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Ora la discussione, [...] quindicennio dalle tendenze storiografiche revisioniste, [...] arricchisce di un nuovo capitolo. [...] è una mostra che si [...] a [...] domenica prossima. Tema: la doppia utilizzazione [...] prima da parte dei [...] parte dei sovietici. È una mostra che [...] per raccogliere una delle tesi centrali del [...] confrontabilità degli orrori nazisti con quelli stalinisti. Ma veniamo ai contenuti [...] da un servizio dello [...] che registra anche reazioni [...] intellettuali e parenti di vittime e sopravvissuti [...]. [...] che si terrà ai [...] di [...] in Turingia, documenta due [...]. La prima verte sulla [...] deportazione di [...] persone, effettuata dai nazisti [...] 1945. Le vittime furono oltre [...] pietà a due passi di Weimar, la [...] Schiller e Goethe, e la capitale [...] spirituale tedesco. Dopo la fine del [...] truppe occupanti sovietiche usarono le stesse baracche [...]. Tuttavia, al di là [...] sovietica, [...] chi mette sotto accusa [...] proprio i comunisti tedeschi, quelli che poi [...] alla [...]. Ad esempio, sino alla [...] il regime di Berlino est aveva sempre [...] figura di Ernst [...] capo dei comunisti [...] repubblica di Weimar morto [...] ignorando molte altre vittime [...] ideologicamente «non gradite». Come Mafalda di Savoia, [...] e deportata a [...]. Dopo la fine della [...] molte associazioni [...] hanno viceversa denunciato le [...] Germania est, cercando tuttavia anche di far passare [...] numerosi nazisti morti tra il il 1945 [...] nello [...] 2» di [...] (così fu ribattezzato il [...]. Nondimeno, oltre ai nazisti, [...] trovarono la morte oppositori [...] matrici. Inclusi dei ragazzi di [...] anni, accusati dai sovietici di [...] fatto parte di formazioni [...]. Lo scrittore [...] che ha visitato in [...] definita «equilibrata ed esemplare». E nondimeno lo scontro [...] forte attorno [...]. Da una parte infatti [...] parenti degli internati nello [...] che hanno denunciato per [...] quelli che hanno ricordato il passato nazista [...] vittime. [...] fronte, gli autonomi di sinistra. Che invece vorrebbero [...] solo le vittime del nazismo. [...] Orrori nazisti e stalinisti [...] La storia che voglio raccontare si svolge a [...] quindi comincerò con i Nirvana. È una canzone intito-lata Frances Farmer Will [...] on [...] dal cd In Utero. Dice: [...] Sound/ [...] come back [...] the [...] and [...] a [...] on the [...] («La ma-lattia coprì [...] Sound/ lei torne-rà come il [...] per bruciare tutti i bugiardi/ e lascerà una coperta [...] cenere sulla terra»). [...] Killer, di [...] Alexie, è la storia [...] killer india-no che si vendica su [...] ucci-dendo di notte vittime [...] caso; ed è la storia di un [...] ha perso tutto dal momento in cui [...] della madre, portato in [...] e at-taccato allo splendido [...] senza latte di una madre adottiva. Il ragazzo si chiama John Smith [...] strano nome per un indiano» -che è [...] Nessuno, o [...]. Sa di es-sere indiano, [...] di quale tribù. E nella depressione e [...] un mito di fon-dazione su questa città, [...] e sulle sue ceneri: «Tempo fa, gli [...] del buio», si rifugiavano nel buio delle [...] per le bestie feroci che a volte [...] prendersi i più deboli. Le fiamme erano parte [...] maschi né femmine, né sacre né profane; [...] a ribellarsi -a scottare un mano, a [...]. E a diventare sempre [...] «Candele, poi lampade, poi cit-tà piene di luci». Le fiamme bian-che distruggono [...] propria immagine, e fanno scom-parire il buio: «Luci [...] città che spargono la loro luce rendendo [...] del cielo, animali con gli occhi al [...]