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E fu un [...] Bruno Cirino con i [...] nel [...] «Diario di un maestro", [...] di Albino Bernardini Il maestro e la [...] Il regista Vittorio De Seta con i piccoli [...] baracche di [...] Albino Bernardini piace ricordare [...] arrivò davanti alle mura alte che cingevano [...] di [...]. Un solo anno di [...] intenso da portare il «sor maestro», come [...] alunni, a scrivere un libro. La miseria nelle baracche, [...] dei ragazzini di borgata, una scuola con [...]. LAURA [...] La sora Sofia era immancabile. In inverno, autunno e primavera, [...] i santi giorni, [...] alla mattina e [...] di pranzo, sedeva il, sotto [...] mura, appoggiata [...] carrozzina. Una vecchia carrozzina, di [...] i neonati, dove [...] donna, [...] stanca, teneva bussolotti pieni [...] e bastoni, [...] come sì diceva a [...] di liquirizia, di collane [...] di "mostaccio-li», biscotti duri che non si [...] le mani. La sora Sofia, o [...] nome cambiava a seconda delle generazioni di [...] rifornimenti di quei dolci mischiati a polvere, [...] fissa . Con quei dolci, che [...] solo a [...] (le collane di caramelle [...]. Proprio come le «case [...] che, fatte costruire nel periodo fascista, rimasero [...] strada per altri trent'anni, fino alla fine [...] Cinquanta. Abitavano 11, nelle baracche [...] nuove delle borgate, questi ragazzini. E trascorrevano i pomeriggi, [...] le mattinale, a correre, con la fionda [...] le macerie delle casupole che agli inizi [...] Sessanta la ruspa aveva cominciato a buttare giù. Andavano a scuola proprio [...] mura alte sotto cui la sora Sofia [...] alla [...] carrozzina. /// [...] /// [...] il direttore e la segretaria [...] «Vittorio Veneto», ò cosi che si chiama la scuola, [...] raccolsero da una classe e [...] e li affidarono ad un [...] appena [...] II. Rimase lì solo per [...] insegnare a uria classe quasi differenziale, ma [...] a scuola e a far lavorare quei [...] Roma, distante [...] da 11, chiamava i [...]. Qualche anno dopo quel [...] Bernardini [...] mise a tavolino e in 150 [...] pagine raccontò Un anno [...]. Il testo fu [...] dalla Nuova Italia. E i ricordi erano [...] Vittorio De Seta nel 73, trasformò le [...] nelle immagini di un film, Diario di [...]. Anche [...] non ò più la stessa. Le mura alte che [...] come fosse una caserma, non ci sono [...] sostituite da [...] celestina) , le baracche [...] dove si stava in [...] stanza, sono [...] trasformate in palazzi, quelli [...] «lotti» e i «comparti» del quartiere. Anche la sora Sofia non [...] più. E cosi [...] de' Spaventa» dove Luciano [...] Nunzio [...] a rubare fichi e ciliegie, le grotte [...] Monte [...] Pecoraro dove i ragazzini andavano a spiare [...] amanti, le rane della marana. E quei ragazzini di [...] hanno più di quaran-t'anni dove sono finiti? Girando [...] sicuramente si possono incrociare [...] ma [...] ò difficile, dopo cosi [...]. Anche il loro maestro, [...] i loro banchi per un anno, superando [...] suoi colleghi e trasformando la violenza «adulta» [...] in curiosità per la storia e le [...]. Poi ho scoperto che [...] quegli alunni. Mi ha detto che [...] fabbrica, vicino a Ti-burtino III. [...] volta che vidi quei [...]. Allora tornai a [...] Incontrai i colleghi e [...] Luciano e gli altri. È stato un ritrovarsi [...]. Anche se ho scoperto [...] superato, dopo la mia partenza, la quinta [...]. Nessuno aveva preso la [...] negli anni successivi. Erano tutti andati a [...] mestiere». Seduto sul divano della [...] Bernardini ha il tono e [...] di un gran narratore. Etra le sue parole si [...] il piacere del «ricordare». Rimasi sconcertato [...] non me [...] avevo fatto una domanda di [...] senza [...] mollo. Arrivai a Roma, il [...] (una strana coincidenza con la data storica, [...] sempre) e mi misi a cercare questo [...]