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Per un giorno, [...] al tramon-to, ho seguito [...] spazzatura. Un percorso normale, onesto, [...]. Non sono finito in [...] non sono sta-to arrestato, come è capitato [...] al proprietario di un «buco» qualsiasi nel Lazio, [...] ammassata spazzatura da tutta la Lombardia, non [...] respirare fumi maleodoranti, ho visto [...] cresciuta sui rifiuti, gli [...] stor-mi di gabbiani incuranti del mio passaggio. Il viaggio è iniziato [...] del mat-tino in uno stradone [...] milane-se, Trezzano su Naviglio, [...] dal caldo, tra le nubi degli scarichi [...]. Mi sono appostato ad [...] a due cassonetti, insieme con un amico [...] il controller country di una azienda americana [...] in Italia e in tante altre parti [...] che si chiama [...]. [...] alla lettera, si-gnifica deserto, [...] co-me The [...] Land, terra desolata, il [...] Eliot: «Dolce Tamigi, scorri lievemente, finchè non abbia [...] canto. Le ninfe son/ partite. [...] americana, un colosso interna-zionale [...] da alcuni mesi aveva stretto un accordo [...] di New York per la raccolta in [...] dominano le grandi famiglie mafiose e la [...]. Non siamo a questo [...]. Ma ormai generalmente in Ita-lia [...] la parola «ecomafia» per indicare la criminalità [...] è infiltrata in attività economiche connesse in [...] la gestione dei beni ambientali e che [...] di [...] costruita un «affare» di [...]. Il business potenziale annuo [...] illegale dei rifiuti e alle discariche abusive [...] circa seimila miliardi. E vi so-no coinvolti, [...] Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, i clan più famosi della [...] Nuvoletta, Casalesi, [...]. Quanto valgono quei cassonetti [...] su un marciapiede di Trezzano in attesa [...] vuoti? Ciascuno costa un milione, un milione [...]. Ha vita breve. La vita di strada [...] di ogni genere consumano i materiali. La prima cosa che [...] il braccio che con un movi-mento oscillatorio [...]. [...] o il grande affare [...] e ot-tocento litri di rifiuti per ogni [...] inattesa di cui in casa non sa-pete [...] ingombra e puzza. Un camion arriva, si [...] sporgono dalla fiancata, afferrano e solleva-no il [...] sulla testa del camion fintantochè si rigira, [...] i rifiuti precipitano con rumore sordo. Il meccani-smo sembra perfetto. Una telecamera inqua-dra la [...] i movimenti. [...] misura gli spostamenti grazie a [...] moni-tor. Non deve scendere mai dal [...] camion. Così il personale è [...]. Il camion (così attrezzato costa [...] milio-ni) riprende la [...] strada. Lo raggiungeremo [...] tratto del suo viaggio verso [...] di-scarica, dopo una sosta in un grande hangar. Nel cortile è il [...]. Perio-dicamente vengono lavati e [...]. Quelli rotti vengono raccolti. Quando si può li [...]. Soprattutto si cercano i [...] per rimediare con la serie di nuova [...]. In un angolo brilla [...] della carrozzeria una specie di robot su [...]. Serve per lavare i [...] batteria, potreste [...] in casa tanto è [...]. La discarica è quella [...] Vizzolo Predabissi. È una delle poche [...] che rice-ve cioè i camion [...]. Entro il Duemila dovrà [...]. Entro il Duemila ciascuna Regione [...] per proprio conto: non potrà esportare il [...]. Si corre lungo una strada [...] stretta tra case basse, parallela [...] e alla ferrovia per Bologna, [...] finalmente comincia [...] passata la barriera della rete [...] protezione. Il primo se-gnale sono i [...] sui prati [...]. Il secondo segnale è una [...]. Per visita-re la discarica [...] adatto. Sia-mo su una collinetta, qualche [...] fa non [...] è chiuso dalle Alpi e [...] cie-lo limpido. Dalla terra escono tubi e [...] di plastica, [...] è cresciuta rigogliosa, le piante [...] magre sono verdi di foglie. I nostri piedi calpestano [...] immobile, pietrificata ormai in una [...] eternità, di spazzatura. Che cosa è accaduto [...] La parte liquida che si chiama percolato è [...] diverse [...]. I gas di fer-mentazione [...]. Oppure sono stati incanalati e [...] a una centrale elettrica [...] una piccola co-struzione di cemento [...] un cubo, a po-che decine di metri di distanza. Mi dicono la potenza [...] non so fare i con-ti. A nord, [...] di Vizzolo Predabis-si. Da circa un anno [...] for-nita dalla discarica, i gas che prima [...] diventati il combustibile. La collina verde è [...] della di-scarica. Un fianco è brullo. Hanno appena coperto il [...] con teli di plasti-ca, reti che impediscono [...] fra-nare, hanno disposto i tubi per i [...] il percolato, stanno rivestendo di argilla. Mi chiedono se sento [...] mi pare. Stiamo in un mondo [...] più in alto rispetto alle strade, ottocento [...]