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Luce degli occhi di Silvio! Cocciolone della [...] vecchiaia! Su, non fare il [...]. Lo ha detto il Cavaliere [...] comiziando ad Alessandria: «Il no-stro Emilio è [...] ci rimane». Sospira, quasi commosso al [...] devo [...] che continuo a passare [...] circondato dalle giubbe rosse». Arriccia il naso, annusa [...]. Una vitaccia, direttore. /// [...] /// E ti-ra [...] Emilio Fede. Adesso, poi, con que-sta [...] «Eroe di Arcore» appun-tato sul petto, dopo il [...] del suo libro. Perchè questi son tempacci, [...] segnali ai aggressione nei [...] sono, tentativi di indebolirmi. Dentro [...] dici? «Talvolta più [...] di [...] che [...]. [...] si avverte la presenza di [...] serpente di cui non si conosce né la testa [...] la coda. Oh Signore! /// [...] /// Ha [...]. Poi, per fortuna, esiste [...]. [...] e [...] è affidata a Fedele [...] che la sta gestendo al [...] tenendo con-to [...]. E ad Adriano Galliani, [...] antico guerrie-ro, nel senso di fedeltà a [...] e a Berlu-sconi. [...] comunque il Cavaliere, anche [...] occhi, mica è lontano dal cuo-re. /// [...] /// [...] si illumina: «Tra me [...] affetto, solidarietà, fiducia. /// [...] /// Ricordi lo spettacolo di Roberto Benigni? Sosteneva che tu Silvio non lo ami, diciamo [...] che te lo «trom-beresti» pro-prio. Ride: «Però è Benigni, [...] e intel-ligente, che bacia sulla bocca Vel-troni. Io ancora non ci [...]. E poi anche i [...] rap-porto sessuale tra Berlusconi e [...] il primo co-me femmina, [...] maschio. Ma devo [...]. /// [...] /// Ormai quello tra lui [...] Cava-liere è un amore che deborda dal talamo [...] di Forza Italia. Siete sulla bocca di [...] Emilio. Lui, per essere [...]. /// [...] /// Ha un grande senso [...] grande rispetto [...]. Ma ha purtroppo questa [...] di vizio. Oddio, che fa? «Non [...] si può, non si può. Ma che fa? «Ha [...] perdonare il nemico, ecco che fa. Siccome è incapace di [...] verità, quando le verità gli dimostrano che [...] traditori. Lui indivi-dua [...] anche [...] ne [...]. Lo ringrazio, però rifiuta [...] che sono i nemici. I nemici suoi che [...] miei, i nemici miei che sono anche [...]. Insomma, è troppo buono, [...]. Gente di malaffare, di [...]. A lui, che nonè [...]. Cru-deltà del mondo, Emilio. Ma tu gliele hai [...] «Le conosce, anche se finge di non [...]. Però di questo [...]. [...] ma Silvio non ti ha [...] detto: oh, Emilio, stai esagerando. Sarà capitato una o due [...] durante [...] campagna elettorale. Ma oggi come oggi, [...] matematico e mi spiega: se [...] e Vel-troni parlano un [...] per recupe-rare devo parlare [...] al [...]. Su, ammettilo, dilaga: ogni [...] tuo tigì, uno fa in tempo a [...] lo trova ancora lì. /// [...] /// Però ti dico una cosa: [...] preparando una serie di interviste, che an-dranno in onda [...] venerdì in seconda serata, [...] in vita mia varcherò il [...] di Botteghe Oscure. Manco Joe Temerario. /// [...] /// Meno male, la famiglia non [...] sguarnita. Infatti Berlusconi mi dice [...] sola donna sono riconoscente, a mia madre [...] fatto così forte. /// [...] /// Lui ha dei recuperi [...]. E anche [...] moglie Veronica: una donna straordinaria, [...] defilata, bella e intel-ligente. Senti, direttore: e se Berlusconi [...] dalla politica? «Lascerei immediata-mente la direzione del [...] e andrei a lavora-re [...]. Ogni tanto mi dice: Emilio, [...] mettere alle corde, se fanno fuori te [...] fatto [...] me. Allo-ra ce ne andremo [...] Bermude. /// [...] /// Non [...] Bicamerale o procura di Palermo [...] che possa [...] a Fede. Per ora e, pare di [...] per [...]. [...] mausoleo, fatto costruire da Cascella, [...] vuole far riposare i suoi cari insieme a lui, [...] anche i suoi amici. Ma i posti non [...] questo a volte mi immalinconisce. Emi-lio, non pensiamo alle [...]. Ma con il passare [...] visione mi è diventata [...]