi i giovani [...] «No, di quelli si sa davvero molto [...]. Loro sono stati i soggetti [...] anni. Una storia che vale [...] raccontare. [...] di Plaza de [...] li hanno cercati con ostinazione [...] alcuni di loro so-no anche stati rintracciati. Queste [...] con tutte le precauzione possibili, [...]. La loro motivazione era [...]. [...] di quei ra-gazzi e [...] le loro storie, non potevano sparire insieme [...]. Era giusto che ciascuno [...] conoscesse, era importante, [...]. Per questo hanno fatto una [...] che può apparire crudele. E che per questi [...] lo è stata. Quando [...] oggi hanno circa 20 [...] non erano assolutamente a conoscenza della loro [...] loro che i militari non erano i [...] erano gli assassini dei loro genitori». [...] di verità [...]. [...] di Plaza de [...] avevano una fi-nalità ben precisa: [...] consentire [...]. Allora i giovani che [...] che i militari non [...] strappare alle loro famiglie, malgra-do [...]. [...] per un motivo o [...] senza sapere esattamente la loro storia e [...] padre o della loro madre. Questi giovani si sono [...] informale e hanno scoperto di avere un [...]. Ancora una volta quello [...] di una identità sconosciuta e [...] la storia argenti-na, per come si è svolta, e [...] svolge [...]. [...] non è andato veramente a [...] nella conoscenza della [...]. Gli argentini non hanno mai [...] i militari. Non hanno mai [...] dittatura. Del resto spesso le [...] hanno taciuto e nascosto [...]. Basta pensare che i [...] sole testimonianze, i soli dati che si [...] conservati dal-le madri o dalla nonne di Plaza [...]. Il valore di questa [...]. /// [...] /// Si tratta, quindi, di un [...] politico? «Non proprio, sono giovani che hanno scoperto di [...] bene assie-me e di [...] condurre insieme una [...]. Una ricerca che potrà avere [...] influenza [...] che gli argentini hanno di [...] stessi [...]. Due terrorismi rispetto ai quali [...] governo argentino mantiene una [...]. [...] questo modo, il [...] a riappropriarsi di nessu-na identità. Questa voglia di sapere e [...] conoscere dei figli dei [...] potrà avere una influenza su [...] militari al quello attuale senza un [...] politico. Non dimentichia-mo che i [...] in se-guito alla sconfitta delle [...]. [...] stato solo un ricambio di [...] non un vero e proprio cambia-mento. /// [...] /// Una ricerca di [...]. /// [...] /// Una ricerca di [...]. (0)
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