. Il direttore della discarica mi [...] di [...] trovato una volta persino due [...] da morto, vuote per fortuna. Però non le hanno [...]. Ora ci muoviamo con [...] passiamo sotto il tratto della discarica ancora [...] sono in fondo pochi metri quadri di [...] ogni passaggio dalle ruspe, una lava di [...] di ogni genere, irriconoscibili. Ciò che resta sono [...] neri che si lacerano sotto la spinta [...]. Il peggio sono i [...] sono un mare che si muovono secondo [...] scarico: quando arriva un camion, quando la [...]. A ridosso, ancora intatta, [...] della discarica non ancora utilizzata. [...] preparata scavando e poi [...] ghiaia, di argilla, di teli impermeabili, di [...]. È nera e pulita. Fra po-che stagioni, per [...] cesserà [...] a se stessa, più [...] in attesa di diventare [...] collina, con un bosco [...] ai bordi e un fiumiciattolo ai piedi. [...] am-massata in dolci elevazioni si [...] per-dere la memoria. Riciclare è il nuovo [...] e delle aziende di «nettezza urbana», ormai [...] differenziata. Si cominciò con la [...] con il vetro, venne il turno delle [...] plastica e quello infine dei rifiuti organici, [...] pasti. La «grande divisione» tra [...]. Entrambi sono preziosi, ma [...] da impurità. Il grande nemico è [...] quello dove finisce dentro di tutto, in [...]. Vedremo come fi-nirà. Gli statistici dicono che [...] riguarda per ora il dieci per cento [...] Italia e che in cinque anni diventerà [...] 35 per cento, quantità che Milano si [...] rag-giunto (dai primi mesi [...] scorso). Vicino a Cormano, nord Milano, [...] «secco». Ne vedo un cumulo [...] di cinta di un capannone. Una ben-na pesca nel [...] su un nastro che sale verso una [...] chiusa a vetri. Alcuni operai tolgono di [...] cartone troppo grandi e ingombranti. Il nastro si infila [...] in uno stret-to corridoio, correndo veloce. Da un lato e [...] donne muovono le mani tra bottiglie, lattine, [...] album di foto, un quaderno delle elementari, [...]. [...] operazio-ne automatica di selezione avviene [...] le lattine incontrano una lastra di ferro ma-gnetizzata, che [...] spara in un contenitore. Il resto è tutto [...] manua-le. Dico al direttore che [...] se il ritmo è sempre quello. Mi risponde che il [...] over è molto forte. Il rumore, la polve-re, [...] frenesia ininterrotta dei mo-vimenti riportano il lavoro [...] anti-co, prima delle tecnologie e persino prima [...] sei ore e venti minuti e per [...] settimana. Il ciclo è quasi [...]. Ogni giorno i camion [...] ogni giorno la spazzatura deve essere smistata. Le lattine rafforzeranno le [...] auto. La carta finisce pressata [...]. In un ma-gazzino poco [...] cubi ce ne sono a centinaia, uno [...]. Non tutta la carta [...] stesso modo e il valore oscilla forte. La carta dà il [...]. [...] sa persino di sano, [...] quel-la carta (quella dei giornali ad esempio) [...] perché perda [...]. Basta un operaio a [...] in una macchina che la pressa in [...] in ordine perfetto. Resta il sacco nero. A Sesto San Giovanni, [...] di una fabbrica che era la [...] si lavora il sacco [...] quanto è recuperabi-le e poi triturando e [...]. Il materia-le resta disteso [...] giorni in attesa di [...] la parte umida scola. Ciò che ri-mane sono [...] scura. Po-tranno servire a come [...] ma ormai inerte, per riempire cave e [...] genere. Ciò che resta ancora [...] produrrà energia. Il paesaggio è quello [...] come in qualsiasi fabbri-ca dismessa. La polvere del lavoro [...] quella della nuova im-mondizia. Fuori nel cortile, intorno [...] vasca, che raccoglie i rifiuti ormai trattati, [...] la prova che [...] è sotto controllo. Non [...] puzza in giro. Miracolo degli aspiratori, che respirano [...] del deposito e la purificano. Ogni quartiere di ogni [...] di ogni regione rifiutano gli impianti di [...] nauseabondo, i fu-mi, lo sporco, il traffico [...]. Ma pol-vere e ferro [...] di Sesto San Giovanni, [...] e abban-donata, non sarebbero poi molto più [...] spazzatura. Bisognerebbe dipin-gere tutto di [...] depositi del pattume con grandi vetrate, immergere [...] verde di alberi. Siccome non è tutto [...] luccica, anche tra i rifiuti della società [...]. /// [...] /// Siccome non è tutto [...] luccica, anche tra i rifiuti della società [...]. (0)
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