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Ida era una bambina quando [...] sul treno per il [...] Mo [...] cominciamo I [...]. Dal giugno del [...] avevo dieci anni appena. Noi vivevamo nel [...] e i miei pensarono bene [...] non era it caso che lo restassi in città. Con la mia nurse [...] campagna, in un piccolo villaggio che si [...] nella regione delle [...]. /// [...] /// Me b ricordo come [...]. [...] case, il campanile, la gente Un paesello (alato per una bambina. Tutti [...] 1 [...] , , [...] i tulli [...] Accolto con calore e semplicità Andavo anche a messa la [...] domenica, e nessuno trovava olente [...] ciclo al [...] mio [...] cosi azzurro si oscurò [...] luglio del [...]. Quel giorno mia madre venne [...] nella [...] del Velodromo [...] Lei non credeva che avrebbero [...] le donne. Era conta questa voce, [...] bambini sarebbero stati [...] dal ras [...] lamenti Lei ci aveva [...] aveva preso precauzioni. Se ne andò cosi. In un convoglio verso Auschwitz. Mio padre Invece sfuggi [...]. Viveva alla macchia nella [...] parigina, e da li mi [...]. Nessuno sapeva che mia [...] un campo della morte. Pensavamo che lasse in Germania [...] lavorate, come altri deportati, lo ero sicura di [...] una volta [...] la guerra. MI ero latta ragazzina, [...]. Vennero in due, due [...]. Con una macchina nera, le [...] della polizia. Mi ricordo che [...] vicino venne a vedere cosa [...] benché [...] mezzanotte SI. Venne anche un consigliere [...] mise a discutere con i A dodici [...]. Ma non ci [...] niente da lare. Ricordo bene che andai [...] a prendere le [...] cose, e che vedendo [...] dava sul giardino mi venne voglia di [...]. Ci pensai un [...]. F poi venne la [...]. In macchina uno guidava, [...] vicino a me. E ricordo bene, come [...] che [...] si tolse il berretto, [...] fronte con un fazzoletto e disse: che [...]. /// [...] /// [...] subito su mìo padre: [...] dove gli scrivi? Mi cucinò a dovere, [...] banalizzò, lo resistetti, e non gli diedi [...]. Ma mi ricordo di [...] realizzato di colpo [...] della cosa: [...] un legame [...] tra Parigi e quei buco [...] nella campagna del sud-ovest. Sapevano che gli mancava [...] suo nome, [...] dì [...] figlia. Mi accorsi di questo, [...]. Le racconto tutto questo [...] furono ì francesi ad arrestarmi, che erano [...] le retate e a consegnarci ai tedeschi. Anch'io, che [...] nata a Parigi e [...] a (ulti gli effetti Da 11 mi [...] dove eravamo una ventina. Lì lamia nurse tentò [...] tutto. Sì [...] lare da un curato [...] dì [...] è [...] signora che oggi conta [...]. È stata ad Auschwitz [...] 14-15 anni. Catturata dai gendarmi francesi [...] ai tedeschi, ha perso ad Auschwitz i [...]. Andando nel lager era [...] la madre e di [...] dare marmellata e paté, [...] si era portata dietro dalla Francia. Dice di [...] uscita [...] con la forza della solidarietà [...] la volontà di conservare le proprie energie, 112 maggio [...] quando i sovietici la liberarono [...] pesava trenta chili. Avverte il dovere di [...] dimentichi, «lo non 50 cos'è [...] dice. DAL NOSTRO [...] e con quello andò alla [...] tedesca. /// [...] /// La bambina è cattolica, [...]. Ma scusi, le replicò [...] chi [...] a [...] francesi. E allora, cara signora, [...] (aie io? Cori andavano le cose ai [...]. [...] giorno della [...] ritrovai dunque a [...] net campo di raccolta. Eravamo in migliaia Ira quei [...] di cemento. Ne ero più che [...]. Soprattutto perché questo avevano [...] piccoli: che eravamo II per partire verso [...] Germania [...] avremmo ritrovato i nostri genitori. Venne il giorno della [...]. Da una corriera ci [...] organizzati, direttamente nei carri bestiame. Eravamo almeno sessanta In [...]. Non c era spazio [...] respirava appena grazie ad una piccola grata. [...] una specie dì tinozza per [...] nostri biso-gni, ma si rovesciò presto. /// [...] /// In quel vagone piombato [...] e tre riotti. Una volta ci fermammo [...] la neve e i [...] che potevamo scendere per fare pipì. E quella fu la [...] umiliazioni. Era [...] convinta di ritrovare la [...] mi toccò di orinare sotto lo sguardo [...] non voltavano la testa. E [...] cosa ricordo: il treno [...] e subito, senza aspettare [...] guardie che sbloccano i [...] e spalancano ì portelloni. Un rumore tenibile, un [...] mentre i cani abbaiavano e gli ufficiali [...]