. Una ricerca che non [...]. Arrivai a scuola e mi [...] una classe formata da tutti gli alunni che altri [...] volevano [...] dai piedi. Ne misero insieme 13, [...] a scuola». Che ricordo ha della [...] di quegli anni? «Era [...] ancora staccata da Roma, con tutti i [...] le borgate allora. La cosa che più [...] quei bambini fu la violenza. Una violenza a cui non [...] abituato, In Sardegna i [...] erano docili, tranquilli a scuola, [...] se poi magali in campagna diventavano banditi, [...] a [...] erano invece di una violenza [...]. Mi ricordo, e [...] scritto anche nel libro, [...] loto i primi giorni minacciò di darmi [...] un coltello. I primi incontri con [...]. Studiavo e riflettevo la [...] che metodi adottare con loro, insomma, che [...]. [...] abbiamo avuto diverbi violenti. Capii che quei ragazzini aveva-no [...] scolastica tremenda. Il maestro era per [...] se ne [...]. /// [...] /// Ma le cose cambiarono: [...] fiume [...]. Luciano e degli altri [...] arrivò la notizia del trasferimento a Villa Adriana. [...] giorno [...] dell'anno incontrai i genitori. Non erano mai entrati [...] rimasero stupiti della mia richiesta. Ma vennero tutti. Cominciai poi ad organizzare [...] classe, l-i battaglia fu dura. Divisi la classe in [...] organizzai uscite, gite senza alcuna autorizzazione, scontrandomi [...] il direttore della scuola. Allora scattò [...] i bambini capirono che [...] loro parte, che mi battevo per loro. Si insaturò un rapporto [...]. Visitai le loro case [...] lo aveva mai latto), mi accompagnarono in [...] anda-vo a prendere i [...] venivano a scuola. Fu tutto questo a far [...] la fiducia». Rimase in mente a [...]. Qualche anno dopo, quando Bernardini [...] ad insegnare, incontrò Beppe [...] Gianni. Da Uri anno a [...] 135: «Che ce fa a [...] lei, sor maò?» «Anche voi come Alberto siete stati [...] forza, lei cià piantatoi», dice [...] come sempre, Beppe. /// [...] /// In seconda elementari a [...]. Appoggiato al muretto basso [...] la scuola elementare di [...] Luciano sfoglia le foto [...] del libro di Albino Bernardini e addita [...] che [...] ritrae attorno alla carrozzina [...] sora Sofia. Nonostante siano trascorsi più [...]. SI, [...] lui ò uno di loro. Uno di quei ragazzini che [...] conobbe [...] sor maò» e clic compare, [...] con gli altri, nei racconti di Un arino a [...]. Nonostante abbia trascorso pochi [...] Bernardini, Luciano ha i ricordi ancora ben intatti [...]. E soprattutto [...] ben «intatte», in modo [...] emozioni di [...] e il forte affetto [...] ancora a quel maestro arrivato a Roma [...] Sardegna. Sembra anzi che il [...] che indebolito, i ricordi [...]. Durò pochi giorni la [...] Albino Bernardini, perchè Luciano era uno degli [...] di [...] dove il maestro trascorse [...] Io, [...] da [...] giorno di quel lungo [...]. È la prima cosa [...] mente a Luciano tornando indietro a quel [...]. Si comportò con noi come [...] nessuno aveva fallo. Non metteva mai in dubbio [...] che dicevamo. Quando parlavamo non ci [...] la verità o no. Li gente ci chiamava [...] tua noi tiravamo schietti, sinceri. Vivevamo in una [...] dove [...] genie che aveva il problema [...] al giorno dopo per mangiare. [...] alcuni che dopo la scuola [...] a lavorare: chi faceva il [...] chi vendeva i cartoni. Bernardini fece una "piccola rivoluzione" [...]. Fece in [...] l'incontro con la scuola [...] eravamo solo noi che ci dovevamo adattare, [...] gli insegnanti clic dovevano venire verso di [...]