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È un viaggio attraverso [...] memoria quello che compie il protagonista Nunzio. Per ritrovare gli amici [...] valore della lentezza. E [...] accompagna il viaggio con [...]. Vito Teti: un etnologo [...] Mediterraneo Vito Teti è nato a S. Nicola da Crissa [...] nel 1950. È professore associato di Etnologia [...] della [...]. Si occupa di antropologia [...] mediterraneo. Tra le sue pubbli-cazioni: «Il [...] beffa e la festa» [...] 1976), «Le strade di [...] (Milano [...] «Il paese e [...] (Cosenza 1989), «La razza [...]. Origini del pregiu-dizio [...] (Roma 1993); «La melanconia [...] (Roma 1994); «Il peperoncino. Un americano nel mediterraneo» (Vibo Valentia [...] «Le culture ali-mentari nel mezzogiorno continentale in [...] contemporanea (in Annali, 14, Einaudi). [...] è nato nel 1961 a Figline Valdarno ma vive a Milano. Tra le sue mostre personali [...] quelle del [...] e del [...] (ma con Marco Cingolani) presso [...] ad Arezzo. Quin-di le personali allestite, [...] 1998, nelle gallerie [...] (Ginevra), [...] (Monaco), Mazzoli (Modena), [...] Terras (New York) e In Arco (Torino). [...] del 1997 a Venezia [...] Biennale, esponen-do nella sezione di Celant «Futuro, [...] alla collettiva di Bonito Oliva [...]. Nello stesso anno ha [...] nona Triennale di Nuova Delhi. [...] si abbassa dol-cemente sul Golfo [...] fa una sorta di piroetta [...] mare prima di atterrare. Nunzio osserva un paesaggio [...] partenze e tanti ritorni, anche se quando [...] prima volta per Toronto, a metà anni Sessan-ta, [...] dove sorge [...] era una vasta campagna. Scen-de [...] soltanto con un bagaglio [...] valigia gli verrà spedita tra qualche giorno [...]. Guarda la folla di [...] loro familiari che li accompagnano, in attesa [...]. Percorre a piedi un [...] strada [...] alla stazione ferroviaria, supera [...] un caval-cavia ed è davanti a un [...] un garage, dove noleg-gia una macchina per [...]. Anticipa dentro di sé [...] familiari e amici: «Una mac-china in affitto? Se [...] mia a disposizione». Nunzio questa volta ha [...] salutare per primo suo padre e poi, [...] furia di sentirsi offrire mac-chine dagli amici, [...] è capitato di restare a piedi. Ha già percorso il breve [...] fino [...] per Pizzo, imbocca la strada [...] le Serre. Su-pera il lago costruito [...] piana di [...] ma mai ado-perato dagli [...] scavato pozzi e trovato acqua in abbondanza, [...] Calabria. Era partito per il Canada [...] visitare la grande esposizione di Montréal e [...] tornare dopo po-chi giorni. Era passato da Toron-to [...] e amici, aveva voglia di vedere come [...] tutti. Non arrivò mai a Montréal [...] a casa dopo cinque anni. Lui che in paese [...] una ditta di trasporti, si era messo [...] stesso lavoro [...]. Quando tornò in paese [...] non essere mai partito, poi si accorse [...] tutto era cambiato e anche lui si [...]. Non sapeva più cosa [...]. Si sentiva spaesato in [...]. La bambina che abi-tava [...] era diventata una bellissima [...] capelli neri e gli occhioni larghi e [...] di una Ma-donna che aveva vi-sto su [...] scuola elementare. Nunzio [...] a prima vista. Le propose di [...] sarebbero andati a Toronto [...] a siste-mare le cose e poi sa-rebbero [...] in paese. Nun-zio e Teresa sono [...] Toronto [...] hanno tre figli ormai [...] ogni tanto in paese per vedere i [...] al mare, ma che non lascerebbero il Cana-da [...] a vive-re in un posto che non [...]