. E anche a lui, [...] che non ci andiamo [...]. Ci limitiamo a guardare [...]. E così non conosco come [...]. E poi ci sono [...] attacca-no. La voce di Emilio [...] «Una parte di questo mondo è fatto [...] gente che fino [...] ieri si occu-pava della [...] o di portare [...]. [...] i deputati e i [...] fa qualcu-no ha fatto il ministro. Allora ha ragione Ber-lusconi: [...] dal tempio». Senti, e sulla tua [...] Enrico Men-tana, che ti ha querelato per quello [...] in «Finchè [...] Fede [...] spe-ranza», Berlusco-ni ti ha [...]. E il vertice [...] non si è infilato [...] tranne che per suggerire a Men-tana di [...]. Non si è infilato, [...]. Si è infilato, perchè a Mentana hanno dato quattro pa-gine di [...] per spiegare le sue ragioni. Guarda, io voglio molto [...] Mentana, che ha consi-derato una cattiveria quello che [...] tentativo di raccontare vicende della lot-tizzazione della [...] noi, me [...]. Adesso vorrebbe anche [...] Emilio. Lui mi ha detto: [...] si mette a scrivere di poli-tica ma [...] gliene frega niente. Macchè, gli ho risposto, [...] tua vita. Pensa che libro straordinario, [...] che hai di ricordare. /// [...] /// Socialdemocrati-co, socialista, [...] tu non rinne-ghi niente? Cosa cazzo vi pensate, [...] un estremista di destra, [...] dalla testa. E quando ti dicono [...] servo, come la prendi? «Non me frega [...]. Vedo tanti ser-vi, intorno [...]. /// [...] /// Questa adesso [...] perchè chissà se ti credono. Scusa la presunzione, ma io [...] un uomo intelligente, un professionista vero che pone la [...] professionalità al servi-zio di [...] e di [...] in difesa [...]. Ma i tuoi redattori, quando [...] il tigì con immagini e opere di Berlusconi, non [...] nuovamente: «Su [...] redat-tori, almeno trenta sono di [...]. Alcuni provengono da una vecchia [...] del Pci milanese, altri da [...] alcuni sono di Rifondazione, tanti [...] Pds. /// [...] /// E oltre a soffrire, [...] scapestrati? «Spes-so mi scopro più obiettivo di [...]. Alcuni so-no professionisti, altri [...] alcuni non lo diventeranno mai. Se dessi ascolto a [...] Berlusconi [...] lo dovrei far vedere neanche di sghimbescio. Tu ti puoi immaginare. /// [...] /// Io lo capisco [...] propaganda. Sai che patimenti, lì [...] colleghi con [...] e [...]. Ti scappa un [...] di troppo, peggio che al [...] eh? «Sicuro. Quelli del [...] rispetto a certi miei [...]. /// [...] /// Lionel [...] è fatto così. Martedì 4 novembre nel tardo [...] era atteso ad un convegno alla [...] un centro congressi che sorge [...] de la [...] Parigi, a ovest. Problema: il lungo rettilineo che [...] la capitale alla Defense a [...] è spesso [...] di bottiglia, paraurti contro paraur-ti. Lì prenderò il metrò, [...] fino alla Defense». /// [...] /// [...] al [...] ha tenuto il suo discorso, [...] ripreso il metrò e [...] ha ri-trovato il suo autista. /// [...] /// Qual-cuno [...] riconosciuto, ha sussulta-to alla [...] signore, molto discretamente seguito da due guar-die [...] consultava dos-sier sul metrò come un qualsiasi [...]. Altri non si sono [...] assorbiti [...] anonimo del trasporto sotter-raneo. Qualcosa di simile aveva fat-to Edouard [...] a [...]. Ma [...] (era ieri) il suo tuffo [...] sottosuolo era sembra-to una visita del principe Carlo ai [...] indiani. In punta di dita [...]. Quanto [...] al metrò non ci [...] considerando senza dub-bio un suo viaggio con [...] stupida demagogia. [...] in-vece non ha bisogno di [...] i pro e i contro della [...] immagine pubblica. Del suo viaggio in [...] saputo nulla nessuno, né prima né dopo. Tranne qualche at-tentissimo lettore, che [...] su un quotidiano una notizia di qual-che riga trapelata [...] quel convegno al [...]. Per dire che [...] al suo ar-rivo a [...] ha ereditato di un [...]. I suoi prede-cessori erano [...] sa-pienti «politiche di comunicazio-ne». Lui è il primo, da [...] sacco di [...]