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Vivo in te, ovunque [...] Muoio in me, ovunque io sia, presente. Ben che lontana, sempre [...] Ben che vicino, ancora sono assente. E se natura oltraggiata si [...] Al [...] in te vivo più che [...] me: [...] potere, che oprando sereno, [...] infuse al mio corpo passibile, Al [...] priva [...] in sé, In te [...] come al suo più possibile. Se ti chiedi perché [...] Abbiamo posto due elementi contrari, Così come [...] e il fuoco [...] fra gli elementi i [...] sono molto necessari Per [...] evidenti, Che se in me stesso [...] residenti Lacrime e fuoco, [...] Ancora dopo morto, [...] rinchiuso, Per te [...] io vo piangendo, io [...]. MAURICE [...] (da Délie, traduzione di Diana Grange Fiori, Einaudi) Il puzzle del secolo GIOVANNA ZUCCONI [...] lusso che possiamo permet-terci, [...] quello di ascoltare per [...] intera una persona intelligente [...]. Oggi il tempo è [...] (co-mune): il tempo che manca, che non [...] deve essere ri-conquistato, è un argomento alla [...] sente dire ovunque, dal-le comari al mercato [...] della politica. Ma per fortuna [...] la radio. Ricordate il sorriso beato [...] Calindri [...] quel carosello, con il suo tavolino e [...] indisturbato nel bel mezzo della «frenesia della [...] La radio a volte è così, un isolotto [...] demodé, un baluardo di [...] attività decisamen-te controtempo, la [...]. Alla radio, sul terzo [...] Rai, ogni domenica pomeriggio [...] una trasmissione che si [...] Italiani [...] venire; la curatrice è Su-sanna Tartaro, il [...] Adolfo Moriconi, in redazione Stefano De Tomasso. I tre fanno una cosa [...] stravagante: danno tempo al tempo. Ogni settimana dedicano [...] intera, dalle tre alle [...] del dopopranzo dome-nicale e in concorrenza con [...] radiocronache calcistiche, a un personaggio. Gli «italiani a venire» [...] la vitalità, per il germe di futuro [...] loro opera. Appartengo-no a tutti i campi [...] sapere: dal teatro al giornalismo, [...] allo sport, dalla scienza [...] dalla letteratura alla televisione. Franco Battiato, Giuliano [...] Emilio Garroni, Dacia Maraini, Massimo Castri, Angelo Guglielmi, Oreste Del Buono, Fernanda [...] Carlo Cipolla, Elvira Sellerio, Luigi Cavalli Sforza, Arrigo Sacchi, Renzo Piano. Alla fine [...] il risultato sarà una galleria [...] ritratti, una costellazio-ne dei modi diversi con cui la [...] esiste e resiste. Resiste [...] direbbe con furore apocalittico Guido Ceronet-ti: [...] è, appunto, uno degli «ita-liani a venire». La puntata a lui [...] onda nelle prossi-me settimane: proprio mentre esce [...] Adelphi [...] suo nuovo libro, Cara incertezza, raccolta di [...] vari giornali. Nel libro co-me [...] radiofonica con-dotta da Alberto Sinigaglia, Cero-netti [...] il puzzle del seco-lo. Mentre si avvicinano «i [...] Duemila», [...] sue parole affiora-no frammenti, dalla storia e [...] della divina Arletty, una [...] Céline, il naufragio di un transa-tlantico, il remoto [...] fra Gene [...] e Jack [...] la visita ad un [...] tomba di Paul Verlaine, di-menticata, quasi invisibile [...] della metropolitana, è la più triste»), il [...] in provetta, le guerre. Schegge di orrore, mentre [...] continuano la loro cor-sa disastrosa verso il [...] esiste». Brandelli di nostalgia («vorrei [...] giorno o due nella Torino di allora: [...] Cinquanta potevi passeggia-re, vedevi la città, oggi [...]. Perfino la balorda ar-chitettura [...] mi dà struggimento. Dichiarazioni di resa: «io [...] speranza, se qualcuno vuole [...] si accomo-di». Paradossi: «nonostante la loro [...] e il nazi-smo non sono i fatti [...]. Sono mezzi adoperati da [...] Dio [...] maschere di vo-ragini peggiori: la meccanizzazio-ne della [...] al-la tecnica». E immagini lancinanti: «Qual [...] la musica del No-vecento? [...]