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MARIA SERENA PA L I ERI Ma in Rete spuntano naufraghi felici di non [...] Verso [...] . [...] di Ulisse Il viaggio come [...] ed esperienza: inutile cercare [...] negli archivi letterari, il mi-gliore [...] è stato Dante. In-ferno, Canto XX VI, [...] fraudolenti Ulisse ai due poeti visi-tatori racconta [...] convinse i suoi compagni [...] viaggio, fatale, oltre i [...] noto allora, cioè lo Stretto di Gibilterra: «O [...] per cento milia/ perigli siete giunti a [...] tan-to picciola vigilia/ [...] nostri sensi [...] del rimanente/ non vogliate [...] retro al sol, del mondo sanza gente. /// [...] /// Perdersi nel mondo con [...] Nel 1928 (ed erano, [...] dei Soviet, già anni duri) [...] scrive «Leggi e viaggia [...] Parigi [...] in Cina», invito in versi, rivolto a [...] bambini orgogliosi di essere comunisti, a fantasticare [...] al mondo. Partendo dalla Piazza Rossa [...] «La terra, si sa,/ comincia dal Cremli-no». Scalo a Parigi, poi [...] «Da lontano,/ co-me fossero [...] vicino, come un migliaio di montagne,/ ecco/ [...] New York/ i suoi palazzo-ni [...]. E via verso il Giap-pone: «Da [...] /di nuovo/ oltre [...] navigano altri uomini co-me me. Inno al comunismo in [...]. Che racconta uno struggente [...] di fuga. /// [...] /// Sulla nave con Campana «Noi [...] nella luce incantata/ Una bianca città addor-mentata/ Ai [...] picchi altissi-mi dei vulcani spenti/ Nel soffio [...] Do-po molte grida e molte ombre di [...] Dopo molto ci-golìo di catene e molto [...] Noi lasciammo la città equa-toriale/ Verso [...] mare not-turno»: così Dino Campana [...] «Viaggio a Montevideo» descrive il ritorno dal [...]. Da un continente misterioso verso [...] attraverso un vasto oceano miste-rioso. /// [...] /// In treno con [...] Ulisse sfugge alla ninfa Calypso [...] a viaggiare. /// [...] /// [...] in «Calypso», al contrario viaggia [...] ricongiungersi [...] con la paura di [...] e di perdersi. Sprona con la mente [...] vada più velo-ce: « Più svelto, macchinista, [...] fretta/ la [...] Line sot-to il sole/ [...]. Verso se stesso . La Terra Promessa di Ungaretti [...] Ungaretti nel «Taccuino del [...] il viaggio [...] vita: «Verso meta si [...] Chi [...] conoscerà?/ Non [...] si sogna/ Smarriti in [...] Ma va la mira al Sinai sopra sabbie/ [...] giornate. STEFANO BOCCO N ETTI [...] ed un normale programma di «navigazione» lancia-to. Si digita [...] spazio [...] della pagina Internet che si [...] andare a visitare. Poi, [...] (neanche tanto raro): sullo [...] computer appare [...]. Scritto con caratteri più grandi [...] media, quasi a trasmettere un senso di inappellabilità: lì, [...] non [...] nulla. Forse [...] qualcosa, un [...] di tempo telemati-co fa, forse [...] autori stanno ristrutturando, magari abbellendo, la propria pa-gina. Forse hanno cambiato indirizzo. Fatto sta che lì non [...] più nulla. Che vuol dire? Che [...] persi nella rete? Domanda strana. Sarebbe un [...] come chiedere ad un [...] ha saltato il casello di Fiano Romano [...] perso nella ragnatela di strade ed autostrade [...]. [...] risponderà che no, ha solo [...] un errore. /// [...] /// E la stessa cosa [...] di Internet. Che non avrà altro [...] tornare indietro, attivare uno dei tanto strumenti [...] in rete e, alla fine, trovare [...] giusto. Trovare la pagina giusta [...] determinata cosa. Cor-rendo magari il rischio [...] un mare di informazioni che non sa [...] perdersi pro-prio no. Domanda strana, comunque, quella [...] smarrir-si in rete. E non solo perchè [...] accada. Strana perchè perdersi signifi-ca [...] i luoghi. E invece [...] nel cyber-spazio, i luoghi non [...] per definizio-ne. Lo dice bene, an-che [...] è ap-passionato di questi problemi, Franco Prat-tico («Navigatori [...] oceano che non esi-ste», sul numero 3 [...]. Scrive che i modem [...] portatili, i modem satellitari stan-no per arrivare [...] tutti. Quando ci sarà la [...] ter-za generazione ci si potrà collegare con [...] parte del mondo. E non ci sarà più [...] dove [...] nascondere. Cambierà, in-somma, il senso [...]. Non sarà più quel [...] siamo parte, in cui siamo inseriti. Non sarà più un [...] ancora oggi, nella prima fase [...] tele-matica, da cui si [...] trasmettere informazioni magari da immettere in rete. [...] di «lo-calizzazione» non ci sarà [...]. Al suo posto ci [...] «segnale digita-le» che ci dovrebbe identificare. Senza «luoghi» tradizionali, dun-que. E forse anche senza [...]. O con [...] perduta. Lo studio-so Prattico lo [...]