. Ma del buio hanno [...] riconoscono nel colore scuro degli indiani. Le bianche fiamme creano [...] luci, ma «invidiano [...] degli india-ni» e desiderano [...]. E la loro gelosia [...] trasforma in odio e [...] diventa furia: «E ora, [...] anni, gli indiani so-no stati bruciati, e [...] in pile di coperte fumanti, ri-dotti a [...] ondeggia nel vento». [...] Killer parla di come [...] costruttrici di cit-tà continuano a [...] impadro-nire degli indiani e [...] sé, e di come gli indiani si [...] per proteggersi e covare vendette. Senza origine, senza tri-bù, [...] senza luogo, John Smith non è nessun [...] perché non appartiene a nessuna tribù specifica [...] indiano universale, sintesi di tutti gli indiani [...] Ho-meless [...] o gli Urban [...] -due volte homeless in [...] hanno perso e in una città dove [...] negli androni, sotto i ponti. Forse [...] Killer e lui sono la [...] per-sona, forse no: forse [...] Killer è la materializzazione del [...] delle vittime e della paranoia dei colpevoli di una [...] di espro-priazioni che cominciò quando un altro John Smith [...] di [...] -sbarcò [...] del [...] sulle coste della Virginia e [...] il via alla storia americana. I genitori adottivi di John [...] colti, premurosi -il meglio della nostra civiltà [...] tut-to per [...] orgoglioso di quel-la stessa [...] lo han-no strappato [...]. [...] è il primo grande [...] è inglobamento (il bambino indiano portato nella [...] invasione (il desi-derio bianco di essere adottati [...] attingere a [...] ritenuta originaria). Con questa immagine, Alexie [...] della letteratura e [...] nazionale: la figura del [...] indiani, che legitti-ma così tanto la scomparsa [...] la propria identifi-cazione con essi, comincia con [...] Natty [...] da parte dei Delaware [...] James [...] Cooper, e continua in [...] Piccolo grande uomo, Un uomo chiamato cavallo, Balla [...]. In questo romanzo gli indiani [...] adozione sono due: un professore di studi indiani che [...] chiama [...] (quasi [...] madre) e un ex poliziotto [...] scrittore, cresciuto [...] e [...] a [...] che si è inventato un [...] indiano di una tribù estinta. Il sogno di di-ventare [...] tri-bù, ipocrita anche quando [...] cosiddetti [...] i bianchi che «vogliono [...]. Homeless [...] e [...] sono due varianti del di-lemma [...] e del [...] e del sin-cretismo: [...] egemonica che non esistano più [...] insor-montabili fra [...] e [...]. Il problema è che [...] sbilanciata e unidirezionale: i bianchi possono dichiararsi [...] indiani non possono di-chiararsi bianchi. Non è un caso, [...] del sin-cretismo e del [...] nella cultura occidentale come alternativa metropolitana e [...] della purez-za e della superiorità razziale, dagli [...] soprattutto indiani vengano voci di dubbio e [...]. [...] gli indiani non hanno mai [...] il mito della pu-rezza del sangue e non hanno [...] dato (fino [...] coloniale) fon-dazioni biologiche [...] tri-bale: il passaggio [...] si fon-da più sul potere [...] sulla geneti-ca. Troppe volte, nella memoria [...] ha voluto dire invasione e meticciato ha [...]. Perciò un ideale nobile [...] mostra la famiglia Smith, diventa un atto [...]. A questa invasione [...] il cosiddetto «altro» risponde [...] si chiude e, quando può, colpisce. [...] for-ma di questo [...] un al-tro modo di [...] a diventare come noi e diventare noi [...] è la meta-fora della conversione. John Smith è ossessionato [...] prete indiano che lo ha catechizza-to, un [...] di nome [...] Duncan. Prima di sparire misteriosamente [...] Duncan lo ha portato [...] ambiguo luogo della memo-ria: la vetrata di [...] rappresenta un massacro di mis-sionari gesuiti da [...]