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È que-sto il giudizio [...] Pietro Ingrao sul leader comunista francese George [...] . Il Par-tito comunista francese, [...] in primo luogo, ha [...] tentativi dei comunisti italiani di co-struire una [...] ortodossa. È stato così du-rante [...] esperienza [...]. I comunisti francesi sono [...] più chiusi tra quelli europei e hanno [...] in fondo le esperienza più innovatrici. [...] non mi piaceva: tra [...] non mi pare che avesse [...] particolare statura politi-ca ma comunque stava den-tro una tradizione [...]. Ranieri Non fu un [...] Il [...] del settore esteri del Pds, Umberto Ra-nieri, [...] evidenza il carattere conservatore che ha assunto [...] sotto la [...] gui-da. [...] parte, proprio per questo [...] ha pagato un caro [...] declino e la sconfitta. Di [...] si ricordano le chiusure [...] su cui era [...]. [...] una figura del [...] proprio movimento sulla [...]. /// [...] /// Se [...] andato ieri mattina [...] faceva cilecca di tanto in [...]. Era ricoverato da martedì scorso [...] parigino [...]. Geor-ges [...] è [...] politica nazionale si era già [...] da un pezzo alle sue invetti-ve, ai suoi tonitruanti [...] tele-visivi, alle sue inverosimili conside-razioni sul mondo. Aveva [...] scorso e in [...] si era potuto misurare il [...] isola-mento. Aveva chiamato il «suo» [...]. Gli avevano [...] un intervento, un arti-colo firmato, [...] «tribuna» come le altre. No, lui era Georges [...]. [...] aveva inviato [...]. Quattro domande e quattro [...]. [...] sempre stato, avrebbe pensato la [...]. Ma stavolta la redazione [...] un brutto scherzo. Avevano messo due righe [...] per dire che «Georges [...] ci ha fatto pervenire [...] segue». E il testo seguiva, senza [...] come una ridicola [...]. [...] chiedeva a [...] «Qual è la [...] posizione sulla mutazione del [...]. E [...] rispondeva a [...] «Io stesso impiegai la [...] nel mio rapporto al 260 Congres-so. Triste e crudele [...] carriera [...]. In queste ore fioccano naturalmente [...] riconosci-menti per il defunto, da Jacques [...] direzione del [...]. A [...] bene vi si trova quasi [...] un ap-prezzamento per [...] più che [...] «energico», dotato di «carica uma-na» [...] «simpatia». [...] non può esimersi dal [...] «in lutto». [...] del resto è ve-ro. [...] aveva ancora i suoi fe-deli, [...] costituissero una cer-chia sempre più stretta e spopolata. E comunque era rimasto segretario [...] 22 anni, fino al gennaio [...] pri-ma di [...] con le sue gambe indicando [...] stesso il nome del suo successore. Il [...] e [...] se [...] tenuti fino [...] zitti e obbedienti tranne rare [...]. Nessuno, se non la [...] era riuscito a [...] lo sgambet-to. E lui era riuscito, [...] scop-pi di collera e [...] cer-to più fisica che [...] il [...] bilancio politico. La Francia non comunista [...] di odio affettuoso per i [...]. [...] quasi tutti gli altri Pc [...] loro per-vicacia stalinista e poi [...] in testa. E però hanno sempre [...] naso nazio-nale, quel certo afrore di autenticità [...]. A questo, [...] aggiungeva una gioiosa litigiosità [...] compassati leader politici. Era lui che apostrofava [...] diretta [...]. Era lui che, sempre [...] realizzava [...] alzarsi di botto e [...] andare a bere un bicchiere, perchè [...] non si parla di [...]. [...] sovietica [...] (in diretta da Mosca al [...] del-le 20, reduce da un incontro con Breznev! Era lui che, interrogato [...] «Ero [...] vacanza in Corsica e ho detto a [...] Liliane, fai le valige! Per questo [...] politica. /// [...] /// Aumentavano i telespettatori, ma [...]. Georges [...] infatti ha sem-pre avuto una [...] di ri-tardo nella conduzione degli [...] politici. [...] molto [...]. Fino alla tomba si [...] il buco nero dei primi anni [...]. Era nato nel [...] avrebbe quindi potuto essere resi-stente. E invece era in Germania, [...] casa [...] a riparare da operaio metallurgico [...] 109 che bombardavano Londra. Lui ha sempre detto [...] stato costretto ad andarci, richia-mato [...] lavoro obbliga-torio (STO) instaurato dai [...] in Francia. Altri, documenti alla mano, gli [...] sempre obiettato che la data di partenza, il [...] de-nunciava un atto volontario, per-chè [...] il lavoro obbligatorio non [...] ancora. Nebbia anche sul suo [...] Francia: «sono eva-so», [...]. [...] al-tri: «ci sei rimasto fino [...]. Que-sti «altri» erano soprattutto [...] resistenza [...] fatta, e che non [...] imbo-scato (se non peggio) accedesse ai vertici [...]. Invece a quei ver-tici ci [...] fin dalla metà degli an-ni [...] dopo [...] sindacalista. Nessuno ricorda gran cosa di [...] fino alla fine degli anni [...] salvo una molteplicità di viaggi [...] e un lapidario e illuminato giudizio su Daniel [...] che nel [...] infiammava il Maggio: «Ma chi [...] questo ebreo tedesco?». [...] stato il [...] e il rapporto [...] del [...]