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I visitatori nei musei [...] nota del soprintendente ai beni artistici e [...] Firenze Antonio Paolucci, hanno infatti raggiunto quota 3. Dal 1983 ad oggi [...] stata raggiunta una quota così elevata e [...] con le grandi mostre dedicate ai Medici, [...] quattro milioni di visitatori (3. Paolucci definisce «impressionante» questo [...] trend dovrebbe essere confermato anche nel nuovo [...] che [...] serio timore per la [...] la consistenza numerica del personale di custodia, [...] stanno paurosamente assottigliando». Paolucci spiega inoltre che «la [...] ha risposto [...] richiesta con una migliorata offerta [...] ha reso possibile questo eccezionale risultato»: [...] prolungata (mattina e pomeriggio) in [...] grandi musei (Uffizi, Accademia, Palatina, Cappelle Medicee), [...] notturna durante [...] voluta dal ministro per i [...] culturali Walter Veltroni, [...] mattutina per cui adesso nei [...] statali fiorentini si entra alle 8. Scendendo nel dettaglio, Paolucci [...] sempre i grandi musei considerati irrinunciabili per [...] Firenze [...] di incremento Uffizi, Cappelle Medicee, Accademia); [...] stazionarie o addirittura in [...] decremento le collezioni che [...] raffinati e di élite (Palatina, Bargello, San Marco)». Gli altri «anni [...] dal 1983 ad oggi sono [...] il 1996 (3. Un saggio di [...] per [...] SE A Duino un [...] mondo Rileggendo Rilke a distanza di un [...] Niente [...] cruento. Carta, due li-bri, anzi [...] «Il [...] e [...] di Enrico Ghezzi [...] e «Non [...] problema» di Filip-po La Porta (Feltrinelli), [...] fra loro, ma accomunati da una stessa [...] definire oppure di giudicare. Me-no avvertibile di Ghezzi, [...] in La Porta: due intelligenze di [...] e forse (ipotizzo) due [...] comunque «creati-ve») rimandate, o frustrate da un [...] (forse) rite-nuto irrealizzabile. Più vicino [...] creativo, Ghezzi, con il [...] a più registri lin-guistici; celato dietro [...] continua ai fenomeni [...] La Porta. Più vicino Ghezzi, dicevo, [...] «saggistica» e la [...] «critica» (ricordo un bellissimo [...] «Panta» de-dicata al cinema, da lui curato) [...] cripticamente ispirate a rovesciamenti di con-cetti, dissezioni [...] contraddetti lungo il filo [...] sorta di «flusso di [...] raziona-lità talvolta troppo compiaciuta [...]. Un vago sospetto di [...] sorgere, a proposito di questo libretto sulla [...] Ghezzi [...] in sé e come [...] vuole uscire da sé, e comunicare valori): [...] testo con una no-ta di Giulio [...] estroso cat-tedratico di filosofia [...] di Schifano, foto [...] (in quarta di coperti-na) [...] Elisabetta Catalano, edito-re [...] di antica nobiltà de-caduta; [...] tutto è sno-bismo, bensì «volere il meglio»: [...] foto, [...] un errore, cogliere un [...] ammonitore [...] non disinvolto e non [...]. Il libretto è un [...] e sulle sue inevitabili [...] così «inevitabili» o ingenue da [...] essere defini-bili «rozzamente democratiche». Più che seguire il [...] narcisistico gioco della intelli-genza «eccessiva» di Ghezzi [...] del tutto capace perché della televisione sono [...] anche se non disattento) credo sia il [...] su alcune formulazioni che pos-sono funzionare da [...] di queste pagine. La più im-portante -anche [...] di vista ideologico -è a [...]. Se non è solo [...] la comunicazione è pub-blicità perché vuole convincere, [...] pensiero, delle qualità». È ovvio che Ghezzi [...] quel «brucia-re [...] una disinteressata passione che [...] chiedere: ora, se è vero che il [...] comunicare non può mai essere asettico, per-ché [...] «partigiano», istruttivo o distrut-tivo, quindi sempre in [...] «pubblicitario», il «brucia-re [...] è altrettanto promo-zionale, e [...] tanto più pubblicitario di se stesso, della [...] propria gelosia, o del pro-prio sommesso sacrificio [...]