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[...] fine della storia» di [...] poli-tologo scambiato per affossatore [...] in realtà solo un apo-logeta del globalismo [...] americana. Lo stesso accade ad [...] Usa, Samuel P. [...] il cui ultimo volume, «Lo [...] delle civiltà», sta solle-vando dal 1993 un accanito dibatti-to, [...] corso del quale, di volta in vol-ta, [...] viene accusato [...] e in ogni caso profeta [...] terribili sventure. Forse, come nel caso di [...] la colpa sarà anche del [...] «The [...]. Dove [...] fa un [...] «guerra dei mondi». Eppure, se leggiamo per intero [...] titolo, si capisce di più il vero intento [...] che viceversa auspica un [...] una ri-costruzione [...] mondiale [...]. Una buona occasione per capire [...] è [...] il libro appena tradotto da Garzanti [...]. Un tour che ieri [...] portato [...] americano di Via [...]. [...] studiosi come Marta [...] Pacini, Roberto Toscano. Tra al-cuni splendidi affreschi di Pietro da Cortona, [...] occhiali tondi da [...] , [...] e cravatta «regimental» de-modé, ha [...] molti equivoci sul-le sue tesi. A cominciare dalla [...] tesi generale. Che significa? Questo: «Fine [...] proprio nel momento in cui [...] si irradia la modernizzazione [...]. Sicché, dopo [...] Il conflitto non è [...] geopolitici, ma tra «civiltà», laddove civiltà vuol [...] e dunque [...]. Anco-ra, il «conflitto multipolare» [...] linee di confine tra i vari [...]. Blocchi che [...] riassume in numero di [...] isla-mico, induista, latino-americano. [...] quello latinoamericano, è esterno e [...] al blocco [...] e da un lato mina [...] superiori-tà [...] negli States, [...] sta a guardare indeciso dal [...] latina. Precisa ancora [...] prevenendo quanti criticano [...] ideo-logico» del suo modello: «Sì, [...] ve-ro che [...] diffonde modernità, ma islamici e [...] riformano quel-la modernità a modo loro, [...] i valori [...] e anzi [...]. Già, [...] forse il «moderno», promuovendo «rivoluzioni [...] intrise di progresso tecnico? Quel che in ogni caso [...] accade è questo: è la cultura a riscrivere [...] e la geopolitica. Proprio nel momento in cui [...] la geopolitica a blocchi [...] tempo e parte la sfida [...] globale. Come si vede è [...] di [...] niente affatto ingenuo. Che include il ruolo [...] e individua [...] la matrice di possibili catastrofi [...]. Catastrofi «vir-tuali», quali gli [...] rac-chiusi nelle ultime pagine di «The [...] Gli Usa abbandonano la Co-rea [...] Cina interviene con-tro il Vietnam, e man [...] «effetto domino», i vari blocchi si riunificano [...]. [...] gli islami-ci sferrano [...] verso il Mediter-raneo, dopo [...] subito dagli Usa nel sud-est. E [...] lotta contro Cina e Islam, [...] Giap-pone recupera appieno la [...] sovra-nità, ponendosi nel Pacifico [...] cinese. La Russia infine contrasta [...] la Cina allea-ta dei serbi, a loro [...] musulmani filocinesi. [...] da [...] ancora in atto del nucleare! Calzini ha rilevato che [...] di crisi rimangono pur sempre il territorio, [...] e non le culture. Altri come Pacini, hanno ricordato [...] il nuovo ruolo del diritto e [...] in Cina e [...] (non tut-to «fondamentalista»). Altri infine, come [...] Siniscalco hanno ricordato, sulla [...] George Segal e [...] che [...] tra culture» tende sul [...] prevalere (come in Australia o in Malesia). Ma a tutte queste [...] aveva già risposto nel [...] che [...]. In che modo? Così: [...] può essere moltiplicatore a [...] guerre, come è già av-venuto in Bosnia [...] Afganistan, [...] dove la modernizzazione non ha funzionato. Ma non ho mai inteso [...] ciò spiegare i singoli even-ti». Come leggere allora la [...] di [...] Senza dubbio come una [...] tratti [...]. Perché affida la pace [...] alla «non ingerenza tra stati». Nonché al [...] si rispettano proprio perché [...] loro interno. Ma insie-me, quello dello [...] Usa, [...] an-che un monito. Un piccolo «Vaso di [...] con cura. Ideato per maneggiare con [...]. /// [...] /// Evocati dalla letteratura più [...]. E dalla banalità del [...]. [...] la testa del grande bardo, [...] appuntato al risvolto della giac-ca di velluto turchese. Era apparte-nuto a Robert Donat, [...] attore di ori-gine italiana morto negli anni Qua-ranta, interprete [...] de [...] di Hitchcock». William Shakespeare: non è [...] di un gusto. Per Ja-vier [...] scrittore spagnolo di [...] anni accreditato come uno [...] suo paese, è an-che un programma estetico. Una fra-se del Macbeth [...] opera precedente («Un cuore così bianco», edito [...] Donzelli), [...] un ver-so del «Riccardo III» che dà [...] suo ultimo, appassionante romanzo. Una morte, inaspettata e assurda [...] può [...] la morte di una donna [...] Marta, nel pieno di un incontro galante, apre nel [...] di [...] un percorso che trascina Vi-ctor Francés, amante occasionale della mor-ta, [...] in cui scoprirà, nel colloquio [...] marito tradito, [...] morte, di [...] donna, un al-tro fantasma. Quella morte che oggi [...] fretta, quasi colpevo-lizzata. Ecco, mi aspetto davvero che [...] sottraggono al ciclo del produrre e consumare, come già [...]