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La voce fuori campo [...] capire che sta succedendo. [...] il fa-moso scrittore Alexan-dros morirà [...] tumore. Ma alla vigilia del [...] sente il bisogno di [...] con se stesso. Parte così [...] e un giorno, [...] film di Theo [...] che ha chiuso il concorso [...]. In [...] dolente e piovosa (siamo [...] Salonicco), [...] scrittore malandato fa i bagagli, saluta la [...] già venduto la villa al mare e [...] custodendo in tasca una let-tera della moglie [...]. Sullo schermo si materializza [...] di [...] prima, con la fulgida Anna [...] gli ospiti per un pranzo sulla spiag-gia. Ma oggi che cosa [...] momento felice che [...] allora non seppe cogliere? Come [...] nel cinema di [...] il viaggio diventa un [...] il principio di realtà si sbriciola in [...] mentale: fantasmi del passato e orrori attuali [...] secondo un procedimento narrativo che sollecita un [...] parte dello spetta-tore. È [...] con un piccolo lavavetri albanese [...] a un losco traffico di minori a cambiare [...] giornata dello scrittore. Alla guida della [...] au-to, Alexandros si inerpica [...] al confine con [...] per restituire il bambino [...]. Ma lassù li accoglie una [...] che sembra [...] di un lager: lugubri corpi [...] ai reticolati [...] di evadere, un truce vessillo [...] nella neb-bia, un ufficiale senza faccia [...] marziale. Non resta che tornare [...] e le morbide im-magini del passato an-cora [...] so-vrappongono alla om-bre del presente: su un [...] incon-trano un giovane che si addormenta impu-gnando [...] un trio musicale con tan-to di leggii, [...] si lascia; e intanto per strada passano [...] bicicletta, mentre un poeta ottocentesco in cilindro [...] (Fosco-lo? [...] famoso per [...] «comprato» le parole a [...] ricorda quanto sia faticosa [...] di una lingua. Imbarcato il piccolo albane-se [...] in partenza verso chissà dove, il poeta [...] madre morta in ospedale e decide di [...] consumare fuori gli ultimi momenti di vita, [...] Anna in un simbolico ballo sulla spiaggia. Quanto du-ra il tempo? Appunto [...] e un giorno. Ancor più che nel [...] Lo [...] procede a colpi di [...] tutte illuminanti [...] di [...] e un giorno: ma [...] sfascio politico dei Balcani a ispessire la [...] vicenda assume coloriture esistenziali, addirittura au-tobiografiche. Purtroppo un sospetto di [...] film, a tratti toccante e stilisticamente note-vole, [...] degli attori: Bruno Ganz, infelicemente doppiato, tende [...] Fabrizio Bentivoglio, nei panni del poeta ro-mantico, [...] può per sfuggire al ridicolo. Michele Anselmi IN CONCORSO Il [...] Theo alla ricerca del tempo perduto [...]. Dedicato a Marcello Mastroianni. Era come se mettesse [...] propria morte. Scava-to, stanco, sempre emozionante. Poi ci siamo incontrati. /// [...] /// La poesia non lo è [...] mi rassicurò, prima di uscire sotto [...] in tutti i miei film [...] salutarmi da [...]. Theo [...] ricorda [...] italiano scomparso, frenando a stento [...] commozione. Insieme fece-ro Il volo, [...] Mastroianni [...] di-vertiva a parlare il greco nei panni [...] apicoltore, e insieme avrebbero dovuto fare [...] e un giorno, passato [...] con-corso a [...]. La malattia deva-stante impedì [...] di buttarsi nel progetto e al suo [...] lo svizzero Bru-no Ganz, di cui il [...] gran be-ne: ma resta la curio-sità di [...] Mastroianni avrebbe interpretato, pescan-do nella propria soffe-renza con [...] il personaggio dello scrittore greco Alexandros a [...] morte. Tre anni dopo Lo [...] gli valse il Gran pre-mio speciale della [...] è tornato a [...] con un film dolente [...] autobiografici. Non è stato facile [...] e un giorno, e [...] lo nasconde. Problemi tecnici, legati al-la [...] solo. [...] motivi di identità. Bruno è un otti-mo [...] non mi riconoscevo in lui. Chissà, forse avrei dovuto recitare [...] o aspetta-re più tempo, in modo da trasfor-mare [...] in una sorta di sublimazione». Fioccano le domande e [...] solo a tratti indispettito, [...]. A chi gli chiede [...] Ganz in greco e se è stato [...] «Il perso-naggio doveva parlare greco. Ma ci sono stato [...]. Perché Bruno compie un lavoro [...] sulla parola, perfino [...] vocale. Ho fatto decine di [...] ho preso un vecchio atto-re che non [...]. È stato bravissimo nel [...] del personaggio: al termine di ogni turno [...] se ci fosse stato lui sul set». La cosa, ma-gari, non [...] preferito di Wenders che [...] insieme al produttore ita-liano Amedeo Pagani e [...] Tonino Guerra. Ma su-bito dopo arrivano da [...] parole gentili: «È vero, [...] voluto un [...] per capirci, poi però è [...] tutto liscio. Del re-sto, dopo tanti [...] credere che tra un regista e un [...] necessario spiegarsi troppo. Conta la corrente emotiva, [...]