. Scrittore per i giornali [...] appas-sionato di ogni umana causa per-sa, Ceronetti [...] giorna-lismo gli ha «tolto molto stile»; ep-pure [...] magnificen-za del suo stile, negli articoli come [...] le te-nebre: [...] sento che le forze [...] per sondare la real-tà vacillano, che posso [...] appena qualche aggettivo. Tuttavia il male non [...] lo sforzo di capire, di interrogare disperatamente [...]. Un aggettivo ci salverà? [...] TRENTA RIGHE . Momenti in società GIOVANNI GIUDICI «Ogni [...] ha sempre avuto un precedente»: con la [...] Baude-laire, suppongo che il poeta [...] Risi abbia inteso, nella [...] «Fotogrammi» (Scheiwil-ler), esprimere una sensazione che io [...] nel leggere i cin-que racconti che Andrea [...] milanese, esperto di comunicazione) [...] in volume. Non succede spesso di [...] «opera pri-ma» una tal misura di maturità [...] artistica: vien da pensa-re dunque che, a [...] bel libro, altre prove possano esser-ci nel [...] che, ben lungi dalle truculen-ze a freddo [...] giovani col-leghi, riesce ad accaparrarsi [...] di un lettore anche [...] poca pazienza con uno stile da «occhio [...] chi ricorda Dos Passos?) e un senso [...] memoria che, [...] danno luogo a un [...] polittico rappre-sentativo di momenti caratteristici di società [...]. Ci fosse un «Menabò» [...]. Ecco: un evento sportivo, un [...] aereo, un pestaggio in me-trò, una quasi involontaria catena [...] trasgressioni erotiche, una «vir-tuale» [...] postu-ma. [...] nero nel [...] di [...] racconto, dove un [...] padre di famiglia e rappresentante [...] stoffe viene sor-preso [...] in ecces-so di velocità in [...] di una bionda autostoppista: casto quanto sventurato, egli muore [...] in una solitaria camera [...] la sera stessa e il [...] della polizia che perviene alla vedova con la relativa [...] resta a [...] la pur inesistente «infedeltà». Il primo racconto («Il salto») [...] de-dicato alla prova [...] di un an-ziano campione di [...] con [...] è la [...] ultima occasione per vince-re [...]. Non può dunque permettersi [...] fino [...] (come in un «surplace [...] tiene il lettore alla [...] parallela-mente, il racconto digredisce per tutta una [...] paralleli e si-multanei: altre storie, altri interessi, [...] fine inghiottite, come il protagonista, [...] si-lenzio di quello stadio [...]. [...] avvelenata dalla mediocrità Cecchi [...] del caffè ANTONIO FAETI Alla fine di [...] hanno brevemente com-mentato la notizia [...] nella [...] di dieci fiabe scelte [...] salvate da un possibile oblio. Come [...] scorso, anche [...] tengo nel comu-ne di San Lazzaro di Savena, da otto-bre a maggio, un corso di [...] per insegnanti e genitori che, nella [...] seconda versione, dopo che [...] scorso era stato dedicato alla [...] della lettura, si riferi-sce [...] alla fiaba. Fra le no-stre ambizioni [...] proprio anche quella di contribuire [...] qualche mo-do a [...] e a farla meglio soprav-vivere, [...] fiaba. Così due momenti si [...] mi hanno indotto a proporre qualche riflessione. Ci si può chiedere [...] è davvero in pericolo, per esempio, e [...] di sì. Oggi sembrano prevalere finzioni [...] scivola-no da un medium [...] sempre proponendo una noiosa [...] pochi paradigmi, da scarsi e miseri schemi, [...]. Fra [...] mentre la fiaba congiungeva [...] i villani, i re con i viandanti [...] con le taverne, i mostri con le [...] con le bestie, oggi tut-to appartiene a [...] media piena di seconde case, viaggi organizzati, [...] in una ampia demenza dopolavoristica, in cui [...] contrasti e men che mai alleanze fra [...]. Manca del tutto la forsennata [...] del fiabesco, si sa sempre come andrà a finire, [...] grigiore di un politico che rimbalza da un telegiornale [...] un lungo monologo in una tra-smissione messa su da [...] suo maggiordomo, a una copertina, a una intervista, a [...] vignetta che dovrebbe [...] mentre lo blandisce. Al centro del nostro [...] San Lazzaro abbiamo inevitabil-mente collocato la fiaba romanti-ca [...]