. Nunzio ripercorre i non [...] vita, come se a sce-gliere fosse stato [...] altro suo io, il caso, il destino, [...] anziani del pae-se. È già arrivato in [...] strada in salita, una teoria di cur-ve [...] «vo-tate di Fascina», con un vago ri-ferimento [...] luogo. Il sole è già [...] Pizzolo. Sono quasi le sette, [...] Nunzio [...] ha ricomin-ciato a misurare la natura, il [...] con gli occhi dei contadini. Ed eccolo il paese, [...] con le case che ricordano le palline [...] di pignolata, il dolce nata-lizio a base [...] e mie-le. Come ha potuto un [...] dare origine a tante sto-rie grandi e [...] è potuto dilatare in tutto il mondo? Non [...] e luogo del mondo dove non viva [...] Nunzio mentre supera la fontana [...] del paese. Il cimitero è già [...]. Carlo, il custode, è [...]. Nunzio scende lento i [...] verso la tomba di famiglia, dove da [...] trovato posto suo padre. Legge nome, cognome, data [...] di morte, guarda la fotografia del padre. È una foto che [...] anni addietro, il padre è ancora giovane. Nunzio vede la propria [...]. Su qualche la-pide [...] la foto, con nome [...] nascita, ma manca la data di morte. Gli anziani sistemano or-mai [...] morire, non sono più sicuri che qualcuno [...] loro, non vogliono la-sciare disturbi ai figli [...] che vivono lontani e ormai non hanno [...]. Sono tut-ti [...] quelli che ho conosciuto [...] Nunzio, e molti si sono già trasferiti [...]. Era partito per il Cana-da [...] sogno [...] tutti i paesani, ne [...] un centinaio tra gli oltre quattromila che [...] Toron-to ed era andata a finire che non [...] molti dei familiari e degli amici con [...]. Non era tornato per i [...] del padre perché sarebbe comunque arrivato tardi per [...] viag-gio. Sarebbe rimasto nel suo [...] con le spalle curve per la fatica [...] malat-tia, con il suo sorriso bonario, co-me [...] estate. Gli viene in mente [...] su qualche libro: «Ognuno appartiene al luogo [...] sepolti i propri genito-ri». E lui verrà sepolto [...] di Toronto e i [...] sentiranno ancora di più di quella metropoli. Ecco cosa sono stato [...] Nunzio, un ponte tra generazioni e tra mondi [...]. La porta di casa [...] lentamente per dare il tempo di essere [...]. La sorella quasi lo [...] incon-tro. Nunzio accarezza la testa [...] di Maria, che assomiglia sempre di più [...]. Seduta su una poltrona, [...] stanza, con in mano una tazza di [...] la madre lo guarda intensamente come per [...]. Nunzio si avvicina e [...]. La donna sembra [...] poi comin-cia a raccontare [...] nomi, a ricordare vicende del proprio passato, [...] cantilena antica. In pochi minuti Nunzio [...] Maria [...] dicono le cose essenziali: ci vorranno giorni [...] fatti non rilevanti per la loro vita, [...] paese e del Canada, di parenti di [...] di lì, di chi è venuto al [...] chi ancora deve venire, di chi è [...] sta male, di chi si deve sposare [...] e a chi si dovrà fare il [...]. Poi sarà più difficile [...] noi con tutti che vogliono sapere co-me [...] lavori», dice Nunzio ed è già fuori. In strada cammina un [...] per non essere riconosciuto, lui che non [...] fretta, e il suo passo spedito gli [...] mente la storia di quel paesano, impiegato [...] del Nord, che ogni estate tornava e [...] per almeno due giorni sempre le stesse [...]. Un anno tornò la [...] i genitori, lasciò i bagagli, uscì nel-la [...] su e giù la via che da [...] alla piazza. Senza fermarsi ripeteva ad [...] «Sono arrivato stamattina, sto bene, parto tra un [...] feste». Nunzio sorride, sale le [...] del suo amico. The [...] Land di Bruce Springsteen [...] buona ballata per svegliare i bambini dei [...] il pomeriggio, quando già imperversano caldo e [...] con giochi ru-morosi, adesso che, dopo un [...] nei casermoni cit-tadini, finalmente hanno il mese [...]. Naturalmente metto il Cd [...] so bene che a fine estate, quando [...] vuoto e tutto diventerà più triste e [...] si lamentano degli emigrati [...] prendere i soldi del-le pensioni dei familiari [...] e i fichi e che non fanno [...] comin-ceranno a dire: «In questo paese non [...] si fa nien-te, speriamo che torni presto [...]