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Ma i brani deludono Celentano: [...] Mina siamo i più forti MILANO. Alla fine è arrivato [...] atteso. E si è compiuto [...] reale o presunto. Sicura-mente covato a lungo [...] in su. [...] lì, Mina e Celenta-no, [...] nella caricatura stile Paperino e Paperina che [...] del disco di duetti che esce in [...]. Den-tro ci sono, addirittura, [...] una serie di belle foto del fedele Mau-ro Balletti, [...] immortalano [...] musicale e restituiscono qualche [...] tigre di Cre-mona, al solito piuttosto avara [...]. [...] canzonetta, ovvio, non [...] traccia fisica alla presentazione per [...] stampa. Manca, persino, [...] ufficiale di Mina, il [...] Massimiliano Pani (che anche sta-volta ha curato gli arrangiamenti [...] per gli impegni di le-va in qualche [...] Svizzera verde. A far gli onori di [...] restano, perciò, i discografici: Roberto [...] finalmente uniti da una sinergia [...]. I due spiegano la [...] intitolato semplice-mente Mina Celentano, che verrà spinto [...] dapper-tutto, vista la latitanza [...] campionissimi: e, quindi, negli autogrill (313 punti [...] distributori di carburante, presso la catena di [...] oltre che negli abituali [...]. Si parte con una prima [...] di 250. La Mori racconta [...] in studio di registrazione: [...] allegria, stima reciproca, e una [...] voglia di lavorare insieme. E io mi sono [...] essere stata lì con loro. Anche solo per [...] e [...]. Magrini, invece, oltre a [...] di [...] riuni-to la strana coppia, [...] la-vorando sodo per riportare Mina in concerto [...] «Molleg-giato») e per [...] coi suoi doveri promozionali. Ma, par di capire, [...] sogni proi-biti. Almeno per ora. Le due superstar non [...] si fanno sentire. Mina sceglie di scrivere [...] Liberal [...] di racconta-re un [...] del carattere estroso e [...] Celentano e del suo puro istinto di rocker. Adriano le spara grosse [...] Famiglia Cristiana, but-tando giù dalla torre un [...] tutti: dai direttori Rai [...] alle ca-se discografiche, da Veltroni [...] di calcio. Per Celenta-no i partiti [...] im-pegnati nella lotta per il potere», ma [...] riconoscersi nella Chiesa cattolica di oggi e [...] sta facendo per il Giubileo. E ricorda con emozione il [...] recen-te incontro col Papa: «Quando [...] abbracciato mi è sembrato di [...] da sempre. E sponta-neamente [...] venuto di [...] ancora di più e [...] Ti voglio bene». Adriano non vuol bene, [...] in tv: «Sanre-mo sta ammazzando definitamente la [...] il [...] la seppellirà». Sul lavoro con Mina [...] «Siamo i più forti. E non ab-biamo voluto [...]. Sul fatto che non [...] siamo pienamen-te [...] con il Molleggiato. Perché per [...] finale del disco tanto [...] pennello il titolo di un vecchio successo [...] Si [...] dare di più. Anzi, [...] chiaramente: Mina Ce-lentano è una [...]. Non pro-prio, come direbbe Fantozzi, [...] «boiata pazzesca», però. Il proble-ma sono le [...] già sentite. E arrangiate un [...] tutte alla stessa maniera, con [...] taglio [...] melodico che stanca subito. Ci sono ben tre [...] Audio 2, inspiegabile palli-no in casa [...] e un ripescaggio di [...] Sempre sempre sempre, che [...] Dolce fuoco [...] di Giulia Fasolino mette [...] vena più gigiona dei due, persi fra [...] da night-club di provincia. Va giù duro anche Massimiliano Pani [...] conclusi-va Messaggio [...] con un [...] enfatico preceduto dai saluti [...]. In mezzo a tanta [...] brani di Adriano, che sono al tempo [...] più basso e [...] creativo del disco: roba [...] da sfiorare il sublime. Che [...] dì è un duetto in [...] una ballata con chitarra alla [...] du e un te-sto che [...] sulla crisi di una coppia. Motivi: lei non sa cucinare [...] lui non sa far [...]. Quindi sotto con le [...] tanto di «bip» a coprire gli epiteti [...]