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[...] rimasto solo e il ragazzo [...] in città Forse ha [...] o più. Forse è muto, forse non [...] forse [...] del lago, che ha la [...] del tramonto divora tra stor-mi [...] silenziosi, [...] ha ruba-ti gli occhi. E lui non se [...] accorto, o ha lasciato fare. /// [...] /// Da lontano ha il [...] quel suo viso arato come per se-mina [...]. Le sue braccia sono rami [...] infinito. /// [...] /// Da vicino la [...] pelle è sul-furea come [...] lago, che gli imprigionano le gambe fino [...]. Da sempre [...] i suoi pie-di non camminano [...] seguono [...] verde [...] la giunchiglia del canneto. Qualcuno dice che le [...] gambe, che sono diven-tate alghe. O corrente del lago. Con qualunque tempo -pioggia [...] è sempre là, nella radura del canneto, [...] dove il tempo non co-stituisce più una [...]. Dove eserciti di volpi [...] dis-setarsi, silenziose, in attesa del par-to tra [...] e assolate della roccia. Se [...] luna piena il suo petto, [...] è quello dei [...]. Grande forte temerario, il petto [...] guerriero. Non ha altra casa [...] non ascolta altra voce che quella delle [...] tram-polieri di passaggio. Forse nemme-no quella, da [...] del mondo ha dovuto accettare la sconfitta. /// [...] /// Qualcuno lo pensa balordo, [...]. /// [...] /// Lui guarda fisso la [...] ranocchie appena nate in-quietano di goffi salti [...]. Le sue ossa sono forti. Il Lago gliele ha [...]. La [...] figura, là assisa nella [...] è solenne maestosa. Un gigante in panni [...] gigante che ha sconfitto il tempo e [...] preoccupato solo di salvare [...] di farla restare là [...] brulla dove ciuffi di [...] divorati dal vento nutrivano [...] di pas-saggio. Qualcuno dice che parla [...] notti di luna calante, che la chiama [...]. Forse il suo è [...] di labbra che pre-gano, o in una [...] non ricorda più. Lei aveva sedici anni, una [...] treccia nera. Un piccolo neo sul [...]. Una notte di luna [...] di maggio, senza dire una so-la parola, [...] a piccoli passi, lei raggiunse la rupe [...] nella conca secca, dove ora [...] il la-go. Raccontano i pastori che [...] maggio il lago odori di gelsomini, mentre [...] che er-baccia fieno secco e rovi. Raccontano che sotto il [...] intatto steso immobile a terra fu trovato [...] gel-somini. Intatti, coi fiori immacolati, [...] sebbene fos-sero passati tre giorni. Tre giorni [...] e siccità. Il padre disse che la [...] non [...] uccisa, che la figlia era [...] stata una disgra-zia, che non [...] accorta del preci-pizio. Lo disse senza una lacrima, [...] gli occhi mastini di chi vorreb-be [...] al pianto, e non può. La madre non disse [...]. Prepa-rò la veste nuova [...] Pasqua [...] dopo [...] lavato le carni la [...] funerale, con un grande rimpianto, che le [...] di [...] figlia erano vecchie, mentre [...] morte ci si va con le scarpe [...]. Al funerale in chiesa [...] solo i parenti stretti, con le vesti [...]. E solo un cusci-no [...]. Mormoravano in paese che [...] in chiesa, che non [...] ai suicidi. Che il padre coi [...] ricco allevatore aveva cambiato insino le leggi [...] Dio. E che il peccato [...] onorato. Il cuscino in chiesa [...] bianchi, ma [...] era di gelsomi-ni, un [...] forte dei ceri. Eppure non [...] di gelsomini. Nascosto dalle sedie accatastate [...] raggiunse [...] dei gelsomini, forte come [...] stomaco. /// [...] /// Pochi, forse, ma da queste [...] avere [...] è come [...] cen-to. Era tornato dalla guerra [...] con la magrezza delle peco-re al tempo [...]. Era partito che non [...] e neppure la barba aveva. La pelle sugli zigomi [...] li-scia come nelle femmine. Quattro anni al fronte [...] una barba nera da vero uo-mo, e [...]. Anche que-sto da vero [...]. Di lei non si [...]. [...] vi-sta a messa la [...] marzo, la treccia vaga sulle spalle fiorite [...]. Eppure sembrava proprio per [...] dal collo sottile su cui le vene [...] ra-mi di ciliegio. Si erano guardati a [...] per tutto il mese di mar-zo. Poi al ciglione di [...] proprio dietro alla rupe, che sorveglia il [...] aprile e maggio. Si erano toccati le [...] e gli occhi, timidamente. [...] mentre, tra il cardo [...] cicale non se la finivano di fri-nire. [...] lunedì di maggio lei era [...] in ritardo col fiato grosso e [...] pallido delle madonne di cera. Lui con la barba [...] la lavanda delle grandi oc-casioni e un [...]