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Contiene il testo dello [...] andrà in onda stasera su [...] e una ricca cronologia [...] delle circostanze che la provocarono. [...] No, no, non preoccuparti di [...] esattamente. /// [...] /// [...] Le frane le misurano a [...] cubi. Il metro cubo è [...] cosa [...] perché poi la [...]. /// [...] /// [...] Val di Stava, una conca [...] Bolzano e Trento. In cima alla Val di Stava, lassù in alto, [...] una diga di terra e [...] i fanghi, gli scarichi di [...] miniera [...]. Dopo che [...] il 18 luglio 1985 la [...] non ce la fa più: scoppia. Tutto quello [...]. /// [...] /// [...] nome; Valtellina. /// [...] /// La frana della Valtellina [...] di quella della Val di Stava, è [...] cento volte più grossa: 45 milioni di [...] montagna cascano in fondo alla Valtellina a [...]. /// [...] /// [...] milioni di metri cubi di [...] cascano nel la-go dietro [...] cubi. Di questi cinquanta milioni [...] scavalca la diga: [...]. [...] dalla [...] terra [...]. /// [...] /// La storia della diga [...] Vajont, [...] sette anni prima, si con-clude in quattro [...] con [...] di duemila vittime. [...] Vajont Vajont Una bimba prega [...] resti [...] del Duomo di Longarone Foto Italia Tre ore, tre ore e mezza. [...] sempre un numeroso gruppo di [...] che si avvicina al palco e chie-de, per favore, [...] lo spettacolo con-tinui. Vuole sapere altri dati, [...] sono andati a finire gli ulti-mi processi [...] da vicino facce, vite, aneddoti e storie [...] o carnefici, sono rimasti coinvolti nella più [...] del dopoguerra. Sfidiamo i più bravi [...] in cir-colazione a convincere il pubblico di [...] riuscito ma che dura appunto oltre tre [...] scia-mare inesorabile verso [...] dopo [...] applauso. [...] Marco Paolini e al [...] Gabriele Vacis, en-trambi autori de «Il racconto del Va-jont», [...] riuscito. A Volter-ra come a Roma, [...] Fontana co-me a Palermo o alla stazione [...] Bolo-gna. E adesso per questa [...] artistica che da quattro anni gira per [...] più martoriata è arrivato [...] diretta televisiva. E anche il passaggio [...] sera su [...] con tutti gli onori [...] della prima serata è da considerare [...]. Di questo bisogna dare [...] di [...] Freccero che ha [...] folgorato. Uno [...] e insieme ridondante defini-re tale. Nessuna scenogra-fia, non un [...] un canovaccio di partenza basato sul li-bro [...] Tina Merlin, nessun orpello attoriale: di fatto [...]. Paolini è lì, semplicemente [...] suo pubblico, accanto a una lavagna che [...] scuola elementare. Man mano scriverà col gesso [...] data [...] noi pubblico a non perderci [...] valanga di passaggi [...] re-sponsabilità tecniche e politiche, pe-rizie [...] e montagne di bugie [...] alle 22,39, proprio mentre il [...] canale televisivo mandava in onda la partita Real [...] cancellava dalla faccia della [...]. [...] è [...] coperto dalla spaventosa frana del [...] che Paolini riporta il suo [...]. Spettacolo, dicevamo, [...] orazione e saga, telenovela mortifera [...] racconto epocale. Una fa-vola dal finale [...] matrimonio infausto tra il giovane capitalismo italiano [...] la malafede politica che solo pochissi-mi inascoltati -Tina Merlin [...] testa -avevano riconosciuto colpevoli. Gli uomini che [...] provocata [...] scrive Paolini sulla copertina del «Racconto del Vajont» appena edito [...] che proprio a te debba [...] quel che non è mai capitato prima a un [...] umano? Come fai a [...] in [...] anche dopoche è [...] oltre ad altre [...] ma umane mancanze, che ha [...] uomini onesti, tecnici pro-vetti, funzionari mediocri e manager senza [...] in una banda di crimi-nali, responsabili morali e materiali [...]