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Nel quartiere periferico di Roma [...] Sabrina e Sandro. Lui è appena uscito [...]. Lei, la [...] ex fidanzata, ora ama un [...]. La notte di ferragosto [...] la tragedia si prepara. Governi Se i cannibali [...] Massimiliano Governi ha 35 an-ni ed è [...] Roma, dove vive e lavora. La [...] attività di scritto-re inizia [...] pub-blica il romanzo «Il calciatore» per i [...]. [...] successivo, il 1996, ha [...] pubblicata da Einaudi sotto il titolo «Gioventù Cannibale»: [...] racconto era intitolato «Diario in estate». Governi collabora inoltre con [...] e un suo racconto, intitolato «Bomber», è [...] monografica «Panta» (Bompiani), [...] numero interamente dedicato al [...] e letteratura. Vive e lavora a Prato. La [...] prima perso-nale [...] tenuta a Roma nel 1990, [...] la galleria [...]. Nel [...] ha partecipato a Bologna [...] «Anni Novanta» ed esposto al Museo Pecci [...] Prato. Ha allestito personali alla [...] Bagnai [...] Siena nel [...] e [...]. Nello stesso anno ha [...] la [...] mostra da Gentili, a Firenze. Impronte colorate di pesci [...] esposto nel [...] nella personale presso [...] Marino di Trieste mentre [...] sog-getto, e la matrice, della grande tela [...] nel 1996 ha preso parte alla Quadriennale [...] Roma. Co-noscete per caso una ragazza [...] Ro-ma la cui faccia ricorda il crollo di una [...] La canzone di De Gre-gori. Solo che non ero [...]. Mi sa che gli [...] ho fatto un casino». Ha gli occhi abbottati, Sandro, [...] che si è appena sve-gliato: i capelli [...] il cerchietto. Sabrina non lo vede [...] da quando [...] lasciato al Quarto Ponte, [...] che era meglio di no, che era [...]. Si era quasi scordata [...]. Nel [...] davanti prova una strana sensazione [...] stomaco, un misto di disgusto e frustrazio-ne. E una punta di piacere. Que-sto basta per farla [...] con Gianluca, il suo amore, con cui [...] di un anno. È piena di ponti, Amsterdam, [...]. Sem-bra il quartiere nostro, [...] Lauren-tino [...]. [...] detto stamatti-na gli amici: Sandro [...] tornato. Si conoscono tutti da [...] e sono venuti ad abitare a via Beppe Fenoglio, [...] nei palazzoni della Coo-perativa. Si fermavano a parlare [...] Quarto Ponte, o sulle scale, o giravano [...] zona: via Achille Campani-le, via Cesare Pavese, [...] Ignazio Silone. A volte, di nascosto, [...] Luna park, il [...] per un giro sulla [...] russe, il [...] o si fermavano a [...] di cioccolata, di quella buona, dai frati [...]. Da quindici an-ni abitano [...] agglomerato di cemento, in quei ca-sermoni. Sandro e Sa-brina nello [...] 6. Sabrina conosce a memoria [...] della ca-sa di Sandro: le urla del [...] sbattute, lo stereo al-to, lo sciacquone. Quando due anni fa [...] ha sentito Ricor-dati di me di Venditti (Ricordati [...]. /// [...] /// Il giorno dopo Sandro [...] per la seconda volta in vita [...] per il furto di [...]. Stamattina si era augurata [...] bocca non le uscisse un filo di [...]. La voce era un [...]. Come se avesse visto [...] un mostro a tre teste. Sandro non rispon-de. Parla a raffica, a [...]. Nem-meno la sente la [...] Sabrina. /// [...] /// Domani parto per il [...] Ladi-spoli, pensa. Dopodomani Gian-luca mi raggiunge da Nuoro, dal-la caserma, e ci facciamo una [...] al mare, tranquilli. Se lo ripete dentro [...] come un esercizio zen. Sandro continua a parlare, [...] e a parlare, e quando le chiede [...] avrebbe fatto stasera, è la notte di [...] ci vediamo, lei non capisce nien-te, e [...] va bene. Va be-ne, allora. Ci vedia-mo sotto al [...] e un quar-to, nove e mezzo, di-ce Sandro. Va bene, ripete Sabrina, [...]. Alle nove e un [...] Sandro [...] già seduto sul marciapie-de, di fronte al [...] tamburella le dita sulla coscia, seguendo in [...] immagi-naria. Sabrina è ancora in [...]. Ha sentito Sandro scendere, [...] a quattro le scale, fischiettare. Mentre si preparava ha [...] di Gianluca in divisa da poliziotto, mentre [...] del Genera-le [...] Federici, e ha prega-to Dio [...] chiamasse, che non fosse di guardia, ma Gianluca [...] chiamato. Ora scendo e dico [...] Sandro [...] non posso uscire, che devo aspettare una [...] mi sento be-ne. Ora scendo e aggiusto [...]