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Che allude però a qualcosa [...] e sfuggente: [...] che non è il «nulla». Parla il saggista e polemista [...] Revel: [...] cresce E oggi su politica, [...] e stampa avete molto da [...] Chiunque si sarà chiesto, [...] Eco, che cosa diavolo [...] Kant con [...]. È lo stesso autore a [...] la risposta, subito, prima riga. [...] la risposta: non [...] nulla. E allora? E allora [...] guarda un [...] che tipo, il grande Eco. Troveremo quanto segue. Kant, scri-ve Eco, con [...] non [...] nulla perché «non poteva [...]. /// [...] /// Su questo «non po-teva [...]. Già, perché [...] è davvero uno strano [...] finto o costruito in labo-ratorio da uno [...] divertito ad assemblare pezzi [...]. E se [...] in Kant, e cioè [...] proprio non ci può entrare, è come [...] sistema non è in grado di comprendere [...] si sa bene cosa sia ma che [...] qualcosa. Un gran bel problema, [...] Eco, come tutti sanno, è un mae-stro in [...] verbali e non, mai però fini a [...] invece rivelatori [...] e soprattutto altamente problematici, [...]. Insomma, un pensatore che [...] linguaggio un rapporto non molto dissimile da [...] esso ave-va il da lui poco amato [...]. Di fronte a tale [...] affabulatoria, quanto rigoro-samente critica non ci resta [...]. Dicendo per esem-pio che [...] chi sia [...]. /// [...] /// [...] né più né meno, è [...] stesso. [...] carne ed ossa. Non è del resto Eco [...] sa che cosa sia ma è pur [...] ne parliamo, e che tuttavia non si [...] ciò che se ne di-ce, come se [...] a piacimento, perché al contrario si impone [...] lo precede, lo orienta? Dunque, sostanzialmente un [...] ma anche una resistenza che ci costringe [...] nuovo le asserzioni linguistiche o comunque a [...] rispetto a quanto ap-pare sensatamente dicibile e [...]. [...] è la strana cosa che [...] eppure, senza che la si nomini, è una muta [...] che mette in crisi [...] esserci. A suffragare questa ipotesi, ossia [...] la strana cosa e anzi [...] più o meno stupefa-cente non è se non [...] potrem-mo ricordare che negli anni [...] successivi a quelli in cui [...] in questione faceva la [...] comparsa in Europa e Kant, [...] ciò ignaro, ragionava sugli «a priori» che governano [...] nel suo [...] o il Prometeo moderno Mary [...] Shelley parla-va della mostruosa creatura [...] dottor [...] come della «strana cosa» e [...]. /// [...] /// Senza al-tro nome, mai. Ma lasciamo stare. Piuttosto seguiamo Eco nella [...] un concetto che, come per [...] il concetto di essere, [...] pertinenza della metafisi-ca e invece. Cominciamo da quella che [...] ha tramandato come la «domanda fondamentale»: perché [...] piuttosto che il nulla? Eco [...] come ai greci questa do-manda non venne [...] e a ragione. Essi sapevano che [...] non è se non [...] ne parla, ma che se ne parli [...]. Per-ciò [...] è prima che se parli. E se, come affermava Aristotele, [...] si dice in molti modi, [...] appunto, si dice. E dunque come potrebbe [...] «Il fatto stes-so che possiamo porci la doman-da, [...] Eco, [...] che la condizione di ogni domanda è [...]. Quindi, se ci do-mandiamo perché [...] piuttosto che il nulla, dovremo [...] perché sì! Ma per [...] noi moder-ni ce lo domandiamo. E ce lo do-mandiamo [...] en-trare in scena [...] che i greci te-nevano [...] quinte: [...] del nulla. Idea, que-sta, che non [...] ingenuamente come qualcosa che esiste, nella forma [...] di un principio o di un luogo [...]