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Era un bel ragazzo [...] architettura, pittore di verdi paesaggi. E, soprattutto, maledettamente distratto: «La [...] dovevo passare in ras-segna prima che uscisse [...] la sorella Sara [...] -perché lui era capace [...] giro con una scarpa nera e una [...]. Eppure un giorno Elio, [...] Eric Victor, alias il si-gnor [...] avrebbe lascia-to un porto [...] -Casablanca [...] lavoro ben remunerato e un pezzo di [...] vo-lontario al servizio degli inglesi -lui, ebreo [...]. È una storia avventurosa [...] Elio Di Gioacchino, insolita ma non del tutto [...]. Sarfatti par-la per esperienza [...]. Suo pa-dre Giacomino, emigrato [...] In-ghilterra [...] 1938 -in seguito al-le leggi razziali -entrò [...] britannico e in vesti di ufficiale inglese [...] i partigiani della [...] «Aveva una radio, e [...] i collegamenti con la Svizzera». Più nota -e tra-gica [...] Enzo Sereni, [...] in Emilia: scoperto, fu [...]. È una pagina della Resistenza [...] assai poco conosciuta, anche perché gli archivi militari dei [...] interessati sono [...] è mai stato fatto un [...] di questi casi. Se Giacomino Sarfatti ha [...] del passato, così non ha fatto Elio Di Gioac-chino, [...] di cancro a 54 an-ni. Elio si è portato [...] segreto, lasciando i familiari [...] reso ancor più aspro dalla consapevolezza della [...] pezzo di sto-ria. Non aveva voglia di [...] cosa che a lui sembrava naturale, scontata. Non gli pareva opportuno [...] imprese, come a me non sembra opportuno [...] le puli-zie di casa che ho fatto [...]. E poi, sa come [...]. /// [...] /// [...] una vecchia foto nel salotto [...] Sara [...] cinque bimbetti molto compiti e [...] alla mari-nara. La più piccola è Sara, [...] anche Elio, Pie-ro, Milena. La sorella più grande [...] Anna, [...] lei scomparsa prima di [...] avuto la forza di [...] famiglia le paure e gli orrori degli [...]. Anna Di Gioacchino, moglie [...] rabbino Nathan [...] campo di [...] come riferisce Liliana Picciotto [...] ne «Il libro della [...] tedeschi a Firenze nel novembre del [...]. Liberata a [...] dalle truppe sovietiche, Anna [...] Sara -attraversò tutta [...] con un interminabile viaggio, [...] in Pale-stina. Fu uccisa nel corso [...] sferrato da-gli arabi contro un convoglio diretto [...] monte [...] a Gerusalemme: era il [...] 1948, pochi giorni dopo [...] avrebbe rinunciato al suo [...] Palestina, aprendo la strada alla nascita dello Stato [...]. Apprendemmo [...] Anna, forse spinta da [...] le cose terribili che aveva [...]. Non è difficile comprendere [...] attanaglia Sara [...] come molti ebrei della [...] terrore che scomparsi i diretti testi-moni, la [...] dormire. E, sia pure in [...] si perda il ricordo di una ribel-lione, [...] che portò tanti a non andare inermi [...]. Così Sara [...] vor-rebbe tramandare [...] combattente di quel fratello artista [...] svagato: «Il mio sogno è quel-lo di far avere [...] Elio una menzione ad hono-rem. /// [...] /// Ho scritto agli inglesi, [...] prendere visione delle pratiche che riguardano Elio. Il «buco nero» di [...] nel 1943, in Marocco. [...] Casablanca senza danni, dopo una [...] precipitosa dalla Fran-cia invasa dalle truppe tedesche. Era sporco in modo [...] e sal-vo». In Marocco, la famiglia [...] Gioacchino è al sicuro [...]. Il marito di Sara la-vora [...] lo [...] che si occupa della propaganda [...] Elio viene [...] Jaubert: «Mio fra-tello senza [...] nulla si era già arruolato [...] nel Corp Franc [...] la battaglia di Tunisia. Un giorno [...] in procinto di andare con [...]. Io e mio marito [...]. Elio non sapeva una parola [...] e poi era così sbadato. Insomma, non ce lo [...]. Tra [...] in Italia non aveva mai [...] attività clande-stina. Sara con-fessa di [...] fatto di tutto per [...] «In quel periodo a Casablanca sono stata [...]. Sapevo che il suo nome [...] battaglia doveva [...] alla prova. Entravo [...] in camera [...] e lo chia-mavo [...] Elio! Lui mi rispon-deva [...] cosa [...] e io [...] ti scopriranno subito. Non puoi andare. Invece, Elio andò. Una nave lo lasciò [...] Ancona, una piccola imbarcazione lo portò fin [...] pressi di Falco-nara : «Lì si trovò [...] co-minciò il suo viaggio lungo [...] -racconta Sara -Sappiamo che [...] essere un borsaro nero, aveva preso [...] di un certo [...]