. I gelsomini erano caduti [...]. Le braccia di lui [...] fu-cile, non ne avevano più patito [...] peso. Non [...] detti più niente. Lui [...] vista sparire tra le spighe [...] frumento che le sue spalle leggere curvavano appena. Il mazzetto di gelsomini [...]. Da queste parti i [...] il lago non [...] al tempo dei loro [...] acque sono nate per miracolo dalle lacrime [...] di [...] raccolte una a una [...] lei era stata trovata morta, una mattina [...] un mazzetto di gelsomini sotto il petto. Dicono che dal lago non [...] sia al-lontanato mai più, per [...] sempre quella creatura dal collo [...] per paura di non [...] la [...] voce nelle notti di luna [...] tra il remeggio del vento, quando verrà a [...] con la treccia lun-ga nera [...] profumata di gelsomini. IL LAGO Silvana Grasso: [...] «Nebbie» [...] «Ninna nanna del lupo» Silvana Grasso è [...] insegnante di greco e latino al liceo [...] Gela. Ha esordito con un [...] «Nebbie di [...] che venne pubblicato nel [...] La Tartaruga. Con questo volume Silvana Grasso [...] tra i [...] scrittori italiani come una [...] tradizione, tradizione che si ravvisa sia nelle [...] ricerca linguistica. Proprio grazie a «Nebbie [...] Silvana Grasso [...] il premio Mondello opera [...] il Premio Grinzane Cavour esordienti. Il primo romanzo venne [...] «Il bastardo di [...] che apparve da Anabasi. Infine, un anno fa, [...] questa volta per Einaudi, «Ninna nanna del [...] opera emotivamente e stilisticamente più complessa, caratterizzata [...] , lussureggiante nel lessico, nella sintassi e [...]. Un romanzo che ha [...] della Grasso. La ragazza dei gelsomini Dicono [...] lago non si sia allontanato mai più, [...] quella creatura dal collo sottile, per paura [...] la [...] voce nelle notti di [...] SILVANA GRASSO Pellestrina MILANO Umberto Fiori: un poeta [...] Diverse decine di anni [...] a Milano, mi recapitarono -addormentato [...] dopo tre ore e [...] in treno -in un palazzo appena tirato [...] piazzale Libia: lì sono rimasto una buona [...]. Oggi abito dalla parte [...] mia zona è ancora quella che ha [...] Lodi, corso Ventidue Marzo, viale Molise, viale Montenero. Se mi chiedessero di [...] visitatore i luoghi no-tevoli di questa città, [...] altro andare senza rischiare qualche brutta figura: [...] zona mi sento un [...] straniero, essendomi sentito tale [...] la prima volta. Avevo cinque anni, e [...] ricordo innanzitutto sono gli odori. Tra viale Umbria e [...] Friuli [...] sapeva di creme e sapo-ni ivi prodotti; [...] Spartaco, di plastica e solventi; ma già svoltan-do [...] Cadore ti investiva di col-po, con zaffate ancora [...] Natura: verza, banana, rapa, quel «fortore di [...] di tran-sustanziazione» che -come Gadda osservava nel [...] (Le [...] -«non è solletico molto [...] canne del na-so». Non lo era nemmeno [...] il muro [...] correva ancora dalla sta-zione [...] Porta Vittoria lungo piaz-za Emilia, via Cadore e via Anfos-si. Oggi [...] è una fuga di collinette [...] dedicate -per-ché no? -ai Marinai [...] (con tanto di [...] bronzea e bitte [...] ma negli anni Cin-quanta, altro [...] parchi: casse di meloni; altro che marinai: facchi-ni ambrosiani. Su clamorosi [...] prima, poi seduti alla [...] di certi [...] a trazione elettrica, si-lenziosi [...] non si sono più visti. È rimasta invece, di [...] di ferro, mattoni e bietole, la Palazzina Li-berty. [...] magari abbinan-do alla visita [...] vi-sta sul verde pubblico; e nella di-strazione [...] vi indur-rà pensate a quando, in quella [...] declamavano i prezzi delle patate. Ma pensate anche al Mistero [...] in mezzo alle ferree volute si è [...] ostacoli dalla testa -durissima -di Dario Fo. Non molto lontano di [...] Colletta, ho assistito nel 1970 a una [...] di Morte accidentale di un anar-chico. Il pubblico -sveglio, incan-tato, [...] ammuc-chiava fuori e dentro [...] che vi farei visitare, [...] rimasto appena un segno. Ma un teatro da [...] tea-tro importante -in zona [...] è il Franco Parenti, [...] Pier Lombar-do (dal nome della via). Assi-stendo di recente alla [...] La vita è sogno dovuta a Franco Loi, [...] quan-do ancora era il cinema Ars, una [...] genere di quel-le dove Sandro Penna cercava [...]