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ANNIBALE [...] emerse dalla nebbia rabbrividendo [...] corpo dondolante, con il solito, accigliato Sgrumo [...] sotto la [...]. La macchina , padronale [parcheggiò [...] alle sue i spalle, mentre In città esisteva solo [...] il chiarore delle poche [...] che ancora tenevano aperto. Doberdò ; attraversò la [...] strada, [...] con la nebbiolina che gli [...] sulle grandi palpebre, so-. Una brutta nottata [...] con Ila nebbia della [...] distesa di palazzi silenziosi, Idi [...]. La nebbia, il [...] e [...] due tacchi di [donna, di [...] che corrono [...] marciapiede. Doberdò si [ferma sul [...] Circolo e la [...] grossa testa imbacuccata si [...] diffidente e curiosa, colme la testa di [...] dalla briglia, alla ricerca di quel [suono. E la figura di [...] bianca pelle, che si [disegna camminando svelta, [...]. Un lampo di tenera [...]. La ragazza si allontana [...] poi il [...] suono del [suo passo [...] casa, la [...] la riafferra. Doberdò si cala Ila [...] la faccia [...] [gli ricade nella sciarpa [...] a salire lo scalone del [...]. Punta i gradini minaccioso e [...] tormentando la ringhiera , [con la [...] mano di [...] rifatto, proprio come fa con [...] suoi [...] dalla poltrona [...] in ogni ora in ogni [...] della. Sale con la fiacca [...] potenza caparbia e intanto sorride pensando alla [...] prima velata di nebbia. Il suo respiro malato [...] nella sala di. Il questore [...] allora, si precipita a [...] il costruttore [...] e il dottor Gazza [...] del biliardo, seccati, e [...] si aggiusta il nodo [...] Cantoni, il più diligente, [...] perché esca il fumo e posa il [...] al punto giusto, [...] con delicatezza. [...] che può [...] con la gamba spavalda [...] poltrona, senza scomporsi nella [...] fiacca, è [...] il conte, anche se [...] Doberdò ora non è più soltanto un [...] minacciosa presenza che avanza lungo la galleria, [...] d'erba [...] con i camerieri che [...] spogliare il loro padrone con [...] leggerezza di una nuvola [...]. Doberdò allarga le braccia, [...] camminare e, dopo la diplomatica, dopo la [...] cappotto gli vola via di dosso, come [...]. Rimane quella schiena ingobbita, [...] troppo corta sul sedere, lì dove le [...] Presidente del Circolo si incrociano, mentre egli [...] porta a vetri, dietro la quale il [...] vive in ebbrezza il [...] stare così, accovacciato sulla poltrona, inguainato nella [...] che gli permette di. L'aquila cammina fino al [...] e solo quando egli si lascia cadere [...] pelle rossa che gli spetta di diritto [...] mano afferra il giornale posato lì accanto [...] sapere che è stato il Cantoni) [...] ritorna ad animarsi di [...]. Il fiato del Doberdò, [...] tende del fine-strone, [...] a poco «i poco, [...] il fischio di una tubatura, e le [...] puntate, pronte a sorridere, ad attaccare discorso, [...] lo voglia, solo che lui si degni [...] suo testone di capelli bianchi. Lo sa benissimo ciò [...] quei cervelli, dove la frase giusta, la [...] complimentosa si arricciano e si tormentano, pronte [...] di lui come tanti grilli. Le cambiali e le [...] il « Mi scusi, [...] Roma vorrebbero. Il suo profilo si [...] nel giornale; la [...] lettura si fa sonnec-chiante. Degna del suo talento, [...] parte, del suo talento. /// [...] /// Egli guarda la nebbia che [...] dietro le . [...] il chiarore delle sue finestre [...] buio della nebbia e della notte. [...] ragazza di bottega si [...] suo cervello, in questo raro momento di [...] torna a sorride-re tra sé, piegando sul [...] che regge i destini della città. /// [...] /// Povera Viola, pensava la Califfa [...] quelle serate da [...]. E toccava alla [...] mettersi sulla porta, fin [...] aveva raggiunto le prime case della borgata, [...] can-: tare e gridare, così che. Allora la [...] ritornava dentro [...] e si chiudeva la [...]. Si sedeva accanto alla [...] pareva di [...] la Viola, con quella [...] poca salute e dì strapazzo, con quegli [...] stati tra i più belli, un tempo [...] e ora di febbre. Scappava attraverso la strada, perché [...] la vedessero i questurini di notte, e poi in [...] trattoria [...] dove, al piano di sopra, [...] uno stanzone con un tavolino e una branda. Un freddo da morire, [...] che sbattevano ed entrava altro freddo e [...]. La Viola si coricava [...] come una che debba partorire, e sperava [...] svelta anche quella notte. Di sotto mangiavano e [...]. E spesso veniva gente [...] il [...] torrente, un [...] per il vino, che [...] soprattutto perché se la raccontavano a modo [...] donna, che. E ogni volta era [...] tanto che, a nottata finita, quando la Viola [...] strada verso casa e la [...] udiva la [...]