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Pagina da Preview Biblioteca Digitale--Pagina de «l'Unità-Unità 2-Nazionale del 1996»--Id 2776049896.

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E sempre, nei discorsi, aleggia [...] colmare le distanze, perché in Ger-mania fanno, perché negli Usa succede e così via. Eppure in tutto questo [...] esiste in Italia una ricerca, una documentazione [...] su come si studia musica fuori del [...] incredi-bile, se non fosse tipicamente nostrano. Si va [...] a [...] sono stato, mi risulta che ecc. Fra i pochissimi studio-si [...] ficcare il naso oltre confine, Fiorella Cap-pelli, [...] musicale presso il Conservato-rio Cherubini di Firenze, [...] ricerche nel set-tore della formazione musicale [...]. Passi per i modelli, [...] questo disinteressarsi delle esperienze degli altri paesi [...]. Ma insomma: nelle scuole [...] studiano musica più o meno che in Italia? E [...] la studiano? La studiano meglio e con [...] preparati dei nostri. In genere si studia [...] fino a [...] anni; addirittura a Londra [...] già dalla nursery. Le differenze -e spesso [...] -stanno soprattutto nel metodo e nella qualità [...]. La lezione di musica [...] al fare, al suo-nare, [...] della voce, Non [...] traccia del famigerato sol-feggio, [...] musica che esiste ormai solo in Italia. Né ci si balocca [...] il metodo Orff o simili. La musica si impara [...]. ///
[...] ///
Dunque, si tratta del famoso [...] training», [...]. La distanza più macroscopica sta [...] questa disciplina fondamentale che in Italia semplicemente non esiste. Il coltivare [...] costituisce il cuore sia [...] di base, sia della formazione [...] e non ha mai termine: dai primi passi nella [...] primaria, fino ai massimi livelli di perfezionamento. Il training uditivo, la [...] o riprodurre rit-mi, melodie, armonie complesse, interi [...] per noi inconcepibili. E quando magari si [...] seriamente alla musi-ca? Ci si trova di [...] estremamente flessibile e va-ria. [...] ovvero la maturità, in Germania [...] altro-ve, prevede sempre [...] musicale. Spesso lo stu-dio della [...] in scuole comunali o [...] tipo che però affiancano [...] stretto coordinamento. Uno dei nostri drammi [...] la caotica con-fusione di ruoli fra insegnamento [...] scuole civiche, corsi di perfezionamento i più [...]. E a chi sceglie [...] musicista «a tempo pieno» quali strade si [...] La [...] è tale da rendere [...]. La formazione professionale è [...] li-vello universitario. Fra [...] Conservatori, Politecnici, Università, Accademie, il [...] rispetto [...] è abissale. Negli Usa tutte le Università [...] i tre livelli, fino al [...]. Esistono curriculum su misura, [...] «corsie preferenziali». In Francia o in Inghilterra [...] dipartimenti di musica orale dove si studia, [...] indiana o africana, dipartimenti di musica improvvisata [...] o il rock, dipartimenti di musica barocca. E mentre [...] gli strumentisti classici studiano [...] imparano un mestiere: fanno tantissima pratica [...] studiando soprattutto il re-pertorio [...]. Per non parlare delle scuole [...] Art americane, [...] oltre che [...] scibile musicale, alle nuove professionali-tà: [...] del suono, multimediali-tà, nuove tecnologie, regia, organizzazio-ne, gestione e [...] via. ECCITANTE, commovente persino. ///
[...] ///
In un paese la [...] è figlia [...] sordità musicale di Benedetto Croce [...] ma non per que-sto meno sorda -vedere [...] si conquista le prime pagine, eccita. Musica: non il Festival [...] Sanremo, [...] dei Tre Tenori o il puerperio di Miss Ciccone. Quasi commuove sentire uno, [...] rilasciano interviste, tengo-no incontri, parlano di nuove [...] di musica nella scuo-la. E tuttavia [...] qualcosa di fru-strante. Si parla molto di [...] ne parla come può [...] un paese nel quale [...] sono da secoli universi non comu-nicanti. Una separatezza che è an-che [...] delle ragioni profonde che hanno fatto della penisola una [...] cui oggi si pone il problema di «entrare in Europa» dopo [...] stata il cuore. Lo scivolare [...] ai margini [...] parte da molto, molto prima [...] suo repubblicano im-pantanarsi fra sperperi, mafie e dis-sesti cronici. [...] che ha marciato in [...] declino della civiltà musi-cale italiana, lungo una [...] da un paio di secoli e il [...] si esorcizza facendo, come nelle barzellette, la [...] («Noi abbiamo Rossini» «E noi Beethoven», «E [...] Abbado, pardòn, Muti»). Il danno è un [...] misura proprio nelle vicende della cultura italiana [...] intel-ligenze e di critica per le quali [...] un pianeta sconosciuto o, [...] più, si identificò nel [...] gli [...] spaz-zatura per altri. E mentre in Italia la [...] scompariva [...] delle scienze umane (per ritornar-vi, [...] solo in questi ulti-mi anni), altrove essa diventava in-vece [...] com-plice della poesia e del [...] terreno privilegiato di ogni riflessio-ne [...] e sulla [...] condizio-ne. Viviamo nel paese dove [...] dire con degnazione di non [...] leggere una nota di [...] ne vergognereb-be). E dove ai musicisti [...] in Conservatorio con un bagaglio culturale fermo [...]. Da noi, infatti, stu-diare [...] più né meno imparare uno strumento: dieci [...] per le dita. Ne deriva un analfabetismo specu-lare [...] gli intellettuali ignorano [...] della [...] della sintassi. Un bambino tedesco o [...] fare musica fin dai primi anni e [...]. Un bambi-no italiano no. E non perché è [...]. Ma perché [...] musicale non è mai stata [...] educazione primaria, in quel necessaire [...] per navigare nella vita. Eppure è in tenera [...] la confidenza profon-da, come imparare a stare [...] in bicicletta. Invece, nella scuola di [...] continua a essere intesa come «cultura musicale»: [...] discipli-na storica. La musica che si [...] o [...] conti-nua a essere roba [...] nel Medioevo. La cultura musicale è [...] enorme lacuna, ma non è così che [...]