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Pagina da Preview Biblioteca Digitale--Pagina de «l'Unità-Unità 2-Nazionale del 1998»--Id 3939705138.

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Poche parole di un [...]. Vive in una scatola [...] e lacero, vicino al Colosseo. Così riassume, con spa-valda [...] della propria vita, come parlasse di [...] vita immaginaria, tra cinema [...]. [...] della stazione Cen-trale, a Milano, [...] notte, un uomo, probabilmente poco più di [...]. Con grande rispet-to per [...] e per [...] stende un materasso a [...] alcuni cartoni per isolarsi meglio. Le coperte sono ri-piegate [...] cuscino è rigon-fio. [...] visto una volta mentre si [...] sotto le coperte, indossava ancora una pesante cappotto grigio [...] si calcava sulla testa un berretto di lana. Si guardava attorno con [...]. Poi si girava [...] parte e co-minciava il suo [...]. [...] rivisto giorni dopo e dormiva [...] stessa posizione. Un miracolo perché i [...] polizia lo avrebbero potuto cacciare in qualsiasi [...]. Mi sono chiesto perché [...] camera da letto proprio [...] principale [...] fermata dei taxi, tra [...]. In piedi, accanto a [...] vicino a una edicola di [...] Monte Rosa, [...] sempre lui, come dire, un [...] grasso e piccolo, più largo che alto. Mi pare che indossi in [...] sopra più strati di indumenti, giac-che, maglioni. Sulla panchina siste-ma le sue [...] di plastica [...] con i manici annodati, perché [...] si perda nul-la. Spezza il pane secco [...] che sono una nuvola nera ferma [...]. Ogni [...] della linea rossa della metro-politana, [...] Molino Dorino, sale un ragazzo. Indossa una giacca a [...] ha sempre uno zainet-to [...]. Chiede [...] tra una fermata [...]. Quando ha fi-nito cambia [...]. Continua nella questua. Si trascina curvo. Ra-re volte ho visto un [...] estrarre [...]. Quella dei barboni o [...] dimora o degli homeless, come si dice [...] Stati Uniti, è probabil-mente una condizione antica e pro-babilmente [...]. Appartiene ai paesi del [...] più solido e diffuso e [...] quelli dai più in-tensi contrasti [...] non contasse e il clochard [...] una condizione [...] «Per me è come una [...] se [...]. [...] Usa, gli homeless erano [...] i seicentomila nel 1988, se-condo una stima [...] quasi ottocentomila nel 1996, ma secondo la [...] circa quattro milioni le perso-ne che hanno [...] tratto almeno della loro vita la con-dizione [...]. Svanisce la fi-gura un [...] accovacciato sotto un ponte davan-ti a un [...] qualche tronchetto di legna emana fiamme e [...] alla Roth (e poi alla Olmi) della [...] consunto dal vino ma [...] sacrifi-cio. E neppure regge nel [...] metafora fantastica di Terry Gillian che ne [...] re [...] chiama gli «scarti di [...] «semafori morali» per passanti frettolosi, ri-scattando il [...] fronte alla impossibilità del miraco-lo rigeneratore e [...]. Le immagini romantiche sono [...]. Il barbone vive una [...] intanto per sopravvivere, per fuggire il freddo, [...] aggressioni dei nazi-skin. Ma non ha scelto [...]. Cade in quella dolorosa [...] delusioni affettive (stati-sticamente è il quaranta per [...] la fine di un rapporto con i [...] coniuge, con i figli. Molti sono ex [...] o alcolisti, cacciati dalle famiglie. [...] an-ni di reclusione in una [...] tante «istituzioni [...] carcere piutto-sto [...]. Mol-ti hanno soltanto perso [...] sono stati sfrattati da casa. Tra i senza fissa [...] su tre si lascia alle spalle [...] della prostituzione (e spesso [...]. Nella spiegazione si può [...] scuola: il fallimento scolastico è il primo [...] stare al passo, riconoscere la propria esclu-sione. Il ragazzo della metropolitana dà [...] conto di una trasformazio-ne. [...] tra i quaranta e i [...] a Roma sono più [...]. Potrebbero diveni-re molto più [...] calcola che siano centomila le per-sone che [...] della po-vertà estrema rischiando di finire oltre [...] mondo normale. Nove milioni sono gli [...] di parziale indigenza. Giovani però, sempre più [...]. Oggi [...] media dei senza fissa di-mora [...] tra i trenta e [...] entro il duemila sarà al [...] sotto dei venti anni. Il paesaggio futuro po-trebbe [...] con-temporaneo di tanti paesi del [...] migliaia di giovani e [...] margini della [...] società civile, del mondo [...] per quanto largo, dei ricchi. Vinicio Albanesi, fondatore della Comunità [...] Capodarco e pre-sidente del Coordinamento nazio-nale delle Comunità [...] in meno conto le condi-zioni materiali. Non è [...] casa, non è la [...] la difficoltà nasce dalla interruzione delle relazioni, [...] propria solitudine: «Ciascuno di noi vive in [...] relazioni, anche chi dice di vivere solo [...] che possono essere inten-se, quando il collegamento [...] traumaticamente, quando [...]