. Lui voleva capire come [...] uno arrivava in classe con la camicia [...]. Ha rotto le barriere [...] la classe [...] e il proletariato. Noi non li potevamo [...] col grembiule stirato, il fiocco bello fatto. Quel maestro voleva dialogare [...]. Ad esempio, quando ci [...] temi. A distanza [...] anni, con il senno di [...] credo che sia stata anche [...] ad [...] a combattere per le cause [...] a convincermi [...] di fare attività politica. Bisognava lavorare per cambiare [...]. E [...] fatto, io e gli [...] sezione del [...]. Ma che line hanno [...] ragazzini di Bernardini? «Alfredo vive a [...] e fa lo stagnaro. /// [...] /// Degli altri non [...]. Li gente di [...] ormai s'è sparpagliata, abita fuori [...]. Ed è vero, anche [...] ò nato e ha vissuto [...] c [...] a [...] le persone del quartiere [...] noie. Luciano abitava allora al [...] D. E anche la [...] non era cosi: prima [...] era circondata da un muro alto. Anche le case erano [...]. Molle erano baracche dove [...] selle in una stessa stanza (in otto [...] la nonna a carico). Roma allora si truccava, [...] quando sul viso sporco si mette il [...] Roma si "truccava" col centro, ma poi [...] trovavi ! Noi ragazzini stavamo sempre [...]. Andavamo alle grotte di Monte [...] Pecoraro, dove [...] la sedia del diavolo: [...] aveva la forma di un [...] aveva [...] di un posto dove [...] riti satanici. Rubavamo i fichi ti [...] Spaventa, giocavamo a prendere le ranocchie nella marana, [...] contro Monti del Pecoraro». Albino Bernardini, il «sor maé», [...] finestra della scuola con i suoi [...] Pubblichiamo un brano [...] i tratto dal celebre libro [...] Albino Bernardini [...] anno a [...]. Ci sedemmo [...] e [...] come [...] da una segreta voce, si [...] in lontananza, la sagoma [...] assente, che correva, in equilibrio, [...] muro di cinta del grande cortile. I [...] la inia. Dopo uno scambio di [...] avvicinò e si sedette con noi. Parlava con un fare [...]. Mentre si allontanava gli [...] è tuo? Quando non [...] lui ci sono io! Scomparve subito seguito dai [...] rimasti lontani e diffidenti, ogni [...] lo chiamavano. Non mantenne naturalmente la [...] io che dopo qualche giorno andai a [...]. Riuscii a [...] con [...] dei suoi compagni, mentre [...] vendeva il pane, per conto dì un [...] le buste già pronte alle donne che [...]. Le donne mi guardavano [...]. Mi accorsi che la [...] nuova. Un giovane che era [...] si qualificava per il cugino [...] vai pure! Lo faccio io ii [...]. Seduto sul sedile posteriore [...] segni di croce con la mano, come [...] compagni che. Un collega, non sapendo [...] fece osservare che non poteva entrare a [...] condizioni. Calzava infatti un paio [...] prive di [...] non aveva calzini, vestiva [...] strappata e sporca e un paio di [...] logori, ormai senza colore. A questo abbigliamento si [...] armonia, il viso sporco e i capelli [...] non pettinava da giorni. Aveva in compenso un [...] un lare semplice; non sembrava più quello [...]. Una volta a scuola, [...] avere a che fare con un bambino [...] che, per un complesso di falli, si [...] seconda elementare, malgrado i suoi dodici anni. Naturalmente riguardo al profitto [...] arretrato: scriveva (se cosi potevano chiamarsi i [...] leggeva malissimo. Anche lui con un certo [...] mi foce lo sue confidenze. Ti trovo un [...] sai fare certamente». La classe [...] era ora al completo. Per lutto il tempo [...] nessuno più si assentò. /// [...] /// Per lutto il tempo [...] nessuno più si assentò. (0)
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