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[...] fatto da letterato, con [...] di critico e di traduttore della letteratura [...] agli anni della guerra, con gli articoli [...] La cultura, con la [...] attività presso la casa [...] Einaudi [...] fu uno dei [...] dirigenti. Non era, il suo, [...] se stesso, o predilezione [...] forme di narrativa straniera. La ragione che spingeva Pavese [...] di quei libri era ben più profonda [...]. Alle origini [...] una acuta intolleranza per Io [...] della letteratura, della cultura italiana di quei periodo, che [...] la lastra tombale del fascismo si dilettava [...] salvo naturalmente [...] eccezioni [...] in giochetti letterari senza alcuna [...] reale. E, naturalmente, una intolleranza ancora [...] generale per il regime fascista (che mando Pavese al [...] un [...] dal 1935 al 1936). Ora, nella letteratura realistica [...] nei libri dì Sinclair Lewis, di [...] Anderson, di John Dos Passos, [...] testi della grande letteratura americana del secolo [...] tutto in Melville, e in Whitman (1) Pavese [...] che non poteva trovare in Italia: un [...] più genuino, più generoso, una continua attenzione [...] di tutta una nazione, un impegno morale [...]. Che questo sia il [...] e rende così importante tutto il lavoro [...] Pavese [...] americani risulta evidente se appena si sfogliano [...] di quel periodo, raccolti dopo la [...] morte nel volume La [...] altri saggi. I personaggi emigranti di Pavese [...] a casa, e non pensano ad altro, [...] via. E così fu anche [...] Pavese [...] questo suo «viaggio culturale». Sì veda ad esempio [...] su [...] Anderson, con quanto amaro [...] la forza ingenua ed entusiasta dello scrittore [...] il contrasto tra città e campagna ai [...] voga in quel tempo in Italia. E su questa via Pavese [...] un argomento che sarà essenziale in tutta [...] la necessità della scoperta di un ambiente [...] quale soltanto è possibile arrivare ai significati [...]. Questo resterà il suo [...]. Raccontare la [...] campagna, il Piemonte delle Langhe, [...] vita a personaggi che in quella terra siano nati [...] vivano. Ma dopo le grandi [...] grandi entusiasmi della [...] giovanile attività di [...] di Pavese per la [...] farà più cauto, ed egli si renderà [...] nella situazione [...] negli Stati Uniti dopo [...] Roosevelt, la fine della guerra, e [...] ci potrà arrivare [...] qualcosa che u-guagli i [...] celebrati in gioventù. Ma quello che non [...] dì Pavese, il motivo che sopravvive [...] ogni: [...] opera, la passione per [...] dr terra e di uomini, tutto questo [...] anche sulla scorta di quelle entusiaste e [...]. Il personaggio che torna [...]. Prima ce ne siamo [...] abbastanza indiretto, ma se ci addentriamo [...] opere di Pavese, si vedrà, che questo [...] sempre ricorrente, addirittura fondamentale [...] il tema che anima [...] Lavorare stanca, (un libro con cui Pavese, [...] portato nel clima chiuso della poesia italiana [...] discorso più libero, di personaggi immediatamente riconoscibili) [...] più o meno visibile in tutta la [...]. [...] dunque, le principali tappe [...] Paesi tuoi, pubblicati nel 1941. Questo, che è il [...] di narrativa, risente in modo ri-levante di [...] suoi contadini sono ancora schematici, costruiti secondo [...] una drammaticità caricata e forse troppo rigida. Ma già nei racconti [...] Feria [...] (1946) [...] di campagna si farà [...] liricamente originale, più vera. [...] in questi racconti che [...] di rapporto vitale con la terra che [...] anche in seguito [...] di Pavese: aria e [...] viventi, i fuochi di notte sulle colline, [...] acuto di esporsi al sole, perchè il [...] il corpo più profondamente alla terra (un [...] ancora). Ed è in questi [...] personaggi contadini più mossi, più vivi, uomini, [...]. Dopo II compagno, in [...] Pavese [...] il sorgere della coscienza rivoluzionaria in alcuni [...] il fascismo, ecco i racconti di Prima [...] canti e II Carcere, in cui Pavese [...] della [...] esperienza di confino, e La [...] collina una delle sue opere più compiute. An-che [...] è il suo: Torino [...] 