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Ma ci sono anche [...] spacciano, e le donne che fanno le [...]. [...] vista nascere sot-to i miei [...] la prostituzione. Pri-ma del 1990, era [...]. Non [...] tanti autobus, per Napoli, e [...] andavano [...] passaggi in auto. E se dicevano no,le [...]. Allora, per un mese [...] quattrocentomila lire al mese, e [...]. Vede-vano [...] che vestiva meglio di [...]. /// [...] /// Ma dal 1990 è [...]. Quelle che vedi sulla [...] prostitute, ma schiave, vittime. Sono tante, perché le [...] a [...] e loro non possono [...]. Cinque clienti al giorno, in [...] per fare [...]. Sono tre milioni al [...] ragazze non resta nulla. Debbono pagare il [...] fatto con [...] che le ha portate [...]. Se [...] sono le maledizioni del [...] e le minacce ai genitori, [...] ai figli, che [...]. Nel «limbo» delle campagne [...] del Ghana e della Nigeria rischiano di [...] loro giovinezza. Il «debito» non si [...] strade [...] aversano dalle 11 del mattino [...] verso sera, e poi [...]. Per [...] -racconta Marco, di «Nero [...] -buttato sul pavimento, [...]. Tanti di loro non [...] nome. È successo questo. Molte donne sono arrivate [...] già incinte, altre hanno iniziato [...] la maternità. Ma erano clandestine, e [...] un nome ai loro figli. Ed allora han-no chiesto [...] di riconoscere i figli [...]. Potevano così essere iscritti [...] e ricevere [...] sanitaria. Adesso le madri vere, con [...] e vorrebbero riconoscere i loro [...]. /// [...] /// In vetrina, un cartello [...] auto in ven-dita. Una Lancia [...] del 1987, [...] 90 del 1984. Carrozzerie a pezzi, motori [...] co-me Ferrari. Christian, appena arri-vato dal Ghana, [...] certo per-mettersi un acquisto del genere. [...] un altro pullman pronto, per Caser-ta. Ha saputo che [...] abita là, e spera [...] preziosi. [...] di viaggio, su strade [...]. Decine di turisti stanno [...] Reggia, ma i ragazzi neri che fanno i [...] borset-te, orologi e [...] -shirt in via Trieste, [...] fretta la loro merce. [...] il vigile, grinta da scerif-fo, [...] dalla Punto municipale. O sparite, o apro [...] seque-stro tutto». [...] il banchetto con le sigarette [...] contrabbando, ma questo [...]. A Napoli, cinque o [...] due o tre magazzini [...] compravamo la nostra merce. Ora sono decine, e [...] le [...]. [...] hanno il Rec, sono iscritti [...] registro esercenti commercio, ma non [...]. [...] alla strada, per vede-re se [...] orologi tornano in mostra. Ma so-no molto meno, [...]. Abbiamo spiegato, a casa, [...] vita fac-ciamo [...]. In dieci in una casa, [...] non riesci a pagare [...]. [...] al massimo seicento mila lire [...] mese. Trecentomila le tieni per le [...] casa. Io sono partito dal Senegal [...] fa, ed avevo già 37 anni. Ero spedizioniere doganale, poi [...] ha chiuso. Una moglie, due fi-gli. Che fai? Devi dare loro [...] man-giare. Quanto abbiamo parlato, pri-ma [...]. Sono arrivato con [...] lire in tasca. Quando arriva qualcuno che [...] la fortuna, fra noi [...] solidarietà. Per il primo mese [...] e ci-bo, e si fa la colletta [...] la merce da vendere. Se va male, nessuno lo [...] via. È lui stesso che [...] a cercare la [...]. [...] ho scritto una poesia. Si intitola: [...] tu sapessi. Lui sa di essere importante [...] è la [...]. Quelli che hanno deciso [...] fortuna» lontano dalle cam-pagne [...] soprattut-to di notte. [...] voglia di [...]. [...] le 23, [...]. /// [...] /// [...] gli ha spiegato che [...] via subito, gli ha detto di an-dare [...] Brescia. Nel sottopassaggio, fra graffiti e «Anna per sempre», [...] una scritta fatta con il [...] nero. /// [...] /// Le case sono verdi [...]. Cortili interni dove però [...] scendono a giocare. Scritte sui muri: «Via gli [...]