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È stato infatti con una Hermes portatile del [...] che William Gibson ha co-minciato [...] scrivere. Apparte-neva al nonno della [...] e, ricorda lo scrittore, «sembrava proprio il [...] che He-mingway avrebbe potuto portare con sé [...] corri-spondenze dalla guerra di Spagna». Naturalmente lo scrittore non usa [...] la [...] macchina da scrivere [...]. Una volta rotto un pezzo, [...] dovuta abbando-nare per [...] computer. Ora tiene la [...] Hermes in casa come un [...]. I computer, che vedeva [...] alla fermata [...] gli servirono, inve-ce, per [...] deck», ovvero la consolle attraverso la quale [...] entrano nella realtà virtuale. [...] Il fascino discreto del [...] tecnologico che preferisco è il [...]. Ha cambiato completamente il [...] sentire la mu-sica. Ci ha dato [...] di ascoltare qualsiasi tipo di [...] volessimo [...] luogo fossimo». /// [...] /// Gi-bson ha raccontato di [...] comprato il suo primo [...] prima ancora di sapere che [...] prima ancora di [...] senza avere alcun nastro da [...]. Un [...] come è capi-tato ai [...] sem-pre scritto su [...] pri-ma di sapere [...] non poteva proprio sapere -che, [...] futuro, sarebbero esistiti (dalla [...]. Ma con il [...] e con le pubblicità del [...] Gibson am-mette di [...] compiuto [...] più importante per uno scrittore [...] fantascienza: [...] della [...]. Se il computer diventò nei [...] scritti il [...] deck», il [...] fu lo spun-to per [...] del [...] contrazione di [...] stimolazione simulata. Ovvero [...] che suona cassette prere-gistrate di [...]. [...] sonoro portatile della Sony era [...] trasformato in un apparecchio capace di ri-suonare [...] campo della percezione. [...] I libri, la tv [...] su una pubblicazione profes-sionale, [...] stato «Il continuum di [...] ma è con la [...] che la stella di William Gibson [...] a brillare. Tra [...] seguente, il libro avrebbe [...] maggiori premi del settore fantascien-za, lo Hugo, [...] Nebula [...] il Phi-lip Dick. Al romanzo [...] seguiranno le altre due opere [...] trilogia: «Giù nel cyberspazio» [...] e «Monna Lisa [...]. I rac-conti della «serie [...] sono raccolti [...] «La notte che bru-ciammo [...]. Poi è ve-nuto «La [...] insieme a Bruce Sterling, uno dei teorici [...]. [...] virtuale» e, ora, il [...] (e già la rete [...] siti ad esso dedi-cato). Per il cinema, Gibson [...] nel [...] di «Johnny [...] il film con Keanu Reeves [...] da Robert Longo. Tra le esperienze di Gibson [...] dei media, va registra-ta anche [...] tele-visiva come attore (nella [...] stesso) nella serie tv [...]. Il volto, il corpo, [...] pure e semplici invenzioni. I ragazzini giapponesi già [...] pazzi. Così [...] della fantascienza [...] ha deciso di fare di [...] il personaggio del suo romanzo. Come sempre, però, non [...] storia e tanto meno la psicologia dei [...] hanno una, anche se virtuale) ad essere [...] di [...] la cosa più affascinante [...] sociale e urbano che esso crea in [...]. Stavolta [...] è Tokyo, città distrutta [...] ricostruita da una specie di materiale intelligente [...] e si ricrea da solo. È attorno a questo [...] scontrano gli interessi delle grandi multinazionali. Tra i protagonisti anche un [...] rock, un sopravvissuto del passato prossimo (che sarebbe più [...] meno il nostro presente), [...] e sfortunato «mago della rete», [...] ragazzina innamorata della [...] a [...] volta innamorato [...]. I due si sposeranno: [...] Gibson [...] le prime nozze virtuali della fantascienza: nozze [...] e un programma di computer che appare [...]. A destra, un disegno [...] delle edizioni Shake [...]. A centro pagina, lo [...] William Gibson [...] ai tempi del Cyborg VANCOUVER. Vancouver è una cit-tà bellissima. Dice: per forza, con [...] fiordi scavati tra i picchi della Columbia Britannica, [...] quei vulcani. Ma non è solo [...]. È anche [...] città del [...] mondo occidentale, è [...] settentrionale del Nord del mondo. E una città che [...] nulla di tragico, e forse per questo [...] gli scrittori, fin dai tempi di Malcolm [...] che ci trascorse i [...] della propria vita, e ci scrisse Sotto [...]