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Cin-quanta metri sotto di [...] Roma con i monumenti abbrunati per pro-testa contro [...] lo so che [...] ma non [...] ancora vista, né la [...] mio sguardo è asserragliato sul cerchio lattescente [...] e non si sposterà di un millimetro. La cabina ha smesso [...] è fermata, sento armeggiare alle [...] spalle, rumore di cavi, [...] voce di questa specie di istruttore che [...] dopo [...] le opera-zioni che sta [...] i dentisti bravi mentre ti la-vorano in [...] sanno che non è del dolore che [...] ma [...]. Sì, curiosa-mente sto avvertendo [...] di quando sono sulla sedia del dentista, [...] mi trovo su un montacarichi appeso al [...] gru, a cinquanta metri di altezza, con [...] del vuoto davanti a me e un [...] alle caviglie. E [...] un solo modo di [...] fuori con onore da questa [...]. [...] strano, come sono finito [...]. Fino a due giorni [...] mai nem-meno vagamente pensato che lanciarsi nel [...] un elastico fosse una pratica che potesse [...]. Una di quelle cose che [...] fanno, mi pareva, per una loro divoran-te e lucida [...] da me: come andare [...] o a caccia, o a [...]. /// [...] /// Poi, due giorni fa, [...] amico che mi ha fatto vedere il [...] sera prima buttandosi nel vuoto a Ponte Milvio, [...] spiritello ha cominciato a ripetere anche tu, [...] tu: non so perché ma non sono [...] pensa-re ad altro. Forse a [...] è stata [...] accessibilità di questa pratica, [...] si associa ai ponti sospesi della California [...] infiniti nel cuore [...] forse [...] meschina botta di invidia [...] mio amico -così uguale a me, in [...] come me, da quelle faccende, e che [...] fatto; forse [...] di un luglio passato [...] mattina pomeriggio sera e notte, lontano dalla [...] senza nemmeno una pizza ogni tanto con [...] un pergolato, solo panini e mensa aziendale, [...] una sosta a mangiare una fetta di [...] di Piazza Esedra, tornando a casa a [...] da solo e neanche sempre. Lo ripeto, non so [...]. Sta di fatto che [...] non ho pensato ad altro e poco [...] mio pro-gramma radiofonico, ho annun-ciato in diretta [...] but-tarmi nel vuoto con [...]. Così [...] qua, sospeso per aria [...] luna perché [...] mi ha raccomandato di [...] basso prima del tempo. CHE CI FACCIO? Cosa [...] Per fortuna non [...] spazio, ora, in me, [...] nulla, per fortuna ora si tratta solo [...] ordini: «allunga un braccio in fuori», dice [...]. /// [...] /// E io stendo sul vuoto [...] braccio. La tenta-zione di guardare [...] fortissi-ma, adesso, fortissima, ma questo sconosciuto mi [...] non de-vo guardare in basso e io [...]. [...] Ti lascio e tu trovi [...]. Sento la [...] presa contro le [...] spalle che si allenta, [...] la stessa paura di quando ero piccolo, [...] mi insegnava a nuotare tenendomi per il [...] a muovere gambe e braccia e lui [...] punto mi lasciava, ma io non sapevo [...] ed era questo che mi terroriz-zava. Allo stesso modo, ora, [...] questo istruttore (ma chi è, poi? Chi [...] In che mani mi sono messo?) mi abbia [...] tutto, o se non mantenga una pater-na, [...] sicurezza. /// [...] /// Sento per la prima [...] del traffico provenienti dal lun-gotevere, laggiù, motorini, [...]. Che vorrà dire? Una ventata? Dobbiamo salire ancora? Sono in tempo a [...]. /// [...] /// Sei in equilibrio! Infatti mi pareva: e [...] questa caz-zata che ho deciso [...] fare mi sembra [...] bella. Sei in equilibrio su [...] cinquanta metri di altezza! Ci sono, sì, sono [...] le braccia tese a cinquanta metri di [...] lo sento, ed è bellissi-mo. Tutto sembra essere andato [...] anche i problemi che ho lasciato giù, [...] personali e alla liberatoria che ho firmato [...] le centomila lire -nella quale sta scritto, [...] se mi succe-de qualcosa vuol dire che [...]