. È stato ferreo Paolini [...] di rappresentare il suo Vajont [...] nella «valle virtuale» dove avvenne la catastrofe, [...] la diretta tv proprio il 9 ottobre: [...] stessa ora, 34 anni dopo quella terribile [...]. Siederanno [...] mille [...] del maestro Paolini e [...] moltissi-mi, spettatori televisivi. Ascolteran-no prima con interesse, [...] e trepidazione, infine con sgo-mento, con una [...] prende [...] il cuore e le [...] e nella rabbia furiosa [...] sorti inesorabili e pur [...]. [...] in un crescendo narrativo [...] non dimentica di farci anche sorridere: le [...] geologi nel lontano 1929, quan-do la società [...] chiamava ancora Sade e non Enel e [...] confluita nella [...] i primi rilevamenti; le [...] timide e poi sfac-ciate) al progetto originario [...] la diga «mostro», il colosso di cemento [...] la valle. E impastati [...] numeri, [...] alle avvisaglie di cedimenti [...] ignorati ci sono lo-ro, gli abitanti della [...] bambini, anziani: duemila fantasmi trascinati via nel [...] milioni di metri cubi di roccia, fango, [...]. Una mas-sa lunga oltre [...] mezzo e alta 250 metri che crollando [...] diga ha sollevato [...] di cinquanta milioni di [...]. Di questi solo la [...] diga: solo 25 milioni di metri cu-bi [...] quattro minuti di apocalisse concludono con un [...] vite di cinque [...]. [...] e [...] la cronaca e [...] arrivano dunque stasera direttamente nelle [...] ca-se. Si parte nel pomeriggio, con [...] racconto di Paolini e le [...] di repertorio fino ad arrivare a quelle fa-tidiche 22 [...] 39. Sentirete un brivido, vi [...] pelle, quando [...] vi avrà condotti per [...] a questa diabolica commedia. In sospeso restano tutto-ra [...] condanne, le respon-sabilità, i risarcimenti. È allora che [...] a questo cantastorie che [...] riso e la memoria civile per rivitalizzare [...] il teatro, di non fermarsi, di continuare, [...]. Stefania [...] La memoria della strage Questa [...] va in onda lo [...] Paolini sulla tragica sciagura che 34 anni fa [...] paesi E esce anche un libro. Tina Merlin, giornalista [...] aveva denunciato mille volte [...] diga. Rimase inascoltata [...] di cento metri, 2018 [...] Era il 9 ottobre 1963, alle 22 [...] giù il monte [...] Longarone venne distrutto in [...] da una crosta di fango. /// [...] /// Povera Italia disastrata, ter-remotata, [...] e dalla sete di soldi di chi [...] via boschi e coste e lucra persino [...]. [...] e perenne tragedia, il Vajont [...] a caratteri cubitali: 2018 morti, paesi spazzati [...] terribile che strappò terra e case, ferrovie [...] piaz-ze e monumenti, case contadine, vil-lette e [...]. Un dramma -come si dice [...]. Fu una leggendaria giornalista [...] nostra Tina Merlin, a combattere insieme ai [...] Erto, Casso e Longarone perché la diga [...]. Ma che potevano la [...] nostra Merlin, contro lo strapotere della Sa-de [...] che potevano fare il [...] cattivo tempo in una Italia in mano [...] Forse, anche tutti noi non ascoltammo ab-bastanza la [...] Tina» [...] era nata su quei monti del Friuli [...] quella terra come le sue ta-sche. Arrivava al giornale, a Roma, [...] si metteva a raccon-tare ai direttori e [...] che [...] del Vajont. [...] la più alta del [...] ge-nere e con un arco di 265 [...] un futuro [...] che avrebbe aiutato un Friuli [...] e fatto di emigranti, che partivano per [...] ri-cerca di [...]. Ma Tina, caparbia, continuava [...] nei cortei di protesta di chi non [...]. E scriveva, disperata, rab-biosa, [...] ma forte [...] gente dei paesi che [...]. Gli interessi in gioco [...]. Non era la diga [...] i monti sui quali era stata « [...]. E la partigiana Tina, [...] monti aveva [...] i nazisti, lo sapeva [...]