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Venerdì 23 settembre [...] storica americana ricostruisce con documenti [...] testimonianze il tragico percorso dei piccoli ebrei Dalla famiglia [...] lager, i sogni e la vita quotidiana di [...] generazione travolti dalla furia [...] O? [...] i [...] « ? » [...] «Non eravamo ricchi; non possedevamo [...] usavamo le biciclette. Ricordo che personalmente avevo [...] vestiti che mio padre portava a casa [...] lui procurava il tessuto e qualcuno veniva [...] con gli spilli, me lo drappeggiava addosso [...] chi [...] come [...]. Dicevo sempre ai miei [...] certa non esistesse una principessa al mondo [...] belli quanto i miei. Mio padre proveniva da [...] ebrei ma per nulla consapevoli di [...]. Mia madre era più [...] senso del giudaismo, ma nel senso della [...] venerdì sera e per una maggior quantità [...]. Ricordo che nella mia [...] volte in sinagoga». /// [...] /// Ci arrampicammo per cinque [...] di scale; stavano in soffitta, e mia [...] da mangiare; lo ricordo molto chiaramente. Aveva scarpe nuove per [...]. E rammento che mi [...] un pettine, [...] quel momento avrei dovuto [...] capelli di mia sorella. Dovevo [...] prendermi cura di lei. E che stavamo andando [...] Svizzera, [...] avevo un altro zio che abitava là, [...] venuto ad accoglierci. Come avremmo raggiunto la Svizzera, [...] ci avrebbe portato non lo sapeva. Rammento che abbiamo mangiato [...] baciarono e ci dissero addio. Erano le due del [...] a piedi la città. Ricordo di avere istintivamente [...] "Vorrei [...] come una bambina francese, come gli altri [...] non dovrei nascondermi". Perché sapevo che non [...] stessa, che dovevo nascondermi. Camminavo con quella donna [...]. Mi stava proteggendo, dovevo [...]. Non ero come gli [...] correre liberamente. Sapevo che la mia [...] pericolo. E lei mi disse, "Non [...] che sei ebrea. Non sembri ebrea, dunque [...] sei ebrea. Puoi anche dire che [...] cattolica, qualunque cosa ma non che sei [...]. E quel sentimento, poiché [...] sentirti in colpa per il fatto di [...]. Quel sentimento è terribile, [...] ciò che sei è il motivo per [...]. Non ci sono parole [...] È vergognarsi di ciò che si è». Ma a Sara [...] accadde di assistere e di [...] partecipare [...]. Eravamo stati avvertiti di [...] casa. Se ci avessero trovato [...] avrebbero sicuramente sparato. Fu al mattino che [...]. Andavano di strada in [...] in casa, non uno, né due, né [...] plotone dì uomini delle Ss, con i [...] agli abitanti di un dato edificio di [...]. Quando giunsero al nostro [...] fuori. Alcune persone vennero portate [...] noi fecero [...] alle proprie stanza, a [...]. Dovemmo [...] in fila, perché [...] tutto [...] di Ss. Avevano abbastanza Ss da [...] in ogni stanza per vedere [...] qualcuno nascosto o qualcuno lasciato [...]. Ce li levarono tutti, [...] anni, otto anni. I bambini furono portati [...] buttati su di un carro, e se [...] ribellava, pigliavano anche lei, oppure le sparavano. I pianti giungevano al [...] ci fu aiuto, non ci fu nessuno [...] perorare la tua causa, per supplicare». Bambini Questa è la [...] II cui destino Iniziò con [...] nati ebrei. Il cui fato fu [...] di essere europei durante Il periodo nazista». È la storia di [...] bambini che passarono nel tunnel [...]. Il libro, «Nascere con [...]