1943, e poi il [...] di campagna, nei mesi oscuri e sconvolti [...]. Per tutto il racconto [...] reale, e la campagna non si risolve [...] astratto di cui sia celebrata la poeticità, [...] pagina per pagina, in un ambiente vero [...] degli uomini si attua in episodi semplici [...]. La bella estate, il [...] con cui Pavese vinse il « Premio Strega [...] offre qualcosa di diverso: e un certo [...] guidi Fautore nella scelta di tempi intricati [...] ne II diavolo in collina e in Tra [...]. Ma la forza del [...] sempre superiore al nudo contenuto di queste [...] tanto acuta da definire e giudicare perfettamente [...]. E non si può non [...] come in II diavolo sulla collina l'autore tenda a [...] come una profanazione, come una ingiustizia, il rimescolarsi della [...] di quei cor-rotti e disperati personaggi [...] caro delle sue [...] « Lo "spreco selvaggio di [...] terra e tanta . [...] i personaggi non si legano [...] vi contrastano, anzi: e questo rende più tragica la [...] vanità. Con [...] suo libro La luna [...] Pavese torna direttamente al tema prediletto della [...]. [...] la storia di un emigrante [...] torna a casa, dopo la guerra, la storia della [...] ricerca del passato, dei duri e lontani giorni [...] e [...] OCCASIONE DEI [...] CONGRESSO UNIVERSALE [...] di [...] e le sue [...] clienti che parlavano quattro lingue [...] a che fare Vocalista [...] Ludovik [...] nella vecchia città polacca di [...]. [...] chi parlava il russo, chi [...] ehi il polacco e chi [...] il dialetto ebraico. Niente di più naturale [...] questa situazione, che riflettesse sulla « stranezza [...] che adente che abitava nella stessa città [...] diverse, e facesse una maledetta fatica a [...]. Se poi alzava [...] suo sguardo da [...] s dava [...] in giro per il [...] aumentava nel constatare che gente che abitava [...] parlasse cento o duecento o più lingue [...] di creare una lingua [...] era breve. [...] Ludovik [...] uomo energico ed attivo, soprattutto [...] da una grande fiducia e da una non minore [...] lo compi con sedici semplici, chiare, elementari regolette, che [...] a fondamento della [...] lingua, alla quale diede il [...] di [...] speranza. Perchè speranza? Speranza che [...] potesse servire, rendendo più [...] tra i popoli, alla pace e [...] e favorisse il progresso? Certamente [...] scienziato positivista, era animato [...] umanitari. Un maligno, però, avrebbe [...] Vocalista polacco dava qual nome alla [...] lingua nella speranza che [...] la stessa sorte toccata alle tante altre [...] del secolo e anche prima, a cominciare [...] Descartes e di Leibniz (che nascevano tuttavia [...] diversa concezione : basate sulla filosofia, e [...] a dare un linguaggio comune ai dotti) [...] al [...] ritrovato di un certo [...] che, con le note [...] il [...] (1817), o al [...] di un certo Meriggi [...] suoni onomatopeici, o al Volapuk di monsignor [...] (1879). Di tutto questo coacervo [...] consonanti, dalle quali si aveva davvero un [...] far nascere una lingua [...] più nulla, e quei miserandi fallimenti costituivano [...]. Ma torniamo al nostro [...]. E quale, lungi dal lasciarsi [...] studiò e lavorò [...] Ludovik [...] alla fatidica data del 26 [...] 1887, quando usci il suo libro conte-nente la nuova [...]. [...] egli non fu solo [...] creatore, ma ne fu pure [...] e in breve sorsero [...] ogni parte del mondo. La speranza che il [...] sopra avrebbe attribuito allo [...] si realizzò: [...] sopravvisse al suo fondatore [...] Varsavia nel 1917) e andò lentamente, ma continuamente [...] dei suoi ammiratori e sostenitori. La ragione di questo [...] ricercata nella semplicità della grammatica e nella [...] le sedici regole governano li lingua senza [...] solo articolo invariabile : la; i sostantivi [...] o al singolare, in [...] al plurale; gli aggettivi [...] e [...] al plurale; ci sono [...] : il nominativo e [...] accusativo, che si fa [...]. Il verbo non cambia [...] la persona nè per il numero, e [...] pochi tempi; ogni parola [...] per il 70 per [...] di parole con radici tratte dalle lingue [...] 