. Attenzione: è un pezzo [...] che più [...] non si può, ma ti [...] addosso come una sangui-suga. E, poi, il Celentano [...] Dolly, che predica contro la ferocia del genere [...] la bon-tà spontanea degli animali. [...] non canta Mina, ma un [...] lo stesso. Ed è lo stesso Adriano [...] due parti: quella [...] e quella del cane. Diego Perugini Mina e Celentano [...] recentissima e rara immagine IL DESIDERIO I [...] ora non ne vogliono sapere ma la [...] dispera di organizzare un [...] SAPEVAMO dalle tante indi-screzioni [...] sempre, prima che un disco importante faccia [...] nei negozi, che Mina e Celentano avevano [...] (?) in un clima [...] allegria, fra nastri, provini, spa-ghettate, partite a [...] in quel di Lugano. Ma un bel clima [...] un bel disco, e infatti Mina e Celenta-no, [...] atteso così a lungo di [...] lavorare insieme, sono [...] con un album che [...] meno che indimenticabile. [...] più «storico», in quanto ce-lebrazione [...] fra due monumenti della canzone. Ma ce [...] proprio bisogno? In fondo i [...] due monumenti ci avevano da tempo abituati ad [...] musicale che nulla toglie alla [...] grandezza e nulla aggiunge. Potevano conti-nuare così, producendo [...] volte vendono, a volte no, ma che [...] quanto è stato grande il loro passato [...] che è -sempre mu-sicalmente parlando -il loro [...]. [...] insieme, invece, questi due [...] un effetto boomerang: [...]. Che se [...] bene, ma se si [...] di nascere, son guai. [...] discografica italiana sembra semplice: [...] mostri sacri, un packaging divertente e fu-mettaro, [...] ad invadere negozi di dischi, super-market, autogrill, [...] pompe di benzina, e il gioco è [...]. Ieri Don [...] che non fa più [...] Clan di Celen-tano da [...] ma che ha scrit-to [...] Mina, com-mentava: «È [...] com-merciale, punto e basta. Adriano ne aveva bisogno, [...] suo di-sco era andato male. Se comincia-mo con questi [...] un disco mio con la Vanoni, Milva [...]. Non vale la pena [...] commerciale», ma in una cosa Don [...] ha ra-gione, e cioè [...] di operazioni non aiutano [...] musicale italiana ad uscire [...] aiuterà [...] più la [...] ad en-trare nel novero [...] discografiche, per la felicità di [...] (la [...] è un marchio [...]. A noi rimarrà invece un [...] di amarezza, ascoltando que-ste dieci canzoni e pensando che Mina e Celentano non ci sono mai sembrati così [...] e fatalmente, legati al passato [...] ora. IL COMMENTO [...] Però non basta ALBA SOLARO A dieci anni dalla scomparsa del grande artista. Gli incontri con Parker e Mulligan Chet Baker, [...] con la tromba Storia di [...] vita a ritmo di jazz MILANO. Lo scrittore inglese Geoff [...] in un suo libro [...] del jazz intitolato Na-tura morta con custodia [...] raccontato così la scena della morte di Chet Baker, [...] in un albergo di Amsterdam il 13 [...] «Dal tavolo del soggiorno (Chet) prese la coper-tina [...] con una foto-grafia che gli aveva fatto [...] anni prima a Los Angeles. Tornato in bagno, la [...] volto e guardò [...] allo specchio. Sospeso nello spazio, incorni-ciato [...] dalle piastrelle del bagno, lo specchio lo [...] piano, con il viso riflesso sul coperchio, [...] narciso dalla chioma scarmigliata, curvo so-pra lo [...]. Stette in contem-plazione per [...] e di nuovo non [...] distesa innevata degli asciugamani». Quando trovarono il corpo [...] marciapiede di fronte [...] la polizia olandese non [...]. /// [...] /// Nella camera nessun segno [...]. Nessuna testimonianza sospetta. Chet Baker, [...] anni, più di quaranta [...] a lottare con il mondo, con la [...] la [...] indifferenza verso i jazzisti; [...] che pure inseguiva e ver-so i quali [...] debiti, non aveva più la voglia di [...]. Un programma televisi-vo da [...] Amster-dam, il prossimo concerto, il ri-torno in Italia [...] diventata la [...] seconda patria, niente va-leva [...]. Eppure, raccontano gli ultimi [...] avevano visto po-chi giorni prima a Milano, [...] Chet [...] era un buon perio-do, aveva ripreso a [...] Bruce Weber stava per portare [...] a [...] la [...] autobiografia in forma di [...]. Insomma, nulla lasciava pensare [...] «maledetto» tra i jazzisti sarebbe scomparso tanto [...] vita difficile, lastricata di [...] trovasse in quella scena olandese la [...] iconoclasta conclusione. E il principio? A Yale, [...] Okla-homa, il 23 dicembre 1929, [...] (poi detto Chet), era [...] suonatore di banjo appassionato del trombonista Jack Teagarden, [...] ap-punto il grande strumento al fi-glio, il [...] da spi-rito ribelle, lo rifiutò, chiedendo una [...] la musica del [...] Harry James. In poco tempo Chet [...]. Rifà le canzoni che [...] musici-sta. Intanto la famiglia si [...] California e Chet inizia a suonare con [...] locali. Dopo la guerra viene [...] a Berlino, do-ve resta quasi due anni [...] il Be-bop e si allena [...]. Tornato a Los Angeles, [...] viene sco-perto da Charlie Parker, [...] trovava per un breve periodo sulla [...]. Da lì a poco [...] Gerry Mulligan, che nel 1952 lo chiama nel suo [...]