. Inseguiti dal fantasma di Marta, [...] verso che gli martella la me-moria, Victor [...] un labirinto popolato di personaggi mai univoci. In un continuo rimando [...] che popola, e sostanzia, la vita quotidiana. Il teatro shakespea-riano, lo Shakespeare [...] Orson Welles, il cinema holly-woodiano, i cartoni [...] tele-visione. [...] una saturazione [...] cinema giornali e tv, che [...] non si può evitare. Spesso sono og-getti di [...] alla segreteria telefonica, che ha un peso [...] di Victor. Strumenti che possono modificare [...] la gente, che influenza-no anche la memoria». Javier [...] è un fumatore incallito: [...]. [...] convinzioni e la storia [...] Victor [...] a che vedere con questa idea. Se le cose non [...] una volta, è come se non si [...] venisse a mancare un ele-mento [...]. [...] sono niente. Victor diventa il narra-tore, [...] di rac-contare quello che solo lui conosce [...] crea come un obbligo verso [...]. I fantasmi shakespeariani [...] quotidiano. Ossessionato dal fan-tasma di Marta, [...] Victor è a suo modo un fantasma; per [...] «negro», scrive cioè discorsi che altri leggeranno, [...]. [...] del romanzo è [...] inteso [...]. [...] sulla fatica di non essere [...] lo stesso, di non presentarsi mai nella stessa maniera. Una doppia [...]. I suoi fantasmi sembrano [...] fa-me di filosofia. Javier [...] precisa: «Parlerei piuttosto di [...]. Ci sono molti tipi [...] matematico, politico, filoso-fico. [...] non consiste in testi [...] un modo di pensare letterariamente. Che ha due privilegi: [...] arri-vare a delle conclusioni immediatamente; inol-tre, si [...] cosa ed il suo contrario ed il [...] come vere, cioè convincenti. /// [...] /// [...] il [...] e lo spettatore [...] che abbia ragione. Marco Anto-nio fa un [...] anche con lui [...] la sensazione che abbia [...]. Il fatto è che [...] un modo di pensare che non ha [...]. E che non sembra [...]. /// [...] /// Scrivere un romanzo per [...] già ci presentano giornali, cinema, televisione, mi [...] inutile, ridondante. Non lascia risonanze in [...]. Ame interessa una realtà obliqua. Quello che chie-do alla parola [...] di darmi delle illuminazioni sulla [...] modo differente dalla tv, dai fotogra-fi, dai giornalisti. Il paradosso, oggi, è [...] eccesso di realismo, ma questa overdose di [...] appare sempre più [...]. /// [...] /// Al di là della [...] i poli-ziotti e i soldati di guardia [...] piazza. Una tenda davanti al [...]. /// [...] /// Giuliano [...] Un profeta realista a [...] Samuel B. [...] insegna alla [...] University. Dirige il «John [...]. Olin [...] del quale è nato il [...] originario del 1993 sullo «Scontro delle civiltà», pubblicato su [...] dal quale nel 1996 è [...] «Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale», [...] edito dalla Garzanti (traduzione di Sergio Minucci). /// [...] /// Fondatore di [...] è autore di molti [...] «La terza ondata. I processi di democratizzazione [...] XX secolo». Alla base delle elaborazioni [...] un forte impianto realista, [...] «realpolitik», sorretto da riferimenti a Weber, [...] Spengler e dalle simulazioni [...] degli studi strategici di «area». Domani in battaglia pensa [...] Javier [...] Einaudi [...]. [...] il campo profu-ghi con tende, [...] e scuola. [...] la dogana [...]. /// [...] /// [...] per la richiesta di asilo [...]. [...] stanzetta dove i lavoratori [...] camicie a ritmi folli. Le associazioni umanitarie. E ad ogni ingresso [...] di volta in volta nei panni del [...] dello sfruttatore che re-gola il passaggio dei [...] tappe forzate dal loro personaggio, soggetto al [...] nel [...]. [...] una donna blocca una signora [...] mezza [...] ruandese sfuggito alla guerra civile. Lei, quanto ha pagato [...]. La [...] risponde a bassa voce: «Ho [...] cinquecentomila lire per [...]. La signora resta fuori [...]. Gira un [...] su se stessa e poi [...] della mostra [...]. Più pronte, invece, sono [...]. Due ragazzine, entrambe nei panni [...] Lorena, una [...] minacce di [...] di droga, entrano nella stanza [...] lavoro nero. [...] le ac-coglie dicendo che devono [...] cinquanta camicie al giorno [...] lire. [...] si guarda-no e poi rispondono: «Ma sarai matta! In questura, poi, troviamo [...] di ragazzine. Otto stu-dentesse, tutte e otto [...] panni di Patricia, una nigeriana. [...] appena entra in Italia viene [...] del suo [...] soltanto dopo [...] raggiunto la cifra necessaria per [...] il suo ri-scatto. Quello che [...] dun-que, sono le strade [...] la prostituzione. Un altro personaggio che [...] maggiore è anche [...] tv. Coinvolto subito in traffici [...] galera un gran [...]. [...] prigione un distinto signore [...] dice al poliziotto: «sono [...]. Ma ci sono anche [...] a [...] dei visitatori alla fine, [...] immedesimazione nel ruolo, si trasformi in viva [...]. In lacrime è finita più [...] una donna nei panni di Saida, una somala costret-ta [...] un campo profughi. Così co-me, invece, nel [...] si arriva a delle vere «performance» comiche: [...] un operatore -uno studente è entrato in [...] essere un maestro curdo che voleva [...]. /// [...] /// Così co-me, invece, nel [...] si arriva a delle vere «performance» comiche: [...] un operatore -uno studente è entrato in [...] essere un maestro curdo che voleva [...]. (0)
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