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[...] e biechi opportunisti, ecco arrivare [...] carrellata di personaggi [...] sponda, quella dei conservatori moderati, [...] sì, ma anche furbi, abili, capaci di vedere oltre, [...] anticipare desideri e progetti. E chi sono, questi [...] potere che hanno sapu-to imporre le proprie [...] Sono [...] gli uomi-ni che per Gervaso hanno avuto [...] incantare chi rimaneva ad [...]. [...] comincia con Gabriele [...] il «porco alato» che riuscì [...] essere luce e ispiratore per molti artisti e uomini [...]. [...] di alcove, il compositore [...] poe-mi, il provocatore per antonomasia che si [...] fronte disprezzando senza pudore anche la vecchiaia: «Il [...] dà la carica e il duello con [...] fa desiderare quello con Cupido. Dopo [...] la trincea; dopo la trincea [...]. La guerra e il [...]. [...] «candidato» è [...] Mussolini, il duce, colui che [...] marzo 1919 [...] governò lo Stivale, osannato fino [...] guerra [...] A [...] folle [...] gli italiani a ubbidire e [...] vo-leva dire [...]. Poi [...] Guglielmo Gian-nini, padre del qualunquismo [...] fece tremare perfino la [...]. Quindi, tocca ad Achille Lauro, [...] Comandante, [...] di una gerarchia furbastra che [...] ai napoletani la destra per poi spostarsi a sinistra, [...] volta [...]. Avvicinandoci sempre [...] Bettino [...] colui che ha go-vernato [...] per oltre quattro anni, [...] godere e piangere allo stesso [...] di ferro, freddo e calcolatore, [...] e genti-luomo. [...] e grandi burattini della Prima Repubblica. Andando [...] il penultimo [...] Gervaso è il [...] della Lega, [...] il nemico numero uno [...] Sud [...] della capi-tale: «Roma ladrona, marpiona, puzzona». [...] di questa personale nomenclatura è Massimo [...] sì, proprio lui, il rigido [...] composito giocatore di poker della sinistra [...]. [...] provocatorio? Il problema è che Rober-to Gervaso paragona [...] conduttore della Quercia a una [...] taciturno, peg-giore di qualsiasi uomo [...] «vera» destra: [...] sarà più figlio di Marx [...] di Toc-queville, di Gramsci che di Croce, ma dubitia-mo [...] voglia, o possa ricalcare le orme del fi-losofo di [...] o [...] di Ales. La [...] più che una palinodia, è [...] una [...] la consapevolezza che quello comunista, [...] buona pace di [...] e [...] è morto e sepolto». Ci ritrovavamo lì da qualche [...] a discutere del tema che era allora prioritario, almeno [...] del [...] aveva avuto gene-ralmente come punto [...] riferi-mento la sinistra, ma risultava scandaloso proprio per la [...]. Discorsi che [...] piuttosto astratti a Joyce Lus-su, [...] quella sera appunto ir-ruppe [...] ci requisì le sedie. Me la ri-cordo con [...] fiam-meggianti, [...] di capelli bianchi rialzati [...] bellissima e sprezzante, che ci rimproverava di [...] chiacchiere «tra don-ne», mentre [...] là con lei, e [...] cose serie, [...] lotta di liberazione [...]. Non sapevo veramente, [...] chi era Joyce e [...] nemmeno le altre, tutte più giovani di [...] mol-to di lei: la cesura tra le [...] di trasmissione di saperi [...] e [...] era il «buco nero» [...]. Ma nel 1976 uscì, per [...] tipi [...] Mazzotta, il primo li-bro [...] Joyce Lussu, «Padre, padrone, padreterno», [...] esordiva così: «Essere donna [...] sempre [...] positivo, un vantaggio, una sfi-da [...] e aggressiva. [...] agli uomini, che non possono [...] questo e quello? Ah, sì? E, in più, posso fare [...]. [...] prime righe baldanzose, perché [...] quattro anni pri-ma Joyce ci avesse tolto [...] di sotto. Lei era una «grande emancipata». Quel-la sera di un [...] noi sedute in cerchio a ra-gionare di [...] e individuale di «liberazione» che ci era [...] dovevamo essere ap-parse alla grande Joyce dei [...] Africa Nera e in Angola, del-la resistenza ai [...] Italia e del servizio militare [...] in Inghilterra, come quel [...] un [...] pia-gnucoloso, in cui lei, [...] elitaria e anti-conformista, [...] sempre e giu-stamente rifiutata [...]. GIULIANO CAPECE LATRO Una [...] contrassegna la [...] morte. Joyce Salva-dori Lussu se [...] come un tempo i guerrieri, che si [...] le loro effi-mere esistenze sul campo di [...]