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Parla Marc Augè [...] di [...] autore di libri di [...] Un etnologo nel metrò, da dieci anni [...] des [...] en [...] Socia-les, Marc Augè è [...] grandi antropologi della con-temporaneità. Studia la mondia-lizzazione e i [...] e le differenze, [...] e [...]. Termini antitetici che però non [...] escludono anzi [...] in-clude [...]. [...] è figlio [...] e viceversa. /// [...] /// Professor Augè, da un lato [...] mon-do si [...] si «balcanizza». Come spiega la coe-sistenza [...] fenomeni, di quello che è stato definito [...] di globali-smo e localismo? Sono due facce [...]. [...] chiama [...]. Inten-do dire che noi [...] particolarismi, le rivendicazioni etniche e di gruppo [...] conto della [...]. Da essa nasce il [...]. Una spinta questa che [...] annullare quella che porta alla globalizzazione. Così i due fenomeni lungi [...] coesistono, si tengono. Più si allargano i [...] e più cresce [...]. Ma tra lo spazio e [...] problematica [...] ha un ruolo importante [...] da sè. Se in questa relazione uno [...] due poli, [...] e [...] si irrigidi-sce le cose si [...]. Gli altri diventano stranieri, [...]. Ci si scopre francesi [...]. Serbi contro i bosniaci. Lo storico [...] ha avvisato i suoi [...] che corro-no nel fare il loro mestiere. Il prin-cipale di questi [...] diven-tare complici nel costruire ideolo-gie etnocentriche. [...] corre dei rischi se mette [...] ri-cerca al servizio [...] Il rischio è quello di [...] la no-zione di cultura e [...] cultu-rale. Si può decidere di [...] per tutto ciò che ha di di-verso [...] trascuran-do o sottovalutando le numerose cose che [...] con gli al-tri, o che legano quella [...] culture. Questo è un modo [...] antropologia. I nostri studi devono [...] sono parziali e errati se non si [...] impegno di tutti i riti [...]. [...] che guardi solo [...] manca alla [...] funzio-ne. Quale è il rapporto [...] alterità? Prima parlavo di riti. Credo che tut-ti i [...] religiosi a quelli politici siano dei modi [...] altri per definire se stessi. I riti della nascita [...] il bambino consistono [...] alla ricerca dei segni [...] reperibili nel suo corpo. Allo stesso modo tutte [...] appartenere ad un gruppo [...] non sono altro che [...] stabilire il posto di una generazio-ne rispetto [...]. Mai la ritua-lità può [...] fare con [...] completamente isolata. Occorre [...] per riuscire a pen-sare il [...]. [...] poi è una somma [...] ses-suale, biologica, professionale. Ed è un insieme [...] ci aiuta a definire queste identità. Lei ha parlato di [...] cosa vuol dire? Lo strabismo [...] viene determinato dal fatto [...] stesso tempo fuori e dentro un contesto, [...] esserci. Questo movimento doppio è indi-spensabile [...] una osservazione corretta. La difficoltà metodologi-ca è [...] che oggi si ri-trova nel sociale. Una sorta di [...] dei riferimenti, per cui [...] riferirsi ad un contesto globale, rendendo come [...] particolare un piccolo pro-blema. Eppure i particolarismi, le [...] dapper-tutto. Bisogna dunque partire da [...] dai contorni ben delineati, senza ignorare i [...] effetti che su di esse produce il [...]. Lei ha duramente criticato [...] ha definito oscurantista e paradossale. Si ritiene un [...] relativista? Soprattutto presso gli [...] prevalsa la tendenza che cristallizza la nozione [...] questa prospettiva, i gruppi sociali e gli [...] da culture rigide e quasi impenetrabili. È una posi-zione che se [...] una parte rispetta le differenze rischia, però, di favo-rire [...] ghetti. Ora in realtà io [...] le culture siano delle realtà chiuse, ritengo [...] siano scambi intensi e continui. Una cultura è qualcosa [...] e non è mai completamen-te condivisa da [...] che vivono in seno ad un gruppo. Un individuo, poi, non [...] definito attraverso la cultura che condivide con [...] gruppo, giacchè esi-stono importanti differenze fra le [...]. Per tutto questo non [...] il relativismo as-soluto degli americani. La diffe-renza culturale è ciò [...] appartie-ne [...]. Che eschimesi e pigmei, [...] siano tra loro diversi si può constatare [...] paesi e [...] a guardare gli abitanti. [...] però inizia subito dopo ciò [...] è evidente e dunque ovvio. Lei ha scritto che [...] uomini da attori diven-tano spettatori. Perchè accade ciò? Oggi [...] media, ma non della mediazione Tutte le [...] dai partiti alle chiese, si sono indeboliti. Ciò che un tempo [...] la da più. Aumenta, dunque, [...]. A questo si aggiunge [...] immagini al quale siamo sottoposti: anche le [...] si convincono di essere parte di un [...] grande. Siamo in-dividualmente testi-moni, in [...] problemi e delle catastrofi del mondo. Non sappiamo però che [...]. Siamo spettatori passivi. Coinvolti in un avve-nimento, [...] intervenire. Vin-ce dunque la passivi-tà [...]