. Ha paura che quella [...] rete possa annullare le culture, le diver-sità. Possa [...] anzichè [...] accettare. Ma non è il [...] visuale: [...] anche chi, con tanta [...] prova a perdere identità. Quella persona-le, a cui [...] nome, una password o un segnale digitale, [...]. Perdita di identità voluta ma [...] non più individuale ma collettiva. Lo sanno tutti cosa [...] nostro paese, Luther [...] (ci sono stati tre, [...] la pri-mavera scorsa). È il nome multi-plo [...] pensa sia arrivato il momento di combattere [...] chi crede [...] firma di [...] costruita in rete da [...] tutte in-sieme, sia lo strumento ideale per [...] logici», che sono poi la filosofia dello [...]. Due chiavi di lettura [...] identità. E si ritorna alla [...]. Molti la temono, vedono i [...] di una «omologa-zione planetaria». Altri riescono a leggere [...] luoghi» enor-mi potenzialità. Anche molto radi-cali. Massimo [...] e France-sca Mucci (in [...] appena due anni fa e che è [...] cult) scrivono che la scelta del-le culture [...] quella di diventare «dei naufraghi». /// [...] /// Diventare dei naufraghi non [...] della parola, però, sbattuti [...] e là. Ma naufraghi che dentro [...] della comuni-cazione, possono utilizzare tutte le derive, [...] per attraver-sare ogni confine «stabilizzato», ogni confine [...]. Perdersi, insomma, in quella [...]. Una [...] in più. La trada che non [...] nomadi del deserto non [...] a leggere nel territorio i segni della [...]. [...] in poi saranno infor-mati via [...] in tempo reale della presenza [...] nelle oasi che devono raggiungere. [...] piccola rivoluzione che rende [...] sempre più vici-no e più controllabile. Lo scono-sciuto, [...] come condizio-ne fondante delle [...] si marginalizza. Ma cosa abbiamo perso [...] possibili-tà di perdersi, almeno nel territorio, è [...] Ora che i te-lefonini ci permettono di [...] contatto con [...] da noi? Ne abbiamo [...] Fran-co La [...] antropologo, autore tempo fa [...] Laterza [...] uno stimo-lante testo dal titolo [...] senza [...]. Allora, cosa abbiamo perso [...] perderci, con [...] di massa dei telefonini? Più [...] smarrirsi i telefonini so-no legati alla raggiungibilità, [...] ogni momento che è la vera ossessione [...]. Certamente se perdersi è [...] allora il cellulare ce lo impedisce. Ma [...] più signi-ficativo è che [...] fan-no perdere il contatto con lo spa-zio. I luoghi diventano indifferenti, [...] ovunque tanto si è sempre raggiungibili. Il che non è [...]. Lei parla di un perdersi [...] valo-re, come qualità. Che senso ha lo [...] luogo? Significa che tra noi e lo [...] solo un rapporto di dominio, di controllo [...] soggetto, ma anche la possibilità che sia [...] dominare noi. Sono momenti della vita [...] ad apprendere dallo spazio che ci cir-conda, [...] stupo-re, a fenomeni di sgomento, a [...] che si condensa in [...]. Questo è pos-sibile se [...] non [...] solo un rapporto funzionale [...] moderne, ma se [...] anche il tempo di [...]. [...] un perdersi come condizione di [...] ha scritto, una dimen-sione [...] della quale ognu-no impara a [...] il suo sentie-ro. Per molte popolazioni cresce-re [...] liberati dalle conseguenze drammatiche del perdersi. Questa esperienza è ancora possibile [...] me-tropolitano? Direi di no. Non solo perché non [...] perdere, perché ci perdiamo anche nelle nostre [...] perché non siamo più ca-paci di dare [...] significa-to alla possibilità di perderci. Cam-biare luoghi, confrontarsi con [...] costretti a ricreare in continuazione i punti [...] rigenerante a livello psichi-co, ma oggi nessuno [...]. Nelle culture pri-mitive, invece, [...] si perde non diventa grande. E questo per-corso viene [...] nella foresta, i luoghi sono una specie [...] la quale si ac-quisiscono altri stati di [...]. Oggi, un [...] per colpa degli archi-tetti, un [...] per una logica che con-sidera importante solo ciò che [...] astratto, non ci viene più consentito di cambiare la [...] vita attraverso i luoghi. Eppure questa è [...] in cui si viaggia [...] altra. Strani viaggi i nostri [...] in luoghi sostanzialmente simili, con i Mc Donald [...] ogni an-golo del mondo. Il vero viaggio non ha [...] così come il pellegrinag-gio aveva la [...] palingenesi [...] stesso del camminare, [...] che [...] comportava. Il romanzo nacque da [...]. Noi abbiamo cancellato i [...] ciò è scandaloso perché essi ci fanno [...] nostro umore. [...] dei luoghi non per-mette [...] ha af-fermato, impedisce di affezionarsi profondamente. Cosa significa tutto ciò? Che [...] al nostro ambiente, alienati? La gente si [...]