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E subito si era [...] quella folla di cui non conosceva la [...] consuetudini [...]. Camminò controcorrente, facendosi largo [...] di gente, quasi tutti lavoratori in arrivo. Trovò il binario del «Tiziano» [...] elettronico: [...]. Partenza alle ore 7,05. Mancavano più di quaranta [...]. Poteva mettersi tranquillo. Salì su un vagone di [...] classe, contento di [...] semivuoto. Preferiva rimanere solo, ignorato, [...] anonime. Entrò nel primo scompartimento [...] presso il finestrino, in direzione di marcia. Così, almeno, avrebbe potuto [...] nel tentativo di smaltire le delusioni. Lungo il marciapiede stava [...] delle bevande calde. Leo si sporse dal [...] un caffé. [...] era un ragazzo biondo, alto [...] robusto, [...] olandese. Quando il ragazzo si [...] versare il caffé, Leo noto che dietro [...] segno particolare: un [...] blu dentro il quale [...]. Eppure ne ricevette un [...] raccapriccio. Prese il bicchiere di plastica, [...] una moneta da dieci fiorini, e intanto le sue [...] avevano preso a tremare. Poi si disse che [...] tutti, avrebbe dovuto abituarsi alla realtà, a [...] come dicevano gli psicologi. Ma capiva che, nel groviglio [...] sue inquietudini, non gli sarebbe mai stato facile. /// [...] /// Il caffé era privo [...]. Ma almeno era caldo: [...] fra tante rogne e amarezze. Prima rogna: venire rispedito [...] Italia. La promettente parentesi olandese [...] conclusa. Fine delle speranze. Nemmeno quarantotto ore dal suo [...] ad [...] Amsterdam. Si era presentato al Nucleo [...] con una lettera dei dirìgenti italiani. Veniva definito: «Un giovane [...]. Ma subito si era [...] il «caso Zara» era stato risolto e [...]. Leo poteva quindi rifare [...] E le aveva rifatte, con rabbiosa tristezza. Quando il treno si [...] Leo [...] un silenzioso addio ad Amsterdam. Si sciolse il nodo [...] guardò attorno. Lo scompartimento deserto era [...]. Tutto sommato, sarebbe stato [...] compagnia. E in [...] come per esaudire il [...] porta si aprì. Si era affacciata una ragazza [...] elegante. Reggeva una grossa valigia, [...] Leo [...] era subito alzato per [...]. Ma la ragazza, alta [...] messo da sola la valigia sulla reticella. E mentre lei si [...] il giovane agente di polizia aveva potuto [...] blu, con la lettera A al centro, [...]. Avvertì lungo la schiena [...] brivido provato alla presenza [...] del caffé. La ragazza, intanto, si era [...] sistemata [...] opposto dello scompartimento. Leo la studiò con [...] ma non scoprì nulla di irregolare né [...]. In Olanda, senza dubbio, [...] già [...] molto diffuso, più che [...] Italia, [...] la gente non ci faceva più troppo [...]. La ragazza aveva acceso una [...] sfoggiando un minuscolo accendino d'oro. Aveva un sorrìso aperto, [...]. Si muoveva con gestì [...]. Gli occhi, molto grandi, [...] pochino inespressivi. Quando si sentì osservata, la [...] guardò a [...] volta Leo. Il giovane agente di [...] lo sguardo, ungendo di ammirare il paesaggio [...]. Lungo lo [...] salivano Debbia e fumo. A stento si distingueva il [...] baluginare dell'acqua, un grìgio che si adattava benissimo [...] di Leo. [...] chiamava Guglielmo Zara. [...] conclusivo era avvenuto il [...]. Nella casetta sui Polder [...] Sven, [...] anziano operaio che prima di andare in [...] un tecnico delle idrovore. Aveva lavorato alle dighe. Sven aveva risposto con [...] domande degli investigatori. A volte, i suoi [...] suoi no sembravano avere scarsa attinenza con [...] poliziotti. Leo aveva fatto in [...] a quei faticosi interrogatori. Sven, [...] delle idrovore, aveva più [...] brandina, sistemata nel sottotetto, lasciando intendere che [...] dormito in quel luogo. Sven aveva poi avuto [...] quello di una pistola puntata contro dì [...]. Quella mimica poteva essere [...] minaccia messa in atto da Guglielmo Zara. Ma niente era sicuro [...]. Sven si esprimeva a [...] dialetto incomprensibile perfino per i suoi [...]. [...] tatto era già finito e [...]