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Quella dalle ferite più [...]. Questi sfor-tunati nostri vicini [...] delle terre che una volta si chiama-vano Jugoslavia [...] oggi si chia-mano Bosnia, Croazia, Serbia. I lo-ro nomi sono [...] e da pronunciare: [...] e Dubravka [...]. Il primo e [...] oggi vivono lontano da casa, [...] ra la Francia e [...] in Olan-da: insegnano, scrivono, girano [...] tornano nelle loro città che sono sempre meno loro. [...] che di professione fa il [...] invece non ha mai lasciato Sarajevo, piantato lì un [...] per rabbia, un [...] perché non [...] un altrove dove andare. Loro sono a Roma [...] su «Europa e altra Europa» promosso dal Pre-mio Feronia [...] al turismo della capitale. È quasi im-barazzante attorno [...] mettersi a fare domande, a chiede-re i [...] per come, trattare queste tre persone come [...] un esperimento malriuscito, i te-stimoni di un [...] potrebbe diventare il futuro ravvicinato di tante [...] mondo. Ma ci pensano da [...] a interrompersi a farsi e fa-re domande. /// [...] /// Vedi, nel nostro paese [...] della gente che viveva una [...] complessa, fatta di cultura e esperienze diverse. Ora invece si vorrebbe [...] ridotti ad una identità parziale: gli sconfitti, [...] perso la patria sono proprio loro, quelli [...] rinunciare alla com-plessità. Oggi invece si vive [...] quella del tradimento e quella [...]. Sei un tradi-tore se [...] la Croa-zia, commetti oltraggio se critichi gli [...]. Non è una condizio-ne [...] continuo a preferi-re di vivere tra tradimento [...] che tra silenzio e obbedienza. /// [...] /// Io sono nato in Bo-snia, [...] figlia ha sposato un ser-bo, vorrei che la mia [...] quando avrà [...] per i turbamenti [...] metta una mano su un [...]. Questo è il mio [...] di un uomo normale, perché gli uomini [...] sono i non normali che prefe-riscono essere [...]. Certo per quelli come [...] non è facile. [...] una storia che ti voglio [...] prima della Grande guerra [...] in Serbia un famoso uomo [...] che aveva una bar-ba enorme. Un giorno suo nipote [...] come fai a dor-mire con quella barba. Da allora non è [...] dormire tran-quillo non sapendo cosa fare della [...]. Mi sento un [...] come lui. /// [...] /// I [...] paesi che [...] fine della Jugoslavia affondano le loro radici [...]. Il primo e il [...] questi era che gli anni della federa-zione [...] una grande repressione delle nazionali-tà. E [...] ha benedetto questa scissione. Nessuno però ha pensa-to [...] diritti di quella minoranza particolare (e numero-sa) [...] da quanti si consideravano sempli-cemente jugoslavi. Oggi chi non si [...] una parte contro le altre, una nazionalità [...] è accusato di provare nostal-gia per il [...] periodo co-munista. È [...] fatta apposta per metterti a [...]. /// [...] /// Da noi è diventa-to [...] partico-larità come un valore in sé. A chi mi dice [...] rispondo: anche [...] era una parti-colarità, era [...] Ep-pure devo ammettere che nel sen-so comune [...] valori è cambiata, la particolarità è diven-tata [...]. /// [...] /// E non è mica [...] nostro. Sui passaporti te-deschi è [...] sei o no di ori-gini tedesche, in Olanda [...] anagrafici imputati nei computer si fa differenza [...] autoctoni e no. /// [...] /// Talvolta mi chiedo se potrò [...] a far visita ai [...] dove sono sepolti i miei [...] uno è a [...] in Croazia, [...] nella [...] serba. O maga-ri quei [...] sono stati arati con [...] con le ruspe. Mi fa sor-ridere poi [...] delle lettera-ture nazionali. Io non voglio scri-vere [...] nella let-teratura nazionale, e da Goethe in [...] una sola letteratura, quella mondiale. /// [...] /// Gli ecologisti dicono che [...] per cento di spazza-tura per inquinare il [...]. A noi è stato [...] 10 per cento di criminali per creare [...]. Non deve [...] così strano, questa è una [...] che [...] dovrebbe conoscere bene, è la [...] del fascismo. O forse una differenza [...] quello che è av-venuto [...] è avve-nuto in un altro [...]