. Non [...] inconfes-sabile (lo diceva San Gerolamo [...] persino della estre-ma dedizione a una nobile [...] E [...] esistere una nuda real-tà che non sia [...] «contagio-sa»? Raramente Ghezzi si lascia indurre a [...] (per lo più mediocri, furbeschi e probabilmente [...] nel-la babele dei quiz e forse del [...] «interno» ed «esterno», pur fingendo di [...] e preferisce considerare an-che [...] Tv come un continuum che seguita a scorrere [...] spegniamo la «scatoletta», senza mai soffer-marsi su [...] disprezzo di un giudizio preciso, o, [...] Ghezzi, volontà di glissare [...] Non [...] E allora io amichevol-mente [...] polemico, con semplice curiosità, ti chiede-rei: «Se [...] di Siciliano o di Iseppi (e magari [...] cosa faresti nella Rai [...] la Tv, quella che milioni di telespettatori [...] Nella finale pic-cola antologia di citazioni, campeg-gia per [...] una for-mulazione [...] di G. [...] «Tutta la vi-ta delle società [...] quali predo-minano le condi-zioni moderne di produzione si pre-senta [...] accu-mulazione di spet-tacoli. Tutto ciò che era diretta-mente [...] si è allontanato in una rappresenta-zione». Ma questo era stato [...] Shakespeare ne «Il mercante di Venezia», sul [...] e in merito al ruolo che ognuno [...] impersona. Perché dunque nelle «condizioni [...] È [...] stato così. Oggi di diver-so [...] la massificazione della spettacolarizzazione [...] dolore che fa audience). E [...] è la Sto-ria (quella [...] Stephen [...] di Joyce) se non [...] distorta) di ciò che è realmente accaduto? Con [...] libro di La Porta entriamo in un [...] sfuggente. Dopo un saggio introduttivo [...] solo fenomeni lingui-stici, ma anche esiti letterari [...] seguire modi di dire più concreti e [...]. In La Porta prevale una [...] di [...] più che [...] propriamente moralistica, e lo rende [...] «forte» il rovello [...] di fronte a mas-sicci fenomeni [...] alie-nanti e ai topoi semantici o sinta-gmatici che imperversano [...] nel nostro tempo. Ma ciò che più [...] pagi-ne sono le divagazioni sociologi-che, politiche, comportamentali [...] corriva locuzione corrispondono. Numerosi sono i godibili [...] La Porta compie per rivelare lo sfondo sociologico [...] tante espressioni stereotipe. Quelli che mi hanno [...] divertito, oltre che persua-so, sono così titolati [...] «Quel tale. I luoghi comuni entrati [...] quasi sempre [...] prova della dis-sennata, fuorviante, [...] linguaggio, come apparente comunicazione [...]. Con la ine-vitabile compressione [...] di tutte le pulsio-ni ataviche, o coscientemente [...] co-munità, oltre che comunicazio-ne, finisce per trasformare [...]. Ciò che forse man-ca [...] La Porta, in questa implaca-bile «satira» del parlare per [...] certa in-dulgenza che potrebbe assolvere alcuni topoi [...] il loro passare dal gergo alla lingua, [...] nume-ro di vocaboli, anche stranieri, [...] gergale o «scorretto» ha [...] vivificare la lingua stessa. E dun-que non tutte [...] da La Por-ta finiranno obsolete. Alcune di esse, inoltre, soprattutto [...] i giova-ni, sono non altro che interlocuzioni «insensa-te», per [...] tem-po, laddove [...] «colto» fa una pausa di [...] fra una paro-la e [...]. Quel «cioè», «cioè», «cioè»; [...] e «infatti», «infatti», o «un attimino», sono [...] manifestazione di insicurez-za, e persino di ansia, [...] impegnativo: mi è sem-brato di rilevare nei [...] e giovanissimi fra loro [...] di queste ripetizioni; gergo [...] soprattutto interpunzioni come automatica strategia di difesa. Luca Canali [...] 1. [...] già fragile ragazzo prodigio, pra-ghese [...] nascita ma tedesco ed euro-peo per formazione, mette mano [...] della [...] vita. Ha [...] conosce la steppa russa [...] col cielo», sa che a Parigi [...] ha cominciato a camminare [...] giù, ha modi da esteta ma è [...] le ore passate accanto a chi soffre [...] poeti. Da due anni è in [...] creativa, non sa come [...] e senza sapere perché [...] Maria di Torre e Tasso [...] passare [...] in un castello isolato a [...] chilometri da Trieste: è quindi con sorpresa, con entusiasmo [...] terrore che in una notte del gennaio 1912, dalla [...] a picco sul mare, vede [...] per una decina [...] e gli farà com-porre dieci [...] canti che in ricor-do di quel castello e quel [...] chia-merà [...]