. [...] molto comune [...] dei barboni, una storia di [...] abbandoni: la famiglia, gli amici, la casa, il lavoro, [...] stesse associazioni che assistono. Ogni stanza, una do-po [...] chiude. Quando sei fuo-ri, il [...]. Vengono a consumarsi le [...] gradini più bassi: ad esempio può non [...] si può trovare di che vestirsi, più [...] lavare. Eppure la pulizia personale [...] conquista per il riconosci-mento di se stessi [...] riaffac-ciarsi alla società senza il timore di [...]. Come sopravvivono i «senza [...] La [...] (il 43 per cento) chiedendo [...] o ru-bando, molti altri [...] cento) con [...] agli enti di assistenza. Ma [...] di [...] sociale e [...] chi vive di tutto que-sto [...] di un lavoro saltuario, ovvia-mente in nero, senza regole [...] senza garanzie. Molti senza fissa dimora [...] perché inva-lidi fisici o psichici. Invece a una oc-cupazione [...] minori difficoltà [...] che è il più [...] homeless, povero e basta, che vive questa [...] momento di passaggio dalla clandestinità alla integrazio-ne. [...] senza una carta [...] precipita in [...] gliela possono rubare, così non [...] chiedere [...] medica di base, non può [...] la pensione sociale, non può pre-sentare [...] civile. Una nuova carta [...] gli è proibita: non ha [...] casa e per la legge italiana senza residenza [...]. Gli anni venti americani [...] gloriosa degli homeless che [...] Anderson raccontò in un [...] (pubblicato nel 1923), che ripercor-re in alcuni [...] au-tobiografica de [...] di Jack London insieme [...] alla Steinbeck di [...] (an-che nel film che [...] John Ford). [...] mol-to chiaro. Le migliaia di diseredati [...] a [...] il quartiere alle porte [...] Chicago, [...] degli [...] perché [...] Stati [...] una forza lavoro di [...] «Le [...] stagionali, i cicli economici, [...] di periodi di occupazione [...] del si-stema delle imprese, [...] grande esercito industriale di riserva di senzacasa, [...] periodi di occupazione stagnan-te, come [...] si concentrano nei nodi [...] le nostre più grandi città. [...] è indispensabile [...] or-ganizzazione industriale fondata [...]. Nessuno penserebbe oggi agli [...] un «esercito di riser-va». La distanza tra le [...] e i quartieri «al-ti» si è allungata [...] degli [...] della società moderna. Ne vive e ne [...] patologie, è un mondo a parte verso [...] esercita il volontariato, che ha un nome, [...] Gruppo Abele di Torino al Banco Alimentare di Monza, [...] San Francesco di Milano, e che chiede esperienza: «Chi [...] mondi -spiega Vinicio Albanesi -senza conoscen-za rischia [...] danni. Una [...] percorrere la [...] è [...] di giorno e di notte, [...] in-verno e in estate». Il mondo dei sen-za [...] ancora Vinicio Albanesi, esprime una condizione limite, [...]. Dai margini del-la società [...] complessità ineluttabile, che mette alla prova il [...]. Racconta Antonio, ex marinaio [...] Livorno: «Non la posso cambiare la vita. Il destino è questo. Siamo quelle persone, tipo Garibaldi, [...] nati con questo dono ad-dosso. Abbiamo dentro di noi [...]. Barboni Un letto curato [...] La lunga notte a Milano con il [...] ORESTE PIVETTA Il racconto Dalle violenze infantili, [...] dalla famiglia, alla droga. Poi la scelta di [...] «Barbona? È un complimento: io amo la strada» La [...] pubblichia-mo è di Antonella, «senza fissa di-mora» [...] una baracca del Tufello, a Roma. È tra le tante [...] Mirella Fulvi, con la collaborazione di Francesco [...] ha raccolto per la [...] «Camminare [...] mondo» che va in onda su Radio Uno [...] e che in venti pun-tate (fino a [...] la vita dei barboni. Aspetto il mio secondo [...] mesi e mezzo e sono stati quattro [...] ma anche di gioia e di felicità [...]. Non sono sposata. Sono stata sposata due [...] accompagnata con il papà dei miei bimbi. Non ho più intenzio-ne [...] sembra che porto sfortuna agli uomini. Il primo è morto [...] il matrimonio. E con il secondo [...]. Sono stata per quindici [...] sono sta-ta in ospedale psichiatrico per la [...]