. Nel tempo dei media, [...] nel tempo in cui la divisio-ne [...] si andava sgretolando. E forse per questo [...] orientarci, per questo i segni di questo [...] trasparen-ti o sono illeggibili. Così capita che sugli [...] di tutta Eu-ropa compaia la faccia di [...] e i tranquilli cittadini [...] Francia [...] ne restino in qualche [...] una star nega-tiva, ma è pur sempre [...]. Se la Cnn desse 20 [...] di tempo a [...] sarebbe [...] cosa. /// [...] /// Questo è il tempo degli [...] di [...] so-no loro al potere un [...] dappertut-to. Così quello che è [...] quello che è negati-vo diventa positivo. Ci mancano persone di [...] gran-de, capaci di indicare una strada. /// [...] /// No, no non ci [...]. Credo che ser-va invece una [...] una crescita della coscienza politi-ca in ogni singolo cittadini. [...] una parola nuova che sento [...] un [...] ovunque, è «nuovo il-luminismo». /// [...] /// E aggiungerei [...] parola al futu-ro: autogestione. Non come quella jugoslava, [...] ma come arricchimento ad una democrazia che [...]. Ovviamente non autogestione come [...]. /// [...] /// Son [...] con te ma vedrai, ci [...] che siamo vecchi. /// [...] /// Ecco [...] gente come noi tre passerebbe [...]. Mai sentita questa parola? È [...] poliziesco, un termine destinato a ridurre al [...]. Così se non sei [...] piccola nazionalità, se non senti nemici tutti [...] un nostalgico. Ho conosciuto negli stati [...] del Turkmenistan, autore di alcuni bellissimi film. Mi ha detto: «Ora [...] Turkmenistan [...] tutti felici per [...] riacquistato [...]. Ma nessuno mi chiede [...] io, ebbene io mi sento più povero, [...] più piccola. Così mi sono trasferito [...] Mosca, [...] paese dei nostri oppres-sori dove posso parlare [...] che conosco. In Turkmenistan mi annoiavo». /// [...] /// Figurati come si an-noiano [...] cattolici. Vi racconto un episodio. [...] scorso sono andato a [...] in Macedonia a presentare [...]. In sala [...] un sacco di gente, ho [...] poesie, [...] discusso. Alla fine è venuto [...] italiano e mi ha detto: [...] io non conosco la [...] ho visto bene il pubblico in sala. Alla fine mi ero [...] fossero coautori del tuo libro». È stato il miglior [...] mi pia-ce questa capacità di parlare senza [...]. Questa non è [...] è nostalgia del genere umano. Qualche tempo fa sono [...] Monaco, a Marien [...] ho sentito parlare bosniaco, [...] tedesco. Eppure in Ger-mania non [...] vesti se si parlano altre lingue. /// [...] /// La verità è che hanno [...] della nostalgia una grave accusa. Ho scritto una lettera [...] Papa per dire che nelle chiese croate si [...] Ante [...] il capo degli ustascia [...] che si è sparato a cannonate contro [...] al-tre religioni o di altre etnie: per [...] sono diventato su-bito un traditore, uno [...]. /// [...] /// Io però ho fiducia, [...] forma di am-nesia repressiva non passerà. Gli uomini hanno modi [...] ricordare. Un mio studente di [...] ha parlato di recente di una vecchia [...] quando ero ragazzina io. Gli ho chiesto: ma tu [...] fai a [...] se ancora non [...] Mi ha risposto che era [...] suo modo di protestare, ricostruire la [...] storia [...]. È un croato che [...] e che scrive in olan-dese. /// [...] /// E magari diventerà un [...] che i croati proveranno a tradurre. Ah, questa idea di [...]. Mio nipotino ha sei [...] suoi libri più cari ce ne sono [...] vicini di casa emigrati in Cana-da durante [...]. Sono libri di storia [...]. Così qual-che tempo fa [...] Saraje-vo [...] stata la partita tra Bosnia [...] Grecia. E lui faceva il [...] Grecia. Gli ho chiesto perché. Mi ha risposto che [...] por-tiere greco poteva essere Achille. È meno bosniaco per [...] Uno [...] miei più grandi amici era un tedesco, [...] è che la stra-da di casa mia [...] strada dove abitava lui a Berlino, una [...] poe-tico: via delle belle case. Sognavo una Sarajevo fusa con Berlino. So-no meno Bosniaco per [...]