. E gli emigrati che [...] che in paese manca [...] non si trova niente, [...] i parcheggi, la frutta co-sta cara, partiranno [...] sul volto, pensando al prossi-mo ritorno. Quando le nostalgie di [...] rimasti e di quelli che sono partiti [...] comincerò a spostarmi pensando al paese, o [...] pensando [...] incapace di stare fermo [...] persone che hanno avuto in sorte di [...] di un mondo. Sento bussare, domando chi [...] la porta. Nunzio sorride e dice: «Ciao» [...] ci fossimo lasciati la sera prima. Ci abbracciamo, ci guardiamo [...] di dire parole leggere per stemperare [...]. Non replica co-me se [...] della mia notte [...]. E propone: «Andiamo a Pizzo [...] o a guadagnare un [...] di tempo». Me ne chiedi sempre; [...] per mestiere e non è sempre un [...]. Più i paesi diventano [...] si scrivono e [...] storie sul loro passato. Più si svuotano le [...] si rimpiange il buon tempo di una [...] faccia-mo niente perché tornino ad es-sere di [...]. Scriviamo libri che nessuno [...] sen-tiamo a posto con la nostra sto-ria, [...] legami, ma non badiamo molto al presente. O al-meno non badiamo [...]. Lo lascio nella stanza, quasi [...] delle [...] parole e vado sotto [...] tiepida. Siamo [...] di Nunzio, che guida [...] e la sicu-rezza di chi conosce quelle [...]. [...] visto guidare al-lo stesso [...] truck rosso, carico di calcestruzzo, sulle lun-ghe [...] le volte che sono andato a visitare [...] cui è vissuto mio padre, quando io [...] bambi-no, i luoghi in cui vivono tutti [...] delle elementari, i luoghi dove io non [...] perché, alla pro-posta di mio padre di [...] Toronto, mia madre rispo-se convinta: «Cosa andiamo [...] Mi sembra una follia», e mio padre [...] sta-to per incanto posto davanti a una [...] cui non ave-va mai pensato. Stiamo scendendo verso il [...] informazioni sui due paesi, di cui facciamo [...]. Nunzio parla con calma [...] paga-re una somma enorme ad ogni parola [...] di bocca. Mi viene in mente [...] a Toronto, per percorrere pochi chilometri da College [...] a Saint Clair, abbiamo [...]. Nunzio si fermava ogni [...] diceva: «Salutiamo questo», «quello ci aspetta», «quello [...] è figlio di paesani», «quello ti vuo-le [...] di tuo pa-dre e resterebbe male se [...] stato [...] e non sei andato [...]. Ricevevo abbracci da persone [...] domande da persone mai viste, inviti da [...]. Alla cena dove ci [...] arrivam-mo alle undici: aspettavano sulla porta, davanti [...] di ne-ve, infreddoliti, sgomenti, ma non preoccupati: [...] di Nunzio e imparavano a conoscere anche [...]. Con Nunzio non siamo [...] tempo, saremo sempre fuori tempo, ma i [...] persone che ci conoscono, egli suole ripe-tere, [...]. La piazza di Pizzo, [...] le sedie, i tavoli [...] è ancora vuota. Soltanto qualcuno è sedu-to [...] giornale, sorseg-giando una granita di caffè o [...]. Ci sediamo al bar Ulisse [...] caffè e cornetti. Nunzio mi indica il Castello, [...] affaccia sul mare. Il re era benvoluto [...] Regno, anche se i francesi [...] erano osteggiati violentemente dalla [...] considerava, non a torto, invasori. Quando le fortune di Napoleone [...] suoi familiari volgevano alla fine, ve-di come [...] i re e anche i regni, [...] tentò di ri-conquistare il Regno, [...] nuovo in mano ai Borbone. Sbar-cò [...] con un gruppo di sosteni-tori. Si diresse verso Monteleone, [...] Vibo, [...] sperava in qualche sostegno della guarni-gione locale, [...] da suoi vecchi nemici e da vecchi [...] parte co-me spesso avviene quando cam-bia la [...]. Venne catturato mentre cercava di [...] a nuoto [...] che [...] al largo. Restò in-trappolato nelle reti [...] cui non si era accorto, in-tento a [...]