. Tutto, in questo equili-brio, [...] essere andato a posto, e sono in [...]. LA VOCE [...] che non lo sa, [...] e pensa di dover continuare a caricarmi, [...] un fastidio. /// [...] /// Ho ritrovato anche la [...]. /// [...] /// Non mi va di [...] a rigore bisognerebbe urlare «GERONIMO! Non urlerò, così ho [...] tutto dentro, e se qualcosa farò, tra [...] sarò appeso per i piedi co-me un [...] voglio che sia una sorpresa anche per [...]. Mi sporgo, guardo in [...] sono accecato da questa spe-cie di sciacquone [...] in-ghiotte. Un sacco di sabbia [...] dentro il corpo, dallo stomaco fi-no alle [...] che sto risa-lendo in alto, leggero, per [...] di nuovo pesante, a capofitto, e poi [...] ri-cadere, leggero, pesante, una, due, tre, quattro [...]. Vedo tutto distintamente mentre [...] come uno [...] -le persone a testa [...] mac-chine che passano in strada, ignare di [...] molle: e tutto ciò che mi ritrovo [...] sfogare la gran botta di adrenalina appena [...] gesto di [...] chissà per-ché, cioè mi [...] prima una e poi [...] gesto che non avevo [...] vita mia sebbene sia, co-me dice lo [...] la mia prodezza, e che ora sento [...]. [...] fatta, mi sono fermato, comin-ciano [...] verso il basso, dove quattro [...] mi raccoglieranno e mi adageranno a terra, in una [...] deposizione che ho già osser-vato una decina di volte, [...] perché per buttarsi con [...] a Ponte Milvio [...] la coda, e questa emozione, [...] realtà, non è più esoti-ca di un giro di [...] al [...]. A terra, sotto una [...] restituiranno tutto ciò che è mio, da-ranno [...] il diplomino che mi aveva mostrato il [...]. Un giovanotto scriverà il [...] al timbro «D ID IT», barrerà il [...] (frontale), annoterà il luogo (Ponte Milvio, [...] e [...] (50 [...]. Poi, per finire di [...] di rispondere a due do-mande: la prima [...] voluto saltare, e io gli farò scrivere [...]. Sul serio, dirò, non [...] lo sa-prò mai. LA SECONDA È cosa [...] io risponderò deciso, perché questo lo so, [...] giovanotto non capirà, mi ri-peterà la domanda, [...] «equilibrio», e finirà che ci stupiremo tutti [...] per la mia risposta, io per il [...] gestendo questa americanata, lui ignori che non [...] a valere le centomila lire, ma quel [...] tempo quando si è lassù, in equilibrio, [...] saltare, e si capisce che è così [...] il tempo, in fondo, nella vita, purtroppo [...] cognizione, ragion per cui alzarsi presto, lavorare [...] e mangiare una fetta di coco-mero prima [...] dormire ci pare poca cosa. Non è poca cosa, [...] e anche at-torno a quello [...] il vuoto. Poi, più tardi, a [...] urlerò, quando Michael Johnson correrà i duecento [...] e 32, cancellan-do [...] colpo ogni altro gesto [...] un essere umano, compreso il mio salto. Urlerò tal-mente forte che [...] di chiudere la finestra, [...] domattina deve andare a lavorare. Allora io la chiu-derò, [...] chiederò scusa e chiuderò quella cazzo di [...] scoppi di caldo: perché è quello il [...] meglio che ci si aspetti da me. /// [...] /// Il mondo degli sport estremi [...] anche un [...] ridicolo -in fondo è lo [...] Veronesi a [...] e [...] così, [...] sopra -però smuove [...] con la forza di un [...]. È abbastanza affascinante scoprire [...] si butta nel vuoto con una corda [...] caviglia, bisognerebbe gridare «Geronimo! Perché que-ste prove sono, [...] iniziazione maschile che affondano le proprie radici [...] ma capaci di eserci-tare un profondo fascino [...]. Dagli indiani [...] alle isole dei mari del Sud. Non sappiamo se gli Apaches [...] dalle rupi, ma certo la loro prova [...] notevole. I giovani, aspiranti guer-rieri dovevano [...] la bocca [...] partire nel deserto e compiere [...] lunga corsa, sotto il sole; tornare [...] al tramonto, e sputare [...]