. È una guerra che [...] Duncan: come prete si riconosce nei martiri della [...] condivide le ragioni di coloro che per [...]. È una paradossale rappresenta-zione [...] presenta gli invasori come vittime -ma anche [...] che pre-figura la vendetta [...] Kil-ler su una città, [...] che ha il nome [...] indiano le cui os-sa sono sepolte nella [...] museo. Rapito, adottato, convertito, John Smith [...] spirale della depressione, della schizofrenia. Rifiuta di andare [...] e, come i [...] di cui ha letto [...] lavoro come operaio edile alla costruzio-ne di [...]. Si isola dai ge-nitori [...] lavoro. Fin-ché una risposta gli [...] «John aveva bisogno di uc-cidere un bianco», [...] paura negli occhi azzurri». [...] grattacielo di [...] risposta indiana [...] mohi-cano, è il simbolo [...] urbana del romanzo. È [...] grattacielo, è già un relitto [...] di essere finito. La demolizione non crea [...] possi-bilità e di futuro, lascia cicatrici, vuoti, [...]. È proprio la man-canza [...] di rovine il paesaggio urbano [...]. La scomparsa [...] tri-bale originaria diventa una [...] urbana della perdita; gli indiani sono il [...] gli sradicati, gli alienati: «Gli homeless erano [...] sempre stati trattati gli in-diani: male. Gli homeless erano co-me [...] nomade e senza potere». Tuttavia, «un india-no homeless [...] tri-bù, ed era la più bassa forma [...] città». Al posto delle ceri-monie [...] formano al-tre: i [...] con le danze e [...] tornei [...] di ba-sket, i casinò [...] in scena la nuova, sincretica iden-tità [...]. Gli indiani urbani sono [...] dei senza tri-bù, e John Smith -che [...] quindi li è tutti -ne costi-tuisce [...]. Alla dimensione urbana riman-da [...] dei generi lettera-ri. Se la parodia dei [...] alla Cooper rimanda al tema delle origini, [...] se-rial killer è invece classica della let-teratura [...]. Il mistero del gial-lo dipende [...] nella società di massa, e [...] serial killer è esso stesso una metafora della serialità, [...] ripetitivo dello spazio urbano. Sul topos letterario [...] nella folla di Poe, [...] figura [...] in agguato: «Il killer [...] scelti a caso. Sceglieva uno qualsiasi di [...] vestiti di grigio, e li seguiva [...] al bancomat, [...] per il pranzo fino [...] ufficio. Quei vestiti gri-gi non [...] dimostra-vano la loro infelicità solo nei mo-menti [...]. La serialità dei delitti [...] se-rialità di queste esistenze inter-cambiabili. Su un altro piano, [...] la differenza estrema, che distingue la vittima [...] in grigio e conferma [...] la [...] esistenza. [...] diventa [...] rituale, la «ceri-monia di [...] Killer urbano che rimpiazza le ceri-monie perdute ma [...] la sacralità dello scalpo, del sangue e [...] consumismo turistico effimero del souvenir. Tutto quel sangue. Il killer era in-zuppato [...] camicia, la giacca, le mutande. Il sangue era bello e [...] bastava mai». Il gesto di divorare ritualmente [...] è una sanguinosa comunione offi-ciata da un assassino che [...] stato a [...] volta incorporato, inglobato, divorato [...] della [...] vittima. Nessuno dei cerchi si [...]. Non si saldano del [...] di John Smith e [...] Killer; tutto sembra suggerire [...] sono la stessa persona, ma il miste-ro [...]. Tuttavia, alla fi-ne, tutti i [...] riprendono la loro [...] quest. E John «saltò [...] grattacielo di [...] in un volo di [...] buio, e dopo [...] esce dal proprio corpo [...] e si avvia nel deserto: forse, oltre [...] un Padre e una Madre indiana, con [...] sul ventre, che sanno qual è il [...]