. Professore in futuro prevarrà [...] Babele [...] lingue e delle culture o la comuni-cazione. Vivremo nella società della [...] quel-la del dialogo e della comunicazione? Questa [...] delle que-stioni. Credo però che non si [...] completamente nè [...] nè [...] di questi modelli, ma, per [...] in modo semplice, penso che la storia non sia [...]. È certa-mente vero che [...] la società delle alte tecnologie, ma è [...] una gran parte del mondo non è [...] processo. Voglio dire che la [...] con-tinuerà con un moto non lineare ma [...]. Non ci sarà nè [...] circolare, [...] as-soluta, nè la dispersione totale [...] peggiore Babele. Tutte e due le [...] alla fine del mondo e spero proprio [...]. IL PUNTO Le parole [...] Mondo CARMINE DE LUCA Babele NEL CONTO DEL DARE [...] tra le parole stra-niere entrate [...] corrente e le parole [...] siamo decisa-mente in debito. I forestierismi che usiamo [...] ben superiore agli italianismi esportati. Il fenomeno, ov-viamente, ha [...]. Non implica nessuno svilimento [...]. Semmai può esse-re di [...] la lista dei nostri termini che si [...] altri paesi. Sapevamo da tempo che la [...] italiana più diffusa [...] è mafia, tanto che via [...] è passata a funzionare da sinonimo di «organizzazione criminale» [...] una mafia colombiana, una mafia russa, una [...] mafia). Oggi una conferma viene da [...] svolta dalla [...]. [...] della parole italiane esportate non [...] lungo. Compren-de amore, pizza, mozzarella, confusione; [...] diffonden-dosi anche [...] Mani pulite e [...] Profes-sore riferito a Prodi. Se ne volessimo sapere [...] avessimo voglia an-che di conoscere qual è [...] passati il bilancio tra forestierismi e italianismi, [...] di informa-zioni e [...] mette a disposizione [...] Le parole [...] di Carla Marello (Zanichelli, Bologna [...] lire 32. Storicamente le nostre parole [...] lingue provengono per lo più da tre [...] (da adagio a piano, da fortissimo a [...] arti figurative (altorilievo) e la gastronomia [...] è veramente lungo: spaghetti, [...] cap-puccino, espresso, ecc. Già nel Cinquecento, nei [...] registrati antipasto, polenta, [...]. In quanto ai forestieri-smi [...] libro di Marello, giustamente e giudizio-samente rassicura. Mostra che, a conti [...] non passa. E il futuro? Che [...] avrà nel terzo millennio? La Marello individua [...]. Altro fenomeno: [...] di sigle e abbreviazio-ni. Al futuro appartiene lo svilup-po [...] del computer nel campo del lessico (per [...] per [...] per [...]. Una grande quantità di [...] oggi [...] su dischetti Cd-Rom. Dal futuro al passato [...]. Gli inizi [...] dieci secoli fa con le [...] non, [...] den-te, favella, vacca, [...] pos-sedere, terra. Enrico Giuseppe Moneta [...] e nazionalismo. Qua-le spazio conservano le [...] un mondo sempre più interdipendente? «Alterità e [...] poli che se si irrigidiscono portano a [...] un nemico». Lo sostiene Marc Augè, [...] mondiale, studioso della contemporaneità. E a Roma un [...] La Sapienza indaga sulla «Babele» del terzo millennio. /// [...] /// Fu facile quindi per Togliatti, [...] prestigio di cui gode-va, soffocare -è il [...] dibattito che era nato fra i militanti, [...] approfondita ana-lisi di tutto lo sviluppo sovietico, [...] quindi ben altro spesso-re alla pur meritevole [...] lo stesso Togliatti aveva impresso al Pci, [...] della svolta di Salerno nel 1944. Quel che accadde ai [...] un-gherese, la riaffermata fedeltà [...] Sovietica, non fu altro [...] conseguenza della scelta im-posta dai dirigenti del Pci [...] il valore di «rottura» definitiva col co-siddetto [...] nel rapporto di [...]. Purtroppo questo aspetto -come [...] totalmente man-cato nelle rievocazioni critiche del 1956. Ed è su questo [...] di-battito andrebbe semmai ripreso. Al-trimenti si consentirà ai [...] di rifarsi ancora una volta [...] forzate scelte imposte dalla guerra fredda. [...] non apparteneva al campo dei [...] del socialismo»; la [...] pur incompleta e tardiva de-nuncia [...] crimini staliniani non po-teva essere tacciata di «tradimento» e [...] «reazionarismo» come si era im-punemente fatto con quegli intellet-tuali [...] uomini politici che, [...] de [...] avevano asserito né più né [...] quanto [...] nel XX Con-gresso del suo [...] aveva deciso di far sapere, una volta per tutte, [...] movimento comunista inter-nazionale. È comprensibile che per [...] co-me Togliatti, quel rapporto [...] al loro cuore, la sconfes-sione di lotte [...] del dubbio in un [...] natura fideistica. Ma proprio [...] atto di fedeltà ad [...] in crisi profon-da avrebbe sottratto ai comunisti [...] per lo svilup-po democratico e socialista del [...]. Ci vollero difatti altri [...] tutte le conseguenze già evidenziate nella spietata [...]. /// [...] /// Ci vollero difatti altri [...] tutte le conseguenze già evidenziate nella spietata [...]. (0)
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