. Dopo avere percorso mezza Europa [...] un imprendibile Pregiudicato, gli agenti [...] erano arrivati in Olanda. Le piste si erano [...] di [...] e precisamente nelle vicinanze [...] in una casetta situata [...] Polder. La casetta, bianca, specchiava [...] nelle acque sul quale passava il vento [...] Nord. [...] che gli agenti inseguivano [...] rifugio In quella casetta, per una notte [...] sì era dissolto, era volato lontano come [...] Nord. Non era stato grani Gli [...] quindi abbandonato quella ista. Dalle telegrafiche [...] ricevute dai colleghi francesi, [...] Guglielmo Zara fosse fuggito a «Calais, con [...] di rifugiarsi in Inghilterra. Le indagini avrebbero dovuto [...] Dover. Ma il pregiudicato Guglielmo Zara [...] era mai arrivato a Dover. A quel punto, tutto [...]. Sul treno, ripensando alla triste [...] delle [...] Leo sospirò. Gli sfuggì alle labbra [...] non dormiva da due giorni, e il [...] sugli occhi. Sbirciò la [...] occasionale compagna di viaggio. La ragazza con il [...] dietro [...] stava sfogliando un settimanale illustrato, [...] senza interesse, come se non le [...] nulla delle [...] e dei servizi. Giusto così, si disse Leo, [...]. Però [...] un particolare strano: benché [...] la ragazza portava i guanti. Erano guanti di pelle, [...]. Forse soffriva di reumatismi, [...] Leo con un sorrìso. Il giovane agente di [...] suoi pensieri, e si chiese chi fosse, [...] pregiudicato Guglielmo Zara. Non risultava troppo pericoloso. Non era un omicida, [...] terrorista, ma un falsario internazionale, forse il [...] di moneta di tutta [...] occidentale. Eira un vero organizzatore. La [...] specialità era quella di [...] raccolta e di diffusione un po' dappertutto: [...] Italia, [...] Germania, in Svizzera, in Francia, dove trafficava [...] franchi, lire e sterline, naturalmente tutti fabbricati [...]. Guglielmo Zara spacciava la [...] una fitta rete di agenti reclutati fra [...] le commesse dei supermercati, [...]. [...] funzionava a meraviglia. E lui, il grande manager [...] rappresentava il centro [...] organizzazione. Ancora una volta, [...] localizzato, e poi se [...]. Leo guardò fuori. Il treno correva in una [...] da alberi [...]. /// [...] /// Tornò ad appi-, [...] e al sobbalzo del vagone [...] scambi di una stazione si risvegliò di soprassalto. Non sapeva quanto tempo [...]. Qualcuno lo toccava sulla [...]. Alla fine trovò il [...]. La guardia di confine, [...] lo analizzò con cura, quindi brontolò un [...] prima di lasciare lo [...]. Il Tiziano era ormai [...] tedesca. Quante ore ci volevano per [...] Colonia? Leo pensò di lare [...] ferroviario, ma una lunga ondata [...] sonno passò sopra di lui, e lo vinse Dormicchiò [...] forse due A [...] fu la ragazza c [...] accanto a lui, chiedeva fuoco. Dunque, la ragazza era [...]. Oppure svizzera, del Canton Ticino. /// [...] /// Leo le accese la sigaretta, [...] ancora perché mai la [...] partner ai treno si ostinasse [...] portare i guanti. Ma [...] importava? Ogni particolare era bizzarro, [...] volte assurdo, in chi aveva il [...] blu dietro [...]. Era un dettaglio [...] anche il Tatto che [...] Forse [...] Cremaschi nato nel 1928 [...] Fontanellato (Parma), vìve a Milano fin [...]. Fra i suoi romanzi: «A [...] lucro» (Mondadori, 1965), «Cuoio nero» (Rizzoli, 1970), «Dossier [...] collaborazione con Gilda Musa (Rusconi, 1978). Il suo più recente [...] «Il mite ribelle» (Editoriale Nuova De Agostini, 1984). Studioso di narrativa fantastica, [...] di racconti fra cui [...] dintorni» (Garzanti, 1978) e «Futuro» (Nord, [...]. Cremaschi è stato [...] per la radio della Svizzera [...] e [...] della rubrica [...] per la Rai. Come sceneggiatore ha firmato [...] fra cui «A come Andromeda» nel quale [...] piccola parte come attore. Negli anni 80 ha [...] «La Collina», [...] dedicata al [...]. /// [...] /// Anche Leo fece uno [...]. Ma non aveva fame. Accettò il caffé offerto [...]