. Un [...] perché [...] è così, gli interes-sa più [...] che apparire. Un [...] perché ha incontrato il [...] tutti cominciano ad avere le tasche piene [...] spettacolo». E allora viva [...] che prende il metrò [...]. La «non immagine» di [...] è dunque diventato il [...] da visita presso [...] pubblica francese. Gli osservatori, abituati a [...] difficoltà nel [...] a consta-tare. [...] obbliga un [...] tutti a giudicare quello che [...]. Fu Berlin-guer una volta [...] «Io sono quel-lo che faccio». /// [...] /// E visto che fa [...] pian piano torna al centro della scena. Il che non vuol [...] neces-sariamente bella figura, ma almeno sta lì, [...] nuda come un verme sotto gli occhi [...]. [...] occultata per anni dal linguaggio [...] e dalle machiavelliche regìe di Fran-çois [...]. Era stata umiliata dal [...] Pierre [...] e dalla tecnocrazia di Alain [...]. Era stata strattonata dal [...] quanto spuntato di Jacques [...]. /// [...] /// [...] con le sue ambizioni e [...] sue impo-tenze di fine [...] di nuovo a Parigi. [...] presto per dire quale [...] conosciute, realizzi Lionel [...]. Ma non è troppo [...] da quali politiche abbia preso le distanze. Dal [...] in-nanzitutto, dove il cinismo [...] sempre vinta sul pragmatismo. An-che dal [...] se per [...] che vor-rebbe che la Francia [...] alla Svezia dopo [...] di so-cialdemocrazia. [...] per [...] una, avrebbe immensamente sof-ferto la [...] di comunisti nel suo governo. [...] e ai suoi confida: tranquilli [...] fino a che la politica governati-va viene percepita come [...] un passo fuori dal cerchio [...] go-verno. E nel contempo [...] fa [...] di sdoganamento che alla [...] fa male: costringe il [...] a misurarsi con le [...] a uscire dal grigio ghetto dei suoi [...]. Laddove [...] contava sulla stolidità [...] di Georges [...] per [...] sulla [...] di Robert [...]. [...] voleva un [...] debole (e un Le Pen [...] azzoppare la de-stra), [...] vuole un [...] bene in sella (e [...] Le Pen [...] per il semplice motivo [...] cancro per la democrazia). Certo, sarebbe più saporito [...] a [...] o a Prodi. Ma forse è più [...] contesto che gli è pro-prio. [...] non alla [...] né a Ber-lusconi. A ciascuno il suo. Dice Alain Duha-mel, tra [...] gior-nalisti e saggisti [...] «Lionel [...] mette globalmente in opera [...] aveva annunciato». Un bel riconoscimen-to, in [...] sinistra della si-nistra «per la quale go-vernare [...]. Duhamel non si ri-ferisce [...] del quale constata la [...] e la lealtà di governo, ma a [...] intellettuali che [...] che continua la politica [...] Alain [...]. Dice Jean Marie Co-lombani, direttore [...] «Le Monde», a propo-sito delle 35 ore che [...] è «di ignorare i meccanismi [...] di mercato, do-ve [...] tra i livelli [...] e macroe-conomico, tra il luogo [...] che è [...] e quello, obiettivamen-te meno importante, [...] costituisce lo Sta-to, non può [...] rego-lato per decreto». Però aggiunge che il [...] più [...] che si prefigu-ra, si [...] negoziata in ogni impresa, di un progresso [...]. La Francia, forse più degli [...]. Forse perché, più dei [...] sempre al centro del suo vertice e [...] impulsioni. Quelle che venivano da [...] e [...] non [...] dubbio, avrebbero spinto al [...] gioioso degli ottimisti. Lionel [...] comuni-ca serenità. Il suo ope-rare politico [...] principio della solidarietà. [...] resta perplessa davanti [...] di as-sumere [...] giova-ni nella funzione pub-blica che [...] già la più corposa [...]. Ma dice, pensando alla [...] «Alme-no [...] ci prova». Insomma è il primo [...] quando parla si sa che non ha [...] né secondi fini né falsi otti-mismi. Per questo [...] ogniqualvolta qualcuno evoca il [...] la [...] accedere [...]. Non è il momento [...]. /// [...] /// Non è il momento [...]. (0)
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