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E la morte e i [...] funebri restano essenziali [...] di tutte le culture Dalla [...] 3. Scoprendo (o inventando) [...]. Chi va rassicurato, il [...] vi-vi? Nel III secolo a. [...] della Ci-na, fece fabbricare un [...] di 7. Sono dolci e [...] i sarcofagi etruschi [...] in pietra del defunto. Conso-latori per i vivi i [...] euro-pei monumentali [...] come lo struggente [...] Walhalla» londinese. [...] riti funebri: da leggere, [...] risate, nel «Povero Piero» di Achille Campanile [...] «Caro [...]. Senza vita I corpi di Cristo e del Che La «Deposizione» del Mante-gna, come quella [...] che [...] le asso-miglia, del cadavere del Che [...] corpi [...] di resurrezione. [...] tetrago-na di fine suggerita [...] Eliot [...] «Terra desolata»: [...] il Fenicio, morto da [...] Dimenticò il grido dei gabbiani, e il flutto [...]. Sono i «cor-pi morti» [...] di [...] de [...] «Più vero del vero», [...] in un obitorio: «Le gambe allungate, il [...] occhi fissi [...] alcuni individui sem-bravano meditare. I loro sguardi erano [...] volti avevano [...] del tempo». Memoria La Proserpina di Joyce Proserpina, [...] viene rapita [...]. [...] Proserpina anche Gretta, nel [...] «I [...] di Joyce: una sera di Natale una [...] piangere e rivela al mari-to che in [...] che le cantava la stessa me-lodia era [...]. Poi si addormenta e Gabriel [...] cosa per lei sia [...] ricordo o il pre-sente, finchè [...] lenta gli svanì nel [...] la neve cadere lieve su tutto [...]. Compresenza Un Giamburrasca [...] «Le festività dei morti [...] più felici della mia esi-stenza. La preparazione per la [...] la confezione dei dolci e dei datteri. Di mat-tina presto, mi [...] padre e mia madre al cimite-ro. Chissà se [...] se è così, un [...]. [...] lo spiega in diretta, mentre [...] «Cercò la [...] solita paura della morte e [...] la trovò. [...] Ma quale morte? Non [...] nes-suna paura, perchè non [...] neanche la morte. Invece del-la morte [...] la luce». Oggi [...] di chiacchierare con i [...] racconta al pubblico: Philippe [...] giornalista francese, ha scritto «Non [...] sul rapporto telepatico con la scomparsa moglie, Catheri-ne; Isabella Rossellini in «Qualcosa di me» descrive dialoghi altrettanto [...] fu Renzo, e la [...]. È questo che fa [...] morte diventa la proiezione della vita così [...] non come [...] indulgentemente im-maginata. Se non portiamo amo-re [...] parte», non lo sapre-mo nemmeno [...]. Rifiu-tiamo la morte perché [...] rifiutato la vita e ora non ci [...] a [...] alla continuità di questa [...] blandito e protetto per così tanto tempo. È con un rifiuto [...] che comincia la prima fase del morire. Quello che abbiamo sem-pre [...] temuto ora è una realtà. Sappiamo di avere una malattia [...] ma non ci cre-diamo e preferiamo correre da un [...] da un consulto [...] da una terapia seria ad [...] esotica e piena di pro-messe. Ad un certo momento [...] finisce e si deve fare i conti [...] gelida delle realtà: non [...] alcuna speranza. Allora la reazione sarà [...] domanda pietosa e senza rispo-sta: perché proprio [...] Si passa alla terza fase, quella del patteg-giamento. Allora chiediamo a Dio [...] e di ac-cordarci un [...] di tempo, pro-mettendo altruismo [...]. Ancora un [...] di tempo «per mettere [...] casa». Ma il tempo non [...] così si apre la quarta fase, quella [...]. Si perde inte-resse per [...] fami-glia, amici. Il mondo diventa gri-gio [...]. In silenzio, passia-mo attraverso [...]. Se in questa fase [...] saremo perdonati, le porte della morte si [...] dolcezza. Certo con ac-cettazione. La quinta fase è [...] si è «visitati» da persone care defun-te. Saranno loro ad accompa-gnarci [...] più lacrime ma con una gioia profonda. E [...] finale? [...] finale è che non [...] alcun inse-gnamento: la morte siamo [...]. Noi che osserviamo con [...] la volta stellata, noi che osserviamo con [...] gli esseri impegnati nel grande gioco della [...] morte. Noi che osserviamo la [...] nostro Io, come una farfalla dal bozzolo [...] prigio-niera. In poche, folgoranti immagini, [...] delle Elegie [...] di Rainer Maria Rilke [...] solo la poesia sa fare, un nodo [...] di tutti gli uomini, di tutti i [...]. Qual è il rapporto [...] vivi ai morti, o più precisamente, i [...] E qual è il senso di quei [...] pure in forme culturali [...] diverse -come può [...] il funerale di una [...] di teste della selva amaz-zonica rispetto alle [...] un sovrano barocco o a un funerale [...] di lady Diana Spencer -sono pre-senti in [...] umane. Non esiste gruppo umano, [...] e «primitivo» in cui siano assenti espressioni [...] del cordoglio, di dolore per la scomparsa [...] della collettività. È quello che, con [...] delle scienze [...] e pene-trato poi nel [...] dice elaborazione culturale del lutto, ovvero rito [...]