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[...] e da adulti, come figli [...] come padri, vestendo [...] militari e gli abiti civili. Erich Hartmann, ebreo tedesco classe [...] è una di queste persone. La prima volta che [...] di [...] la guerra non era [...] la struttura [...] dei prigionieri politici. Fuggito con la famiglia [...] Stati Uniti nel 1938, Hartmann si arruolava dopo Pearl [...] ameri-cano. Nel maggio [...] era di nuovo a [...]. Ricordo di [...] avuto la sensazione che [...] riferimento anche a me, che ero di [...] luogo di nascita, tornato dalla mia nuova [...] confronto con ciò che era accaduto a [...]. [...] che [...] spinta a tornare nei [...] «In un primo momento pensai [...] essendo stato [...] tre an-ni e avendo partecipato [...] libera-zione [...] avevo anche salda-to il debito [...] confronti del paese che mi aveva accolto e quello [...] confronti di coloro che erano stati torturati e assassinati [...] campi. Ma evidentemente ci sono [...] difficili da saldare. E così, so-prattutto negli [...] ad avvertire il bisogno [...] campi. Il bisogno di tor-nare, sentendomi [...] al [...] posto [...] patire enormi sofferenze o essere [...]. Questo bisogno di tornare [...] più riprese, ricorda, fa-cendo le debite proporzioni, [...] Primo Levi, per il quale il Lager ha [...] co-me realtà parallela, [...] nel corso di tutta [...]. E tuttavia ho citato [...] nella mostra, perché nel suo racconto ho [...] di tradurre [...] con una for-za espressiva [...]. Le-vi descrive un universo [...] solo fisico, ma interiore. Un univer-so che ha continuato [...] scavare den-tro la [...] coscienza, [...] fisico del [...]. Le sue fotografie sono forte-mente [...]. Il silenzio che caratterizza [...] stimola [...] e ri-chiama alla mente [...] e sofferenza nei campi. Come è [...] «Non ho fotografato i campi [...] esaltare le [...] capacità espressive e professionali. [...] fatto seguendo una motivazione personale [...] per rendere omaggio ai milioni di per-sone che vi [...] perso la vita. Avrei potuto utilizzare degli [...] la mostra, ma non [...] fatto perché avrebbero li-mitato [...]. Avrei potuto utilizzare dei [...] entrare nei campi, ma ho deciso di [...] rapide e im-pulsive, come quelle di un [...] solo dopo. Non ho creato illuminazioni [...] ho mai utilizzato il treppiede e il [...]. Eppure sono soddisfatto del [...] fatto, perché rispecchia le sensazioni che provavo [...]. La foto-grafia per me [...] di vita, non solo un lavoro. Un insegnamento che devo [...] Robert Capa, che mi fece entrare alla Magnum alla [...]. In quasi [...] sue [...] quelle scattate in interni, è [...] una fonte di luce natura-le, diretta o riflessa. Che [...] «La luce era già lì. Anche nei posti più scuri [...] sempre una luce. Per esprimere il buio, [...]. [...] un posto che è [...] a li-vello fisico che psicologico. Ma da qualche parte [...] una finestra e un [...] che non puoi [...]. La finestra è una via [...] fuga, la possibilità di una piccola speran-za? «Questo lo [...] stabilire solo chi guarda. Io non detto allo [...] che deve provare. Quello che faccio non è [...] è un tentativo di dare una [...] personale di quello che ho [...] e sentito. Molte persone messe di [...] foto pen-seranno solo che sono fatti avve-nuti [...] forse, in pochi, sentiranno [...]. A me ba-sta che [...] qualcuno». Nelle foto scattate in [...] le tonalità gri-gie. Le [...] foto invece sono quasi sempre [...] sul grigio. Quelle nei campi inoltre [...] in inverno, con un tempo piovoso e [...] di giornate molto brevi, scarsamente illumina-te. Nella grande quiete gli [...] erano [...] dei ca-ni, lo scricchiolio [...]. [...] accompagnare la mostra con una [...] sonora, [...]. /// [...] /// [...] nel suo La distruzione [...] Europa, ricostruisce in modo dettagliato [...] del progetto di an-nientamento [...] le componenti della vita organizzata tede-sca (burocrazia, [...] furono im-pegnate nella gigantesca operazione. [...] che solleva la questione delle [...] storiche [...] tedesco, o almeno di [...] parte di esso. [...] Un test della modernità Di [...] è la rifles-sione di Hannah Arendt, che [...] il complesso rapporto tra [...] ob-bedienza alla legge, sotto il profilo filosofico [...]. In un testo classico [...] La [...] del male. [...] a Gerusalemme la Arendt sottolineava [...] nella Germania nazista il male coincidesse ormai con la [...] perdendo la pro-prietà della tentazione, che permette ai più [...] come tale. [...] di assumere la re-sponsabilità [...] agire [...] questio-ne degli «ordini superiori») [...] Arendt [...] inol-tre le origini del potere to-talitario. Un fenomeno che la [...] come una degenerazione insita in tutte le [...]. [...] dei crimini nazisti Su [...] la catego-ria del «totalitarismo» è an-che il [...] la scuola revisionista di Ernst Nolte ha [...]. Secondo lo storico tedesco [...] sterminio è la risposta hitle-riana al gulag [...] sovietiche. La [...] valu-tazione va quindi inserita [...] della cornice più ampia della [...] di classe europea, inaugurata dalla ri-voluzione del [...]