. Inizia [...] la leggenda del grande [...] più lirico, il più sentimentale, e uno [...] improvvisatori spon-tanei mai esistiti. Però Chet ha già [...] e ha già conosciuto i muri bianchi [...]. Negli anni Sessanta viene [...] Italia, [...] è amatissimo dai [...] ma dove subisce anche [...] Lucca, e dove viene in-ternato, vicino a Milano. E [...] che le suore, si racconta, [...] so-prannominano «voce [...]. Alla fine di quel [...] Stati Uniti, prosegue nella [...] doppia vita, musica e [...]. Uno spacciatore, una notte, gli [...] la bocca con una bottiglia. Dovrà rico-struire il suono, [...] più ve-ro, più profondo, a costo di [...]. Tra [...] e [...] trascorre gli anni Settanta [...] Ottanta, [...] negli al-berghi che altrove, lasciando tra le [...] sonore del jazz. A dieci anni dalla [...] lo imitano, nessuno gli si avvicina neppure [...]. Se il mondo del [...] qualcosa definitivamente, quel qualcosa è il un [...] tromba (nel 1991 è morto anche Miles Davis), [...] il suo-no di un certo segreto della [...] certo nucleo nascosto, che sia un cuore [...] sotterraneo, che solo certi [...] poeti san-no portare alla luce. Alberto Riva [...] del grande trombettista jazz Chet Baker TENDENZE Horn con canzoni melense e un look [...] delirio i fan La Germania scopre [...] re del [...] Ha 35 anni e [...] Land di Kohl: pure lo [...] e il predicatore della [...] sul serio. Ed è in cima [...]. /// [...] /// Con i capelli radi [...] lunghi sul collo, con un ventre che [...] ve-stiti in poliestere al di là [...]. Canta canzoni igno-bili e il [...] con il quale è sa-lito in testa alla [...] degli orrori, in questi giorni, [...] intitola [...] ovvero: «Pio, pio, pio, [...] vi vuole bene». E la musi-ca è [...] parole. Eppure in Germania lo [...] Maestro [...] ogni volta che com-pare in pubblico è [...]. Una giuria popolare lo [...] a rappresentare il pop made in [...] al Festival [...] di [...]. Lassù si è piazzato [...] ma nulla in confronto alla considera-zione di [...] Horn, 35 an-ni, da [...] volatile mondo delle [...] della provincia tedesca (è [...] la città di Marx, [...] il Land di Kohl), [...]. Per [...] una, sabato scorso, nella [...] a fine giornata dalla tv pubblica [...] il predicatore di turno [...] telespettatori a dedicare le loro meditazioni se-rotine [...] e al suo feno-meno. [...] la stampa «po-polare» per [...] tenu-to in prima pagina e perfino lo [...] gli dedica, nel numero [...] numero di pagine uguale a quello riservato [...] della politica di Bonn. Il servizio è corredata da [...] impe-gnativa intervista a [...] Brock, esimio professore di estetica [...] di [...]. Titolo: «Un moderno Diogene». La [...] dilaga, e nes-suno -in [...] profes-sor Brock -sa spiegare bene per-ché. Fino a pochi mesi [...] Horn, che in realtà [...] Koehler, era un oscuro [...] sostenuto solo da Johannes [...] 31 anni, che già [...] era convinto delle sue straordinarie (e allora [...] artisti-che. Con la [...] band, «Le calzette ortopediche», Horn [...] la [...] esibendosi in brani [...] che il pubbli-co provinciale [...] degli [...] (i tipici can-tanti melodici [...] più popolari e sdolcinati. Il pubblico lo prendeva [...] lui faceva sul serio? Koe-hler, prima di [...] era stato un bel [...] laureato in pedagogia della musica con una [...] della ragione» e ben inseri-to negli ambienti [...]. Anche [...] era [...] che uno sprovveduto. Ancorché giovane, mostrava, per esempio, [...] notevole sensibilità per gli eventi mediatici e aveva cominciato [...] far conoscere il suo artista [...] partecipare co-me un silenzioso e [...] Maestro di Pensiero in una serie di [...] nei quali prov-vedeva a parlare [...] lui. La vera svolta è arrivata [...] di [...] con [...] sein» («Fai esistere il mira-colo [...] e poi con [...] che è diventato un vero [...] di culto per i tee-nager tedeschi, insieme con il [...] alle noccioline che [...] ha sempre con sé e [...] di prefe-rire [...] che gli è completamente estraneo». Sono molti però a [...] il suo look [...] die-tro alla voce vibrante [...] le sue melodie demenziali [...] proponga un «messaggio» molto [...] una iro-nia pervasiva che rode [...] del provincialismo tedesco, un [...] massimo grado» tale, sostiene Brock, da produrre [...] accomunerebbero le sue espressioni artistiche alle coe-renze [...] Till [...] -butta là ancora il [...] -di un Nietzsche o di un Thomas Mann. Mah, for-se si esagera. /// [...] /// Mah, for-se si esagera. (0)
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