. A [...] anni, è morta sul suo [...] la lettera-tura, sfogliando e gu-stando per [...] volta una raccolta di poesie. [...] car-diaco che [...] col-pita una settimana fa, nella [...] casa roma-na, le aveva concesso degli attimi di requie [...] passati in clinica. E la mano le [...] quei versi. Un gesto che riassumeva una [...]. Mentre leggeva, impercettibile è [...]. /// [...] /// Epica, romantica, intensa è [...]. [...] da chi aveva conosciuto la [...] in tempi lontani e ne aveva serbato, come se [...] in grado di [...] a pieno lo spiri-to, [...] giovanile. Bionda, alta, bellissima. Imponente, mal-grado la ricercata [...]. Uno sguardo [...] si sprigionava dalla [...] qualità salienti [...] riverberava senza ombre [...] an-datura ferma, quasi marziale, non [...] neppure dal drastico in-debolimento della vista degli ulti-mi anni, [...] la costringeva a farsi accompagnare da qualcuno nel [...]. Il movimento è uno degli [...] distintivi, quasi un tratto genetico, della [...] esistenza, che si apre nel [...] Firenze. /// [...] /// La madre, Giacinta Galletti, [...] e madre inglese; il padre, Gugliel-mo Salvadori, [...] Porto san Giorgio, nelle Marche, ma con ascendenze [...]. Ambedue an-tifascisti, costretti per [...]. Così, a tredici anni, Joyce Salva-dori [...] ritrova in Svizzera, col pa-dre che insegna [...] i pensatori positivisti. A diciassette anni conosce Benedetto Croce, [...] vede accolte alcune [...] rivista Critica. Tra il [...] e il [...] va ad [...] per studia-re filosofia e segue [...] lezioni di Karl Jaspers. Poi è a Parigi, [...] Sorbona, [...] a Lisbona. Un sapore di avventura [...] in cui conosce quello che sarà suo [...] Emilio Lussu, uno dei fondatori del partito [...] di venti-due anni più [...]. In visita al fratello Max, [...] a Ponza, viene incaricata dagli an-tifascisti di [...] a Lussu, che è riuscito a fuggire [...] Lipari. Girovaga a lungo per [...]. Fin quando, nel 1935, [...] Gine-vra. Insieme parteci-pano alla resistenza: [...] dei capi, lei fa la staf-fetta partigiana. A guerra finita, torna [...]. Un innato spirito di [...] ad anticipare le tematiche e le battaglie [...] e ad impegnarsi per la salvaguardia [...] e in favore dei [...] afri-cani. Esperienze che confluisco-no nel [...] Una [...] contro, in-tervista a cura di Silvia Ballestra. Scrive: Fronti e frontiere, Padre Padrone [...] Padreterno, Le inglesi in Italia, Sherlock Holmes. Anarchici e siluri, [...]. Cose viste e vis-sute, Il [...] streghe. E tradu-ce: Nazim Hikmet, [...] Neto, Eugene [...] Neil. [...] che prende la forma di [...] li-bro con Tradurre poesia. Socialista prima , in [...] la morte del marito nel 1975, Joyce Lussu [...] vicino i movimenti di li-berazione del Terzo Mondo; [...] diventa segretaria della se-zione italiana della Bertrand Russel [...]. In que-sti anni che [...] Neto, [...] del movimento di liberazione angolano, creando un [...] che por-ta al trasferimenti [...] italiano a Lisbona. Sempre più il centro [...] si sposta nelle Marche, nella casa di San Tommaso [...] dai suoi, nella campagna fermana, cui sembrava [...] destinata dalla storia degli incontri familiari. Ama circondarsi di amici, [...] un improvvisato circolo intellettuale in quella stessa [...] San Tommaso, davanti a una grande stufa di [...] veranda che dava sul ver-de della campagna [...]. Su questo terreno germina [...] di una piccola casa editrice di Ancona, [...] vivaio di giovani scrittori. Se non si torna [...] mandano i propri pensie-ri». Ora lei ha intrapreso [...]. Accompagnata dal rito del [...]. La ricorda il pre-sidente [...] Senato, Nicola Man-cino. La ricorda il presidente del Consiglio, Massimo [...] sottolineando «il lingo e appas-sionato [...] civile, [...] e letterario». Walter Veltroni ri-corda «la [...] donna che ha testimoniato per tutta la [...] con il suo impegno antifascista assieme a Emilio Lussu, [...] in-crollabile fede nei valori demo-cratici». Secondo i suoi desideri, [...] Roma, nel cimi-tero del Verano. Per riposare ac-canto ad Emilio Lussu. /// [...] /// [...]. /// [...] /// [...]. (0)
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