. Non che non viva [...] i luo-ghi in quanto non possiamo non [...] ma lo vive in un modo represso, [...]. Tutto questo è la [...] so-cietà più impaurita? Noi viviamo in una [...] materialistica, anche se ci dichiariamo materialisti a [...]. In realtà abbiamo un [...] immagini più che con le cose. Con le [...] piuttosto che con gli [...]. Cosa [...] di più impalpabile delle [...] La [...] ci si mette di fronte come una [...] i luoghi ci diventano estranei, abbia-mo paura [...] conti. La gente si chiude [...] nelle vil-lette e non percorre più la [...]. [...] è il simbolo della paura [...] luoghi. La gente si sigilla [...] rischiare di andare in giro a farsi [...] che non controlla. Quando è cominciata questa pau-ra [...] luoghi? [...] sempre stata, solo che veniva [...] e ritualizzata nelle cul-ture primitive. La paura in queste [...] della vita e quindi va affrontata e [...]. La nostra è, al contrario, [...] di rimozione delle paure. Noi non crediamo al [...] tutto sia ra-zionalizzabile e che una simile [...] essere attra-versata. La morte, lo stesso [...] processo di rimozio-ne, ma Freud non è [...] sappiamo bene che la rimozione non è [...] proble-ma, ma solo il suo spostamento su [...]. Le città moderne sono [...] rimozione delle paure, se-condo lei? In un [...]. A partire [...] quei luoghi [...] anarchici che erano posti come Parigi, Palermo, Napoli, sono stati razionalizzate. Ingegneri, architetti, igienisti, hanno [...] reti idriche, elettriche, linee di traffico, ecc. È stata la paura del [...] a determi-nare la vittoria [...] geome-trico su qualcosa che aveva [...] geometria umana, non astratta come [...] che si potesse dise-gnare su una mappa. La città come luogo [...] strada come scuola di vita. Non [...] una punta di nostal-gia [...] Mah, io sono nato a Palermo, sono [...] Cinquanta scorrazzando per la città con le [...]. Resto convinto che il [...] sia uno dei momenti più formativi nella [...]. La possibilità di svilup-pare facoltà [...] è la parte più importante [...] rappor-to con [...] con lo sconosciu-to. La mancanza di esperienza [...] a delle [...] conseguenze sul piano cogniti-vo. La città è una [...] è la prima esperienza che si of-fre [...] per misurarsi con qualcosa di complesso. E tutto questo nessuna scuola [...] lo potrà mai insegnare. Anzi, [...] scolastica è oggi terribilmente po-vera. Bisognerebbe buttare i ragaz-zini [...] strada. Solo che questo fa [...] che le città sono invivibili. I bambini, in città, [...] gli alberi. Possono stare solo nei [...] recintati. Sembra un vantaggio dei [...] fatto che i bambini non stanno più [...] invece è un prezzo spaventoso. Lei ce [...] a morte con gli architet-ti. Ma come vorrebbe la [...] Terzo Millennio? Gli architetti hanno trasformato [...] decisiva dello spazio in [...]. La città del Terzo Millennio [...] più dolce, più malleabile dagli abitanti. Un posto che esibisca [...] storia, di cultura. Ma siamo già a [...]. [...] degli im-migrati sta modificando i [...] delle metropoli europee. Gli immigrati non hanno [...] pie-di, fanno rivivere i quartieri, li ren-dono [...] abitano la strada, non si sigillano in [...]. Molti centri storici sono [...] grazie a loro. Spero che scon-figgano la [...] dei nostri meraviglio-si centri oggi [...] da stra-de pullulanti di [...] di Benetton. Cosa pensa [...] del computer per orientare [...] Fossi in loro non mi fiderei, perché il [...] tecnologia è molto alto e poi credo [...] questo il problema. Il problema è che [...] dalla faccia della terra. Ha appena finito di [...] per Laterza sul malinteso cul-turale. [...] una relazione tra il [...] malinteso? Come ci si perde nei luoghi, [...] può perdere nelle relazioni uma-ne. Uno crede di essere [...] e invece sta in uno diverso. Co-sì con le persone, [...] in un modo e ti trovi di [...] che non è riducibile a te stes-so. Il malinteso fa [...] fuori [...] ti costringe a misurarti con [...] sconosciuto. Somiglia molto allo smarrirsi [...]. È un mondo in [...] si «perde» più. Perché si è sempre [...] telefonino, perché è mutato il rap-porto tra [...] spazio. È un progresso o una [...] Franco La [...] spiega perché considera [...] del perdersi un valore, [...] per cre-scere che la nostra [...] non permette più. Inizia così, con [...] un breve viaggio nelle dimensioni [...] seguiranno [...] del buio e quella del [...]. /// [...] /// Inizia così, con [...] un breve viaggio nelle dimensioni [...] seguiranno [...] del buio e quella del [...]. (0)
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