. E la stiamo scoprendo [...] ingovernabile e così ricca da suscitare [...] infinita, aperta a sempre [...]. Dai tormentati, [...] ansiogeni scrittori di [...] di von Arnim, di Hoffmann, [...] Tieck, le fiabe vengono fra [...] a par-larci proprio di noi, [...] non [...] un solo tema, fra [...] che nasco-stamente, senza transitare nelle [...] di oggi, ci turbano e ci av-viliscono, che non [...] anche là, nel sogno [...] lonta-no, ma [...] di quelle narra-zioni. [...] la perenne crisi [...] il tema del Doppio, [...] la costante voglia di fuggire [...] di perdersi, [...] il senso misterioso del destino, [...] la memoria collettiva fatta di rimorsi e pentimenti, ci [...] le metafore delle paure. Fra [...] mentre ci si presenta [...] arida, squallida Europa dei banchieri, degli impie-gati, [...] praticoni, degli strozzini, [...] nelle fiabe, [...] già [...] in cui [...] di Hoffman conosco-no le asprezze ludiche di Sterne [...] mescolanza inglese di ma-linconia [...] e catturano i lito-rali francesi di [...] mentre [...] da un castello sul Reno, [...] tutti di ascoltare il na-poletano Basile. Non ci sono fron-tiere, [...] monetari, disfide dei talleri, ma [...] un sogno comune che [...] di serpenti bancari, ma di finzioni valide [...] narrazioni che tutti devono ascoltare. In scena, però, [...] solo [...] i protagoni-sti sono i [...] però sempre cambiando, sempre pro-ponendo altre domande, [...] vicissitudini. Leggendo le più amate, [...] fiabe romantiche si sente davvero quanto grigio [...] compiuto [...] omogeneizzazione che, mentre unifica [...] rende tutti bottegai, e i bottegai non [...] solo concorrenti. [...] continuo in cui la [...] stringe a quella popolare, si vede un [...] assomiglia ai paesaggi del passato nella pittura [...] mentre queste fiabe venivano scritte e edite. [...] casolari che erano dotati di [...] tanto erano diversi tra loro, irripetibili. Oggi li vediamo agonizzare [...] li lasciano morire, ma [...] hanno già edifi-cato la villetta standard [...] orrenda che esce dagli [...] rientra in essi. A leggere La fata [...] vien sempre voglia di [...] voce, e [...] che disegna da una [...] giorno è misera e grinzosa per il [...] anni innumerevoli, e di notte è [...] la Regina di Sa-ba, [...] beffardo, rove-sciato rispetto a quelli oggi divenu-ti [...]. Una fiaba che tro-vasse [...] capace di [...] dovrebbe ovviamente rovescia-re i [...] giorno mostrerebbe un essere lucente, molesto, altez-zoso [...] una vecchia dispe-rata. È davvero in pericolo, [...]. I giuramenti ribaditi nella [...] scontrano con il divieto di parlare, in [...] dagli assassini delle fiabe, che sono [...] e il Banale. Si fruga ovunque, si [...] ragazzine scappate in Spagna, e certo tutti [...] non [...] a [...] loro che gli orpelli [...] però mefitici. Nella grande fiaba romantica [...] gli uomini non sono mai separati, un [...] accomuna, gli itinerari sono definiti da scelte [...] implica un percorso esi-stenziale. Viene anche la tentazio-ne [...] materia auto-noma, la fiaba, come controvele-no, nella [...] si annuncia omologante come le vil-lette a [...] filosofia ispi-ra i suoi programmi. E viene anche la [...] spazi disci-plinari specifici [...] dove un barone mette [...] suo asino, non il suo cavallo, tanto [...] e dire che del fia-besco è già [...]