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Sembra un modello per [...] e [...]. Ho seguito il consiglio [...] trovato bene. Ed è vero che [...] quale potrebbe, per delirio di ipotesi, essersi [...] Flaubert. Con i duemila e [...] li dividono, con tutta la sto-ria, pubblica [...] li so-stanzia. Nella [...] stringata ma chiarissi-ma introduzione [...] questo librino, Giuseppe [...] ci spiega subito che [...] su Menandro possono essere controverse nei dettagli [...] loro complesso e nelle li-nee principali. Sappiamo che Me-nandro fu [...] greco dopo Aristofane. Un innovatore, «moderno» [...] moderno [...]. Visse, dunque, a cavallo [...] e il 200 [...] Cristo ad Atene [...] anni, nel 292, dopo [...] numero di lavori teatrali che varia tra [...] i 105. Di questa immensa produzione [...] tre testi [...] ci è rimasto molto [...] il [...] per intero, e altre [...] frammenti. [...] accaduto tra Aristofane e Menandro [...] Grecia? [...] stato Alessandro Magno, il [...] suo maestro Aristotele), il quale aveva sostituito [...] polis, con la loro vivace auto-nomia e [...] con tutte le osmosi possibili conseguenti. Finisce, insomma, una cultura, [...] verti-ce dalla tragedia di Eschilo e Sofo-cle, [...] di Ari-stofane, dalla filosofia di Platone. Ora però i filosofi [...] Epicuro [...] la prospettiva [...] è ribaltata e con [...] stesso della rappresentazione. Cosa sono queste Sentenze? Si [...] aforismi, una formula millenaria che ha sempre [...] qualche fortuna (basti pen-sare ai due tomi [...] pagine predisposti nei «Meridiani» della Mondadori, e [...] area italiana, che forse è stata la [...] non la meno congeniale [...] dei nostri scrittori classici). [...] è un modo di [...] in pillole si potrebbe dire, metten-do assieme [...] eviden-za (cioè di genericità) con un mas-simo [...] o ful-minante, spesso [...] a un pizzico [...] di sicura efficacia. La letteratura gnomica ha [...] accorgimento sti-listico, che va a [...] o coa-gularsi nella [...] del pro-verbio, quando la [...] e conservatri-ce (la Natura ha la [...] forza nella [...] appa-rente eternità, immu-tabile, in [...] Storia, in progres-so, sono cose ovvie). Ritorniamo allo speci-fico di Menandro. Qual era, dunque, la [...] originalità? In-nanzitutto di ambien-tazione. Le sue commedie sono, come [...] familiari. Se non fosse una [...] termini, le si potrebbero definire «borghesi», tanto [...] intrigo lì inventato ha resistito at-traverso i [...] oggi. So-no storie di caratteri [...] o di «bassi» accidenti domestici (amori contrastati). Un bel serbatoio, quindi, per [...] la sentenziosità, [...] oltre che sui costumi del [...] quotidiano. Non è detto, però, [...] Senten-ze appartengano tutte a Menan-dro, anzi è verosimile [...] ci spiega il [...] nella [...] introduzione. Al nucleo origi-nario si [...] sovrapposti [...] interventi, fino [...]. Quelle origi-nali, poi, proverrebbero [...] di commedie andate di-sperse. Il risultato è uno [...] campionario di quelle [...] alla [...] e [...] di cui si è [...] quei luoghi comuni che pa-re formino la [...] si muovono paradossalmente tra Epicuro e Massimo Catalano. Non sono un grecista di [...] eppure credo di distinguere con una qualche approssimazione ciò [...] è da attribuirsi a Menandro da ciò che vi [...] è sedimentato so-pra. Perché si possono percepire come [...] di commedia estrapolate, specie quelle che esibi-scono una misoginia [...] prevede una collocazione, dimostrativa, [...] di un intrigo teatrale. Ec-co, «Meglio per [...] se non prende moglie», «Si [...] vivere in ristrettezze chi prende moglie», «Non [...] don-na la tua vita», «La donna non [...] non quanto deside-ra», «La donna, meglio [...] che [...] in moglie», «Grandi e [...] in malora a causa delle donne», battute [...] sottofondo del dia-logo, di una pedagogia da [...]. Sembra di [...] anche, i caratteristi che le [...]