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Non è per le sue [...] e [...] sue provocazioni che dobbiamo compiere [...] esame di coscienza e valutare [...] contenzioso con la Libia. Il nostro interlocutore non [...] ma il [...] libico». Lo scriveva qualche [...]. Quel contenzioso, con le [...] confronti [...] stato affrontato in modo [...] e con i libici intendiamo strin-gere [...] a recuperare i milioni di mine che [...] quel paese. Quelle mine, come si [...] oggi ad uccidere e marto-riare. Comunque è vero, [...] vero. Noi, in Libia, occu-pammo, [...] prendemmo le terre migliori e facemmo morire [...] di persone trasferite nel deser-to, sotto un [...]. Chi [...] inviato, durante il ventennio, al [...] politico di Tremiti, Lipari e Ustica, insieme agli [...]. Come avevano fatto prima [...] in Etiopia (Massaua, [...] e Adua), fu Giolitti, [...] spedire, in una assurda avventura, migliaia di [...] patria, che forse morirono senza neanche capire [...]. Magari cantando « Tripoli [...] canzo-netta scritta a [...] battente e resa popola-re [...] sapeva neanche che cosa fosse la Libia, [...] turchi e che valore po-tesse avere, per [...] problemi, la «quarta sponda» [...] di sabbia», come subito battezzò quel povero [...]. La nostra avventura coloniale [...] Libia [...] inizio con ultimatum ri-messo dal governo italiano [...] il 26 settembre, perchè cedes-se quel territorio [...] con-trollo. Si cominciò con un [...] porti libici e poi gli sbarchi a [...] Derna, Bengasi e [...]. Lo sbarco a Tripoli, ovviamente, [...] di tutte le can-cellerie europee [...] continuavano, con una serie di operazioni militari, [...] e «sudditanze». Tutti pensavano che, dopo le [...] etiopiche, [...] non si sarebbe più [...] ca-sa. [...] così. [...] lo sciovinismo e il nazionali-smo [...] che promise ai poveri e ai proletari italiani, una [...] facile e un futuro miglio-re per tutti. Insomma, Giolitti ebbe la [...] tentò di agire ve-locemente. Il 25 e il [...] nave mi-litare «Roma» era già davanti a Tri-poli. Lasciò passare il [...] turco «Derna» , carico di [...] e munizioni. Poi, [...] del 27, arri-varono anche [...] «Garibaldi», «Varese» e «Ferruccio». Il 29, [...] dichiarò guerra alla Turchia [...] ot-tobre giungevano in rada anche le navi [...]. Il 3 e il [...] il bombardamento di Tripoli e dei forti [...]. Coman-davano le navi italiane [...] de Revel e Borea Ricci. Il 4 ottobre, nel [...] grandi navi furono messe in mare le [...] quali presero terra 1732 marinai al comando [...] Umberto Cagni. Poche centinaia di soldati [...] Tripoli e gli italiani furono ra-pidi e veloci [...] for-ti. Il giorno dopo, sul [...] venne alzata la bandiera [...] ventuno salve di cannone delle navi e [...] «Viva il re» dei marinai. La pri-ma fase [...] era compiuta. I marinai, oltre che [...] anche occupato il fronte in-terno verso le [...]. Ed ecco, [...] ottobre, [...] di cinquemila tra fanti, artiglieri, [...] trasportati [...] navi, con alla testa [...]. Era la «spedizione di [...]. I mari-nai, dunque, potevano [...]. È da quel momento [...] di Tripoli, si [...] alcuni pallo-ni frenati italiani [...] aereo. In quei giorni, [...] arri-vano in visita anche [...] felici come bambini per questa terra con-quistata [...]. Che cosa era stato [...] ? Le solite bugie. E cioè che i [...] altro che gli italiani, consi-derati dei «liberatori» [...] pote-re opprimente dei turchi. I libici, dunque, si sarebbero [...]