. Erano anni che volevo [...] Bruno, ap-partiene alla mia libido, come Jeanne Moreau. Non [...] logica, è stato un incontro [...]. Sorride Tonino Guerra. Nel suo francese ammorbidito da [...] cal-da «s» romagnola, il poeta rende omaggio [...] e ne loda il suo [...] «très [...]. Theo vie-ne spesso a [...] Pennabilli, dove abito: parliamo molto, man-giamo, osserviamo la [...] caffè. Più io che lui, perché Theo è capace di impie-gare [...] per finire una tazzina. Può darsi che gli [...] idea in passato, può darsi che continui [...] di me. Per questo (sorride, [...] sono stan-co di [...] grazie». Ricambia [...] paragonando Guerra al suo [...] sta ad ascoltare pazientemente, anche quando non [...] dire». Non [...] invece, il piccolo [...] che nel film fa [...] raccolto e salvato da Alexandros. A lui il regista [...] ricordando che il suo personaggio «è la [...] «Mi piaceva [...] di mette-re insieme un [...] viven-do gli ultimi giorni della [...] vita e un ragazzino [...] vive-re». È [...] offesa, sfruttata, violentata quella [...] e un giorno rappresenta, [...] come la chiama il regi-sta, in linea [...] grandi te-mi di questo festival. Il viaggio di [...] senza [...] Mastroianni POESIA «Mi piaceva [...] insieme un uomo che sta vivendo gli [...] vita e un ragazzino» «La [...] «West [...] concludono le sezioni collaterali La Cenerentola [...] Baltico Due registi esordienti affrontano con il [...] dei confini che cambiano. /// [...] /// Da quando la mappa [...] in modo così ra-dicale, le frontiere sono [...] il nostro immaginario. Quan-do sorgono dal nulla [...] scompaiono quasi quasi ci mancano. Il cinema, al suo [...] itinerante: cosa [...] di più bello di [...] scorre sullo scher-mo, si tratti della [...] di Ford o della [...] Aurelia [...] Sorpas-so? La frontiera fa parte del suo Dna [...] fine di millennio [...] costretto a [...]. Theo [...] ha spesso forzato i [...] piccolo pae-se, la Grecia, percorrendo quel [...] intrico che sono le [...] Balcani. Lo fa an-che in [...] e un giorno, di cui [...] parla [...] sopra. Casualmente, nel finale di [...] film affrontano lo stesso tema. E a dif-ferenza di [...] lo fan-no con il [...] del dramma. Laila [...] 36 anni, ha stu-diato [...] Mosca e ora gira film nella [...] repubblica natale, la Lettonia. Qualche anno fa aveva [...] due cortometrag-gi uno dei [...] Il [...] parla-va proprio di un fiume che un [...] den-tro [...] e il giorno dopo, [...] Lettonia indipendente, diventava un confine. Il suo primo lungome-traggio La [...] (passato a «Un [...] mescola la memo-ria [...] con il mito di Cene-rentola, [...] un apologo surreale alla [...] Keaton. Siamo alla fine de-gli [...] una spiaggia dove passa la frontiera sovietica: [...] chiarisce la natura «fanta-stica» del film, perché [...] Lettonia non ha mai confinato con nulla [...] terra dei Soviet. Comunque, una bella mat-tina i [...] Rossa trovano sulla sabbia [...] scarpa da donna e decidono [...] stata [...] straniera! La storia è tutta [...] ma conta il tono ironico [...] lieve, [...] in un piccolo «amarcord» dal [...] la Lettonia sovietica degli anni [...] emerge co-me un territorio [...] con i suoi drammi e [...] sue buffonerie. Per la cronaca: [...] è il paesino natale [...] Laila [...] una delle strade si chiama via [...] forse un omag-gio al [...] litua-no [...]. Ziad [...] libanese di 35 an-ni, [...] Beirut [...] in pie-na guerra civile, [...] in California. È curioso ap-prendere, dal [...] è stato cameraman di tutti i film [...] Tarantino. Come minimo, ha im-parato [...] girare teso, vi-vace, e un bel ritmo [...] dialoghi. West [...] suo film [...] visto alla [...] narra il momento -nel [...] la capitale del Libano viene spezzata in [...] civile, creando un confine che fino al [...] esisteva. Tarek e Omar, i [...] vivono a Ovest, nella parte musul-mana, e [...] alla guerra è di gioia: la loro [...] zona Est e [...] in poi saran-no liberi [...]. Scopri-ranno ben presto anche [...] guerra, soprattutto quando faranno amicizia con una [...]. Ma ciò che rimane [...] West [...] è [...] dei personaggi: [...] rac-conta Beirut come se [...] Napoli, [...] tutta [...] il film che mag-giormente [...] avvicinare è Teatro di guerra di Mario Martone: [...] cultura del vicolo, lo stes-so gusto della [...] in-sopprimibile vitalità. /// [...] /// Ma ciò che rimane [...] West [...] è [...] dei personaggi: [...] rac-conta Beirut come se [...] Napoli, [...] tutta [...] il film che mag-giormente [...] avvicinare è Teatro di guerra di Mario Martone: [...] cultura del vicolo, lo stes-so gusto della [...] in-sopprimibile vitalità. (0)
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