. Oggi ci vi-vono Douglas [...] e William Gibson, e specie [...] dal Texas, ne ha rin-novato [...] mito. Così, visto che in Italia [...] il suo ultimo ro-manzo, [...] fin [...] per [...] e diventa natura-le perfino [...] da fan com-piuto da Edoardo Nesi, in America [...] fatti suoi, saltato su un Jumbo della [...] per raggiungermi e unirsi [...] ha luogo, molto [...] in un lucente Web [...] del centro, trafitto di [...] rete dove giovanotti barbuti si misurano con [...] a cin-que dollari [...]. Alla fine diventa naturale [...] che il gestore del locale, una volta [...] lo spilungone con cui ci sediamo al [...] William Gibson, ci metta alle costole un [...] digitale e ci scara-venti tutti e tre [...] Inter-net. Quello che segue è [...] una chiacchierata a tre: Gi-bson, Nesi e [...]. VERONESI: [...] che Mon-dadori pubblica in Italia, [...] ulte-riore passo verso la totale equiva-lenza tra [...] che lei va profetizzando da anni nei [...]. In particolare, il libro [...] matrimonio tra un essere umano e un [...] con sembianze femminili, un [...] appunto, che grazie al [...] capace di infilare le prese giuste, viene [...]. GIBSON: «Mondo reale e [...] effetti, possono spo-sarsi. [...] è una pop star in [...] e ossa mentre [...] è una pop star immaginaria, [...] in fondo ciò che il romanzo sta a testimoniare [...] che la pop star in carne e ossa asso-miglia [...] più a lei che a noialtri. [...] è già, e ampiamente, [...] virtuale. Ho conosciuto un buon [...] star, e la cosa che mi ha [...] che nel nucleo di [...] avvolge queste entità possa continuare a sopravvivere [...]. E comunque la relazio-ne [...] umani e quelli che noi riteniamo alieni [...] molto misteriosa. VERONESI: «Sicché [...] di [...] di sposare un idolo [...] poi così eccentrica». GIBSON: «In origine doveva [...] altro un matrimonio paradossale, [...] che nel roman-zo esso [...] (cioè non li si vede quando vanno [...] si vede durante la pri-ma notte di [...]. VERONESI: «Lei è sempre [...] a elaborare nei suoi romanzi i primi [...] novità tecnologiche. In questo ro-manzo [...] in realtà un ulteriore, [...] quello tra Chia, ragazzina ap-partenente alla stirpe [...] americani, e la nano-tecnologia con la quale Tokyo [...] dopo un terremoto. Grattacieli che stanno dentro [...] che si costruiscono da soli: cosa [...] spinta a parlare di [...] GIBSON: «Diciamo che quella che [...] nel romanzo è più [...] mia, e molto limitata, concezione di na-notecnologia. In realtà coloro che [...] nanotecnologia, e che sono sempre di più, [...] di un mon-do in cui qualunque cosa [...] mondo la cui proiezione nel futuro sfugge [...] per-fino la più sfrenata, [...]. La tecnologia che io [...] romanzi è qualcosa che vedo semplicemente aleggiare [...] di là del bordo della mia scrivania, [...] sotto ci fosse-ro questi personaggi imbevuti di [...]. Perciò, per tornare a [...] avendo distrutto Tokyo con [...] mia in-venzione, e avendo dunque la ne-cessità [...] pensato di avvalermi di una versione un [...] nanotecnologia; qualcosa che si atteggia a nanotec-nologia [...] realtà è molto più lento della vera [...] che in real-tà certe cose le realizzerebbe [...]. Perché la nanotecnologia effettiva [...] istantaneo e definitivo di tutto, compresi noi [...]. NESI: «Quello che trovo [...] che, quando uno dei personaggi tocca questa [...] dapprima morbida e subito dopo molto più [...]. È un modo molto efficace [...] avvicinare il let-tore [...] descritto: [...] come rispon-de al tatto. GIBSON: «Quando ho comin-ciato [...] di fanta-scienza, in effetti, ciò che mi [...] nella fantascienza che avevo letto era la [...] sensoriale: le descrizioni non erano mai tattili [...] nel migliore dei casi si trattava di [...] lo più insuf-ficienti, immagini che non erano [...] ho sviluppato una specie di seconda natura [...] sempre portato ad adottare questo iperrealismo descrittivo, [...] quale cerco di speci-ficare ogni possibile informazione [...] cosa, in partico-lare su ciò che è [...]. In effetti [...] che lei cita, della [...] e poi dura, rappresenta il tipo di [...] drizzare i capelli, e che in quella [...] prima mancava». NESI: «Il vero protagonista [...] comunque, è [...] il tipi-co [...] spian-tato e romantico, che [...] capacità di navigare a intuito. /// [...] /// Più che altro si [...] cerebrali. /// [...] /// Certo, ma le due [...] perché è proprio da quella menomazione che [...] talento di [...]