. Più di tutto sconcerta [...] ancora schiavi di un pedago-gismo che, in [...] di Benedetto Croce (figlio a [...] vol-ta di altre grandi [...] nel quale la cultura e [...] non hanno niente a [...] la tecni-ca, con la pratica. Proprio questo è il [...] di quella separatezza che [...] generazioni lo svi-luppo musicale del nostro paese. Quanto alla scuola, [...] sembra quello di progettare [...] che oggi non esiste: un pubblico che [...] ai concerti e ridia ossigeno a istituzioni [...] compri più dischi e faccia contenti tutti. In altre parole si [...] per soccorrere un settore [...] Italia non rende a sufficienza. Ed è a questo [...] pubblico, se permettete [...] nel sentire che mentre [...] come un mino-rato, già mi fanno i [...]. È vero che i [...] hanno bisogno di un pubbli-co. Ma è ancor più [...] i musicisti e la loro musica a [...]. E sempre col vostro [...] non mi sento affatto plasmato: sem-plicemente mi [...]. E cambio canale. Quindi, signori, fabbricate pure [...] vostro uso e con-sumo, ma non dimenticatevi [...] musicisti capaci di propormi qualcosa di meno [...] be-cero o incomprensibile. E già che ci [...] costoso. Mi risulta che le [...] Conservatori e mi di-cono che non se [...] bene. Sento dire che lì, [...] si costruiscono soldatini per la musica classica, [...] buona qualità. Senonché io per il [...] ascolto [...] mu-sica. Musica stupenda -sapeste! La musica italiana? Sì, [...] ma vuoi mettere? [...] voi il perché. ///
[...] ///
E se queste fabbri-che [...] di più della musica [...] Magari lavorerebbero molto di più. Forse se da queste [...] anziché solo soldatini, chissà che la musica [...] non migliorino, che un giorno non mi [...] vedere il Festival di Sanremo senza vomitare. Un amico mi ha [...] ristrutturando queste fab-briche: finalmente potrò ascoltare i [...] musica che ho sempre sognato? Il mio [...] no, dice che serve solo a migliorare [...] soldatini e ad aumentare lo stipendio degli [...]. Berlinguer dicci che non [...]. Vai allora Luigi! E speriamo che i [...] di quello che ci ser-ve. A noi pubblico. E anche a lo-ro [...]. Viviamo in un paese [...] può dire con de-gnazione di non [...] leggere una nota di [...] i musicisti si diplomano con un bagaglio [...] scuola [...]. È in questo paese [...] proposta di dare alla musica dignità di [...]. È sufficiente? Forse no. Se non si cambia [...] a cominciare da quelle fabbriche di sol-datini [...] che sono i conservatori. ///
[...] ///
[...] di peggio: nel paese [...] nessuno sa la musica. Gli anziani coltivarono le [...] a memoria le «romanze» delle opere veriste; [...] le hanno educa-te sulle canzoni. I grandi raduni rock [...] in una zona a parte, nella quale [...] e rivendicazioni [...]. Quando ero piccolo e [...] mi chiedeva: «Cosa vuoi fare da grande?», [...] «Il [...]. [...] lo avevo in casa. Quel tenorino leggero che, [...] la barba, intonava «Tu che a dio [...] mio padre. Aveva avuto le sue glo-rie: [...] un teatrino [...] ancora, tut-to stucchi e ori) [...] sostenuto la parte di «amoroso» in [...] tanto bella quanto, a stare [...] vo-ci, [...]. Assistei alla rappre-sentazione dal palco [...] sulle ginocchia di mia madre. La leg-genda familiare vuole [...] a voce alta e risentita con la [...] abbrac-ciare il tenorino primo attore. Successivamente, voltai le spalle [...]. Alla domanda: «Che cosa [...] rispondevo: «Il direttore [...]. Così entrai nella musica. Per [...] ecco come fu che non [...] la musica. Che cosa mi ri-mane? Una [...] di note a memoria, da Bach a Mina [...] Beatles fino alle star delle grandi piazze piene [...]. Niente di nuovo, insomma: [...] e gioco del calcio. Se no, che italiano [...] Dimenticavo [...]. Ne sento ancora molta [...]. La musica è stata [...] essere cultura di massa. Quella specie di povero [...] tempi lontani serviva per distin-guersi dalla «plebe» [...]. Era da [...] colto colui che almeno una [...] era stato alla Traviata. Per non parlare di [...] riu-scivano a sentire le differenze tra Titta Ruffo [...] Caleffi. Proprio questa melomania diffusa [...] di come e di quanto la musica [...] dibattito culturale. Era cibo per bocche [...] del teatro [...]. Gogol, quando venne a Roma [...] al-loggio in via Sistina, la sera tardi [...] i romani [...] cantando dal teatro [...]. Questa era [...]. Ai giorni nostri, la [...] nel discorso culturale. La bi-strattata sinistra ha [...] di recuperare anche la musica a un [...] cul-tura in Italia. Non fu necessario af-frontare [...] musica-le, bastò farla rientrare nel giro, ri-prendere [...] Mozart, raggiungere Mahler e smantellare le diffidenze [...] Schönberg. Non tutti stettero al [...] risultato si ebbe: la musica, tutta la [...] quel sottordine in cui era finita. Quando si dice che [...] la musica non si vuol di-re che [...] avvenire tut-ti gli italiani saranno musicisti. Si afferma invece che [...] una disciplina che tutti possono imparare per [...] formazione. Almeno un paio di [...] sono andate a scuola dal cinema. Chi avrebbe mai potuto immaginare [...] due ballerini come Fred [...] e Ginger Rogers avrebbero con-tribuito [...] formare la coscienza an-tifascista di migliaia di giovani? Dietro [...] volteggi e quelle aeree [...] un assiduo esercizio, un «mestiere», [...] conoscenza [...] della danza invidiabili. I passi di danza [...]. E così la musica: [...]. [...] dei suo-ni è difficile [...] non tutti nascono musicisti. Quando si ascolta Mozart [...] subi-to che nella [...] musica dialogano e magari [...] Don Gio-vanni e Don [...] si capisce dopo una [...] frequen-tazione. Per dire che niente [...] spontaneamente: fare quattro salti non è danzare [...] è cantare. Teatro musicale e cinema [...] due grandi maestri degli ita-liani. La scuola non è [...]. Un vecchio criterio educativo [...] della frivolezza sia la musica sia il [...]. Una cosa era lo [...] era il severo impegno degli studi. Poi si è visto [...] scuola non era quel luogo così se-vero [...] parlava per dritto e per rovescio. LA TESTIMONIANZA Mi resta [...] orecchio OTTAVIO CECCHI Pentagrammi [...]. ///
[...] ///
LA TESTIMONIANZA Mi resta [...] orecchio OTTAVIO CECCHI Pentagrammi [...].