. Adesso, abbastanza sveglio, era [...] scambiare qualche parola con la [...] sconosciuta partner di viaggio. Masticando e chiacchierando, il [...] veloce Ma la ragazza non era davvero [...] si limitava a rispondere alle domande Disse [...] di essere originaria di Fidenza, [...] padana, Italia. Oppure aveva detto Piacenza? Leo [...] capito bene La [...] aveva uno strano modo [...] consonanti, come se fosse lievemente blesa. In compenso, si disse Leo, [...] una bocca armoniosa, ben disegnata. Il treno, adesso, correva [...] della pianura. Fuori, [...] di tanto in tanto [...] che illuminava i piloni della ferrovia. Il giovane agente si [...] nuovo, e si era messo a immaginare [...] compagna di viaggio non era quella onesta [...] credere Anzi: era una pericolosa spia industriale [...] e il Brasile Sul [...] onirica aveva avuto una svolta: la ragazza [...] Leo, come il losco [...] cassaforte della ditta [...] di [...] aveva sottratto i disegni [...] locomotore senza rotaie Poi il sogno si [...] nebuloso. Sospeso tra 1 a veglia [...] il sonno, Leo ebbe il sospetto che la ragazza [...] fosse una ragazza, ma qualcosa di mostruosamente indefinibile che [...] una parrucca per mascherare [...] misteriosa fisionomia. Un forte scossone del [...] del tutto. Guardò fuori, e vide [...] Bern risplendere, in bianco e celeste, contro il [...]. Era di nuovo mattina, [...] Tiziano si trovava in Svizzera. Leo cominciò a sentire [...] ancora poche ore di viaggio, e sarebbe [...] Milano. /// [...] /// Una sete rasposa ed [...]. Ma sul marciapiede della [...] venditori di bibite. Si rassegnò, e mentre [...] sopra pensiero una mano sulla guancia. Si accorse allora che [...] tutte quelle ore, aveva preso a spuntare, [...]. Rammentò velocemente, come nello [...] nastro, [...] sogno, quello in cui [...] di viaggio appariva come non poteva essere. Allora osservò, nella diafana luce [...] la persona che aveva [...] con lui lo scompartimento. E vide ciò che proprio [...] si aspettava di vedere. Sotto il fondotinta che [...] volto, anche alla ragazza stava spuntando la [...] e le guance si stavano punteggiando di [...]. La guardò con maggiore [...]. Non si era sbagliato. Il viso della ragazza, [...] strato di cerone, si stava scurendo qua [...]. Era un fatto davvero [...] sapevano che gli Androidi erano privi di [...] di capelli. E la creatura che [...] viaggio con lui, da Amsterdam fino a Berna, [...] dovuto essere una persona, visto che dietro [...] con la A in [...] Androide, un automa, cioè un congegno di [...]. Ora, invece, risultava che [...] era un Androide. Non era un robot E [...] era neppure una [...] vale a dire un robot [...]. Eira invece una creatura umana, [...] carne ed ossa. Leo sorrìse, e si [...] ossa e [...] giovane agente di polizia [...] spina dorsale il gelido brivido che sempre [...] di un Androide. Il brivido, in quel [...] ragione (Tessere, visto che [...] era in realtà un [...]. Ma il brivido [...] luogo, agghiacciante, perché a Leo [...] dì quelle sofisticate macchine [...] un corpo identico a quello umano, e [...] dagli esseri viventi solo per il [...] blu, con la A [...] dietro [...]. Certo, erano una conquista [...] utilizzati in molti settori [...] sostituivano [...] in attività pericolose o [...] Leo [...] dovuto ras-segnarsi alla loro presenza. Inoltre era giusto che [...] Androidi [...] di particola-ri privilegi, come quello di viaggiare [...] ai veri esseri umani. Perché no? Anche gli Androidi [...] innervosirsi, soffrire di stress, visto che erano [...] centri nervosi: filamenti sintetici miniaturizzati, con gangli [...] neuroni degli esseri viventi Il treno si [...] stazione di Berna, riprese la [...] faticosa marcia verso il [...]. Nello scompartimento, adesso, [...] altri due passeggeri. Una suora, sorridente e [...]. E un signore dì [...] aveva [...] del commerciante di [...] Leo li osservò, e [...] fossero persone vere, senza cerchiolini dietro [...]. Si senti tranquillizzato. La suora e il commerciante [...] esseri umani, [...] forniti [...] di volontà, dì senso etico. Leo continuava a essere [...] ragazza. Di nuovo la stava [...] di sottecchi, [...] chi fosse, in realtà, [...] segreto nascondesse, [...] intanto, stava sfogliando [...] rivista femminile. Non si era accorta [...] Leo [...] teneva sotto controllo. Il giovane poliziotto ebbe [...]