. La portava in casa, [...] schiena [...] un po' di calore. Povera fronte che cercava [...] spalla, povero respiro che [...] suo, con la stessa disperazione: quella della Ca-. Proprio allora la [...] imparò come possono essere [...] di una notte e crudele quella luce [...] mai a sbiancare i vetri, a consolarti [...] almeno, che . La Violo, dunque, si [...] via crucis e lei [...] tubo della stufa, contando le ore con [...] passavano (li conosceva bene, quei treni, perché, [...] fatto la notte in uh capannone di [...] addetta al controllo v . Se scostava il festone [...] poteva [...] quelle crea-, ture allineate tutte [...] stesso grande letto, in fondo, sotto la volta, accatastate [...] in una confusione fatta d'amore [...] di . Le andava a rimettere [...] quelle piccole mani strette nel torpore del [...] le teneva nella [...] mano, con quel battere [...] con quelle tenere ossa. E pensava anche: che [...] Viola. Perché quei figli non erano [...] nati per caso; li aveva [...] lei, tutti, con tanta voglia di vivere e , [...] negli uomini che [...] quando le raccontava com'è che [...] di [...] la [...] si vergognava come una ladra [...] in . Quello se ne va, [...] lì e penso: se nasce stavolta avrà [...] e anche un poco del suo cervello, [...] fatto fortuna lui, perché non deve farla [...]. E così era nato [...] ricci di pece intorno al naso camuso, [...] aveva il Giacinto Gazza, adesso tirapiedi del Doberdò, [...] fatto la Viola nel [...] momento politico. [...] (i nomi glieli aveva [...] Viola, e così si compiaceva di [...] dormiva con la testa [...] poeta, brutto con quei bitorzoli sul testone [...] già grande, col cappotto [...] e il fascio dei giornali sotto . Insomma, [...] in tanti a dormire, [...] sotto quel lenzuolo (a meno che le [...] Viola, sempre troppo esuberanti, non fossero bugiarde, come [...] dubitava) e alla [...] veniva da sorridere e [...] pensava più alla [...] croce: pensava ancora a [...]. /// [...] /// Anzi, in fondo, lei [...] per questo, o quasi. /// [...] /// Era un rito, allora. Era, insomma, un mese di [...] pazze, di pianti sepolti [...] angolo di una panca allo [...] di una Violetta in cui [...] la Viola si vedeva riflessa [...] colpevole, di contentezza agli esultate [...]. Una pace di vivere [...] al [...] quando la Viola saltellava [...] stanzone della [...] casa, e intorno a [...] nude anch'esse, a versare acqua nel tino, [...] bagno. I poveri straccetti volavano [...] mentre la Viola si buttava nel tino, [...] Bruna, sgangherando la bocca in uno strepito [...] fosse stato il primo bagno della [...] vita, [...] arroventava i ferri per [...]. Le risate si alzavano [...] mentre la sera avvolgeva la casa di [...] in cui la Vio-, [...] nello specchio, si rendeva conto di quella [...]. Fin che le musiche [...] nella penombra fumosa del teatro. Ma quella sera, mentre la [...] la Viola e le sue [...]. La Califfa avanzava, inebriata. Ma forse per questo: [...] che [...] afferrata appena compiuto il [...] quel mondo che non le apparteneva, per [...] e il puntiglio di resistere, il suo [...] una fierezza che la faceva più [...] alta, più superba, e [...] capelli sciolti sotto la macchia della spilla [...] (quant'era costata, alla Anita, [...] maestra. Acquistando sicurezza, la Califfa [...] in palco, su, alla ricerca della Viola [...] nella penombra affollata di teste ridenti e [...] impercettibile colpo di reni che. Un piccolo colpo di [...] felice come fu [...] delle dita del [...] sulla narice: come fu. Un puntiglio, per li Gazza, [...] non [...] dare immediato no-; [...] a quel volto ridente e [...] chè, agli òcchi del Doberdò, [...] si piccava di scaltrezza, oltre che " nel mare [...] anche nella ruffianeria [...] rosa [...] un puntiglio che [...] allorché il [...] interpellato [...] schiocco di dita, allargò le [...]. Ma intanto le luci cedevano [...] una mormorante penombra biancastra di fumo e, mentre dalla [...] di trombe, una lacrima scivolò [...] guancia della Viola e lei lasciò che lo solleticasse [...] labbra, che le ricadesse sul pelo matto del suo [...] perché, una soddisfazione così, non [...] provata mai nella [...] vita. Nella felicità della [...]. Te sei nata per [...]. Appoggiò la fronte alla [...] gli occhi su quel cielo brillante di [...] su quel cielo di facce. [...] che si concluse il [...] un garzone di fiorista errò in bicicletta [...] più sbrindellata e rissosa, portando un gran [...] fiammanti, che; non gli stava sul manubrio, [...] straducola sepolta dai rifiuti, tra i panni [...]. Un mazzo di rose [...] al camino spento, illuminò la cucina della Viola: [...] quasi non ci credeva e anche le [...] entrarono impacciate, come se il rumore dei [...] potuto dissolvere quella fiammata sulla parete. E fu con mano [...] staccò dal cellophane quel [...] per lei e sul quale stava scritto [...] Annibale Doberdò [...]. Alberto Bevilacqua Alberto Bevilacqua, [...] nostri lettori, è nato a Par-. /// [...] /// Pubblichiamo oppi un [...] . Io del romanzo di [...] , che la Casa Editrice Rizzoli [...] in vetrina ai primi di [...] maggio. Il romanzo, che uscirà-»? [...] nella collezione » La Scala [...]. /// [...] /// Il romanzo, che uscirà-»? [...] nella collezione » La Scala [...]. (0)
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