. Ma è [...] che introduciamo nel nostro di-scorso [...] indicare come [...] non sia mai, o non [...] mai soltan-to, ciò che è, ossia ciò che vediamo [...] ciò di cui parliamo, ma sia an-che, sempre, [...] infatti è la condizione, [...] nel quale si situa la [...] domanda che lo mette in questione. Ed è proprio in [...] «al-terità» che [...] resiste alle in-venzioni linguisti-che [...] si sottrae alle mani-polazioni, ha valore di [...] para-digma interpretati-vo. Nel senso che [...] è buona o cattiva, [...] non perché abbia-mo rispettato o tra-dito determinanti [...] perché abbiamo accolto o rifiu-tato la provocazione [...] stesso. Potremmo dire ad-dirittura che è [...] forza di questa [...] alterità e di questa [...] irriduci-bilità se [...] mantiene il discor-so in rapporto [...] il vero e con il falso. Eco non è del [...] non lo è affatto) che [...] di nulla sia necessaria [...] questa [...] capacità di ri-fiutarsi e [...] alle interpreta-zioni sbagliate o solo inadeguate. Così come dubita fortemente che [...] opportuno distinguere fra ente ed essere, ossia fra [...] che è e [...] che non è mai o [...] sempre altro. Ma, vorremmo [...] che cosa, se non [...] di nulla, se non la [...] ontologica» fra ente ed essere garantisce che [...] sia, come lui [...] pre-tende, [...] fonte [...] che però non tollera tut-te [...] risposte possibili, ma traccia limiti e osti-natamente nega che [...] tutto va be-ne? Sia come [...] la que-stione [...] riguar-da non soltanto la meta-fisica. Anzi, si può ben [...] ambito di discorso che [...]. Se non altro perché [...] (di questo e di quello) a misura [...] e dunque a misura che siamo gettati [...]. Ma allora [...] di cui parliamo non [...] quasi lo si possa di volta in [...] piacere nella prospettiva del mon-do che è [...]. [...] dice Eco: avranno pure ragione [...] (il riferimen-to è a Vattimo [...] al pensiero debo-le) che [...] vedono soprat-tutto il suo consumarsi, [...] suo dile-guare. Eppure qualcosa si oppone alla [...] poetica del-la realtà. Qualcosa contrasta la vo-lontà [...]. Ed è [...] come dato, piutto-sto che come [...]. [...] Eco avanza la [...] proposta di un «realismo contrattuale». Rea-lismo, non nominalismo. Nel sen-so che la [...] non è soltan-to effetto di linguaggio. O meglio, lo è, [...] non possiamo dire [...] (che pure è [...] con il fatto di [...] non tenendo conto degli interdetti che continuamente [...] stesso: no, questo è sbagliato, no, questo [...] questo è poetato malamente. Sottoponia-mo pure [...] ossia tutto ciò che è, [...] discussione. Questo può accadere attraverso [...] norme che governano i rapporti fra gli [...] il lavoro dei poeti, che non si [...] resi-stenze e aperture nella trama dei significati [...]. In un caso [...] bisogna riconoscere che non tutto [...] permesso. Infatti biso-gna fare i [...] di cui disponiamo liberamente ma da cui [...] pure sempre e soltanto in chiave negati-va. Singolare esito teologico, que-sto. Eco lo descrive così: [...] di queste Resistenze è [...] vicina che si possa trovare, pri-ma di [...] Filosofia Prima o Teolo-gia, alla idea di Dio o [...] Legge. Certamente è un Dio [...] (se e quando si presenta) co-me pura [...] Limite, puro No, ciò di cui il linguaggio [...] non può parlare». Non meno interessante quel [...] ag-giunge in nota. Ossia che una po-sizione [...] è poi tanto lontana da quella teorizzata [...] Luigi [...] negli scritti dedicati alla [...] ontologia della libertà. Ver-rebbe la tentazione di [...] il pensiero [...] così carico di implicazioni [...] tracce più mar-cate [...] Eco, il quale con [...] che di Dio non si può parlare, [...] Vattimo, il quale con Croce [...] non possiamo non [...] cristiani?. Sergio Givone [...] 2. /// [...] /// Una storia autobiografica di [...]. E un titolo che [...] un proverbio buddista: ogni uomo entra nella [...] ladro che si introduce in una casa [...] accorgersi che la casa è vuota. Per-ché un riferimento al [...] La [...] è semplice: suo figlio Ma-thieu Ricard, ex [...] Pasteur, è un monaco [...] Le [...] et le [...] poi il saggio, scritto [...] da Mathieu Ricard e da [...] Revel. Lei ha vissuto a Firenze, [...] al [...] e nel [...] scrisse [...] un «pamphlet» al vetriolo, che [...] in Francia critiche du-rissime. Eppure sostiene che [...] le [...] e Cancogni la definirono «il [...] amico che il paese ab-bia mai avuto dopo [...]. Come spiega questa apparente [...] che ho conosciuto a [...] clericale e conformista, elementi che la glaciazione [...]