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Il sistema condivide già oltre settecentomila Entità Multimediali, di cui gran parte afferenti alla Biblioteca digitale.

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La digitalizzazione/elaborazione dal cartaceo alla Biblioteca Digitale, relativamente all'emeroteca riguarda (in parentesi quadra consistenza detenuta ed altre annotazioni; * ove lavorazione tuttora in corso):

Periodicità non quotidiana


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Cinema Nuovo [serie quindicinale 1952-1958]

(193)

Città & Regione [1975-1976*]

(191)

Civiltà cattolica [1850-2000*]

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Interstampa [1981-1984*]

(199)

Marxismo Oggi [1988-1991*]

(198)

Nuovi Argomenti [1953-1965]

(184)

L'Orto [1937]

(162)

Paragone. Arte [le serie dirette da Roberto Longhi, 1950-1970]

(192)


(187)


(205)

Rinascita [1944-1962 mensile, 1962-1989* settimanale, marzo 1989 numero 0 direttore Franco Ottolenghi, 1990-1991* Nuova serie direttore Asor Rosa]

(88)

Teatro in Europa [1987-1997*]

(204)

Vita cecoslovacca [1978-1984*]


(204)

Quotidiani

Avanti! Quotidiano del Partito Socialista Italiano [1943-1990* edizioni di Milano e Roma]

(204)

Brescia Libera [1943-1945]

(160)

Granma. Organo oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba [1965-1971*, 1966-1992 riduzione del Resumen Semanal]

(193)


(206)

Ordine Nuovo [1919-1925]

(64)

Corriere della Sera [1948* annata completa «Nuovo Corriere della Sera»]

(196)

Umanità Nova [1919-1945]

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Eventuali segnalazioni dei propri interessi potranno influire sulle priorità di lavorazione. Per un elenco di tipologie differenti (monografie, enciclopedie, materiale discografico e non book material) o delle consistenze minori, oppure per informazioni sul prestito bibliotecario/interbibliotecario: .