. Le funzioni di tali [...]. Da un lato essi [...] a comunicarsi informazioni, attraverso segni estremamente va-ri. Ad esempio, il colore [...] costituisce uno degli esempi più universali di [...]. I colori del lutto [...] eguali ovun-que -in molte culture orientali e [...] dei Mari del Sud, il colore della [...] bianco e non il nero -ma ovunque [...] contrassegnare con un colore specifico le persone [...] defunto, in molti casi il defunto stesso [...] territorio toccato [...]. In alcune cul-ture la casa [...] morto viene segna-ta con un colore che avverte [...] luttuoso che [...] colpita. Non diversamente [...] vigen-te anche da noi, [...] altri [...] chiudendo a me-tà il [...] pubblicando necrologi, inviando biglietti listati di nero, [...] dei negozi, esponendo la ban-diera a [...] facendo squilla-re le campane [...] e mesti, cioè suonando la campana a [...]. Talvolta [...] ter-ritoriale del lutto raggiunge forme [...] estendendosi ben oltre i confini della casa del morto, [...] fino [...] del vil-laggio e, in certi [...] territorio che lo circonda. I Tuareg, nomadi del [...] aborigeni australiani abbandonano [...] dopo la morte di [...] tribù, perché te-mono il ritorno del suo [...]. Oltre al luogo, spesso [...] del morto viene abbandona-to. Oltre agli australiani, popoli [...] del mondo -dai Sa-moiedi della Siberia agli [...] del Giappone, dai [...] delle Fi-lippine ai [...] meridio-nale -non pronunciano più [...] defunto perché temono che questi, sentendosi chiamato, [...] i vivi. Si tratta spesso di una [...] e propria [...] di una cancella-zione della memoria, [...] oltre a non [...] il nome non si racconta [...] nulla che riguardi il trapassato. [...] più estremo è quello [...] nel Golfo del Bengala, [...] Nuova Guinea ex britannica, dove i nomi propri [...] no-mi comuni: animali, piante, locali-tà, fenomeni atmosferici, [...] tra gli Indiani [...]. [...] il tabu del nome [...] defunto alle cose con cui egli con-divideva [...]. Così nomi del mondo [...] vengono creati di [...] o presi a [...] lingue. Si può dire che [...] essendo impossibi-le nominare ciò che è passato, [...] «storia» o meglio la [...] narrazione. Essi vivono sempre in [...] che contraddice in pieno lo stereotipo dei [...] quasi paralizzati dal peso della tradizio-ne. Il che è più [...] nostra cultura, dominata da una vera e [...]. Da noi -dove si [...] qua-si impossibile legalmente cambiare nome -si continua [...] trasmettere il nome dei defunti, [...] col nome, la me-moria. Si pensi alla nostra [...] i nipoti col no-me del nonno, vivo [...]. E [...] dinastico di dare [...] al trono lo stesso nome [...] sovrano defunto. Come avviene del resto [...] i quali scelgono uno o più nomi [...] così, sullo sfondo storico della tradizione, il [...] ispirerà il cammino. Tuttavia la paura del [...] non è solo delle società pri-mitive o [...]. Anche nella nostra cul-tura [...] riti funebri, e in generale del suffragio [...] defunti, lascia trasparire un fondo di credenze [...] che i morti possano fare nuova-mente irruzione [...] vi-vi. Timore scongiurato simbolica-mente [...] di serrare i defunti [...] cui non possono «evadere» o «sconfinare». Si pensi al peso [...] alla re-cinzione dei nostri [...] oltre che alla loro [...]. Ma anche, e soprattutto, [...] del lutto che conge-dava gradualmente [...] scomparso [...] a passare da questo [...] mondo, ovvero a «trapassa-re». I diversi elementi del [...] le preghiere, i tempi stessi della sepoltura [...] aree del Mediterraneo è dop-pia: la prima [...] e definitiva a circa due anni dal-la [...] «trigesimi» e gli altri anniversari che ricordano [...] viatico che i vivi forniscono al morto [...] anima porti a termine il suo vagare [...] riposo. Molto spesso questi simboli [...] in termini cristiani di antiche conce-zioni che [...] dei morti come [...] di un fiume, per [...] dotava-no il defunto [...] dovuto a Caronte, il [...] cui restano tracce [...] dantesco, oltre che nelle [...]. In molte culture contadi-ne [...] Sud, [...] a qualche anno fa si usava, e [...] si usa, mettere nella tasca del de-funto [...]. Tutte queste concezioni riflettono [...] tra rituali laici, relativi al tessuto comunitario, [...] che spesso la Chiesa ha so-vrapposto a [...]. Elementi entrambi fonda-mentali ma [...] di-stinti [...] perché, nella no-stra come [...] i riti fu-nebri non sono riducibili tout [...] religiosi se non a costo di una [...]