. Venne insultato e fucilato [...] 1815, e adesso il Castello porta il [...]. Nunzio guarda lontano, di-ce [...] pietoso: «Forse era questo il suo destino. Adesso ti racconto io [...] non ha come protagonista un re, ma [...]. Co-me si chiama quel [...] andava pazzo quel regista secon-do cui il [...] non è mai perso?». Sorrido al pensiero di [...] Nunzio [...] ascoltare ogni storia, ogni racconto, ogni particolare, [...] al momento opportuno. Alzo la mano verso [...] gli chiedo due negroni che tanto piacevano [...] Buñuel, [...] punto di inventare varianti che chiamava [...]. Quando vivevo in paese, [...] dei primi giovani a prendere la patente, [...] fare dei viaggi. [...] segretario comunale, una brava persona [...] sessanti-na, tutte le settimane, il sabato pomeriggio, mi chiamava [...] a Pizzo con la [...] 600, che non guidava bene. Allo-ra [...] era tutto più intimo [...] veniva dai paesi soltanto per fare compere. Arrivavamo in questa piazza [...]. Par-cheggiavamo là dietro e mi [...] dove ti pare». Io me ne andavo [...] bal-conata da dove si vede un mare [...] il porticciolo di Vibo Marina e la [...] a Tropea, ma ero attento ai suoi [...]. Comprava un giornale che [...] pae-se, si sedeva a un tavolino del [...] a noi e prendeva un caf-fè. Poi si alzava, veniva [...] guardava il mare, mi doman-dava se avevo [...] a un mio cenno negativo, diceva: «Allora [...]. Per me è sempre [...] quel viaggio. Pensavo che il segretario [...] non corrispo-sto, che aspettasse qualcuno che non [...] volesse ve-dere un figlio segreto. Ne pensa-vo di tutti [...]. Al ritorno, lungo la [...] curve, ci capitava davanti sempre qualche grosso [...]. Io facevo finta di [...] e lui mi strin-geva forte il polso [...]. E lui: «E perché [...] Che [...] abbiamo». Io me la ridevo [...] segreta-rio sorrideva. Pensavo che, forse, il [...] se fosse fuggito con [...] rimasto intrappola-to nelle reti dei pescatori. Chi lo sa? Forse [...] piena di reti, vere o inventate da [...] non possiamo evitare e più ci affrettiamo [...] avviciniamo alla nostra ultima rete». Nunzio parla ed io [...] che camminano lenti e discutono animatamente come [...]. Il giovane cameriere poggia [...] i nostri ne-groni. Vito Teti IL PAESAGGIO Solitudine [...] Sembrano, e forse sono, paesag-gi realizzati «lucidando» [...] «a contat-to» questi frammenti di vedute in [...]. [...] infatti, avvertiva Cri-stiana Perrella [...] bella personale di questo artista che si [...] di Roma (1997), adopera per i suoi [...] di ricalco: «non sono immagini della realtà [...] legate ad essa da un rapporto fisicamente [...]. Sono paesaggi creati [...] in cui non [...] traccia di figura umana ma [...] segni e strutture di [...] contemporaneità che, già della nascita, [...] vuota archeo-logia del moderno. Solitudine ad ogni latitudine, [...]. Settentrione e Meridione, Ovest [...] Oriente [...] da [...] luce bianca e assoluta [...] bianco del foglio) dal-la quale emergono scheletrici [...] anonime ar-chitetture industriali. Oltre a relitti di cantieri [...] a svuotati corridoi o a spaurite e sparute cisterne, [...] allinea anche pa-role strappate alla [...] comunicazione urbana: si tratta di un alfabeto ormai «giurassico» [...] mette in riga sul foglio [...] pesticidi, [...] tendine elettroniche, [...] up, [...] eccetera) come fosse quella linea [...] di orizzonte che ha ricreato sui muri [...] di Ro-ma affiancando tracce essenziali [...] paesaggi orizzonta-li. [...] di [...] tempo . Nunzio parla con calma, [...] pagare una somma enorme a ogni parola [...] di bocca. /// [...] /// Nunzio parla con calma, [...] pagare una somma enorme a ogni parola [...] di bocca. (0)
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