. Pensa questo Sabrina, ed [...] pianerottolo del suo piano. Per non rimanere al buio, [...] il pulsante [...] a re-lè. Sandro, intanto, sotto il [...] e indietro e a ogni lunotto di [...] e si sistema i capelli. /// [...] /// Ha la faccia pallida. Pupille a spillo, rese ancora [...] evidenti [...] azzurra. /// [...] /// Sarà per [...] volta. Io al limite arrivo [...] Nono Ponte, vedo se tro-vo qualcuno, Mirko, Diego, [...] una birra al Garden, ci rivediamo, dai. Ecco, si sentiva più [...]. Ora poteva tornare a [...] Radio Italia solo musica italiana e a [...] Gianluca. /// [...] /// Sandro è stato comprensivo. Forse Sandro è cambiato. Non è più il Sandro [...] a cazzotti durante le partitelle del sabato [...] periti di infortunistica stradale, al campo di [...] Gor-diani. Non è lo stesso Sandro [...] fatto sparire svariati mo-torini del Laurentino(. Proprio quando è ormai [...] davanti la cabi-na [...] (e con la mente forse [...] al cam-peggio «La Torretta» di Torre Flavia, o alle [...] frisè che si farà una volta tornata dalle va-canze), Sandro la richiama. Ora Sabrina e Sandro [...] della casa di Sabrina. La tele è accesa [...] Bruttissimi [...] Odeon Tv (il film «Febbre da ca-vallo» [...] Enrico Montesano e Gigi Proietti). Quindi Sandro scanala su Fiori [...] Zucca, [...] e si ferma su [...] Tv, i video. Sa-brina si è alzata [...] an-dare a cercare qualcosa nel frigo, o [...] via da Sandro. Ha parlato di viaggi che [...] farà mai, dei saldi estivi [...] del suo lavoro al centro [...] acco-glienza per disagiati psichici, a via Germanico. Ha bevuto due dita [...] melone ghiac-ciata, e si è un [...] rilassata. San-dro ha giocato più [...] portasigari cilindrico, il taglia-carte [...] e ha raccontato di Amsterdam. Ci sono duemila Hashish Bar, [...] portano il fumo sui vassoi, ma io non ci [...] mai entrato. Anda-vo in giro, ho [...] di An-na Frank». Hanno commentato del pazzo [...] il [...] in un ombrellone della [...] Lignano Sabbiadoro: era sicuramente un invidioso, uno che [...] gente va in vacanza. Poi Sandro è andato al [...] una, due volte. La terza volta, ha [...] e ha fatto cadere un portapenne in [...] il tagliacarte. Poi Sabri-na si è [...] a chiu-dere la luce e la finestra [...] «entrano i pipistrelli» ha detto. Al ritorno ha trovato San-dro [...] bagno di sudore, con la cami-cia sbottonata, [...] una bottiglietta dal tappo grigio. Mentre lui si faceva [...] della mano alcu-ne pasticche bianche che somigliavano [...] le in-goiava: lei stava qua-si per [...] quel flaconcino, ma ha [...] dentro di s, come uno sbadi-glio. Ora Sabrina vuole che Sandro [...] vada presto, vuole rimanere sola. Ora il disagio è [...]. [...] torna sotto forma di senso [...] colpa. Da sempre Sandro le [...] effetto: solitudine e vulnerabilità la re-spingono allo [...] cui [...]. La stessa cosa le [...] malati del centro di via Germanico. Certi giorni li prenderebbe [...] ma quasi sem-pre prova una tenerezza infinita, [...] fare a meno di [...] e prendersi cura di [...]. Quasi avesse letto nel [...] Sabrina, Sandro le si avvicina e la circonda [...] la stringe forte, la bacia su tutto [...] il gusto di sudore e alcol. Mentre cerca di [...] la lingua in bocca, Sa-brina [...] tempo di pensare: Oddio, cosa sto facendo? Chiude [...]. /// [...] /// Sandro si alza in [...] frenetico, trema, nel suo gelo [...]. Sandro sbarella un [...] ansima, poi si butta [...] sul divano, incomben-do sul corpo di Sabrina. Ma Sandro non la-scia. [...] nelle sue braccia, stretta contro [...] sé. /// [...] /// Le labbra di Sandro [...] sul suo viso, bru-cianti, premendo sempre più [...]. La rabbia e [...] pompano nelle vene e nella [...] la vista. Le mani frugano, tastano, [...]. Dalla bocca butta schiuma [...] da cor-sa. Poi: una fitta acuta [...] fa urlare dal dolore e mol-lare la [...]. Sabrina riesce a li-berarsi [...] la porta, riaggiustandosi i vestiti. Sandro si contorce sul [...] il braccio per il morso di Sabrina. Intanto Sabrina ha aperto [...] gia fuori, per le scale, a gridare [...] il 15 agosto non [...] nessuno, il palaz-zo è [...]. Con la mano cerca [...] al piano, per ripristinare il tempo di [...] -ma San-dro le piomba addosso e la [...]. Il tempo intan-to è [...]. Il pianerottolo ri-mane al [...]