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Nel libro di [...] Stone e nelle opere [...] i [...] confini [...] 5. [...] di percepire ciò che è [...] ai più, come qualcosa di molto eviden-te non è [...] una dote passeggera; al contrario, ha dato origine a [...] sfida [...] continua del carattere sa-cro di [...] universo fatto di forme in trasformazione». [...] Rosanne Stone è una donna [...] continuo movimento, [...]. [...] corso di una carriera turbolenta, [...] di ogni genere, dalla neuro-logia al cinema, [...] alla fantascienza alla musica. Già colla-boratrice di Jimi [...] alla fine [...] Multimedia [...] di Austin in Texas. [...] in cui [...] virtuale si realizza come immenso [...] di ruolo. Il suo ultimo libro, Desiderio [...] nasce da domande complesse e ambiziose. [...] un fascio di risposte plurime, [...] Stone parte dalle modifi-cazioni indotte [...] tecnologie virtuali nei concetti di presenza e spazialità. Il progressivo perfezionamento dei [...] dello spazio fisico e simbolico (cartogra-fia e [...] definizione di una serie di leggi volte [...] corpo fisico [...] di una griglia di [...] documenti relativi alla cittadi-nanza, indirizzi, passaporti, nume-ri [...]. Questo insie-me di elementi [...] Stone -è volto a definire il «sogget-to [...] epistemologica e biologica, misu-rabile e quantificabile, intesa [...] al suo posto. Se le cose stanno [...] che le tecnologie virtuali, sganciando il corpo [...] in rete gode di una libertà [...] potenzialmente illimita-ta), aprono dei [...] inediti sia rispetto alla reperibilità, che alla [...]. Per rendere il concetto [...] Stone racconta la storia di un travestimento [...]. È il 1982 quando [...] New York, Sanford [...] si colle-ga alle conferenze [...] utilizzando [...] di Ju-lie Graham. Uno pseudonimo femminile che [...] Sanford di comunicare con altre donne, sperimentando modalità [...] profonde, confi-denziali e complesse delle prece-denti. A mano a mano [...] Sanford definisce sempre meglio [...] di Julie utilizzando degli [...] incontrare mai dal vivo gli al-tri utenti [...] di essere paraplegica, muta e di avere [...] sfigurato). Il suo profilo sociale [...] intan-to sempre di più. Fonda un gruppo di [...] aiuta molte di loro ad affrontare gravi [...] problemi di di-pendenza dalla droga e [...] si comporta come una [...] una sorella affettuosa. Ma la straordinaria crescita [...] Julie finisce per mettere in crisi lo psichiatra, [...] più a convivere con una personalità sempre [...] idee e finalità proprie. Sanford dapprima tenta di [...] Julie presentandosi come suo amico, ma senza ottenere [...]. Se Julie è vivace, [...] Sanford è ti-mido, sottomesso ed eroticamente incapace. Quindi è costretto a [...] vera identità a utenti già insospettiti da [...]. Il crollo del «mito di Julie» pro-duce [...] emotiva in rete. Molte donne si sentono [...] «falsa persona» cui hanno ri-velato i loro [...] una persona che il «Sanford virtuale» non [...] di sostituire in al-cun modo. Il caso presentato mostra, [...] la rete sia un grande teatro di [...]. Se le due personalità [...] (Sanford e Julie) sono [...] utenti in base al carattere e alla [...] e desideri che esprimono, quello che viene [...] il cittadino riconoscibile sul piano politico (Julie [...] Julie [...] qualcun altro?). Dunque, il cyberspazio manda in [...] di [...] e [...] fiduciaria stabilita [...]. Le nuove forme so-ciali [...] articolano in uno spazio naturalmente definito dalla [...]. Se Paul [...] de-scrive il concetto di [...] co-me una graduale implosione delle [...] di natura e cultura (basti pensare alla genetica) dove [...] se-conda modella sempre più la pri-ma, allora la vita [...] reti -spiega la Stone -può essere definita come [...] una forma sociale che si [...] in una [...]