. I bambini [...] nazista (Editore . Marsilio, lire 55. Il volume ricostruisce, utilizzando [...] fotografie e centinaia di testimonianze orali, la [...] I [...] la vita quotidiana» di quei ragazzi che [...] In gran parte, nel campi di concentramento e [...] morte. [...] del libro (rispetto alle [...] scritti sul nazismo e sulla persecuzione del [...] David) è tutta [...] per la prima volta [...] il suo studio sulla parte più vulnerabile [...] I bambini. In questa pagina riportiamo [...] prefazione di Deborah [...] e cinque testimonianze che [...] nella . DEBÓRAH [...] Questo libro parla di bambini. È la storia di [...] destino iniziò con [...] nati ebrei, il cui [...] dalla sventura di essere europei durante il [...] per quel ridotto numero che sopravvisse, la [...] ad essere difficile anche quando la guerra [...]. Nascere con la stella [...] sociale del quotidiano dei giovani ebrei [...] occupata dai nazisti, [...] della qualità della loro [...] giorno. Tratta [...] del carattere straordinario [...] che traspare e viene [...] dai particolari delle stesse storie di vita; [...] umana che sfuggono ad affermazioni generiche come, [...] morirono di freddo, morirono per una serie [...] infettive». La realtà era fatta [...] e quanto vedremo è la sostanza, la [...] di vita che i giovani ebrei sperimentarono [...]. Nascosti, invisibili (in soffitte, [...] clausura) o visibili (adottati da non ebrei, [...] ordini religiosi o orfanotrofi cristiani; in fuga [...] con documenti falsi che li facevano passare [...] da emarginati. Nascere con la stella [...] base di questi prevalenti modelli di esistenza; [...] si intitolano A casa. Nascosti, Campi di transito [...]. [...] presente in ogni capitolo [...] e analizzare i fatti comuni, di tutti [...] e le occupazioni, come si procuravano abiti, [...] erano i loro compagni, se erano o [...] fratelli, sorelle, genitori, chi (se viera qualcuno) [...] responsabilità. Si terrà conto di [...] di quel periodo ricordati da persone oggi [...] di percezioni registrate in diari o disegni [...] che sopravvissero, verrà valutata [...] che essi credono che [...] avuto sulla loro vita. Scrivendo sotto [...] di quella catastrofe, è [...] che sebbene la stragrande maggioranza (quasi il [...] persone oggetto di questo studio sia stata [...] della macchina di sterminio ma delle circostanze [...] della loro vita. [...] ricostruzione e [...] analisi dei comuni modelli [...] allo storico una serie di indicazioni sul [...] religiosa, affiliazione politica della famiglia, sesso, età, [...] sociale che aiutano a individuare le percezioni [...] cambiamenti che la guerra portò al loro [...] e, entro certi limiti, inquadrano la loro [...]. È ovvio, per dare [...] di un bambino di [...] stata [...] CAMPI DI [...] Ivan [...] era vissuto nascosto ed [...] egli però aveva cinque anni, era completamente [...] del campo di transito fu per lui [...]. Prima di allora aveva abitato [...] clandestino presso una zia, Ersi [...] sposata a un non ebreo, [...] città natale di Novi [...] in Jugoslavia, [...] ma qualcuno «riferì alle autorità [...] mi trovavo II, che [...] un bambino ebreo nascosto. Mi presero, e ricordo [...] portato in qualcosa che sembrava una prigione. Rammento una finestra su in [...] in cima, con le sbarre, e di non [...] mai smesso di urlare perché [...] uscire. Ero solo e non [...] accadendo. Ricordo che ero assolutamente [...]. Mi portarono in un [...] insieme a molti altri ebrei della città. Restammo in quel campo [...] giorni, e là [...] persone che mi conoscevano. Infatti, fu uno dei [...] fratello di mio padre [che si trovava [...] cura di me. [...] parte, ero solo un ragazzino [...] cinque anni. Il [...] al 15 [...] di ebrei uccisi [...] da quella di un [...] «in [...] o nei campi di [...] come vedremo, che la sicurezza di un [...] dipendesse non dal livello economico di una [...] rete di contatti con persone al di [...] ebraica. Inoltre, secondo quanto dichiarato [...] organizzazioni clandestine di assistenza, se era relativamente [...] sistemazione per una bambina di tre anni, [...] affatto per un maschio al di sopra [...]