. Molte culture conoscono solo [...] definiremmo laici, poiché nessun dio fa da [...] dei morti e la nostra cultura stessa [...] laica della morte. In fondo in giorni [...] nel mondo folklorico non era semplice commemorazione, [...] ritorno benefico dei morti -si riflette questa [...] e di linguaggi con cui gli uomini [...] stessi nella morte. Come ha det-to il [...] Claude [...] il rapporto che gli [...] i morti rivela, in realtà, la trama [...] dei vivi. Marino [...] Vivi per per Il [...] Sposi di Cerveteri sempre Dai Samoiedi a Lady Diana [...] cerca di Aldilà Il gesto di Benigni [...] Marco Ferreri: un modo di riempire i [...] cerimonia non sacrale Quando nel rito laico [...] della croce Come si organizza un funerale [...] Come dire addio a un artista che ci [...] spiritualità sostanziale, e non formale? Rito. E a «sacro», «sacrale», [...] «connes-so, più o meno intimamente, con la [...]. [...] ne facciamo [...] della vita, della morte, e [...] anche il momento del [...] uomini e [...] quanto «non connessi intimamen-te con [...] religione e i suoi misteri», [...]. Do-po un silenzioso e terribile [...] moriva a Parigi Marco Ferreri, di professione poeta del [...] di quei poeti che badano [...] degli endecasillabi. Viveva ora-mai più a Parigi [...] Roma, forse soprattutto per il ruvido amore [...] legato per tutta la vita alla [...] francofona Jacqueline: la bella [...] tempo indossatri-ce, orgoglio innocente di chi era [...]. Morto, Jacqueline lo ha [...] Roma, rispettando quelle che era-no le sue radici [...] più [...] lui [...]. [...] chiaro, depositata nella Sala [...] passi dalla bellissima casa [...] sempre abitato, in Piazza delle Tar-tarughe: piena, [...] lui, di coraggio e di eleganze inusuali, [...] e futuro, più che di retoriche nostalgie [...] casa fatta di luce e di contrasti, [...] e dei colo-ri fortissimi dei quadri giganti [...]. Bisognava dare una forma (un [...] italiano e romano a Marco Ferreri, [...] be-stemmiatore delle forme e dei [...] consueti, tanto più di quelli da lui sospettati di [...] da lifting e maschere di bellezza per il cinismo [...] Potere e dei Poteri, quello reli-gioso compreso (vedi alla [...]. Bisognava [...] e il dolore dei [...] hanno cono-sciuto, amato, stimato, che hanno fatto [...] qualche pezzo di strada, umana o solo [...] più di tanti, aveva così biso-gno di [...] «riconosciu-to». [...] che i [...] francesi gli avevano dato [...] suoi confronti è sempre stato [...]. [...] in un caldo precoce [...] posto ai due lati della cassa chiara [...] i tanti o i pochi che non [...] a celebrare, quello sì [...] rito del Festival del cinema (giustamente a [...]. Al fu-nerale romano, ricordo [...] Marco Bellocchio, con gli occhi co-perti dagli occhiali [...]. Tra poeti, e trasgressivi, [...] ci si capisce bene. Marco Ferreri e Marco Bellocchio [...] se, in vita si fossero scritti delle [...] una parte [...] regina», «La donna scim-mia», [...] «Oh, come sono buoni i bianchi», e [...] par-te «I pugni in [...] «In nome del padre». Ricordo anche una [...] Francesca [...]. E il suo partner nel [...] «La carne», Sergio Castellitto. /// [...] /// [...] di sempre, di rabbie [...] di esagerazioni e amare in-telligenze, Paolo Villaggio. Come si fa a [...] ce-rimonia laica, fatta per [...] stessa natura più di [...] af-fermazioni, di vuoti più che di pieni, [...] si deve, e si vuole, per la [...] e tanto più di qualcuno che ha [...] emozioni e pen-sieri, rabbie, ma anche tante [...] più sostanziali che formali? Jacqueline Ferreri ha [...] il suo Marco con una musica che [...] nella Sala della Protomoteca risuona, imprevedi-bile quel [...] la voce un [...] roca di Marcello Ma-stroianni. In piedi, davanti ai [...] Veltro-ni e Gianni [...]. Parla per tut-ti, con [...] delle emozioni, che è e resta più [...] Michel Piccoli. E [...] Roberto Benigni, che en-tra quasi [...] nascosto, in punta di piedi: terrorizzato [...] e giu-stamente, che i fotografi [...] la cerimonia [...] a Ferreri, in una festa [...] Novella Duemila. [...] tocca proprio a lui [...] modo il disagio per i «vuoti» di [...] che aspetta-no ancora di essere riempiti («sì, [...] con buona pace di Nanni Moretti): passa [...] esita un attimo, non sa che fare, [...] un rapido ma ampio segno della croce. Lo ripete anche dopo, [...] cassa di legno chiaro, uscendo dal retro [...] Sala [...] Proto-moteca. Mentre Mastroianni con-tinua a [...] e per troppe volte, la stessa canzo-ne. /// [...] /// Mentre Mastroianni con-tinua a [...] e per troppe volte, la stessa canzo-ne. (0)
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