. [...] i [...] lo vedevano passare lo salutavano [...] gli davano gran pacche sulle spalle. Ci doveva essere qualcu-no [...] costantemente di denaro, per-ché aveva sempre uno [...] viveri, salami e formaggi. [...] i salami [...] la radio ricetrasmit-tente, con la [...] comunicava le sue informazio-ni. Aveva il compito di [...] linee fer-roviarie, sul passaggio dei treni: probabilmente [...] in vista dei bombardamenti. Di queste [...] operazioni conosciamo solo qualche particolare: [...] giorno con [...] di una scala salì su [...] torretta per [...] meglio, e poi non si [...] che qualcuno aveva spostato la scala. /// [...] /// Arrivato nei pressi di Firenze, [...] erano nasco-sti i suoi genitori, [...] segreto» non seppe re-sistere alla [...] Elio [...] di [...] rivedere mamma e papà -dice [...] sorella [...]. [...] una bugia clamorosa, giustificò la [...] presenza con un [...] offerto dal pascià di [...] per un lavoro ben svolto. Fu così pazzo che fece [...] in strada i miei nipotini, volle fare una passeggiata, [...]. Da Firenze, il borsaro [...] risale ver-so nord. A Milano incontra il [...] Mario Della Pergola, anche lui impegnato [...] nei servizi alleati. Ognuno dei due fa [...] non fa domande, non chiede spiegazioni: solo [...] Mario ed Elio apprenderanno la verità. Da Milano Elio parte [...] come destinazione finale: «Per Torino [...] i collegamenti, le linee ferroviarie erano im-praticabili. [...] della [...] e riuscì ad infilarsi [...] camion-cini che portavano il [...]. [...] noi a Casablanca eravamo [...] convinti che lo avessero arrestato. Una mattina suonò alla [...] francese. /// [...] /// Di Elio [...]. Secondo i dati forniti [...] di Milano, nella guerra [...] circa 1000 gli ebrei combattenti in Italia, [...] partigiane o arruolati nelle strutture militari alleate. [...] alla Resi-stenza ebbe caratteri partico-lari. Intanto, prevalsero le scelte [...] maggioranza andò ad ingros-sare le brigate garibaldine, [...] Giustizia e Libertà. In queste ultime combattè [...] Primo Levi, arrestato in Valle [...] con Wanda Maestro (poi [...] Au-schwitz) e Luciana [...] che come Levi si [...]. Fu molto forte -precisa Sarfatti [...] presenza ai vertici delle or-ganizzazioni antifasciste, co-me [...] di Leo [...] Umberto Terracini ed Enzo Sereni. Si segnala anche una [...] dei partigiani ebrei con fun-zioni di commissari [...] che si può parzial-mente spiegare con un [...] mediamente eleva-to. A differenza di quel [...] resto [...] i partigiani ebrei non [...] tra loro, ma si unirono alle formazioni [...]. [...] parte non è mai stato [...] alcun epi-sodio di rifiuto nei confronti dei partigiani di [...] israelita: in Polonia, per porta-re uno degli esempi più [...] ci furono invece [...] problemi. Altro carattere peculiare fu [...] presenza femminile: le donne nella Resistenza erano [...] gli ebrei, come clandestini, ave-vano ovviamente pochissima [...]. I caduti ebrei della Resistenza [...] un centinaio. Pochi morirono nei veri [...] di ster-minio, la maggior parte degli arrestati [...] per politici, perché riuscì a te-nere nascosta [...]. RAFFAELE CAPITANI I padri [...] con falce e martello e al canto [...] o [...]. I figli preferiscono ma-nifestare [...] di [...] e cantando Ufo Robot, [...] Maia o Lady Oscar. I simboli e i [...]. Dal repertorio della rivoluzione [...] della rivoluzione dei car-toni animati. La Tv [...] chiamata i giornali. Lo-ro sono gli studenti [...] centinaia di migliaia sono scesi nelle piazze [...] la finanziaria, contro la rifor-ma [...] di maturità e per [...] da destinare alla scuola pubblica. Nel cambiamento di orizzonte [...] ha voluto leg-gere un rifiuto della politica [...]. Ma attenzione, dico-no i [...] della galassia giovanile, ogni [...] del suo tempo e nelle espressioni simbo-liche [...] anche le proprie pratiche individuali. Loredana Sciolla, docente di Sociologia [...] alla facoltà di Scienze politiche di To-rino, [...] da vicino il movimento studentesco e ha [...] del Mulino [...] dopo, gene-razione senza ricordi», [...] sui giovani venuti do-po il movimento studentesco [...]. A Loredana Sciol-la basta [...] spiega-re e dare un senso [...] simbolico che in questi [...] insieme agli studenti nelle piazze [...]. Erano studen-ti del ceto medio [...] esprimeva-no valori [...] egualitari, [...]. Si trat-tava di un [...] fatto un grosso investimento eti-co [...] politico e in questo [...] nascon-dere e anche di superare il suo [...]