. Se [...] bevuta, non erano de-gni [...] battaglia con gli adulti. È solo uno dei [...] dei nativi americani (le tribù delle praterie, [...] e i Cheyenne, avevano [...] sole: quella, [...] rievo-cata in Un uomo [...]. Forse, a Geronimo e [...] pattuglia di Apaches [...] (talmente irriducibili da essere [...] na-tivi americani indegni di avere una riserva: [...] so-no tuttora relegati a Fort Sill, in Oklahoma, [...] guerrieri furo-no deportati dopo la resa), un [...] metri con la caviglia assicurata a una [...] sciocchezza. Almeno noi bianchi lo [...]. Il tutto avviene in [...] disegnata da Andrea Carpi per [...] italiana di Topolino, nella [...] topo e la [...] impagabile fidanza-ta Minnie vanno [...] XX parallelo. Per non [...] troppo lunga, ci limitiamo [...] in-dagando su un traffico di perle rubate, Topolino [...] Pippo vengo-no fatti prigionieri dal re [...] alleato di [...] e appassionato di Marsala [...]. [...] topo decide di sottoporsi [...] que-stione, per vincere le dieci botti-glie di Marsala [...] ubriacare il carceriere e fuggire. La cosa avrà sviluppi [...] bisogno di [...] che Topolino non si [...] qualcu-no lo salverà, va da sé). Questo per dire che [...] esistono -nei fumetti, al cinema, nella vita [...] spot pubblicitari [...] e del suo impro-babile [...]. Le scene in cui [...] dei film sfidano se stessi sono tal-mente [...] spesso polemiche (per lo più in-congrue) sulla [...]. Ha fatto scalpore, un [...] il caso di The [...] film bruttarello e insignifi-cante [...] Walt Disney: in una scena, i ragazzini protago-nisti [...] striscia che delimita la corsia di [...] di notte, facendosi sfiorare [...] camion. In Ameri-ca e in Italia, [...] che la sequenza poteva indurre a pericolose [...] chiese la censura. Una scena molto si-mile, [...] era conte-nuta nella Febbre del sabato sera, [...] Tony [...] e i suoi amici [...] penzolare dal pon-te di [...]. Guarda caso, stia-mo citando [...] quali il passaggio [...] è il vero tema [...]. La stessa cosa avveniva [...] delle macchine di Gioventù bru-ciata, dove la [...] un attimo prima del [...]. Hobby costoso, ol-tre che [...] gara partivano due macchine, buone solo per [...]. Una versione adulta, amara, [...] a una fune è contenuta, invece, in Vivere [...] a Los Angeles, straordinario poliziesco diretto da William Frie-dkin. Film quasi dostoevskiano sul [...] sbirri ai confi-ni della legge», Vivere e [...] Los Angeles segue i suoi due poli-ziotti con [...] coglie nelle loro nevrosi e nei loro [...]. Uno di lo-ro, il [...] -William Petersen -, sfoga ogni tanto la propria ag-gressività [...]. E la cinepresa di Friedkin [...] documentando in immagini quel senso di sciacquone [...] di sabbia che vaga dentro il corpo, [...] Veronesi [...] sopra. Se avete sperimentato questa [...] vi piacerebbe provare ma siete alla ricerca [...] «seria» per [...] Vivere e morire a Los Angeles [...] il vostro film. Perché trova una chiave tragica, [...] atroce, per raccontare il machi-smo apparentemente un [...] in-fantile che si nasconde dietro [...] imprese. [...] altro possibile film sul [...] che potete farvi da soli: in molti [...] di [...] vie-ne «offerta» con videocamera [...] in mano durante il salto. Ne viene fuori una ripresa [...] e [...] che vi permetterà di rivivere [...] eterno [...] nella tranquillità del vostro salotto. A condizione di avere [...] senza il quale, ormai, le emozioni non [...]. /// [...] /// A condizione di avere [...] senza il quale, ormai, le emozioni non [...]. (0)
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