. Fissò il volto della [...] preciso confronto: i lineamenti della ragazza rispetto [...] Guglielmo Zara così come apparivano nelle foto [...]. Era [...] Zara. La finta ragazza era [...] banconote false ricercato dalla polizia di mezza Europa. Lo stesso naso, affilato e [...] o. La stessa tinta degli [...]. E [...] conformazione della fronte, stretta [...] pochino bombata. Le foto non ammettevano [...] e il pregiudicato Zara erano la stessa [...]. [...] lo faceva ansimare. La scoperta, davvero sbalorditiva, [...] fiato. Poi, gradualmente, prese a [...]. La lucidità mentale ritornava [...]. Il travestimento da donna [...]. Anche il più abile [...] avrebbe potuto cadere [...]. Non era una novità che Guglielmo Zara fosse abilissimo nei trucchi. Non a caso gli [...] sfuggire ai migliori agenti [...] lasciando immaginare che [...] verso la Scandinavia, mentre [...]. Inoltre, con acume, aveva [...] innocente, il più ovvio dei mezzi di [...] treno. Ma anche [...] Guglielmo Zara era caduto [...]. Un minuscolo particolare Io [...] quelle dodici ore di viaggio, la barba [...] rispuntata. Certo, prima di partire [...] con cura, spalmandosi sulla faccia uno strato [...] Ma non aveva previsto che i peluzzi sarebbero [...]. Niente di strano, in [...]. Un uomo non vede mai, [...] considera mai [...] della propria barba, se non [...] a uno specchio. Ma nello scompartimento di [...] Tiziano non [...] sagace Guglielmo Zara, dunque, [...] alle trappole che gli agenti di Amsterdam [...]. Poteva essere soddisfatto di [...]. Nessun poliziotto lo aveva [...]. Guglielmo Zara era stato [...] stesso. Anzi, dalla propria barba. Aveva dimenticato che a un Androide [...] crescere la barba, anto meno, [...] a un Androide femmina. Quel minuscolo errore gli [...] di galera. /// [...] /// Preferiva la presenza di Guglielmo Zara, [...] uomo, a quella di [...] e millimetrato [...] Gli automi, liberi di [...] mettevano sempre addosso [...] fatta di disagio, di [...] senso di vertigine Stabilì un piano [...] Avrebbe agito nella stazione [...] Como, [...] territorio italiano. Scoprì allora che Guglielmo Zara [...] simpatico. /// [...] /// [...] di [...] ammanettato, e [...] se è intelligente e non [...]. Per quanto disonesto, si [...] Leo, [...] uomo è pur sempre un uomo. E di autentici esseri [...] gi se ne vedono sempre meno. /// [...] /// La ragazza uscì sul corridoio [...] fumare la [...] sigaretta. Vista da dietro, appariva [...] La linea dei [...] era piuttosto secca, legnosa. Tra le nuove ondate [...] Leo concluse che non tutte le donne possono [...] a forma di anfora o di chitarra. Ma fu un pensiero [...]. Dentro il sogno, Leo [...] felice di quanto stava facendo. Leo affrontava con decisione [...]. Subito dopo consegnava la [...] elvetiche, mentre la ragazza veniva presa in [...] poliziotti di Zurigo in divisa vermiglia e [...] bianche Mentre scendeva sempre più profondamente nel [...] Leo [...] per la [...] Nella realtà gli era [...] una volta [...] di [...] come investigatore. Avrebbe potuto mettersi in [...] gli uomini [...] nella cattura di Guglielmo Zara. Ma le circostanze non [...]. Almeno durante il sonno, [...] Leo [...] prendeva la rivincita, dando prova delle sue [...] il bigliettaio, un simpatico [...] baffi grigi, e passò la stazione di Amburgo. Arrivò un giovane alto, [...] visiera e la fiacca a bottoni d'oro, [...] campanello dal suono squillante Era lo steward [...] bene, notò che anche lo steward portava [...] con la A al centro, dietro [...] Si aspettava [...] fra Itti e la [...] segno di intesa, una [...] d'occhi o un veloce [...]. Invece rimasero [...] indifferente [...] come se non appartenessero alla [...] ca-' [...]. /// [...] /// Invece rimasero [...] indifferente [...] come se non appartenessero alla [...] ca-' [...]. (0)
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