. Vorrei dire ai ragazzi [...] che è neces-sario tornare alla vita, perché [...] effetto di droghe va-rie pensiamo di essere [...] questa la vera libertà. La vera li-bertà è [...] altri, ma se non amiamo noi stessi [...] nessuno. Io mi sono fatta [...] e eroina. [...] ha una crisi di astinenza [...] più lunga di quella [...] e si viene spinti anche [...] prassi terapeutica a continuare a bere. Avevo il deli-rium tremens, [...]. Mi bastava pochissimo alcol [...] passasse. Quando dovevano nascere i [...] di smettere ed era una decisione totale, [...]. Ho sofferto per questo [...]. O subito o non lo [...] mai, mi di-cevo. Ho avuto otto gravidanze. Tre portate a termine [...] por-tare a termine anche la quarta. [...] una mia amica che [...] essere mamma fosse un lavoro pagato, io [...] più pa-gata a Roma. ///
[...] ///
Ho dei rapporti con [...] stupendi. Purtroppo ho un picco-lo [...] ad accet-tare al cento per cento i [...] ho subìto diverse violenze carnali. Per raccontare una vita biso-gnerebbe [...]. Sono stata una bambina pur-troppo [...] voluta da una metà della mia famiglia. Mia madre non voleva [...]. Forse anche per questo, [...] figlie femmine. Sono nata a Brescia [...] il mese in cui secondo me dovrebbero [...] desiderati, il mese più gioioso che esiste [...]. Ho frequen-tato la scuola [...] me-dia, sognando di diventare un neurochirurgo infantile. Mio pa-dre è stato [...] Belgio, è ritornato a casa con un [...] di sol-di. [...] in Italia faceva lo squadra-tore [...] marmo, ma non era il pa-pà che dava [...] borghese alla famiglia. Mia madre era una [...] lavorava in risto-ranti dove guadagna-va anche quattro [...] mese. Mio padre per quanto riguarda [...] carattere era di una femminilità stupen-da, di una dolcezza [...]. Mia ma-dre era chiamata [...]. Mio fratello mi chiese [...] a prendere la ruota [...] in cantina. Io andai in cantina [...] ragazzi che mi usarono come un tappetino. Non riesco a [...] bene. Mi aspettavo che ci [...] violenze, non le ho mai de-nunciate perché [...] fu denunciata. Mancava qualche mese agli [...]. Quando entrai in analisi [...] di mio padre scoprii che me lo [...] di [...] e quando ho scoperto [...] la denunciai. Mi ricordo il nome [...] che si chiama Omar. È scap-pato e io non [...] mai avuto giu-stizia, non ho più avuto giustizia e [...] chiederò mai più giustizia. Avevo diciotto anni. Amo talmente la strada [...] farmi sentire male mi dicono «barbona» io [...] impiegato. Sono di ideologia anarchica, [...] caos come tutti pensa-no, è rispetto, è [...] è stare vicini a chi ha meno, [...] ha meno, non guardare se sono puzzolenti, [...] a credere in se [...] io non ci cre-do. La tossicodipendenza è stata una [...] del mio uscire di casa. Avevo paura, ero sola, non [...] mai stata lontana più di cento metri da mio [...] o da mio fratello o da una sorella o [...] una nonna. Per cui il primo [...] gestire la strada. Io non sono andata [...] so-no stata cacciata, mi sentivo come una [...] un vaso e buttata per ter-ra senza [...] sen-za più niente a cui ap-partenere. ///
[...] ///
Non sapevo che era-no [...]. Ero terrorizzata dalle iniezioni, [...] a bu-carmi e io per un an-no [...] donna di servizio, pagata con [...]. La cicatrice che por-to [...] un segno della mia vita di eroinomane, [...] un ragazzo che si bucava rubai [...] a una organizza-zione siciliana, [...]. La mattina esco, vado [...] colletta, qualche volta mi capita di fare [...] lettura, per-ché ho scritto delle poesie che [...]. Allora fanno la colletta [...] me, non ho bisogno di uscire il [...] molto volentieri con mia fi-glia. Alle quattro e mezza o [...] a [...] io [...] cosa che mi fa ridere [...] domi-ciliare. Ci sono gli anziani [...] domiciliare e non gliela [...] richiesta e invece me [...] gra-zie alla denuncia della mia vicina di [...] decreto che dice che ho abbandonato mia [...] le ho dato da mangiare, che la [...] cose [...]. Penso che il mio [...] il marchio che mi de-vo portare sempre [...]. Non [...] redenzione, non [...]. Sono carcerata a vita e [...] mio fine pena non sarà mai mai mai . Non ho desideri particolari. Mio marito mi dice [...] così poche necessità che non mi accorgo [...] manca. Per i miei figli [...] vorrei solo cambiare la gente che ci [...] la vita dei miei figli non venisse [...] dagli assistenti sociali, né dai vicini di [...] politici né da nessu-no». ///
[...] ///
Per i miei figli [...] vorrei solo cambiare la gente che ci [...] la vita dei miei figli non venisse [...] dagli assistenti sociali, né dai vicini di [...] politici né da nessu-no».