. Un nigeriano con una Volvo [...] al marciapiede e fa scendere due ragazze. Altre due sono già [...] pronte a salire. Facile immaginare la destina-zione [...]. Nessuno cammina normalmente, fra [...] via Anelli, periferia pa-dovana verso Venezia. Sembra che tutti corrano, [...] di entrare o di uscire dal-le case, [...] paura, o vergogna, ad abitare lì. Tanti escono [...] già in biciclet-ta. [...] anche [...] pro-stituta italiana che tutta orgo-gliosa [...] porta un cliente giova-ne nel suo appartamento. E metà di questi, [...] di via Anelli. In quelle case ci [...] italiani e no, che lavorano onestamente. Ma si organizzano anche [...] prostituzione e della dro-ga. Anche [...] notte abbia-mo fatto [...]. Un tos-sicodipendente italiano è [...] che la [...] ragazza era andata per [...] un appartamento, ed era dentro da due [...]. Sia-mo entrati noi, ed [...] marocchino ed un algerino, che avevano appena [...] 26 busti-ne di cocaina». Non è difficile, a Padova, [...] luoghi dello spaccio. In via Umberto I, [...] una farmacia annuncia che si ven-dono «siringhe [...] in confezioni da dieci». Pra-to della Valle è [...] di metri, ed è lì che verso [...] in cerca della dose. Ma lo spaccio è [...] in piaz-zette e giardini, e davanti al [...] dove si di-stribuisce il [...]. Ben vestiti, quasi ele-ganti. Girano in scooter o con [...]. Sono diversi dagli altri [...]. Non sono ragazzi che [...] lavoro, e quando hanno capito che non [...] sono dati allo spaccio. No, fan-no parte di [...] arrivano in Italia con capi, sottocapi e [...]. Quelli, i casolari diroccati [...] hanno abita-to e continuano ad abitare co-loro [...] posto in fabbrica o in campagna -non [...] visti. Si trovano su-bito un [...] Anelli, si comprano [...] sta-biliscono i contatti. Per ora il traffico [...]. Tunisini con tunisini, algerini [...] con alba-nesi. Le liti, le coltellate, [...] avvenuti fra connazionali». Tredicimila cin-quecento regolari, fra [...]. Con [...] decre-to, in tremila hanno chiesto [...] sanatoria. Il [...] arrivato [...] o [...] non è tossicodipen-dente, e non [...] costretto a sbat-tersi come fanno gli italiani, che debbono [...] decine di dosi per guadagnare quelle per uso personale. A loro basta vendere [...] dosi al gior-no, per [...] la giorna-ta. Ricorriamo anche alle espulsioni, [...]. Se e quando riescono [...] comunque perso una fetta del mercato, e [...] difficoltà». Su un muro di [...] Anelli [...] ha scritto: «Immigra-ti carogne». La seconda parola è [...] sostituita con «Benvenuti». Mohamed, marocchino, sta seduto [...] e sembra prendere il sole. Si ferma una macchina [...] vanno a parla-re con lui. Si allontanano assie-me, entrano [...] di un palazzo. Mohamed esce per primo, [...] esco-no gli altri due, che risalgono [...]. Mohamed è ancora sulla [...] subito le mani [...]. Tu che vuoi?». Arriva da Casablanca, ha [...]. Racconta che è stato [...] un autolavaggio, che ha fatto il commerciante [...] centro. I suoi occhi non [...] attimo. Le auto che arrivano [...] un secondo. Clienti, polizia, o solo [...] a casa? «Io in galera? Mai stato. I miei cugini sì, [...] carcere a Milano. Mi han-no detto che [...] troppo male, si mangia, si guarda la [...]. Io non voglio però [...]. Voglio fare un lavoro [...] soldi, e tornare a casa. Siamo otto fra-telli, e [...] tutti in Europa». [...] rallenta, ma non si ferma. [...] un estraneo vicino a Mohamed. Mohamed lascia la panchi-na, prende [...] come se dovesse partire. Ma due minuti dopo [...] del palazzo, e sta entran-do [...] con un ragazzo al-to [...] si appoggia al muro per non cadere. /// [...] /// Ma due minuti dopo [...] del palazzo, e sta entran-do [...] con un ragazzo al-to [...] si appoggia al muro per non cadere. (0)
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