. Le posizio-ni di Nolte [...] degli anni [...] -la reazio-ne indignata di [...] filosofi tedeschi. Jurgen [...] sottolineava come la Ger-mania dovesse [...] non con la tradizione asiati-ca, ma con quella europea [...] diritti [...] e delle carte costituzionali; [...] col-legava la questione della me-moria [...] quella [...] tedesca [...] le gio-vani generazioni un supera-mento [...] sensi di colpa e la conservazione di una [...] vittime. I filoni di questo [...] sintetizzati nel libro di G. Rusconi, Ger-mania: un passato [...]. Hans Jonas: ripensare Dio [...] Auschwitz Ma [...] ha anche pro-dotto ricadute [...] teologico ebrai-co e cristiano. [...] innume-revoli spunti, [...] la riflessione del filosofo [...] è la dimostrazione della non Onnipotenza di Dio. Ferito dalla realtà e da [...] Male che è inconciliabile con la [...] Bonta assolutà, Dio si espone [...] divenire, lasciando [...] la [...] di sce-gliere il proprio destino [...] quello [...] Creatore. Nel corso della mattinata [...] sono previste le letture critiche di Eric Hobsbawm, Monsignor Clemente Riva, Pietro Scoppola, Giorgio Spini. Coordinerà il dibattito Rosario Villari. Saranno presenti, inoltre, il presidente Oscar Luigi [...] Tullia [...] presidente [...] delle Comunità ebraiche, e Valdo Spini, presidente [...] parlamentare per [...]. Le foto più recenti [...] nel [...] una memoria che i [...] accettare Ma nei campi quelle baracche bruciano [...] «Per [...] è stato come pagare un debito», dice [...] ebreo che abbandonò la Germania nel 1938. /// [...] /// Il silenzio assordante che circonda [...] i campi di concentra-mento nazisti e che li trasforma [...] realtà. È questo il tema [...] «Il silenzio dei campi» che raccoglie 77 [...] Erich [...] fra il 1961 e [...] campi di concentramento tra la Polonia, la Germania, [...] Repubblica Ceca e la Francia. Una mostra che ar-riva [...] Palazzo delle esposizioni di Roma, e che negli [...] ha già raccolto consensi in tutto il [...]. Piuttosto de-sideravo esprimere quel [...] il paesaggio, [...] gli oggetti riguardo al [...] significato nel presente e le [...]. Un percorso della memoria, [...] monito verso il pre-sente, un appello a [...]. [...] dettata da una forte [...] 1938 in-fatti la famiglia di Hartmann riuscì [...] Germania, evitando i campi di concentramento. Io ho cer-cato di [...] con gli occhi e di [...] per cercare di esprimere ciò che pro-vavo. Sono convinto che non [...] nessuno di quest campi». In tutte le foto scattate, Hartmann non usa mai il flash. Lascia piuttosto che la [...] sfrut-tando la luce naturale. [...] le tonalità grige, la nebbia [...]. Ne-gli ambienti [...] con-trasto fra lo spazio esterno, [...] opaco della prigionia. Così in tutte le [...] una forte tensione drammatica, che arriva prepotente [...]. Fili spinati, baracche, [...] ca-mere a gas, tavoli [...] oggetti personali appartenuti a chi è entrato [...] spesso non ne è più uscito. Tutto que-sto passa attraverso [...] Har-tmann: di fronte al bianco e nero delle [...] di chi guarda resta pa-ralizzata, incredula e [...]. [...] parte del vetro emerge [...] vera, le singole esperienze di chi è [...] di concentramen-to. Si riescono a immaginare le [...] dei prigionieri costretti ad assiste-re nella nebbia [...] dei compagni, il terrore di [...] scendeva dai binari del treno direttamente [...] non conosceva gli scopi della [...] cui era sottoposto: alla fine di [...] per i più deboli [...] su-bito la camera [...] per [...] forzati. Attraverso le immagini in [...] Palazzo delle Esposizioni si [...] i 186 gradini della [...] di [...] costretti a portare sulle [...] di pietra estratti dalla cava sottostante, molti [...] spinti giù dalle guardie addette alla sorveglianza [...] rocce in basso. Tutto questo è «il [...]. La generazione di chi [...] del lager sta scomparendo, mala drammaticità di [...] impressa nelle fotografie di Hartmann. Credo che la realtà della [...] si senta molto [...] piuttosto che nei numeri dei [...] cui non riusciamo a dare un volto». Ricordare cosa è successo [...] la memoria di quello che accadde è [...] della mostra. Per questo [...] come «Il silen-zio dei campi» [...] importanti. È questo il pensiero [...] «Fra quelle esposte -spiega [...] una foto del monumento [...] vittime di uno dei campi che ho [...]. [...] che dice: [...] è finita. State in guardia, [...]. Questo è quello che [...] sapere, e ricor-dare». La memoria insomma come [...] come segnale per ricono-scere i pericoli che [...] nazista hanno portato e [...]. In questo senso è [...] ultime foto della mostra, scatta-ta nel campo [...] in [...]. [...] le baracche dove ai [...] dormivano gli ebrei furono bruciate: per quel [...] arre-stò dei giovani estremisti di destra di Berlino. Processati, furono assolti per [...]. [...] ha lasciate [...] e come le ha fo-tografate Hartmann. Una [...] passato non sono del tutto [...] e che [...] ancora bisogno di [...]. /// [...] /// Una [...] passato non sono del tutto [...] e che [...] ancora bisogno di [...]. (0)
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