. La nostra terra è diventata, [...] qualche tempo, lo specchio in cui [...] di Maa-stricht [...] guardata. Oggi tocca [...] domani magari alla Bul-garia o [...] Romania. Ma gli spec-chi o [...] rimandano im-magini a due dimensioni, piatte e [...]. Sono visioni senza vi-sta [...]. Oltre le im-magini ci [...]. Vorrei che gli europei [...] eventi ci sono cose da impa-rare a [...]. /// [...] /// [...] fin dai tem-pi di Aristotele [...] costruito la [...] identità in opposizione [...]. Per i greci [...] era [...]. Poi è di-ventato [...] ottoma-no, [...]. Anche da noi i [...] costruendo le loro identi-tà basandosi sulle differenze. Ma è [...] che mi preoccupa, [...] europea ha costruito il suo [...] di Bruxelles, un muro che pro-tegge il benessere. Per fortuna ora sappiamo [...] non sono eterni. Ma [...] è facile e la Croazia [...] sta mettendo in piedi uno contro [...] ho letto su un giornale [...] frasi di ir-risione contro quella che veniva chiamata [...]. Ma poi, in fondo, mi [...] davvero [...] e mi viene da dire [...] è come una gomma americana: ognuno la mastica come [...] pare, coi denti o senza. /// [...] /// [...] per me è Stephen Zweig, [...] Russia è Pasternak o [...] di sicuro non è Stalin. E [...] non è [...] e neppure i vostri [...] Gramsci o quei ragazzi italiani che sono venuti [...] Sarajevo [...] si-lenzio per aiutare. È [...] che si le-vava di [...] per mangiare e ci comprava una fetta [...] i ragazzini. È Erri De Luca, [...] conosciuto come un semplice autista dei convogli [...]. Mica come Susan Son-tag [...] Bernard [...] che veni-vano con le [...]. Vedi, mio fratello è [...] 1942 dalle camice nere italia-ne. Eppure per la mia [...] quel soldatino che veniva la sera a [...] per fare amicizia. Non abbiamo mai saputo il [...] nome. /// [...] /// Chiedeva-mo: chi è? Io, [...]. Per me [...] era Io, o Adriano, o Erri. Roberto [...] Sono tre intellettuali nati [...] martoriata [...] Raccontano la condizione di [...] riconosce nelle identità «parziali» Dubravka [...] scrittrice Dubravka [...] nasce a [...] Croazia, nel 1949, studia [...] Zagabria [...] attualmente vive e lavora ad Amsterdam dove [...]. È anche una scrittrice che [...] saggi a testi letterari destinati per una parte ai [...] e [...] invece densi di riferimenti culturali. I suoi testi sono [...] Italia. La [...] riflessione intellettuale è legata [...] scrittore, alla posizione femminile nei [...] stati [...]. Nella foto grande, [...] di vita quotidiana a Sarajevo. Nelle tre foto piccole, [...] hanno partecipato alla «tavola rotonda» Tano [...] Figli senza patria Dissidenti [...] Jugoslavia [...] tra esilio e asilo [...] un poeta piantato a Sarajevo Nato [...] Mostar (Bosnia) da madre croata e padre [...] ha insegnato a Zagabria [...] poi ha vissuto prima a Parigi e [...] Roma, dove è docente di letteratura slava alla Sapienza. Numerosi suoi libri sono [...] in Italia, tra questi «Epistolario [...] Europa», Garzanti, «Breviario Mediterraneo», [...] Garzanti una prima volta nel 1988 e poi, [...] col titolo «Mediterraneo. Un nuovo breviario». Nel 1996 è uscito [...] recente volume, «Mondo Ex. Diario di una guerra» [...] Magma) [...] da scritti di [...] Milosz e [...] Brodskij (ambedue premi Nobel). È anche vicepresidente [...] mondiale degli scrittori, Pen Club. [...] definisce la [...] posizione di scrittore lontano da [...] patria in bilico tra [...] ed esilio. [...] è un poeta importante, [...] sono state tradotte in tedesco da [...] in inglese da Brodskij, [...]. In Italia le prime [...] Alfonso Gatto, ora finalmente è uscito il [...] «Libro [...] addii» (tradotto da Silvio Ferrari). [...] è nato in Bosnia [...] suo nome significa nato a Sarajevo. E la [...] città in questi anni durissimi [...] guerra, non [...] mai lasciata. Attorno a lui la [...] amici e parenti, tra cui la sorella, [...] quando è stata colpita da una granata [...] un libro di Malerba. Ecco due suoi frammenti: [...]. /// [...] /// Ecco due suoi frammenti: [...]. (0)
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