. Sandro Portelli indiana Vendetta [...] Bianchi [...] pellerossa Una convivenza costruita [...] La «vita nelle riserve» [...] uno dei più interessanti e attuali autori [...] Al [...] tra [...] criniere e ricordi Da [...] a «Lone Ranger e Tonto [...] pugni in paradiso»: i [...] di Alexie «In questi [...] solo a [...] ho provato il desiderio [...] vicino [...] verso le ca-scate dove [...] dei sal-moni. /// [...] /// Poso il giornale o [...] la luce, sto fermo e tranquillo nel [...]. Ci vor-ranno ore, forse anni, [...] dormire di nuovo. Non mi stupisce, non [...]. [...] sogni». Dopo un breve [...] arriva triste e fulminante [...] «Lone Ranger e Tonto fanno a pugni [...] racconto che ha dato il titolo alla [...] Alexie pubblicata nel 1995 [...] Frassinelli, [...] che [...] prima lo aveva fatto [...]. Che ci faceva [...] non ancora trentenne (è [...] ottobre 1966), [...] cresciuto a [...] Washington, nella riserva [...] in mezzo a due [...] Jeffrey [...] (« Le vergini suicide») [...] Donna [...] («Dio di Illu-sioni»)? Certo [...] atto di presenza [...] per-ché Alexie non solo [...] capo-fila di quella raccolta, ma nel giro [...] avrebbe confermato le atte-se con il suo [...] Blues» (Frassinelli), e guada-gnato [...] di rilievo tra i classici della letteratura [...] N. Scott [...] («Co-sa fatta [...] Leslie [...] («Cerimonia») e James [...] («In-verno nel sangue» e, un [...] fa, «La [...]. Quel giovane indiano che [...] poesia, come tanti altri au-tori nativi, metteva [...] nessuno prima di lui, il presente sem-pre [...] vita di ri-serva. Senza nulla togliere a [...] malinconia della [...] gente, Alexia riusciva però [...] un irresistibile taglio ironi-co, aggiungendoci il piacere [...] del fatalismo tribale («Un in-diano non dice [...] cosa deve fare. Ci limitiamo a guardare [...] degli eventi e poi commentia-mo. Si tratta di reagire [...] agi-re»). [...] di prospettive, gli in-canti [...] passato, il gioco struggente delle immaginazio-ni. Il tutto nella cara [...] sbarre della riserva [...]. Con gli stessi amici [...] ri-tornano tra racconti e romanzo, [...] narratore Thomas Accende -il [...] John Travolta della riserva Vi-ctor Joseph, o Junior [...] presi-dente del club dei Capelli [...] americani, in virtù dei suoi capelli lunghi [...] riflessi rossi «come [...]. Facendo i conti giorno per [...] con [...] di fuoco [...] («Niente è più disperato di [...] il [...] Cavallo pazzo, o gli altrettanto [...] camminamenti dei bianchi («Non desiderare la casa e la [...] bianco, né le sue speranze [...] opportunità, né le sue automobili o i suoi [...]. Ma anche giocando a rompere [...] particola-re tipo di silenzio delle riserve i cui puoi [...] qualcuno che beve whi-sky con ghiaccio a 5 km [...] distanza», con una partita di basket, un concer-to [...] o la corte dan-zata a [...] donna di [...] tribù, in uno dei periodici [...] tra riserva e riserva [...] una costella-zione, dice Victor a [...] donna [...]. Tanto che alla fine [...] dentro e fuori di se stessi, gli [...] Alexie sono vivi e continuano a vi-vere a [...] di Alexie so-no vivi e continuano a [...] della vita. Proprio come succedeva nelle [...] nelle danze [...]. E come può succedere [...] chiusura di [...] Blues», oltrepassando il confine [...] trascinandosi dietro al galoppo [...] ombre e [...] della [...]. /// [...] /// E come può succedere [...] chiusura di [...] Blues», oltrepassando il confine [...] trascinandosi dietro al galoppo [...] ombre e [...] della [...]. (0)
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