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Quanto a De [...] la [...] conoscenza della nostra lingua [...] di quella della nostra cultura, che era [...] migliorando nel corso di un viaggio durato [...] ma le citazioni italiane di cui le [...] e nelle quali è [...] forme desuete e diremmo che non avvenga [...] espressioni errate [...] dimostrano come egli avesse [...] nostro idioma prima ancora di intraprendere il [...]. Per la storia del [...] del De [...] costituiscono una testimonianza di [...]. Esse documentano quanto fosse [...] Settecento [...] neoclassico che si rilevava [...] come in scultura, così in musica come [...] che respingeva [...] quali espressioni di barbarie, [...] e culturali dei secoli di mezzo. Gli accenni al rifiuto [...] continui. Il De [...] mette bene in chiaro [...] in proposito fin dalle prime tappe del [...] Italia: a Pavia, visitando la Certosa, annota: [...] là vi sono delle cose belle; ma [...] gotico. Non so se sbaglio, [...] gotico, dice, quasi infallibilmente, una cosa brutta» (I, [...]. Il suo disprezzo per [...] » assume aspetti che a noi appaiono [...] Giotto, questo grande maestro, così celebrato in [...] potrebbe oggi [...] assunto per dipingere una [...] (I, 16-3». Il Palazzo Ducale a Venezia [...] una brutta cosa, se mai ve ne [...] cupa e gotica, del peggiore gusto possibile» (I, [...] a San Marco, «si tratta di una [...] greco, bassa, impenetrabile alla luce, di un [...] che [...] coperta da sette cupole [...] mosaici su fondo oro, che le fanno [...] tante caldaie che a cupole » (I, [...] Neppure [...] palazzi di Firenze, tanto celebrati, lo « [...] tutti sono [...] rustica, piatta e uniforme, [...] tanto abituato alle colonne, che non posso [...] meno mi ci vogliono i pilastri» (I, [...] Palazzo Vecchio «in sé non è altro che una [...] da un grande e brutto torrione. [...] buio e greve tanto [...] quanto [...] con grosse, orribili colonne e [...] altrettanto ben assortite. Così pure il mirabile palazzo [...] Cancellerìa a Roma, un gioiello [...] del primo Quattrocento, « è [...] tanto [...] quanto [...] » (II, 131); e « [...] famoso palazzo Farnese ha nella [...] architettura esterna più maestà, grandezza [...] solidità, che grazia ed ornamento. Eppure è opera dei [...] messi insieme, tra i quali Michelangelo, che [...] cornicione; è vero che questa è anche [...] bella. Ma io non mi [...] che un edificio senza colonne sia un [...] » (II, 135). Tra i pittori, incontrano [...] del viaggiatore francese Raffaello e Correggio, i Car-racci, Guido Reni e il Guerrino. In armonia con questo [...] perciò sempre legato allo spirito del suo [...] verso la società. Assente dalle sue pagine [...] visto solo di sfuggita e nei suoi [...] e comunque sempre disprezzato: è « assolutamente [...] traditore, incline alla sedizione, sempre pronto a [...] »; è « la canaglia più abominevole, [...] schifoso che abbia mai strisciato sulla faccia [...] (I, 426). Vi è in ciò il [...] verso la [...] che serpeggia tra gli illuministi, [...] che i più avanzati tra essi superano [...] ne fa fede Voltaire nei [...] interventi a favore di [...] e [...] a Ginevra e poi nelle [...] industriali e commerciali a [...]. [...] del De [...] è tutta rivolta al [...] corti, dei salotti e degli ambienti ecclesiastici [...] eruditi. E di questo mondo [...] che occupano un posto [...] costume. Il quadro che si [...] lettere è un qua-dro di estrema licenziosità. Si veda per esempio, [...] Venezia, [...] dèlie gondole adattate a [...] e [...] delle monache nelle pratiche [...] di merce prelibata (« Adesso che vi [...] corso una furibonda lite fra tre conventi [...] decidere quale avrà [...] di dare [...] al nuovo nunzio arrivato. Se debbo dire il [...] da fare un lungo soggiorno, sarebbe dalla [...] che mi volgerei più volentieri. Tutte quelle che ho [...] attraverso la griglia, chiacchierare finché quella durava [...] di loro, mi son sembrate proprio carme [...] modo da far valere la loro bellezza. Portano una cuffietta graziosissima, [...] ma ben modellato, quasi sempre bianco, che [...] le spalle ed il seno, come negli [...] delle nostre attrici», I, 182); si veda, [...] in uso a Venezia, [...] gustosamente narrato della cortigiana [...] fatta», (I, 182-85); e, sui costumi politici [...] Serenissima, [...] vicenda della lotta tra il procuratore Tiepolo [...] Aimo (I, 190-92), che ci dice più [...] teorica. A Venezia, non sfuggono [...] De [...] i caratteri salienti della [...] dello stato difensivo in cui si è [...] dirigente sempre timorosa di sommosse popolari ma [...] difesa delle proprie prerogative di fronte alla Corte [...] A Venezia esiste [...] ma ha le unghie [...] è [...] poco come se non [...]. I ministri di questo [...] decidere nulla se non in presenza di [...] governo designate a questo scopo. Appena viene avanzata una [...] eccessiva, uno dei tre si alza ed [...] punto [...] non può più far [...]. Gli ecclesiastici non hanno [...] per i loro intrighi: appena uno ottiene [...] qualche nomina da Roma, o anche soltanto [...] viene ipso facto escluso da qualsiasi par [...] e considerato dimissionario dalla [...] carica, se ne ha [...]. Chiunque ha o ha avuto [...] carica di ministro della Repubblica a Roma, non può [...] fatto cardinale od ottenere una [...] prelatura. Saggia politica, la quale [...] vantaggio anche per gli ecclesiastici, perché coloro [...] pace o non vogliono essere eletti a [...] che si facciano abati » (I, 211-12). Ancora a Venezia, « [...] il De [...] (I, 248) [...] che questo sia [...] posto ai mondo dove [...] quello che ho visto io: un uomo [...] prete, ad uno spettacolo pubblico, davanti a [...] da una finestra [...] con la più famosa [...] e farsi prendere a colpi di ventaglio [...]. Galanteria e cultura, però, andavano [...] di pari [...] so [...] società: « Le donne [...] scrive il De [...] da Bologna [...] 276) [...] son fin troppo sveglie discretamente [...] molto più che civette; colte, sanno a memoria i [...] buoni poeti italiani e parlano francese quasi tutte ». A Roma « grande [...] di pensiero in materia di religione, e [...] la libertà di parola» (II, 142). Le lettere da Roma [...] Roma, come si è detto, costituiscono la parte [...] sostanziosa [...]. Verso [...] e i costumi clericali [...] De [...] non è tenero. Ha appena messo piede [...] Avignone, [...] si trova sotto la sovranità pontificia, e [...] i frati cominciano a [...] e della dominazione italiana, e dànno molti [...] vigoria che di virtù. Anche la giustizia viene [...] ultramontano. Un uditore [...] in prima istanza; ma [...] di un altro, che può essere chiamato [...] Roma, [...] poi bisogna sottoporsi ad altri tre giudizi; [...] uno può avere un processo in famiglia, [...] di [...] la fine, anche se [...] perpetua a tutti i [...] (I, 12). /// [...] /// Un uditore [...] in prima istanza; ma [...] di un altro, che può essere chiamato [...] Roma, [...] poi bisogna sottoporsi ad altri tre giudizi; [...] uno può avere un processo in famiglia, [...] di [...] la fine, anche se [...] perpetua a tutti i [...] (I, 12). (0)
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