. A partire dal [...] tutto cambiò radicalmente: si [...] si alleggerì il peso della Chiesa. Prima [...] era mol-to nazionalista, nutriva un [...] nei confronti della Francia, specie [...] ambito cul-turale». [...] «In politica, [...] la vigliac-cheria della vecchia Italia, [...] dei miei [...] della democrazia, ma al tempo [...] fece in modo che questa [...] corruzione». [...] ha ancora questo com-plesso [...] nei confronti della Francia? [...] ora è molto più evoluta, [...] il che corrisponde alla [...] vera vocazione, poiché il vostro [...] è stato, fino [...] aperto verso [...]. Oggi avete non poche lezio-ni [...] dare a noi francesi. /// [...] /// I vostri giornali non mi [...] non più che altrove. Ma la grande realtà [...] cui fare i [...]. [...] di Europa non è in [...] con i vari nazionali-smi che vanno prendendo piede [...] «In tutta Europa assistiamo a [...] delle rivendicazioni [...]. Ciò è spiegabile in [...] fatto che [...] europeo mette in ombra [...] del [...] seco-lo, quella dello [...]. Ora, questo concetto va [...]. Le regioni e [...] si [...] loro capitale, ma [...]. Ciò av-viene ad esempio in Catalogna, in [...]. Come vede il caso [...] Lega Nordin Italia? «È vero che fra Nord e Sud [...] economico, e nello sviluppo, è molto accentuato. Il Nord [...]. Le rivendicazioni [...] non hanno un contenuto [...] economico. [...] da francese, non approvo [...] la Corsica non paghi tasse e riceva [...] finire, ma i còrsi sono poche centinaia [...] i vostri meridiona-li ammontano a decine di [...]. Ritengo che sia un [...] problema così legittimo, e reale, venga [...] un individuo incontrollabile quale [...] Bossi». Oggi come giudica il [...] «I giornalisti sono uomini come tutti gli altri, [...] gli uomini sono in grado di resistere [...] o, più semplicemente, al vento che tira. Ora in Francia i [...] come quelli di [...] e del [...] sono molto do-gmatici, e [...] critici nei confronti del marxismo [...] dello stalinismo. Non ammettono di essersi sbagliati, [...] che è il capitalismo il grande male [...] ma senza proporre alternative. Mentre gli ex stalini-sti, [...] in ma-niera spietata il fenomeno comu-nista, hanno [...] per tutte. Esiste un rifiuto di [...] fallimento del comuni-smo, sotto la forma di [...] il liberali-smo. Gli italiani mi sembrano [...]. Quindi è vero, come hanno [...] di lei, che la [...] ossessione [...] anticomunista. Ma io ho creduto [...] una possibile evoluzione in senso democratico dei [...] fronte alla constatazio-ne che il socialismo reale [...] il nostro partito comu-nista non si democratizzava, [...] parere. Il mio è stato [...]. [...] viene definito [...] ma [...] è un pensiero nobile. [...] in ciò consiste la [...]. [...] di propaganda ha deformato [...] che il comu-nismo abbia portato miseria e [...] principio viene ritenuto positivo, al contrario di [...] il capitalismo, ma sotto gli [...] regimi [...] tutti vogliono andare a [...]. Rifiuto di ragionare con quelli [...] i quali [...]. Ma il comunismo non [...]. Anna Tito In principio [...]. A Torino negli anni 60 [...] due scuole filosofiche. Quella di Nicola [...] e quella di Luigi [...]. Con il secondo, due [...] speranze: Umberto Eco e Gianni Vattimo. Vattimo studiava [...]. Eco si occupava del [...] e li decifrava fra molto sconcerto e [...] media e fumetti. Ma in entrambi la lezione [...] dava frutti. Così come i successivi scritti [...] al tema [...] specialmente [...] in fabula» (1979) e «I [...] (1990). Tra questi due saggi [...] primi, celebri romanzi [...] «Il nome della rosa» [...] «Il pendolo di [...] (1988); ma già nel [...] la luce quella che resta la più [...] di Eco, ossia il «Trattato di semiotica [...] «Kant e [...] rappresenta [...] prosecuzione. A sinistra Aristotele [...] Kant e [...] Umberto Eco Bompiani Ed. /// [...] /// A sinistra Aristotele [...] Kant e [...] Umberto Eco Bompiani Ed. (0)
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