. Potrebbero anche essere occasioni [...] era un biblioteca-rio, un [...] von Arnim era uno junker prussiano, severo [...] dei suoi beni. Ma si pensa sempre [...] che non [...] più, si vede la [...] fiaba, quel-la che sola può farla davvero [...] diventata sistema, dominio, orizzonte, totalità. FRANCO RELLA Ogni volta [...] libro di Ottavio Cecchi, uno degli scrittori [...] più appartati nel paesaggio letterario ita-liano, mi [...] ad un paradosso. Cer-co di chiarire la [...] fronte al suo ultimo libro, Il caffè [...] Kant (Il Saggiatore, Milano 1997). Non esistono più personaggi, [...] Cecchi. Ma noi stessi, ogni [...] grumo di problemi. Il primo at-to della [...] scrittura è dunque quello di [...] in un personag-gio storico -Gramsci, Dora [...] in passato; [...] Renato Serra -che diventa [...] di una ricer-ca, di una [...] che lo trasfor-ma in un personaggio di una sto-ria, [...] al contempo mette in luce il groviglio di istanze [...] di contrad-dizioni che lo costituiscono. Noi possiamo raccontare una [...] ne conosciamo la fine, scrive Ottavio Cecchi. Que-sto, forse, è uno [...] scelta, perché noi sappiamo [...] Renato Serra, di [...] di Kafka o di Benjamin, [...] nel suo racconto. È come se Cecchi [...] carte scoperte con il suo lettore ri-ducendo [...] spessore [...] finzione che ac-compagna ogni [...]. Il suo ruolo è [...] che compare nel secondo [...] A pranzo con [...]. Conrad ha dato a [...] il ruolo del testimone [...]. Ma quello che [...] ci racconta è che [...] a fondo nella ricerca del bene, più [...] nel ma-le, più si cerca di oltrepassare [...] mistero, più ci si inoltra nel buio». Il buio che sta [...] ri-cerca di [...] e in quella di Cecchi, [...] terribile paradosso. [...] per vivere è costretto [...] ad affidarsi a una idea, [...] una fede, a una ideologia. È costretto a persuadersi che [...] sia la [...] vita; è costretto a co-struire [...] retorica perché la [...] persuasione regga. È questo che ha [...] in «grandi assassini» in nome della lo-ro [...] loro autoingan-no. Ma non è necessario, [...] parlare dei grandi assassini in nome del [...] della fon-dazione del regno [...]. Anche Renato Serra, che [...] sapeva di non avere questo amore omicida, [...] Benjamin [...] sognava il riscatto non solo degli uomini, [...] memorie tradite, alla fine si trovano ad [...]. Ma-gari non nel ruolo di [...] ma [...] al massacro sacrificale. Ma sottrarsi alla maschera [...] non è possibile. Sareb-be estraniarsi, entrare «in [...] sconosciuto che si nascon-deva fino ad annullarsi». /// [...] /// [...] è il suicidio che dura [...] vita; sottrarsi [...] è [...] al di fuori [...] forse nella follia, o comunque [...] una solitudine che è così simile alla follia che [...] si confonde con essa. Il paradosso di una [...] è negoziabile è un paradosso tragico. Ma Cecchi va ancora [...]. De Quincey, che accompagna [...] Serra, ha mentito. Quando ha par-lato di Williams, [...] confe-renza [...] come la più bella delle [...] non ci ha mai fatto vedere il volto [...]. Ne ha avuto paura, [...] volto significa essere guardati da esso; significa [...]. [...] ha pure mentito, quan-do ha [...] le parole [...] e [...] nelle parole [...] che egli comunica alla fidanzata [...]. Anche la narrazione è [...] autoinganno. Kant istupidito dalla malattia [...] chiede un caffè. Gli rispondono che sarà subito [...]. Kant osserva che in [...] verbo essere è coniugato al futuro. E conclude che [...] sa-rà felice, sempre lo sarà, [...] non lo è mai. La malattia ha acuito [...] gli ha dato una sorta di veggenza. [...] è [...] di essere nel presente. Ma se ipotizzassimo, con Elliot, [...] passato e il futuro sono nel tempo [...] allora concludere con lui che «il tempo [...] Che continueremo a patire ciò che abbiamo patito? Sembra [...] via di scam-po, redenzione possibile. Eppure, leggendo queste pagine, la [...] capacità di accogliere mitemente anche [...] penso che questa sia già [...] via [...]. /// [...] /// Eppure, leggendo queste pagine, la [...] capacità di accogliere mitemente anche [...] penso che questa sia già [...] via [...]. (0)
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