Tutte le volte che [...] farci conoscere le cose, ci dà il [...] vuol dire che ha [...] qualche grande immagine primitiva, anche se non [...] nome. E sono le immagini [...] e poi alle favole. Per spiegarci anche noi [...] succede allora come se le parole, a [...] ricordassero di avere appartenuto al linguaggio che [...] quando gli dei o altri esseri fatati, [...] spiegazioni che noi cerchiamo e non ritroviamo [...] a comunicare agli uomini la loro oscura, [...] adoperavano nei loro dialoghi proprio quelle parole [...] si è ridestata [...] reminiscenza. Per simili ricuperi, non [...] con ambizioni simboliche, favolatrici o esoteriche. Basta che certi attimi [...] involontaria richiamino la memoria involontaria delle parole. Si ricordi la scoperta [...] Thomas Mann nel più laico e ingenuamente materialista [...] Emilio Zola. Dice Mann: « [...] del Secondo Impero chiamata Nanà [...] forse simbolo e mito ? Di dove [...] nome ? È un suono primitivo, un [...] Nanà era anche il [...] divinità babilonese. Lo ha saputo Zola [...] Ma [...] più strano e significativo sarebbe se egli [...] ». In genere, il caso [...] Morante [...] molto diverso: [...] della fiaba in Menzogna [...] Sortilegio [...] creata con uno strumento da gran concerto, [...] virtuoso. E anche stavolta, lei nomina Arturo e risuscita Artù, quasi per una civetteria di taumaturga [...] simili risurrezioni. Altrove però, nei molti [...] fiaba che paiono destinati a rimanere inoperanti, [...] anche a lei di dire Nanà senza [...] senza proporsi, di evocare [...]. Ma non potrebbe la [...] della fiaba costringere quei frammenti, dispersi [...] a ricongiungersi tra loro [...] vitale, fino a reintegrare una fiaba tutta [...] ?Non [...] contate troppo, sembra risponderci la Morante. ///
[...] ///
Ma non potrebbe la [...] della fiaba costringere quei frammenti, dispersi [...] a ricongiungersi tra loro [...] vitale, fino a reintegrare una fiaba tutta [...] ?Non [...] contate troppo, sembra risponderci la Morante.