. Ma [...] accanto, anche [...] e a volte desolata, [...] conoscenza del reale: «Dolce la vita, per [...] cosa sia! A noi scernere quanto [...] Menandro o quanto è posteriore. Ma è certo che [...] funzionano benissimo oggi. E per me, privatamente, [...] qualcosa? [...] sì, un paio di [...] servire come propedeutica al mestiere, al-la pratica [...] a [...] e a qual è [...] vivere. La prima, in apertura; «Chi [...] pensi entro i limiti [...] asse-gnati», una delle ultimissime: «Dolce [...] per quelli che igno-rano cosa sia! Ma è possibile sal-varsi? «Allontana [...] dalla vita, sempre». Folco Portinari Il greco [...] e [...] che sorpresa anche Menandro [...] Quasi come Catalano Costretto quasi sempre a [...] nei vicoli, troppo spesso [...] secolo che qualcuno ha de-finito breve, il Novecento [...] i classici, soprattut-to i latini, come una [...] della coscienza, un mio [...] giardino delle esperidi. Sicché, sollecitato ad un [...] giuoco della torre, non riuscirei a privarmi [...] frammento di [...]. Mentre sarebbero molti i [...] cui potrei fare volentieri a meno, compresi [...] autore fin trop-po celebrato: che so, magari [...] Pizzuto, e tanta, troppa, letteratura recente. E mi sarebbe anche difficile [...] tra i miei classici, qualcuno tale da [...] il fulminante epite-to che pare [...] si fosse inventato per Marinetti: [...] cre-tino con qualche lampo [...]. Ho parlato non a [...] latini: ed è [...] infat-ti, [...] di testi che vorrei [...] su cui pochi diritti la Grecia capta [...] i vincitori, potrebbe accampare. Mi riferi-sco a quel [...] che, dopo Lucilio, abbiamo comin-ciato a riconoscere [...] un significato che è ri-masto tale. Ecco: io credo che [...] lette-raria e civile della Roma repub-blicana ed [...] po-trebbe fare a meno dei testi di Lucilio [...] soprattutto di Persio e Giovenale, a cui [...] crudeltà, qualche epigramma di Marziale. Inutile aggiungere che tutta [...] migliore letteratura latina si nutra di questi [...] basterebbe leggere, per [...] conto, i lividi versi [...] Catullo ha dedi-cato a Giulio Cesare. I grandi sa-tirici latini [...] altro che tradurre in versi, dentro un [...] quel moralismo di natura e quo-tidiano che [...] Roma arriva dritto, attraverso mille metamorfosi, [...] di sem-pre. Quando leggo Giovenale, magari [...] satira sulle donne, mi pare di capire [...] e di più profondo, [...] mammismo italico: leggere i [...] con attenzione, significa, credo, avere quasi la [...] nostro codice genetico e intendere meglio quello [...] per non [...] mai più. Mi si potrebbe obiettare [...] moralismo dei sati-rici rivela come un fondo [...] di becero e angu-sto, le tracce di [...] che, per infinite [...] è arrivata sino, e [...] Novecento, alle pagine di un Papini o [...] Soffici. Ma i la-tini, dentro [...] hanno saputo trovare un grande correttivo: prendete [...] «Satire» di Orazio, la testimonianza viva di [...] in prosa che, da [...] vaccinarci per sempre contro la nostra conge-nita [...]. Potrei a questo punto abbandonare [...] sa-tirici per [...] al grande Se-neca, alle [...] intensa immagina-zione morale, non fosse [...] il povero filosofo, complice Pe-trarca, è da [...] responsabi-le di quella disposizione alle [...] alle autobiografie, se non alle [...] che tanto hanno funestato la [...] letteratura: una cosa, si capisce, sono le confessioni di [...] quelle [...] non ho capito mai perché, [...] Renato Serra. Voglio concludere queste [...] considerazioni con una nota su [...] che a me pare uno degli autori supremi non [...] della la-tinità, ma [...] civiltà occi-dentale: intendo Tito Lucrezio Caro, quello che, dentro la lette-ratura latina, è come una [...] di quercia senza radici, proprio ciò che Leopardi ha [...] nella storia della letteratura italiana. E dico Leopardi per nul-la [...] caso: quella di Lucrezio, in-fatti, è una [...] esem-plificazione di pensiero poetan-te. Un pensiero che, misteriosa-mente, [...]. Hyde cui si devono [...] romane conservate intatte, un catalogo di [...] di molto lo stupore [...] Tarantino e ai suoi disinvolti nipoti-ni «cannibali». [...] cui [...] fiction non sarebbe andato [...] fatto incidere sui travi del suo studio [...] Seneca, inviti a una parca saggezza distilla-ta [...] ogni passione e ogni desiderio, non influenzata [...] speranze, pronta ad accet-tare il Fato senza [...]