. /// [...] /// Piovono colpi sul viso [...] di Sabrina, che tenta di ripararsi, che [...] pavimento fino a rannicchiarsi. San-dro la trascina in [...] le spin-ge la faccia contro il marmo [...] le [...] sulla nuca e spinge [...]. Poi, Sandro, perde [...]. Sabrina gli afferra una [...] le mani e la torce, e per [...] fa cadere dalle scale. È impossibile che questo [...] me, pensa Sabrina mentre sguscia verso [...]. Non sono io. /// [...] /// Smette di esse-re [...] quando la luce al piano [...] e vede il tagliacar-te [...] nella mano di San-dro. Disperatamente Sa-brina cerca di [...] Sandro, come a volte fa con i di-sagiati [...] Germani-co, quando impazziscono o han-no una crisi [...]. Cerca di far scoccare una [...] di lucidità, di [...] accesa con qualche pa-rola magica, [...] le ha insegna-to un giorno una signora molto anziana [...] molto saggia, la psico-loga del Centro di accoglienza. Ma è tutto inutile. La coscienza di Sandro è [...] in qualche zona oscura della [...] mente, sepolta in una fossa [...] troppo profonda per farla riaffiorare. Una fossa buia e [...] sogno. Ora dentro di lui [...] rancore, e vuole solo farla finita, sente [...] di soddisfazione nel palmo della mano, quando [...] quando la lama entrerà nella carne, sente [...] palpitare. Ma Sandro scatta co-me [...] molla e si av-venta su di lei, [...] la parete [...] la colpi-sce rabbiosamente, ciecamente, [...] braccio, al fianco. /// [...] /// Sabrina non cerca nemmeno [...] ripararsi dai col-pi, incapace di credere che [...] vivendo quella scena dentro [...] quella scena orribile e [...]. Forse sono svenuta e questa [...] solo una mia fantasia. Forse sto sognando e da [...] momento [...] mi sveglie-rò con una sferzata [...] dolore e. Un angolino appartato della [...] Sabrina sussurra: No, è tutto vero, questo non [...] è la realtà. Lo sapevo che sarebbe [...]. /// [...] /// In questo momento Sabrina [...] candela sul pavimento della ca-bina, la camicetta [...] molto strana: la-sciando un segno scarlatto di [...]. Ora è lì, piccola, [...] mucchio di indumenti spor-chi. /// [...] /// Guarda le sue scarpe di [...]. I piedi con-torti da [...]. Guarda la bottoniera di [...] simboli grafici: campanello, riapertura della por-ta. /// [...] /// La [...] testa è un budino di [...]. La [...] te-sta è una sala affollata [...] agenti di borsa urlanti. Convulsamente stringe ancora il tagliacarte, [...] manico [...] surriscaldato contro le sue dita. Lo stringe con forza. In quel piccolo vano, [...] morte, sente il sapore [...]. Il sangue di Sabrina. [...] gli arriva fino alla [...] tra i denti, e deve fare uno [...] non vo-mitare. Calpestando il sangue sparso [...] sul pavimento [...] e si siede accanto [...] vita di Sabrina, cercando di non met-tere [...] carneficina, sfo-cando deliberatamen-te quella visione. To-glie la camicia, i [...] gigantesche [...]. Rimane lì, nudo, con [...] ossu-to e senza peli, il cer-chietto per [...] mano, a fissare la tar-ghetta [...] e le scritte sulla [...]. Per un breve istante di [...] a velocità supersonica, Sandro pensa con nostalgia che non [...] mai più Sabrina né sentirà mai più la [...] voce. Quella era la fine, [...] tutto, non [...] alcun dubbio. Mentre impugna di nuovo [...] e prova la lama sul polso, delicata-mente, [...] di prova, un miscuglio di immagini gli [...] miscu-glio di sogni e ricordi, condensa-ti e [...]. In quel caos di [...] di morte, nella mente di Sandro si [...] ri-cordo trafelato, affaticato, di se stesso diciottenne. In quel ricor-do [...] lui che che mette [...] milione e acquista lo spazio pubblicitario di [...] accanto alla fermata della [...] fa scrivere il nome gigante-sco di SABRINA, [...] sotto: TI AMO E TI [...] ES SEMPRE [...] formato len-zuolo. Poi [...] nella [...] testa scatta e [...] tutto, anche il ricordo. Scatta anche quello al [...] si vede più niente. Mi ero perso in [...] ponti. È piena di ponti, Amsterdam, [...]. Sembra il quartiere nostro, [...] Laurentino [...]. Intanto Sabrina ha aperto [...] già per le scale, a gridare aiuto, [...] agosto non [...] nessuno, il palazzo è [...]. /// [...] /// Intanto Sabrina ha aperto [...] già per le scale, a gridare aiuto, [...] agosto non [...] nessuno, il palazzo è [...]. (0)
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