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No, il millennio agli [...] nostro, contemplato dal punto di vista milanese. Che non è mai [...] di vista qualun-que, da sempre. Troppo spesso i mi-lanesi [...] (la città in mezzo [...] capitale [...] roma-no dopo la riforma [...] Diocleziano, nel III secolo. È da [...] e non da altrove [...] Co-stantino [...] nel 313, il famoso editto che legalizzava [...]. Per dire che la [...] burocratica o morale, è antica di quasi [...] come la storia ci conferma questa vocazione [...] teresiano, asburgi-co, e alla Cisalpina. [...] del punto di vista [...] interessa il particolare del-la cultura. È necessario un breve passo [...] per [...] istituire i confronti. Milano, dopo il 1870, [...] originale differenza avviando quel [...] chiamiamo «industria culturale», do-ve [...] si poneva a sostegno [...]. Fenomeno che si tra-duceva, [...] della stampa e [...] con gran-de vivacità di [...] di pro-duttività ad alto livello (Treves) e [...] (Sonzo-gno). E col supporto di [...] il Secolo e il Corrie-re della sera, [...] italiana o la Domenica [...] Corriere. E poi le prime [...] popolari nel prezzo ma di contenuti elevati, [...] per area ideologica, socialista: [...] delle «Universali» (della [...] degli Oscar, per intenderci), [...] Lodi [...] Sesto San Giovanni coinvolte attivamente [...]. Infine le riviste culturali, [...] di sequestro. Incominciò così [...] di una Milano come naturale [...] di attrazione di intelligenze, che [...] trovarono clima intellet-tuale e spazio [...] lavoro come in [...] parte. Non fa meravi-glia che [...] Capuana e Verga, per esempio, o che a [...] Corriere fosse un napoleta-no, [...] per citare alcu-ni casi [...]. E i maggiori scrittori [...] loro libri [...] Treves, ebreo triestino. Questa funzione non si [...] fenomeno storicamente oc-casionale, anzi si consolidò e [...] quella diventò sempre più la [...] specificità, come si è [...]. Nasce lì, forse, [...] della «capitale morale» contrapposta [...] romana. Fino a quando? Direi [...] Monda-dori, Bompiani, [...] Garzanti che nel [...] preleva Treves, Vittori-ni, Longanesi, Quasimodo, Gatto, Montale, Zavattini, Giovanni Mo-sca, per citare alla rinfusa [...] che occuparono, in un certo senso, Milano [...]. E ancora Paci, [...] e Il Verri. Non è stata solo [...] ma è il succo stesso del di-scorso [...] come un mi-sura comparativa, un termine di [...] di por-si la domanda: cosa rimane oggi [...] di quella tradizio-ne? È ancora capitale? Seduce [...] Ammetto, [...] onestà, che così posto il problema può [...] squilibrato. Si tratta infat-ti, di [...] troviamo di fronte a un degrado complessivo, [...] o a uno parti-colare, milanese. Se si tratta di [...] o non piuttosto strutturale, che trova in Milano [...] verifica, ne è il termometro. Ora i combattenti e [...] una riserva indiana, i più giova-ni hanno [...] maggior parte supera i sessanta, i settanta, [...] Bo e Vi-gorelli. Il senso di preoccupazione, [...] non di angoscia, per chi la prova, [...] del di-stacco dalla vita [...] così come da quella che chia-mammo «industria [...]. Mi spiego con poche domande [...] possono, come dire, rendere [...] magari crudele di una situa-zione. Chi occupa oggi la [...] di Vittorini? Chi occupa oggi la sedia [...] Alberto Mondadori? Chi occupa la sedia che [...] Sereni? O di Ferrata? o di Porzio? Chi [...] sedia che fu di Zavattini? Chi occupa [...] fu di Banfi prima e dei suoi [...] Chi occupa oggi la sedia che fu di Sinisgalli, [...] Pirelli? Chi occupa le sedie che furono di Baldacci, [...] Missiroli, di Monta-nelli? Chi occupa la sedia che [...] Tofanelli? Chi occupa la sedia che fu di Greppi? Fu [...] città del Convegno di Fer-rieri, di Corrente [...] letteraria di Vigorelli: qualcosa [...] Cosa è rimasto della sede Rai di Ballo, [...] Romanò? [...] la [...] orchestra? Dove sono finiti [...] o i caffè letterari? Chi e cosa [...] del «sa-lotto» di [...] Scotti? O della [...] Come avrebbe detto Shakespea-re, [...] persone, senza dubbio, quasi tutte, ma è [...] carisma e quel fervore, per quanti sforzi [...]. [...] culturale, pe-rò, si è trasformata [...] pura e semplice, per cui [...] gestori passano da un fabbrica di carta (igienica) [...] senza più passione. Dove [...] lo «squalo» Arnoldo [...] Berlusconi, do-ve [...] Rizzoli e Bompiani [...] un fabbricante [...] la Garzanti è passata alla [...] Utet (per [...] fortuna a uno degli ultimi [...] editori puri). Non mi-glior sorte tocca ai [...] editori [...] Ballo?). Le regole ormai sono [...] per il pro-fitto, legittime, non dico, ma [...] si esauriscono. Inven-tiva, coraggio, strategia culturale dove [...] finite? Le virtù che [...] il [...] Riz-zoli e il piccolo tipografo Monda-dori. Oggi mi sembra di [...]