. Passati di moda i [...] questo Seneca filosofo «in pillole» domina como-de [...] in cui massime ineccepibili continuano a insegnare [...] tempi ostili e tiranni crudeli. Mentre il saggio si [...] libertà tutta interiore, mai scalfita da meri [...] tiranni in questione si divertono molto in [...] che dav-vero hanno fatto scuola, da Marlo-we [...] oltre. Nelle tragedie di questo [...] si muore con la com-posta dignità degli [...] da torri altissime o sbranati da bestie [...] spie-do o ridotti in cenere da vesti [...] si smembrano e svaniscono, quasi non lasciano [...] strappati dai petti ancora vivi tremano, e [...] e il cuore ancora im-paurito sobbalza; ma [...] fibre e vi scruta il destino e [...] ancor calde delle vi-scere». [...] non pago del duplice [...] in un exploit culinario per [...] «dopo che le vittime [...] ormai sicuro si dedica al banchetto del [...]. Lui stesso taglia il [...] pezzi, amputa fino al tronco le larghe [...] legami delle brac-cia, denuda crudele le articolazioni [...] ossa: conserva soltanto i volti e le [...] pegno. Queste vi-scere sono attaccate [...] sgocciolano poste su lenti camini: [...] un liquido bollente agi-ta [...] bianco dal calore». Non si tratta solo [...] primogenitura stilistica di scene come questa, di [...] espressivo, la violenza iper-bolica. Il fascino espressionista e [...] questi versi scaturisce dal fatto che questa [...] «insensata» (un termine che piace usare per [...] che ogni vio-lenza ha un suo senso), [...] una visione del mondo rigorosa e coerente. [...] di questo [...] antico e una reazione, [...] pos-sibile, di fronte a una [...] che non si lascia più legge-re e dotare di [...] compiuto. Proprio co-me nello straordinario [...] Fedra: Te-seo neppure riesce a ri-comporre il corpo [...] si ar-rende [...] «È questo Ippoli-to?». A lungo si è [...] Seneca di non [...] creare una trama compatta, [...] scena a scena con bruschi sbalzi di [...] a perico-lose smagliature nella sequenza lo-gica. Ma invece è proprio [...] canoni «classi-ci» che le tragedie possono riflette-re [...] ed entro-pico, senza certezze umane e senza [...]. I temi che Seneca [...] che il teatro attico [...] in un irripetibile canone di capolavori: Agamennone [...] Cassandra, Ercole impazzito, le donne di Troia scon-fitte e [...] dei signori di Micene. Tutto rigorosamente [...] quindi: sulla scena della Roma [...] ritornano Edipo e Me-dea, [...] ed [...]. Intensamente consapevoli della loro [...]. Già se ne ac-corgeva [...] quando an-cora non si [...] «La Medea di Seneca sembra [...] letto la Medea di Euripide». /// [...] /// Proprio in questa angoscia-ta [...] dopo», sul ritornare appena possibile al luogo [...] nei panni di fantasmi che ispirano nuove [...] queste tragedie acquistano un forte spessore auto-riflessivo [...] inquietanti e postmoderne, ormai presenze fis-se nei [...] Europa. Allo spettatore non viene [...] consolatoria opzione della catarsi, né [...] tranquillità di un re-cupero [...] replica «in costume». In questo mondo del [...] guerre civili, dopo Caligola e sotto Nerone, [...] Virgilio, [...] Ovidio [...] è perduta per sempre: [...] ma insieme la nostra di spettatori inesorabilmen-te [...] con cui la tragedia «si fa» sulla [...]. Proprio [...] delle Fenicie, ora ben [...] da Gianna Petrone, Edipo si muove lentamente [...] Antigone [...] il disastro che ha sconvolto per sem-pre [...] ma anche così, vecchio e cieco ed [...] al desiderio di «tornare indie-tro», di andare [...] in cerca dei pendii del [...] dove fu raccolto in [...] appena con la nostalgia dei luoghi [...] desiderio di regres-sione incestuosa. Per questo Edipo è [...] tragedie di Seneca, perché in-carna un movimento [...] alle sue conseguenze estreme minaccia senza rimedio [...] Natura [...] la Storia. Alessandro [...] Le Fenicie di Lucio Anneo Seneca [...] cura di Gianna Petrone [...]. /// [...] /// Alessandro [...] Le Fenicie di Lucio Anneo Seneca [...] cura di Gianna Petrone [...]. (0)
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