. Da quella volla non posso [...] sentire un chiavistello che cigola, una porta che sbatte. Mi vengono i brividi. [...] un metro dì neve. Noi eravamo tutti scombussolati, [...]. [...] signora -aveva i capelli bianchi [...] la quale avevo condiviso un metro [...] di vagone mi gridò: Ida, [...]. Saltai giù nella neve [...] ragazze e con loro rimasi. /// [...] /// Per istinto volevo stare [...] mia età. O forse un sesto [...]. Abbandonai la signora e [...] un senso dì colpa. Non avrei potuto far niente, [...]. Anzi, per me probabilmente sarebbe [...] peggio. Ma non [...] farci, sto male quando c I penso. Questa era stata la [...]. Anzi, la seconda, perchè [...] diviso tra uomini e donne, E poi [...] e non validi, lo ero in piedi, [...] quelli «sani». /// [...] /// Sa, quello era un [...] persone, di cui 814 donne. Di queste, solo 61 [...] lavoro. E io con loro. Ero la più giovane. Mi presero perchè sembravo [...] ad [...] che mi aveva fatto [...] anni prima. I capelli tirati su [...] da sedicenne. E questo bastò. Quand'eravamo scesi dal treno [...] tutto quello che avevamo. E io avevo dovuto [...] la marmellata e il paté che volevo [...]. Quando ho capito che [...] mia madre? Non mi ci volle molto. Avevo visto come avevano [...] Inabile al lavoro sui camion, come fossero [...]. Avevo visto, quando marciavamo [...] dalla stazione, le prime baracche e quelle [...] avevano [...] niente di umano: due [...] vuoti. E qualcuno ci aveva [...] II [...] fondo quel fumo che usciva dal camino: [...] II [...] vanno a Unire quelli dei camion, ci [...]. Nel forno crematorio. Fu tutto molto veloce. Uno stanzone grandissimo per [...] tutte nude. /// [...] /// [...] come posso dire? E [...] rasate, dalla testa ai piedi. I capelli, le ascelle, [...]. /// [...] /// [...] sorelle che non si [...] annichilite, Poi il marchio indelebile. Eccolo [...] guardi: 75360. Nel registro del campo [...] Sarah. /// [...] /// [...] lo facevano gridando ì [...] e guai [...] non capiva. Erano bolle, bastonate, fino [...] restavi a terra. Le kapò tedesche erano [...] comuni, e anche le polacche. Avevo la fortuna di [...] in famiglia, quindi capivo il tedesco, Quante [...] cosi, accorrendo subito quando [...] kapò urlava it mio [...]. Esprimere spirito di rivolta [...]. La forza stava [...]. Per nutrirci ci davano [...] zuppa che era come colla e niente [...]. Sorbivamo e leccavamo, come [...]. E quel fumo che [...]. Ogni tanto il vento [...] addosso, e puzzava. Non erano foglie secche [...]. Era carne che bruciava Le [...] due sorelline italiane con noi. Me le riconto bene perchè [...] belle e raffinate, una [...] azzurri e [...] era una netta Ci raccontarono [...] meravigliosa casa che avevano in Italia, della vita che [...]. Era come il giardino [...] Finzi Contini. Una si chiamava Lucia, [...]. Chissà che fine hanno [...]. Portavo delle pietre con una [...] da [...] a lì e [...] un [...] era alle cinque, e [...] esserci tutti, i vivi e [...] morti. SI, il cadavere dì [...] nella notte doveva figurare lì, ne! /// [...] /// Assistevamo alle impiccagioni, ai [...] bastone che uccidevano Nel settembre del [...] ci spostarono ad Auschwitz, [...]. Mi pareva un paradiso. Lavoravamo in una fabbrichetta, confezionavamo [...]. Il 18 gennaio del [...] qualche giorno si sentiva il cannone tuonare [...] marcia. Mangiavamo la neve, ci [...]. Poi ci buttarono su [...] n non ricordo quasi nulla. Mi si erano congelati [...] il tifo, pesavo trenta chili. Mi salvò [...] polacca, sciogliendo de! Mi liberarono i russi [...] e mi curarono per un mese. Poi, il 30 giugno, [...] riportò a Parigi. Anche mio padre era [...] E anche lui, come mia madre, era stato [...] Auschwitz». Anzi gli ocelli celesti [...] Georgia [...] possono venarsi di ironia [...] «Le esperienze di noi sopravvissuti sono a volle [...]