. Oggi la zona è «residenziale»: [...] e persino prestigiosi vendonsi; ma [...] fa, le vie tra corso Lodi e viale Montenero [...] proibite a noi ragazzini per bene. Proibite da madri e [...] più dalle sassate della tep-pa locale. Eppure proprio lì la cit-tà [...] il quartiere hanno come una stasi, una pace, una [...] più va-sta. È per via della [...] che ha mantenuto aperto al cielo, negli [...] isolato. Di quella luce quasi [...] -un grande e [...] edi-ficio scolastico privato (1953, [...] Ivo Chierici). Con lui dialoga [...] opposto -una complessa casona [...] tran-satlantici oblò. Date [...] a questo incrocio, se passate [...] Milano. E già che ci [...] a un oscuro monumento che è invece [...] di giovanissimo immigrato -il vero emblema di [...] della chiesa dei Ss. Silvestro e Martino, [...] tra via Maf-fei e viale Lazio. Oggi la grande mole [...] quasi del tutto [...] da una crosta di [...] anni Cinquanta era un enorme [...] di ce-mento rovesciato da [...] betoniera, e poi la-sciato lì a indurirsi [...] ad assorbire tutta la polvere e il [...] e [...] città (in confronto, il Duomo [...] soprammobile Capodi-monte). Vista di lato, dai [...] -spaccata qua e là [...] -si sarebbe detta, più che una chiesa, [...] un manico-mio, non fosse stato per gli [...] della funzione facevano uscire dalle sue rupi [...] fruscìo, poi un rin-tocco rauco di campane [...] mi doveva an-nunciare anni dopo, in caserma, [...] sveglia). Lo Spiel-berg parrocchiale di [...] Maffei [...] oggi irriconoscibile, ma una trac-cia di quella [...] con-serva nei muri ciechi sparsi un [...] ovunque nel quartiere. Quan-to mi hanno parlato [...]. Cosa vuol dire stare [...] in un posto, [...] imparato da loro, dalla [...] li investiva in certe giornate di maggio [...] dalla lo-ro tristezza senza spiragli. Ma Milano è forse [...] quando vuol essere carina (sono le «lindure [...] tristizia» cui accenna Gad-da): per capire di [...] fatevi un giro ai giardinetti tra viale Montenero [...] Calda-ra, ascendete tra le [...] di cal-cestruzzo, affacciatevi sopra [...] rettangolare lato Cal-dara, foderata di piastrelle uso [...]. Quale fosse il suo [...] domandavo da bam-bino. Era una piscina? Troppo al-gosa, [...] poco profonda. Una fontana? Ma perché [...] bagno diurno, e tanto spazio sottratto al [...] For-se -come i centrini di pizzo sui [...] per bellezza. E chi mai -mi chiedevo, [...] forestiero -poteva [...] bella? Penetrare i misteri [...] milanese -privata e municipale -mi [...] richiesto molti anni. Meglio delle bellurie comunali, [...] che ancora nutrivano or-tiche negli anni Sessanta [...] di piazzale Libia (la «villa della [...] crollata sotto le bombe [...] aiuo-le pelate dal nostro football, o la [...] (architetti Mazzocchi, anni Trenta) che in-combe tra [...] Insubria [...] viale Molise (entrate: vale una visita). Ogni giorno le sue pusterle [...] mocciosi incarogniti, a [...] -sei isolati più in là [...] e biglie. Con quelle bande -dopo [...] fatto a pugni una vita [...] affratellati negli anni Settanta, quando [...] quartiere tornava a svegliarsi. E proprio al centro [...] risveglio vor-rei [...] per concludere la nostra [...] di [...] in via Ciceri Visconti, [...] di casoni popolari. Non la troverete subito: è [...] oggi un prefabbricato basso, lungo, seminascosto dalle siepi [...] spartitraffico; ha un [...] del rifugio per terremotati. In questo monumento provvisorio [...] ancora la Milano che sento più mia. Umberto Fiori è nato [...] Sarzana [...] 1949. Vive a Milano, dove [...] dove negli anni settanta è stato musicista [...] canzoni nel gruppo degli [...] uno dei gruppi rock [...] sulla via della sperimentazione e della ricerca [...]. Questa esperienza lo ha [...] scrivere numerosi testi sulla storia del rock [...]. Nel decennio successivo ha [...] con musicisti della [...] area colta. Quindi si è dedicato [...] poesia, pubblicando numerose raccolte. La prima fu «Case» [...] nel 1986 da San Marco dei Giustiniani. Seguì sei anni dopo il [...] «Esempi», per Marcos [...] Marcos. Ancora per Marcos [...] Marcos sono usciti i [...] «Chiarimenti» (1995). [...] ha pubblicato la raccolta «Parlare [...] muro» (Marcos [...] Marcos) con immagini di [...]. /// [...] /// [...] ha pubblicato la raccolta «Parlare [...] muro» (Marcos [...] Marcos) con immagini di [...]. (0)
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