. Il cyberspazio si presenta [...] artefatto (per ripren-dere una definizione di Mc [...] nel quale si possono [...] binarie su cui è fonda-ta tutta la [...] ecc. Una riflessione que-sta, ripresa [...] Donna [...] con tutto il suo [...] a [...]. Ma la [...] sviluppa una visione del cy-borg, [...] alla ridefinizione di una soggettività femminista in continua evoluzione, [...] si con-fronta con la [...] storia, dal separa-tismo al pensiero [...] differenza. Anche la [...] Stone dichia-ra di [...] capire se esiste un [...] che potrebbe sferrare un attacco al resto [...]. Ma la [...] visione della tec-nologia, del conflitto [...] una [...] ridefinizione in chiave libertaria e [...] soggetti che dovrebbero [...] è troppo angusta. Un con-flitto che viene [...] tra la mentalità dei giovani hacker, creativi [...] che ad esempio animavano [...] dei primi anni [...] e i manager delle [...] professionisti della legge, [...] e del profitto. Un con-flitto che, analizzato [...] piano simbolico e culturale, non include i [...] tecno-logica giorno dopo giorno, [...] (i [...] a do-micilio, le popolazioni [...] soia geneticamente mo-dificata, le donne del Terzo Mon-do [...] multinazionali, per fare solo alcuni esempi), senza [...] che [...] alla tecnologia sono com-pletamente [...]. Né sem-bra utile più di [...] il richiamo [...] del [...] come normalizzato-re delle diversità e [...] eteroge-neità (che potrebbero oggi, secon-do la Stone, esplodere nel [...] di strutture matematiche concepite per altri scopi). [...] già con-testata efficacemente dalla [...] che vede il potere [...] come uni-cum, ma come rete di rapporti [...] garantite proprio dai [...] mezzi di teleco-municazione. Un potere che non [...] diversità o la crea-tività, ma che le [...] sco-pi. Sfuggono infine [...] (o non vengono menzionate) [...] che il cyberspazio de-tiene, nella liberazione di [...] Pierre Levy ha definito [...] collettiva», la socializza-zione di [...] che rinnovando i concetti di autogo-verno e [...] e il «noi», potrebbero [...] mutazione antropologica. I capitoli del libro [...] per essere quelli meno teorici e maggiormente [...] la storia delle prime comunità telematiche di [...] affrontano il problema della personalità multi-pla sotto [...] e psi-canalitico. I passaggi più stretta-mente [...] tra «de-siderio e tecnologia» si riducono invece [...] postmoderno sulla frammentazione identitaria, senza che ne [...] le implicazioni sotto un profilo etico, politico [...]. Il che, per un libro [...] viene dalla patria [...] tecnologica, è francamente un [...] poco. Marco [...] Il corpo raddoppia Virtuale o [...] è comunque [...] 2. /// [...] /// Questo il [...] serie di incontri pomeri-diani [...] Roberto Pinto che, dal 5 novembre scorso (ultimo [...] gennaio prossi-mo, con la francese Sophie Calle), [...] entusiasta e strabocche-vole pubblico di giovani milanesi [...] da vicino alcuni dei più interessanti artisti [...]. [...] (Belgrado, 1945), [...] molto nota nel nostro paese, [...] ha avuto spesso occa-sione di lavorare. [...] tra le altre, la [...] nella [...] che ha fatto scandalo [...] Biennale [...] Ve-nezia di [...]. Tema della [...] «lezione» milanese: il corpo [...] contemporanea. Né scelta tema-tica poteva essere [...] appropriata per [...] che, dal [...] a oggi, ha fatto -e [...] parole sue -«ossessiva-mente» uso del proprio corpo, della materia [...] che marca il perimetro [...] interrogando la soglia tra sé [...] altro da sé, dentro e [...]. A questa sapiente, sciamanica [...] a sfidare il pubblico e le [...] del [...] non mediato discorso sul [...] il dolore come stadi neces-sari della coscienza [...] della ricerca artistica, abbiamo [...]. Lei attualmente opera ad Amster-dam, [...] e di transiti, lontana dal suo passato [...] ipotesi di permanenza e radica-mento. Perché ne ha fatto [...] «Vivo a Amsterdam, provvisoria per sempre, perché [...] facile da lasciare. La mia [...] è accanto alla stazione [...]