. /// [...] /// Intor-no [...] di Sciara [...] e fin dentro le [...] Tripoli, ca-valleria araba, fanti turchi, combattenti isolati, gruppi [...] intere fami-glie, attaccano e si ri-bellano [...] terribile, con episodi orrendi [...] due le parti. Fieri, corag-giosi, con gli [...] odio, i li-bici vanno [...] disperatamente. I no-stri soldati resistono [...] battono con grande coraggio. Ma [...] Reggimento Ber-saglieri, viene assedia-to e [...] quasi al completo. Il coman-dante generale Fara, [...] è costretto al-la fuga. Centinaia e centinaia di [...] le pal-me e nelle oasi, sulla strada [...] Tripoli, [...] case e catapecchie. Un posto di me-dicazione [...] i soldati feriti sono [...]. Ad alcuni vengono cuciti [...] la bocca. Altri sono evirati e [...]. Altri ancora seppelliti vivi [...]. La reazione italiana è [...]. Si incendiano case e casupole, [...] spara [...] su qualunque arabo [...]. Si entra in botteghe [...] si mas-sacrano tutti i presenti. [...] or-ti e piccoli appezzamenti [...] sterminate famiglie intere, con donne vecchi e [...] baionetta-te. È uno scempio ter-rificante, mai [...] di-menticato dai libici. Anche gli italiani non dimenticheranno [...] di [...] visto scatenarsi contro di loro [...] volti conosciuti e cre-duti amici. Ma sono amici che, [...] in mezzo agli strac-ci, si sono alzati [...] hanno sapu-to morire con grande coraggio [...]. I giornalisti arrivati da Roma, [...] razzista, dovranno comunque riconoscere questa verità e [...] sorpresa e amarezza. Le conclusioni saranno sempre le [...] Noi [...] la civiltà e regalare cibo [...] cultura. Loro si sono rivoltati [...] al-le spalle». Sarà comunque una ama-rissima [...] per gli stessi libici, ma anche per [...] e per [...] pubblica della Penisola. Il celebre vignettista socialista [...] nei giorni di Na-tale, [...] giornale una grande vignetta con un albero [...] Natale [...] di libici impiccati. Già, gli impiccati. Nel cuore di Tri-poli, [...] Piazza [...] Pane, si vuole dare un esempio. Si processano [...] «capi» che [...] condannati alla forca. Alle doman-de della corte [...] sempre con lo stesso [...]. Scrive Luigi Locatelli, nel [...] «Il volto della guerra», usci-to nei giorni della [...] Libia: «Io penso che questa fosca tragedia farà [...] sé, in Italia, e parrà che qualcosa [...] idealità di [...] democrati-co, sfiorisca [...] di questo pa-tibolo». Poi descrive la scena [...] davanti alla gente di Tripoli [...] racconta: «Un vecchio ha levato il volto bianco [...] cinereo della prima luce, e [...] detto con infinita tristezza [...] ! Sidi Allah! Dio, signore [...]. Poi la tavola è caduta, [...] un tonfo sordo e [...] fatto [...] la schiera è piombata in [...]. Il 18 ottobre 1912 a [...]. In Libia, intanto, vengono [...] due governatorati: quello della [...] e quello della Cire-naica. Nel novembre del 1912, [...] Roma, [...] stato costituito il [...]. Le sciagure tripoline furono [...] italiana, tutta presa dalla «grande guerra», ma [...] tenevano il [...] e solo le grandi [...] pagato [...] libica con 3500 morti. Dopo [...] del fascismo arri-verà in Libia Rodolfo [...] che ha fama di duro. È lui che farà [...] leader libi-co della guerra [...] Omar el [...] e che ordinerà la [...] centomila abitanti del «gebel» che finiranno in [...] sulla costa o nel deserto. Nei campi, i morti [...] e per sete, saranno migliaia. Farà anche bombardare oasi e [...] con [...] una linea di filo [...] di interrompere le comunicazioni e [...] aiuti tra i due paesi. Ne verranno fuori altri [...]. Ai libici che vivono [...] cammel-li, capre e pecore, tutto il bestiame [...] ucciso. Nono-stante questo nessuno cesserà mai [...] combatterci. [...] società del «gebel», comunque, verrà [...] dalle [...] in Libia, per anni, solo [...] rabbia e distruzioni. Tra [...] an-che le terre migliori, [...] disposizione degli italiani arrivati [...]