. Un gior-no, credo, ci sarà [...] possibilità di esplorare immense quantità di dati con [...] di qualcosa che non sa-rà [...] legato alla scienza o [...] cioè il puro intuito». GIBSON: «Vede, negli ultimi [...] fatto una cosa molto strana, che ci [...] creazione di questo nuovo reame che per [...] effettivamen-te, ma per [...] è tutto fuorché fi-sico: [...] il cyberspa-zio [...] lo usiamo ogni giorno, [...] di più per le transa-zioni sociali -prova [...] la vera collocazione del mercato azionario è [...] di tutto questo non esiste un progettista [...] tratta di una creazione di tutti gli [...] raggiunta spesso in modi [...]. Istintiva-mente io sento che [...] dovremmo avvertire il bisogno di sapere che [...] reame, come sia stato assemblato. Credo che la gente tenterà [...] più di [...] in maniere che i suoi [...] non avrebbero mai immaginato». VERONESI: «Fin [...] di [...] lei spara una sfilza [...] del tutto im-perscrutabili, che però alla fine [...] misterio-samente comprensibile, perfino semplice. Pare quasi che lei [...] sul fatto che la [...] bar-data di un linguaggio iniziatico, può essere [...]. GIBSON: «È una vecchia que-stione. È la differenza che [...] comprendere quello che si può fare con [...] e sapere come funzioni. Io perso-nalmente avrei dei [...] spiegare il funzionamento del [...] a colori; quello che [...] che si infila una spi-na nella presa [...] si ac-cende. È un concetto con [...] questo libro, e che [...] non cambierà mai: la [...] descritta dai suoi inventori, risulta total-mente incomprensibile, [...] esempio Chia, la ragazzina, apre la [...] valigia, essa è ridotta [...] di un motore di trenino elettrico, ossia [...] funziona infilando una spina nella presa. È una questione che ci [...] sempre. La maggior par-te di noi [...] ha modo di vedere i [...] della tecnologia che usa quotidianamente: [...] una volta ho visto un prototipo di trasmettitore di [...] ed era una specie di [...] con dentro un af-farino rosso [...] quanto una pallina da ping pong che contene-va [...] rotante che pote-va essere trasmessa [...] stanza, e i supporti di [...] mac-china erano fatti di assicelle di le-gno e plastilina. Ma poi [...] co-se finiscono per essere [...] abitudine di consumatori, quindi inscatolate, confezionate e [...] e tutto si ri-duce alla famosa presa [...] spina». NESI: «Da un punto [...] letterario, quali sono gli scrittori che lei [...] tutti, di fantascienza e no?» GIBSON: [...] gli autori più in-fluenti [...] modo di scrivere sono William Burroughs, Thomas [...]. Ballard, Hunter Thompson. VERONESI: «Ehi, io ho [...] Paura [...] disgusto a Las Vegas in ita-liano! Un ca-polavoro, un libro [...]. VERONESI: «Una faticaccia, ma [...] la pena. GIBSON: «Poi, di recente, [...] essere stato influenzato enormemente, nella scrittura dei [...] Tom Wolfe. Il giorna-lismo di Tom Wolfe [...] Ses-santa sembrava spesso la descrizio-ne di una [...] questo tizio assolutamente conservatore, messo dinanzi a [...] un linguag-gio che pareva [...] futuro vago e misterioso, come un vero [...]. È stata [...] decisamente positiva perché il [...] era so-lo di inventare delle tecnologie, ma [...] un linguag-gio per [...] una specie di linguaggio [...] un futuro immaginario». [...] ci è riuscito, non ci [...] dubbi. Per la cronaca restano [...] poche altre cose. Che uno dei personaggi [...] è il protagonista del [...] Gibson, Luce vir-tuale, e che dunque ci [...] meno detto che fine ha fatto; che [...] Gibson compone e me-scola in modo abbastanza [...] di due scrittori italia-ni di sangue triestino, Marco [...] e Susanna Tamaro; e [...] e Nesi gli [...] i nostri libri da [...] un mancinismo totale, astratto, grazie al quale [...] limpida compone ogni singola lettera con una [...] come se scrivere con chiarezza ciò che [...] e lui, provando e [...] a capo da solo. Il che, poi, letterariamente [...] o meno ciò che è successo. Sandro Veronesi Se il divo [...] rock sposa [...] E lo trova sexy [...] 2. /// [...] /// Sandro Veronesi Se il divo [...] rock sposa [...] E lo trova sexy [...] 2. (0)
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