. Ma il [...] continuò fino al [...] a parlare di un «rapporto [...] a [...] documento [...] francese non ebbe mai [...] di apparire. In questo partito [...] nuotò come un pesce [...]. Burocrate nello stile di lavoro, [...] compagni. [...] degli anni [...] Georges [...] così abile nei corridoi moscoviti [...] nelle trame [...] politico [...] da una volpe di razza: Francois [...]. Con lui, nel [...] firmò il fa-moso «programma comune». Qualche giorno dopo [...] a Vienna per una [...] spiegava da quella tribuna: «Il mio obiettivo [...] dimostrare che su cinque milioni di elettori [...] possono votare so-cialista». [...] rise a crepapelle, [...]. [...] gambe, inaffondabile. Tanto saldo da permettersi [...] valzer chiamato eurocomunismo, con [...] e Berlinguer. Ma fu questio-ne di un [...] di giravolte, perchè tornò presto a far tappezzeria sotto [...] moscovita. Quando Ber-linguer dichiarava esaurita [...] lui inneg-giava ai sovietici [...] Kabul [...] ricono-sceva [...] europeo un bilancio «globalmente [...]. E ancora [...] che tanto per cambiare lo [...] di sorpresa, leggeva nella [...] Muro [...] brutale. Immemore di tanti disastri, [...] rivendicava il merito di [...] statuto del par-tito la «dittatura del proletariato». Era accaduto nel [...]. È per questo che [...] volenteroso Robert [...] è costretto [...] fatto tre giorni fa [...] Consiglio [...] a predicare «il superamento del capi-talismo». La cultura politica di [...] per molti versi, [...]. [...] navigava felice, senza muovere un [...]. La volpe [...] riuscì dun-que a mangiare [...] gatto [...]. Il 26 aprile [...] la sera del primo turno [...] presidenziali, [...] ricevette uno schiaffo: il suo [...] 15 percento dei suffragi. Ancora nel [...] Jacques [...] il 22 percento, che era [...] il bacino elettorale del partito [...] anni [...]. Più che erosione fu [...]. Il de-cennio successivo confermò [...]. Per Robert [...] del [...] fu un successone il fatto [...] sfiorare il 10 percento. Eppure, [...] al [...] restò al suo posto, pressochè [...] sprezzante verso i [...] italiani, cieco davanti al crollo [...] regimi [...] assente [...] politica. Il [...] governava senza il [...] prigioniero nel suo [...] di sacco. Per [...] volta aveva dato segni [...] di uscire dal governo. [...] la svolta [...] le politiche di rigore di [...] pena la catastrofe. Poi era stato solo folklore [...] declinante. [...] che si liquefaceva nei [...] il Fronte nazionale che lo rimpiazzava nelle [...] inoffensivo dinosauro, imbarazzante sopravvissuto. Il [...] in verità, era in [...] bel pez-zo. A Robert [...] compito ciclopico [...]. /// [...] /// È questo in sintesi [...] ha di [...] Antonio Rubbi, uno dei [...] a Sergio [...]. Rubbi, perché i rapporti [...] Pci [...] sono sempre stati nel [...] «Io [...] che sono stati altalenan-ti. Negli anni Settanta, per [...] soprattutto di Enrico Berlinguer essi furono nel [...]. E sembrava che [...] divenuto da pochi anni segretario [...] avesse un eguale esigenza di introdurre delle [...]. Quale fu il momento più [...] «Senza dubbio il XX II Congresso del [...] dove venne soppresso dallo Statuto [...] riferimento alla [...] la parola [...] del [...] del saluto [...] pu-gno chiuso tra i membri [...] parti-to». Insomma, ci si liberò di [...]. Ma bisogna sapere quali era-no [...] per capire la portata di [...] scelte. Gli anni Settanta costituiro-no anche [...] periodo di forte [...] sotto la guida di [...]. La scelta eurocomunista di [...] quindi non fu solo [...] facciata. Ma quando e [...] di rinnovamento venne ab-bandonata? «Già [...] degli anni Settanta [...] riformatrice. La ragione di fondo [...] basi politiche e culturali di tale innovazione [...]. Quali le maggiori differenze tra [...] Pci e il [...] anche in quegli anni [...] «Nonostante la [...] dei [...] non aveva elaborato alcuna critica [...] dei paesi [...] che anzi giudicava globalmente positi-va. [...] differenza tra comuni-sti italiani [...] nel-la valutazione del processo di inte-grazione europea. [...] giudi-cava la Comunità come [...] antipopolari legate agli inte-ressi delle multinazionali, non [...] Pci che con sempre maggiore con-vinzione individuava nei [...] un fatto obiettiva-mente positivo. La terza differenza riguarda [...] le forze so-cialiste e [...] euro-pee. La politica unitaria nei [...] era un fatto tattico, [...] Berlinguer i rap-porti che egli [...] e Willy Brandt erano [...] cui costruire un nuovo profilo del [...]. Che ricordo personale hai [...] «Era uno molto tenace nella di-scussione politica. E poi un [...] che soprattutto nei [...] familiarità e cordialità. Lo chia-mava [...]. È stato [...] diri-gente del movimento comunista internazionale [...] ho sentito [...]. /// [...] /// È stato [...] diri-gente del movimento comunista internazionale [...] ho sentito [...]. (0)
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