. Dopo la Seconda guerra, Roma [...] alla Libia, per le distruzioni ar-recate e per [...] po-co più [...] cifra ridicola consegnata [...] re libico Idris. [...] non rico-nobbe mai quel [...] 1970 incamerò i beni degli ultimi ventimila [...] Libia: disse che erano beni che tornavano [...]. Wladimiro Settimelli La svolta di Tripoli (del 1911) [...] 2. /// [...] /// Un pezzettino di Italia [...] nel Me-diterraneo più o meno tre ore [...]. In tutto 180 persone, [...] ufficialmen-te. Ma forse sono 200, [...] 300. Parlano solo russo, però [...] italiani. Vivono a [...] Crimea, un posto che [...] noto solo a quanti han-no dimestichezza con [...]. Prima «sovietici», oggi, a [...] sono «ucraini» a tutti gli effetti. Ma essi si sentono [...] in qualche maniera vorreb-bero che ciò fosse [...]. Stiamo parlando dei discen-denti [...] nel-la penisola di [...] della cui esi-stenza si [...] parlare solo [...] anno e grazie al-la [...] parla-mentari: Giovanni Pittella, presi-dente della sezione bilaterale [...] Domenico Romano Carratelli, vicepresidente [...] Difesa, Vito Lecce-se, vice presidente della commis-sione esteri. Testardaggine ac-compagnata dalla grande [...] in Ucraina, Gian Luca [...] e della stessa ambasciata [...] Italia, impegnate nella non fa-cile opera di ricerca. Ieri i parlamentari hanno [...] punto della situazione presentando alla stampa un [...]. La «storia che non [...] il titolo del dossier, inizia in Cri-mea [...] zar, a metà del secolo scorso. È [...] di tutte le [...] infatti che chiama gli [...] pugliesi e campani, perché insegnino ai contadini [...] la vite e a produrre il vino. Partirono in molti perché [...] in-gaggio erano buone senza conta-re che avrebbero [...] di conservare la doppia na-zionalità russa e [...]. I guai cominciarono con [...]. Alcuni tornarono in Ita-lia, [...] presto do-vettero costituirsi in cooperativa, i [...]. Resistevano comunque alcune istituzioni nazionali: [...] scuola biennale presso la [...] romana e una elementa-re della [...] cattolica di bene-ficenza. Mentre negli anni [...] vi era persino un [...] finanziato dal [...] «Sacco e Vanzetti», una [...] di cultura e di riposo. Il [...] si distingueva -si legge [...] la produzione di albicocche, pomodori e [...] impiegando non meno di [...]. Poi arrivò il peggio. Nel [...] la furia epuratrice di Sta-lin [...] anche contro di lo-ro. Prima furono costretti ad [...] italia-na, poi seguirono la stessa sorte di [...] penisola, i tartari per esempio, e furono [...] Siberia. Furono più di mille [...] nei gu-lag o abbandonati per strada lun-go [...]. La grande parte non [...] né in patria né in Crimea. Cadde così il silenzio [...] di italiani e fu lungo quanto [...] so-vietica, cioè fino al [...]. [...] del [...] si cominciò a parlare di [...] degli italiani in Crimea. Fondata e diretta dalla [...] essa oggi conta 300 [...]. Di essi solo una cinquantina [...] mante-nuto sul passaporto [...] della nazionalità italiana, in gran [...] napoletani e baresi. Nessu-no però parla italiano, [...]. Ed è la prima [...] al nostro paese: assicurare ai connazionali i [...] risorse per [...] della lingua natale. I de-putati italiani inoltre [...] di sottoporre al par-lamento e al governo [...] acquisizione della cittadinan-za; di dotare la sede [...] tecnici per la ri-cezione dei programmi televisivi [...] favorire i viaggi in Italia. /// [...] /// I de-putati italiani inoltre [...] di sottoporre al par-lamento e al governo [...] acquisizione della cittadinan-za; di dotare la sede [...] tecnici per la ri-cezione dei programmi televisivi [...] favorire i viaggi in Italia. (0)
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