. Ne è te-stimonianza il [...] cerca-va un collegamento con gli ope-rai. In un certo senso [...] è stata anomala». Infatti da allora in poi [...] movi-menti che si sono succeduti, da quello del [...] alla pantera del [...] fino alle attuali manifestazioni, hanno [...] mostra-to caratteristiche diverse. Loreda-na Sciolla ne indica [...]. Anche il movimento del [...] definire della ge-nerazione minore poichè coin-volgeva la [...] ancora del clima e della [...] di quegli anni, ma [...] linguaggi completamente diversi. A partire da quel [...] politico si consuma sempre [...] ad arrivare ai nostri giorni. I movimenti che si succedono [...] sono più espres-sione di una identità collettiva, ma di [...] pluralità di esperien-ze. Quindi sono movimenti dove [...] posizioni diverse, senza testa, senza centro, senza [...] mille volti senza che ve ne sia [...] che si sciolgono con la stessa rapidità [...] costitui-scono. Movimenti che riflettono una [...] atomizzazione della società civi-le». [...] caratteristica che Lo-redana Sciolla sottolinea [...] generazionale. E se guardiamo a [...] di espressione che re-cuperano le canzonette e [...] della loro infanzia, al di là del [...] sembrare banale, rappresentano [...] di [...] at-traverso cui cercano di [...] differenza con il mondo adulto. E in particolare rispetto [...] madri e ai simboli del [...]. Con il movimen-to del [...] un abisso che non è [...] da una trasmissione di memoria. Sul piano simbolico la [...] questa generazione di stu-denti è quella del [...]. Per Loredana Sciolla il [...] non è così diverso dal movimento della [...]. Per questo la chiamarono [...] fax, mentre oggi si parla di tv [...] simboli che appartengono al mondo dei cartoni [...]. Quando chiesi agli studenti [...] Torino [...] avevano issato un enorme striscione con la [...] Che mi risposero che erano stati incerti fino [...] oppure quella di [...]. Per loro era la stessa [...] una figura emblema-tica che poteva essere tranquilla-mente sostituita da [...] figu-ra emblematica di [...] cam-po. Una sorta appunto di [...] di simboli e di linguaggi. Altra cosa che vor-rei [...] non vengono usati aggressivamente. Ad esempio la pantera. La prima volta pensai [...] riferi-mento alla pantera nera della ri-volta dei [...] America. Invece non [...] alcun legame. Era un simbolo che fu [...] semplice-mente perchè era bello, perchè catturava [...] e [...] e poi perchè in quei [...] era scappata una pantera da uno zoo di Roma. Una scelta casuale, con nessun [...] poli-tica e ideologica. Nel [...] ci si metteva [...] per sentirsi par-te di un [...] ora ci si veste, ci si pettina, ci si [...] o [...] per espri-mere meglio se stessi, [...] poi di fatto si diventi uguali agli altri questa [...] una conseguenza inatte-sa, ma non è un fine ricercato [...] in realtà è la ricerca della distin-zione. E questo fatto di [...] linguag-gi, espressioni che possono se-gnalare questa esistenza, [...] come categoria di studenti che hanno problemi [...] importante che formulare programmi precisi di cambiamento [...] investimento di energie, or-ganizzazione, leadership, un im-pegno [...] politica a cui [...] la genera-zione di oggi, [...] dei giovani, delega volentieri alla politica». Loredana Sciolla trae una con-clusione [...] essa stessa sintetizza così: «Da un alto [...] un [...] positivo che è quello del-la [...] delle situa-zioni, di una buona dose di [...] e autoironia [...] anche dai simboli. Da un altro [...] una tendenza alla [...] al miraggio di [...] infinita, di cui credo che [...] in primo luogo responsabili i genitori, i maestri. Credo che oggi si [...] siamo di fronte ad una genera-zione senza [...]. Franco Garelli, altro sociologo [...] Torino che stu-dia da anni i fenomeni giovanili, [...] larga parte come Lo-redana Sciolla e trova [...] che in questa genera-zione di studenti prima [...] prevalgano quelle che definisce le «pratiche di [...] si stupisce affatto che queste siano influenzate [...] società dello spettacolo e della canzone. Nè li percepisce come [...]. Ho visto delle manife-stazioni [...] studenti so Da «Contessa» a «Ufo robot» È [...] ma la cro-naca impone [...]. Si cantavano i ri-tornelli [...] Contessa, [...] Mio caro padrone domani ti sparo, di Valle Giulia, [...] La Vio-lenza. Sono le canzoni militanti, [...] «corteo» che segnarono, do-po [...] percorso in lungo e [...] il decennio, la fine degli anni Sessanta, [...] bomba che trasformò per sempre [...]