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Il progetto è senza scopo di lucro, ma purtroppo le spese sono ingenti. Da alcuni anni IdMiS - Istituto della Memoria in Scena (ONLUS) -, anche grazie al Comitato promotore Fondazione Giovanni Frediani ed all'Associazione Culturale Controtempo, ha investito molte risorse sia monetarie che umane nella progettazione del sistema, nella traduzione digitale del proprio patrimonio archivistico, bibliografico - specialmente dell'emeroteca -, biblioteconomico, e museale; in assenza di un contributo pubblico minimamente adeguato ci vediamo costretti a chiedere alle biblioteche che vorranno aderirvi ed indirettamente agli utenti la condivisione dei costi e/o la partecipazione attiva all'elaborazione delle unità bibliografiche che ciascun ente vorrà inserire per il prestito digitale interbibliotecario.
Il sistema condivide già oltre settecentomila Entità Multimediali, di cui gran parte afferenti alla Biblioteca digitale.

(238)
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La digitalizzazione/elaborazione dal cartaceo alla Biblioteca Digitale, relativamente all'emeroteca riguarda (in parentesi quadra consistenza detenuta ed altre annotazioni; * ove lavorazione tuttora in corso):

Periodicità non quotidiana


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(119)

Cinema Nuovo [serie quindicinale 1952-1958]

(193)

Città & Regione [1975-1976*]

(191)

Civiltà cattolica [1850-2000*]

(145)


(199)

Interstampa [1981-1984*]

(199)

Marxismo Oggi [1988-1991*]

(198)

Nuovi Argomenti [1953-1965]

(184)

L'Orto [1937]

(162)

Paragone. Arte [le serie dirette da Roberto Longhi, 1950-1970]

(192)


(187)


(205)

Rinascita [1944-1962 mensile, 1962-1989* settimanale, marzo 1989 numero 0 direttore Franco Ottolenghi, 1990-1991* Nuova serie direttore Asor Rosa]

(88)

Teatro in Europa [1987-1997*]

(204)

Vita cecoslovacca [1978-1984*]


(204)

Quotidiani

Avanti! Quotidiano del Partito Socialista Italiano [1943-1990* edizioni di Milano e Roma]

(204)

Brescia Libera [1943-1945]

(160)

Granma. Organo oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba [1965-1971*, 1966-1992 riduzione del Resumen Semanal]

(193)


(206)

Ordine Nuovo [1919-1925]

(64)

Corriere della Sera [1948* annata completa «Nuovo Corriere della Sera»]

(196)

Umanità Nova [1919-1945]

(170)



(99)


Eventuali segnalazioni dei propri interessi potranno influire sulle priorità di lavorazione. Per un elenco di tipologie differenti (monografie, enciclopedie, materiale discografico e non book material) o delle consistenze minori, oppure per informazioni sul prestito bibliotecario/interbibliotecario: .





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