. Ho cominciato venticinque an-ni [...] in quello che chiamo lo [...] vale a dire uno [...] aeroporti, stazio-ni, controlli doganali. È questa la [...]. Quando e attraverso quale [...] al concetto di «tra» come [...] territorio abitabile? «Nel momento [...] lasciato la Jugoslavia, nel [...] e ho incontra-to [...] con cui sono stata [...] sino [...]. Insieme ab-biamo comprato [...] che è diventata la [...] il nostro mobile spazio do-mestico. Quella che insieme abbia-mo definito [...] è nata lì. [...] che stava alla base [...] e della nostra ricerca era che arte [...] che le si può concettualizzare separatamen-te. Se si accetta di vivere [...] precarietà, non si ha tempo di [...] alcuna abitudine. Le abitu-dini sono una [...] si faccia, in un attimo ci si [...] si cominciano a ve-dere le stesse persone, [...] in determinate relazioni, ci si ri-pete. Se si vive nello [...] in-vece, non si ha il [...] di [...] nuove esperienze, il livello [...] sono costanti. Amsterdam dunque la tengo [...] la uso per ideare il mio lavoro, [...]. [...] deve nascere [...]. Oltre che di una [...] sembra si tratti di una di-mensione temporale: [...] troppo a lungo in nes-sun luogo, non [...] stabili e [...] proget-tare la durata, non [...]. A casa, ci si [...] ci si occupa delle cose. In nessun luogo meglio che [...] una camera [...] si può essere con se [...]. È vero che bisogna [...] solitudine, che la vita privata deve sottostare [...] in cambio però si trova la li-bertà». [...] e bagaglio leggero hanno [...] fare con la [...]. Facendo opere col mio [...] nulla da imballa-re e spedire come si [...] dipinti, devo andare di persona. Natural-mente questo significa che non [...] può avere una famiglia, che a casa non [...] nessuno ad aspettarti, se [...] stesso tipo di vita. Eppure oggi, [...] millennio, sono sempre più nume-rosi [...] artisti che lavorano con [...]. [...] che dà assuefazione: dopo qual-che [...] persino il desiderio o la fantasia di tornare a [...] vita [...]. /// [...] /// E lasciandomi alle spalle [...] di vita, mi sono liberata anche di [...]. Su di me, ad esempio, [...] trabocchet-to della nazionalità non agisce più: viaggiando, io integro [...] opere tutte [...] vengo a contatto, non ho [...]. Dal [...] quando ha lasciato Bel-grado, lei [...] tornata nel suo paese solo quattro volte, [...] per creare [...] che ha presentato [...]. [...] paese e neppure lavorare sulla [...] storia, una storia troppo vicina e in-decente, per cui [...]. Vergogna? «Della guerra. /// [...] /// Perché appartengo a quella [...]. [...] di quella violen-za così vicina, [...] poco [...] e [...]. [...] «A due grossi progetti [...] della fine del millennio. Vorrei riuscire a mostrare come [...] da un secolo [...]. Per me tutti gli [...] degli anni Ottanta stanno lentamente morendo. Stia-mo tornando [...] del cor-po: Aids, paura [...] clonazioni, tecnologia, tutto preme in questa direzione [...] è grande. Abbiamo perso una sorta [...] e, quasi completamente, il contatto col cor-po. Oggi viviamo nel nostro [...] macchine intelligenti che ne sono [...] non nel cor-po. Vorrei creare [...] capace di mettere a [...] fisici e men-tali in cui si muovono [...] occidentale sia quella orientale. Per questo collaborerò con [...]. Vorrei ripensare al corpo [...] che è al di là delle [...]. Dove avrà luogo e [...] «Avverrà a New York, alla fine del [...] spazio [...] in [...] cuore materialistico del mondo. Si chiamerà [...]. Svelando [...] tenterò di riempire il vuoto [...] dalla modalità razionale di [...]. [...] «Riprodurre con e sul [...] fossero spartiti musicali, le performance di alcuni [...] più estremi e radicali degli an-ni Settanta: Vito Acconci, Chris [...] Gina Pace, Dennis [...]. Voglio rifare, ad [...] di [...]. Sono convinta che ci sia [...] di una crocifissione femminile». /// [...] /// Sono convinta che ci sia [...] di una crocifissione femminile». (0)
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