. Come ogni altro «post», [...] un «in» e una «ante». Passare da Persico, Pagano, Rogers, Belgioioso, [...] Domus di [...] Ponti a [...] è di per sé [...] compiuto da un costume intellet-tuale. Tutto ciò, [...] della fine, è storicamente riconducibile [...] dello strapotere [...] sulla cit-tà, così ricco di [...] e ballerine», appunto. Volponi e Fortini, nomi [...] sostituiti dalla signora Mandelli o dal signor [...] (nomi a caso), [...] persone per altro, mentre [...] della Rai, a rappresentare [...] oggi vanno le signore [...] e Mursia junior. Per me-glio capire il fenomeno [...] stato sufficiente andare a una delle «loro» manifestazioni e [...] dei presenti. /// [...] /// Idem dopo il cam-bio [...]. /// [...] /// Però le macerie sono [...]. Tra le macerie resistono [...] quali affidare la speranza, benché bombardati. La Scala, il Piccolo Teatro [...] far fuori [...] la Casa della cultu-ra. Sembra di rivedere certe [...] Germania anno zero. Tra le macerie, comunque, bi-sogna [...] di formulare la dia-gnosi. E allora prenderei in [...] fine di un polo culturale antagonistico e [...] non [...] perché costringeva a stare [...]. Mi rife-risco alla Sesto San Giovanni [...] alla Falk, alla Breda, [...]. Quel territorio è stato [...] politici, che si so-no proposti come [...] di chi sa di avere le spalle [...] proso-popea degli ignoranti. Altro sintomo, il più [...] risultato lo scadi-mento complessivo del livello mo-rale, [...] rapporto di [...]. È avvertibile la sen-sazione [...] mutamen-to che ha intaccato proprio la qua-lità [...] fatta di generosità e [...] suo mito [...] etnia, direbbe Bossi), mutata [...]. Questa è la dolorosa [...]. Passivi gli intellettuali in [...] No, ma ognuno sembra correre per sé. Non è che manchi-no [...] cultura». Ci sono ma sono [...] di non intervento. Buoni, al più, da [...] pre-ziosi. Il mio non è il [...] di un [...]. Non [...] no-stalgia, mi sono preoccupato di [...] nomi, paragoni, di mettere carte in tavola. Quel che dico è: [...] e vediamo. Si può partire dal [...] dal suo prede-cessore). Ricordavo Greppi e ora [...] sindaco del secolo. In coerenza con le [...] partito, avrebbe espulso Paci dalla scuola, Vittorini [...] Marotta [...] giornalismo, assieme a Mosca e a Missiroli. Stiano in cam-pana Afeltra, Montanelli, Biagi. No, non sono pessimista [...] nonostante la somiglianza del colore, la merda [...]. A poco più di [...] morte, Sergio Quinzio è stato ri-cordato in [...] studio che si è svolta sabato a Roma [...] facoltà valdese di Teologia. Erano presenti tanti suoi [...] tra cui Massimo [...] Salvatore Natoli, Mario [...] il suo editore Roberto Calasso, [...] Achille Silvestrini, Maurizio Ciampa, Gabriella [...] e tanti altri. [...] da ogni vincolo teologico e [...] ogni appartenenza di scuola, Quinzio ha condotto la [...] origina-lissima ricerca ponendo particolare attenzione [...] secondo lui, cruciale del cristianesimo: [...] di salvezza. Le sue numerose opere testimo-niano [...] ossessivamente questa sorta di [...] di [...] che la Chiesa, secondo Quinzio, [...] dimenticato. Un Cristianesimo, quello di Quinzio, [...] come ha ri-cordato [...] nel suo appassio-nante intervento. Secondo [...] infatti, il Cristianesimo di Quinzio [...] se precipitasse tutto [...] di «Salvezza messianica» . Una Sal-vezza concreta, della [...] solo spirituale, cioè [...]. Una salvezza, però, tutta [...] invocare, come la invocava Quinzio nella [...] esistenza di cristiano. Sal-vezza, pertanto, apocalittica, escato-logica, [...] un tempo messianico. Si tratta [...] dei Figli, insomma, di [...] che restituirà finalmente giustizia e [...] a chi soffre [...] del mon-do. Salvatore Natoli, invece, ha [...] altro aspetto del Cristia-nesimo apocalittico di Quinzio: [...] ridurre la fede ad una que-stione etica. Lo scandalo della Mo-dernità [...] Quinzio, proprio in questa incessan-te riduzione della religione [...]. Ma per operare tale [...] necessario, come ha ricor-dato Natoli, negare [...] tragi-co del Cristianesimo: la [...] la certezza della re-surrezione dei corpi, la [...] salvezza. La qua-le, tuttavia, è [...] divenuta urgente in un mondo dove il [...] sem-bra non avere mai fine. Il Cristianesimo apocalittico di Quinzio, [...] è la denuncia del dilagare del male nel mondo [...] della Redenzione [...] dal dolore e dalla morte. Il fatto che Dio [...] e impo-tente», non induce a smentire la [...] nello spasmo del grido [...] come Giob-be, figura centrale nel Cristianesimo di Quinzio. Il cardinale Achille Silvestrini, [...] la fede monastica di Quinzio. Contro «la Chiesa assor-dante» [...] potenza della Gloria e che fa dimenticare [...] Redenzione, il «monaco» Quin-zio ha preferito il silenzio, [...] il colloquio, conflittuale e tor-mentato perché concreto [...] i suoi «compagni di viaggio». [...] Quel gran Milàn [...] morto Il suo fiore [...] il segno distintivo della città, [...] «industria culturale», nata già subito [...]. Milano è stata per [...] un fiorire di attività edito-riali e di [...]. Un richiamo irresistibile per [...] intellettuali della penisola. Oggi non [...] più traccia di quegli uomini [...] di [...] cultu-rale è diventata commercio tout [...]. E il panorama cultu-rale [...] un cumulo di macerie. /// [...] /// E il panorama cultu-rale [...] un cumulo di macerie. (0)
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