. Era già tempo di [...] strade si urlava ancora «No alla scuola [...] il governo dimissioni», ma anche «Compa-gno cittadino, [...] di quelle canzoni che ha fatto piangere [...] (scritta da Fausto Amodei nel 1960). Arrivò poi il 1977 [...] solo grigio fumo. Le frange creative del [...] giocosi e ironici, gli indiani metropolitani danzanti [...] guerra al passato musicale al grido di «Ea [...] ah! Venti anni dopo, Oc [...]. Che cosa ne pen Non [...] cantavano nei ni. Troppo difficili, [...] un giorno (una tra le [...] litiche scritte negli an moglie, Te se [...] restano segnali, lampi di movimenti, [...] asse serate stonate, di [...] politico. È uno dei [...] mente angusto per [...] della canzone politica per tutti: Giovanna [...] Mea, che, con la forza [...] ha comunque [...] tra gli studenti di che [...] cortei ed asse tante. Che effetto le fa sap [...] sfilato [...] «Mi mette una grande di [...] creatività i te. Non si riconoscono i [...] fatto che questo è [...] e che tutto si svolge, E per [...]. La «creatività» è stata [...] ali nei cortei del [...] suno pensò di utilizzare [...]. [...] questa denti, a favore della [...] sfilano ancora per il di sono grigi, ne [...]. Non sono cortei chef [...] esprimono [...]. Paura perché questo orgoglio, di [...] storia che non esiste, di che non [...] che non cor po. Che senso avrebbe c [...]. A no contenti di [...] è già un segno divita. Non sono particolarmente arrab-biati. Sono lì che sfilano [...] che significa che la dimen-sione espressiva del [...] lunga rispetto ai contenuti. [...] siamo di fronte ad [...] in cui anche la [...] della prote-sta entra a [...] giovanile, di giovani che hanno molte opportunità, [...] più in modo to-talizzante il movimento e [...]. Sono giovani che anzitutto [...]. E anche le mani-festazioni, simboli [...] rappresentano questo senso del-la festa, [...] del [...] es-sere ripresi della tv. La società [...] fa parte del mo-dello comunicativo, [...] anche [...]. Si può dire che i [...] sono dunque finalizzati anche [...] magari ad an-dare in televisione [...] indub-biamente qualcosa da mostrare, da [...] vedere, che può essere [...] sul territorio, nelle piazza. [...] tutto questo aspetto del mettersi [...] mostra. Non lo dico in [...] co-me fenomeno culturale che fa parte del [...] oggi. Questi sono giovani normali [...] occupazioni, ma poi tornano a casa e [...] il sabato sera e alla partita la [...]. [...] giovanile prevale di gran lunga [...] al-la dimensione della contestazio-ne. Sono delle forme soft, [...] altri interessi. [...] per questo che da un [...] di an-ni a questa parte questi fenome-ni non hanno [...] avuto un cer-to seguito o non hanno mai creato [...]. Ai giovani [...] piace troppo vivere e [...] rispetto al fatto di impegnar-si [...] una modifica forte e rile-vante del quadro istituzionale e [...] gli va bene anche quello che [...]. Il movimento è molto [...]. La mancan-za di gruppi [...] leader è indicativa di una rifles-sione che [...]. Si partecipa più sulla [...]. Oggi siamo in una [...] monolitica, ma [...] e i giovani ri-flettono [...] del sistema sociale che non può che [...] le grandi rivendicazioni. Questa è una società che [...] dà adito a movimenti, ma può [...] adito a movimenti espressivi e [...] tutto [...] culturale, mu-sicale, eccetera, dove prevalgono [...] pratiche di vita, più che le pra-tiche di contestazione. Nel [...] di uscire da un si-stema [...] allora si è creato un grande movimento, ma oggi [...] si svolge dentro al sistema e cerca di [...] le opportunità positive senza [...]. [...] una grande frantumazione dei linguaggi. Certo questi simboli sono [...] senso e un certo modo di andare [...] comunque rappresentano [...] di sentirsi protagonisti e [...] ribalta dentro un siste-ma che tende alla [...]. Parigi e Bologna con [...] Pa-pa, [...] festa tecno a Berlino, gli [...] stanno lì a dimostrare [...] happening, di [...] di spettacolarizzazione del-la vita [...] giovani partecipa senza sentirsi massa, ma protagonisti. E non sono gio-vani facili, [...] ragazzi analitici, pignoli e [...] auto-nomi, rompiballe che non van-no [...] alle parole [...]. /// [...] /// E non sono gio-vani facili, [...] ragazzi analitici, pignoli e [...] auto-nomi, rompiballe che non van-no [...] alle parole [...]. (0)
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