. [...] al vuoto di una notte [...] di angeli, Rainer Maria Rilke iniziava così a scrive-re [...] versi, a lavorare a [...] di poesia che voleva essere [...] una sonda puntata al cuore del-la nostra esistenza per [...] il noc-ciolo duro che è disa-gio, ma non può [...] essere anche senso, sicurezza, accet-tazione. Tanto ambiziosi erano una [...]. A quasi un secolo di [...] di [...] restano delle [...] dei versi: [...] invocato nella not-te, gli occhi [...] delle bestie senza tempo, noi che viviamo «e prendia-mo [...] congedo», la bellezza «che non è che [...] del terribile», la soglia consumata [...] amanti [...] futuri». Ma che ne è di [...] noccio-lo e di quella conoscenza? Per cono-scere bisogna [...] e certe do-mande, come ha [...] Hans Rai-mund (anche lui poeta, austriaco e a [...] di distanza [...] come Rilke) «fanno ormai finta [...] non [...] bisogno di una ri-sposta»; o [...] risposta vanno a [...] altrove, in mistici orienti o [...] con [...] tradizione lirica [...]. Chi voglia, invece, ripercorrere [...] Elegie ha ora a dispo-sizione una guida [...] metafore e alle forzature sin-tattiche del verso [...]. Per la cura di Elena Agazzi, [...] uscito in libreria Le [...] di Rilke di Peter [...] (SE, con in appendice [...] dieci elegie), in cui il grande germanista [...] lettura del poema di Rilke marcando il [...] sulla miseria terrena alla celebra-zione del compito [...] e dignità della vita umana. Quella di [...] più che [...] è una lettura. Che non si ri-promette [...] epo-cali o culturali, in cui incastonare il [...] Rilke. Che punta anzi a [...] possibile, a farsi da parte non appena [...] di [...] fare con le proprie [...] «Qualsiasi [...] si scelga di usare -è la lapidaria [...] è che questo non [...] poesia. Al contrario, è proprio [...] essere dimen-ticata. [...] non deve ovviamen-te cadere [...] in essa è stato detto della poesia, [...] fatto che lo si sia detto e [...] detto. Alla fine di una lettura [...] il lettore o [...] deve [...] di [...] già da sempre compreso in [...] modo la poesia». Per [...] le Elegie sono essen-zialmente [...] un malessere indagato in ogni suo minimo [...]. E di come il [...] salute e se ne impadronisca, e di [...] quella salute irraggiun-gibile. Di fronte [...] sono infatti le cose, [...] creatura fe-rita dalla coscienza della morte è [...] «va [...] come le fon-ti vanno», [...] puro, nel quale in infini-to si dischiudono [...]. Ma proprio la presenza [...] delle cose sfida [...] a dire, ad animare [...] a superare così il confine tra sog-getto [...] una confidenza che Rilke ricorda di [...] ammirato nel «cordaio di Roma [...] vasaio sul Nilo». [...] può quindi succedere la [...] e dire, essere e fare, in sostanza [...] vivere: dove nella prima elegia [...] non rimaneva che la [...] ieri», nella no-na Rilke, senza esclamativi, con-stata [...] mi scaturisce dal cuore». Questa in sintesi la [...] Elegie, il canovaccio di un cam-mino che [...] segue verso per verso, [...] corpo a corpo col testo che non [...] culturali, che gli impedi-sce ogni rimando alla Secessione [...] alle altre avanguardie di inizio secolo, a [...] linguaggio che impregnerà le ri-flessioni di [...] e di [...] alla sensibilità per [...] che ritroveremo in Sar-tre [...]. Nomi che [...] ha presente ma si [...] perché il compito cui at-tende è illuminare [...] un testo che ognuno poi userà co-me [...]. Sempre che si sia [...] a pensare «di [...] già da sempre compreso [...] la poesia». Raffaele Oriani Le «Elegie [...] Rilke di Peter [...] SE a cura di Elena Agazzi [...] 203, lire 30. /// [...] /// Raffaele Oriani Le «Elegie [...] Rilke di Peter [...] SE a cura di Elena Agazzi [...] 203, lire 30. (0)
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