. Lidia Rolli e Anna Maria [...] donne di [...] mi sono chiesta ma io [...] quale Lager sono [...]. Il luogo dalla memoria Siede [...] presente e energica nel soggiorno della [...] casa della [...] Berlino Est, eppure non so [...] (are a chic [...] «Al [...] a [...] fu [...] Non su tome lare perchè [...] tragica [...] ò un luogo della [...] memoria dove lei è. Ma neanche fosse una «salvata», [...] si può riaprire la [...] infetta alla [...] dignità di essere [...] racconta tre anni di vita [...] nel lager a nord di Berlino« Così sopravvissi [...] di [...] viene rastrellata dai tedeschi a [...] anni, a Varsavia nel 1940, ha appena penduto la [...] sotto un bombardamento di [...]. Il padre, intellettuale comunista [...] divìso dalla famiglia, la moglie e due [...] 1923 in [...] alla [...] fuga dalla Bulgaria dopo [...] è dispenso. Georgia non lo ha mai [...] rivisto né sa della [...] fine. Potrebbe essere molto nelle sue [...] attraverso [...] 0 potrebbe essere caduto vittima [...] purghe staliniane. A Varsavia, come In [...] dalla Wehr-macht di Hiller, [...] gente giovane e sana per [...] a lavorare nelle industrie [...] Germania. Nella fabbrica di pneumatici [...] Monaco di Baviera dove ò [...] a lavorare, [...] di mettere a punto [...] di studenti olandesi piccoli atti di sabotaggio. Ma sono maldestri e [...] scoperti. Giorgia si ritrova su [...] la porta a Auschwitz. Mentre si rende conio [...] essere finita in uno dei campi di [...]. [...] è oggi, insieme forse solo [...] «ebrei di [...] che può raccontare dì essere [...] su un [...] che [...] riportata fuori da Auschwitz è [...] a [...]. Rapata a zero Ali [...] rapato a zero, interrogato, ma non torturato. Poi mi hanno mandato [...] la filiale della fabbrica Siemens che si [...] Lager, dove [...] interruttori I-e cause che [...] dopo la guerra contro la Siemens le [...]. [...] le poche donne che [...] perché avevano metà o [...] sangue ebreo, le altre le mandavano nei Lager [...] ottenuto un ridicolo risarcimento [...] a testa». A [...] Georgia rimane tre anni, [...]. [...] del campo e delle baracche [...] non è rimasto più nulla. C'è un monumento alla memoria [...] più di [...] donne uccise e poi [...] nei forni crematori. Il loro cimitero è [...] vicino, sinistramente idilliaco, perchè nel suo (ondo [...] ceneri di queste donne uccise. La domanda [...] o meno della solidarietà nel Lager provoca una [...] reazione irritata. Certo che ci sarà [...] chi ha rubato una crosta [...] pane ad [...] donna approfittando che dormiva, ma [...] non era la regola». La superficialità di certi [...] e vogliono sapete la [...] storia in venti minuti, [...] di certi quotidiani a sfondo [...] e la «negazione» della [...] Lager sottintesa nelle posizioni degli storici revisionisti, [...] costringe ad [...] di scudi, a sentirsi [...] difendete la dignità dei «sommersi e dei [...]. Sul suo tavolo da [...] ritagli di giornali che riguardano tutti b [...] neofascisti nella Germania [...] le esperienze dei Lager [...] dei 50 anni dell Olocausto, i naziskin [...] di violenza contro gli stranieri. Georgia evidenzia, sottolinea, contrassegna [...] al giornali. A [...] ero sopravvissuta grazie alla [...] tedesche, che mi avevano preso sotto la [...]. Una persona da [...] Bettino liberata e In [...] altre sopravvissute che tornavano a casa, in Francia, [...] Italia, in Svezia, e io stavo il e [...] andare. In Bulgaria ero appena [...] miei genitori erano dovuti fuggire. [...] settore sovietico intanto tornavano tutti [...] antifascisti, gli [...] e si parlava di una [...] più giusta che avremmo costruito. Rimasi, (o divenni una [...] da esibire in ogni occasione, per questo [...] quando motti anni dopo, per protesta, restituii [...] partito-. Nonostante ciò il crollo del [...] fu per Georgia [...] 11 crollo di un mondo. Ma questo non significa [...] alle manifestazioni contro la [...] e ancora in prima fila. /// [...] /// Ma questo non significa [...] alle manifestazioni contro la [...] e ancora in prima fila. (0)
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