. /// [...] /// [...] in aula e al suo [...] si presentarono, a [...] centi-naia di abitanti della zona. Così arri-vò [...] fece nien-te per evitare la [...] che incom-beva. [...] ottobre del 1963, un [...] Sade che aveva controlla-to la diga, scrisse sul [...] «Che Dio ce la mandi buona». Ma il giorno dopo [...] terribile, an-gosciosa, devastante. Alle 22 e 39 [...] ragazzi stavano nei bar dei paesi a [...] una partita di calcio internazionale di grande [...] il monte [...] al lato della diga. Nel lago artifi-ciale precipitarono, a [...] terra che sollevarono due ondate [...] una a monte e una a valle. Quella a valle raggiunse [...] di quasi cento metri, superò [...] pareti [...]. Rino [...] sindaco di Castella-vazzo, una [...] alla fi-nestra e vide tutto. È [...] rimasto vivo. Raccontò piangendo il giorno [...] il cielo. Sentii un boato terribile [...] da un vento gelido, spavento-so. Fu allora che vidi [...] una muraglia di acqua che for-mava un [...] schiuma bianca che correva, correva verso il [...]. Potevo [...] guardando i pali [...] pubblica che sparivano come fuscelli [...] quel mare di fango e [...]. Non capii subito, poi [...] di quello che stava avvenendo e urlai, [...] e rimasi paralizzato [...]. /// [...] /// Longarone, colpito in pieno [...] «uragano», venne spaz-zato via in circa tre [...] fabbriche, ferrovia, chiese. Tutto fu sepolto da [...] di fango alta decine e decine dimetri. Poi toccò, in parte, [...] Erto [...] Casso e a decine di [...]. [...] già a letto, furono inghiottite [...]. Pochi gli scampati, i [...] erano riusciti ad ag-grapparsi a qualcosa per [...]. Qualcuno, con i vestiti [...] piccolo paese scam-pato alla tragedia e lanciò [...]. Partirono subito i soccorsi [...] i vigili del fuoco, i carabinieri, [...]. [...] a centinaia, chiesero dove stava [...] Longarone e [...] la gente da soccorrere. Ma Longarone non [...] più, era sparita, spazzata [...] di tonnellate di fango. Tut-ti ricordano ancora le [...] quel posto e le riprese televi-sive: [...] bagnata e indurita, nel [...] prima [...] il paese. Niente case, niente alberi nè [...]. Neanche un muro , [...] valle. [...] che tentava di recuperare qualcosa [...] orientarsi per ritrovare il punto dove un tempo aveva [...]. [...] terra, [...] tutti: gli otto fratelli Oliva, Luciano De Dea, i carabinieri della piccola stazione, il sindaco, [...] il cappellano, le maestre, gli [...] della Filatura, i trenta partigiani [...] da tutta Longarone e gli uo-mini appassionati e simpaticamente [...]. Tina Merlin, piangen-do in [...] prima ad arrivare [...]. /// [...] /// La gente, solo a lei, [...] di [...] vivi. Gli altri giornalisti venivano [...]. /// [...] /// I pochi vivi urlavano: «Arrivate [...]. Quando [...] bisogno del [...]. Non calpestate in quel [...]. /// [...] /// [...] delle autorità e, più tardi, [...] proces-so contro 14 funzionari della Sade, [...] della [...] e del Ge-nio Civile. Tutti condannati a pene [...]. Ci fu chi lucrò [...] venne messo in piedi [...]. Nuove condanne assurde. Arrivò anche il periodo [...]. Ma un amplis-simo gruppo di [...] non volle mai accettare una lira e conti-nuò a [...]. /// [...] /// Neanche Tina Merlin smise [...]. Scrisse uno splendido li-bro [...] «Costruzione [...] una catastrofe», ma fu letto da pochi [...] nessuno. Ancora boicotta-ta, la partigiana [...] osato sfidare i monopoli. [...] par-te di chi erano [...] e le «gazzette»? Solo la gente del Vajont [...] mai dimenticato tanta [...]. [...] colpe e responsabilità e non [...] sono mai trattenuti dal gridare la verità. [...] scritta perfino sulle lapidi [...]. /// [...] /// [...] scritta perfino sulle lapidi [...]. (0)
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