30 per cento comprende radici anglosassoni e [...] pronuncia come è scritta, e [...] cade sempre sulla penultima [...]. [...] comprende 28 lettere. Un esempio? Apriamo una qualsiasi [...] grammatichette espe-rantiste in commercio, e [...] immancabile [...] ci troveremo, doveroso omaggio al Maestro, questa frase : [...] che vuol dire: [...] è un genio. Per quel vago utopismo [...] umanitario da cui scaturisce, [...] vita ad un vero e proprio movimento [...] il suo primo congresso a [...] sur [...] esattamente [...] fa, nel 1905. In questo mezzo secolo [...] certo dire che si senta la [...] presenza! [...] sul piano del costume, il [...] del « tipo » [...] che spesso è ima caratteristica [...] di maniaco, del genere del filatelico arrabbiato, del collezionista, [...] « patito » di qualcosa, insomma. Esperantista che non esita, [...] suo maestro, a tradurre in esperanto dei [...] addirittura a fare della letteratura in esperanto! Ove, bandendo gli [...] volesse proporsi come mezzo [...] cittadini dei vari paesi che si incontrino [...] che la vita di oggi offre (dai [...] politico ai contatti turistici) crediamo si potrebbe [...] con molto favore. Si apre a Bologna, mentre [...] in macchina, il [...] Congresso di E-speranto: ci immaginiamo [...] sala addobbata con «la ver da stendardo»: [...] la bandiera verde del movimento; [...] immaginiamo i congressisti intonare a gola spiegata [...] inno esperanto » : « En la [...] sento / Tra la [...]. Ciò che non salviamo è [...] da [...] sur [...] a Bologna (1955) il movimento [...] fatto qualche progresso sul piano di una concreta e [...] concezione delle funzioni e dei limiti di una lingua [...]. Perchè intorno a lui [...] ogni tanto i morti mal sepolti, e [...] uomini continuano a rialzarsi odio e dolore [...]. Non è soltanto una [...] vuole essere anche e sopratutto un giudizio [...]. In tutte queste opere [...] fa fatica ad accorgersi [...] conflitto che in un [...] lacera: da una parte il mondo reale [...] uomini vivi e i paesaggi concreti ai [...] tende con tutte le sue forze; [...] il suo individuale mondo [...] temperamento, di emozioni, di cultura. Mondo poetico pieno di [...] tutto particolare, in cui giocano gran parte [...] estetico, la musicalità della frase, la suggestione [...] « mito ». Questa del «mito» è [...] letteraria di Pavese, sempre presente nelle sue [...] è « un fatto avvenuto una volta [...] perciò, si riempie di significati e sempre [...] riempiendo in grazia appunto della [...] fissità non più realistica. Di questi « fatti [...] e i romanzi sono pieni. E [...] dunque stanno un po' i [...] di Pavese narratore. Egli non fu, certo, [...] popolare » nel senso indicato da Gramsci: [...] anche quando appartengono al [...] sono sempre [...] creature dì una fantasia non limpida e [...] torbida e piena di contraddizioni. Tutto ciò non toglie che [...] lui si debba guardare come ad uno dei maggiori [...] che la generazione [...] tra le due guerre abbia [...] le sue pagine saranno forse tra le poche che [...] tra quelle scritte in questa nostra epoca di turbamento [...] dì ansiosa ricerca, a [...] la crisi [...] una crisi tanto profondamente sofferta [...] e le speranze. Resterebbe ora da dire [...] dramma di uomo, che lo condusse al [...] agosto 1950 (era nato il 9 settembre [...] questo è meglio affidarsi a leggere le [...] anche confuse e vaneggianti, talora, del suo [...] la [...] morte col titolo di II [...] vivere. Un libro che è la [...] testimonianza di [...] sofferenza e di una crisi [...]. Ma Pavese ci ha [...] opera il diritto d [...] là: alla «con solazione», attiva, delle [...] opere. ET lui che ha [...] in una delle ultime [...] del diario: «Ho lavorato, [...] dato poesia agli uomini, [...] condiviso le pene di [...] Per Melville, V. /// [...] /// ET lui che ha [...] in una delle ultime [...] del diario: «Ho lavorato, [...] dato poesia agli uomini, [...] condiviso le pene di [...] Per Melville, V. (0)
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