. Nei campi di lavoro [...] fu chiaramente [...]. La giovane età costituì una [...] di morte. Meno giovane era un [...] e robusto il suo aspetto, maggiori furono [...] venire assegnato a qualche lavoro. Non è possibile svolgere una [...] sui giovani senza includere gli adulti che se ne [...] la responsabilità. Uno studio sulla gioventù [...] nazista porta a occuparsi [...] gruppi, clandestini o «legati», nati con lo [...]. In ogni paese [...] vi furono persone che [...] di reti coordinate per [...] ebrei, e la loro storia é parte [...] secondo piano, di questo libro. È doveroso ricordare che [...] parlato molto della resistenza armata, i gruppi [...] giovani non sono mai stati inclusi nella [...] e legittimata; molti di quei resistenti erano [...] la guerra scomparvero dalla vita pubblica, non [...] lasciarono scarse testimonianze del loro lavoro. Ed ero senza ì [...] non capivo che stava accadendo. E probabilmente mi sentivo [...]. Mi sembra di ricordare [...] non avevo vestiti. Davvero, andavo in giro [...]. Vergognandomi perché sin da [...] stato insegnato a coprirmi davanti ad altra [...]. Il cibo era infernale. Tutto quanto ricordo sono [...] fagioli al forno, fagioli al forno e [...]. Era una sorta di pappa [...] quasi simile a una minestra. /// [...] /// Da farmi star male, [...] ero cosi affamato che dovevo pur mangiare [...]. Mi dava la nausea, [...] tempo volevo [...] perché avevo tanta fame. Restammo nel campo di [...] giorni circa, e poi ci portarono in [...] [ferroviaria] per andare ad Auschwitz». Di fatto, i campi [...] furono altro che [...] per gli ebrei in [...]. Al [...] non aveva ancora quindici [...] i familiari venne deportata da [...] ad Auschwitz. Vi andai con mia [...] mio padre, due [...] e un cugino. Uno dei nostri vicini [...] nel nostro stesso vagone. Aveva con sé la [...] anni; [...] moglie era morta nel [...]. Scendemmo dal treno ad Auschwitz [...] (i tedeschi) subito separarono gli uomini. Donne e bambini da [...] uomini [...]. Non appena scesi dal [...] separarono dagli uomini, e quella bambina, la [...] rimase sola. Mia madre i una [...] avvicinò a lui e gli disse, «Non [...]. La prese per mano [...] con sé, la tenne accanto. La bambina era sola, e [...] madre non avrebbe mai lasciata sola una bambina. Tutto accadde molto rapidamente. Poi arrivò [...] ed egli diede inizio allo [...]. Davanti stava mia zia [...] e mia madre con per mano quella [...] fratello, e io ero [...]. A mia zia e [...] fece cenno di andare a sinistra, poi [...] madre se quella era figlia [...] e lei annui, la [...]. Mio fratello che allora [...] anni, lo mandò a sinistra, e a [...] destra. Mi accorsi che mia [...] parte e volevo correre da mia madre, [...] lei. Una donna ebrea che [...] afferrò mentre stavo per [...] e disse, in polacco. E non volle lasciarmi [...]. Rimasi II con quella [...] teneva e non mi lasciava andare. Quella fu [...] volta che vidi mia [...]. Se ne andò con [...] vicino. Dunque quando si parla [...] quella fu un eroe: una donna che [...] lasciare sola una bambina di quattro anni». Esther venne giudicata adulta, [...] mi Ai a riuscì a superare la [...] di Auschwitz. Suo fratello, minore di [...] lu invece ritenuto un ragazzo e dunque [...] immediata. Ad Auschwitz, cosi come [...] più piccolo e molto meno [...] ai giovani che parvero ai [...] adulti rimase qualche possibilità di [...] mandati a destra, verso la vita. /// [...] /// Ad Auschwitz, cosi come [...] più piccolo e molto meno [...] ai giovani che parvero ai [...] adulti rimase qualche possibilità di [...] mandati a destra, verso la vita. (0)
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